X Capitolo
E adesso che diavolo le è preso?
Forse le aveva dato fastidio il
fatto di essere baciata.
Bacio così male?
Era stato un impulso del momento
e non ne ero affatto pentito. Le sue labbra erano così vellutate così
arrendevoli.
Il telefono dentro la tasca dei
miei jeans cominciò a vibrare. Tirai fuori il cellulare e lo appoggiai
all’orecchio.
“Pronto?”
Non avevo nemmeno visto chi
fosse.
“Gerard!”
La voce dall’altra parte
dell’apparecchio era infuriata.
Cazzo, ho dimenticato di chiamarla!
“Gerard, rispondi!”
“Ciao Susy…” le risposi in tono
colpevole
Era incazzata nera e a ragione.
Le avevo promesso che l’avrei chiamata appena arrivato a casa. E invece me ne
ero dimenticato!
“Niente ciao! Avevi promesso che
mi avresti chiamato Gerard!”
“Hai ragione Susy, ma…”
“Niente ma… Sei un idiota Gerard
Butler”
Aveva tutte le ragioni del mondo.
“Ero preoccupata” riprese ancora
“Mi dispiace tesoro”
Era la serata delle scuse?
“Non ho
avuto nemmeno il tempo di pensare. Davvero.”
“Perché
cosa è successo?”
“Beh, di
tutto di più” esclamai sedendomi sul divano e sorridendo decisi di raccontarle
tutto “Sono arrivato nel tardo
pomeriggio e mentre percorrevo a piedi il sentiero che dalla strada principale
porta verso casa mia mi sono imbattuto in una ragazzina sdraiata a terra”
“Sdraiata a
terra? Sul sentiero?”
“No, non
sul sentiero. Hai presente le piccole colline dietro casa? Quelle che portano
al lago? Beh, lei era sdraiata sull’erba, vicino al lago”
“Ma stava
male? Era ferita o altro?” domandò Susy curiosa
“No, no. Si
era solo addormentata” risposi ridendo “Comunque, mi sono avvicinato per
assicurarmi che fosse tutto a posto. E abbiamo parlato un po’ mentre
l’accompagnavo a casa”
“Beh, sei
stato gentile. Ma questo cosa c’entra con il fatto che non mi hai chiamato?”
“Aspetta,
lasciami finire” la interruppi per proseguire “Poi sono entrato a casa ed ho
trovato mia madre. Naturalmente era sorpresa e felice del fatto che fossi lì;
mi ha salutato, abbracciato e abbiamo parlato un poco. Sai com’è fatta mia
madre”
“Si, certo”
asserì lei
“Beh, mi ha
detto di aver invitato una sua vecchia amica italiana di nome Lisa”
“E chi è?”
“Non ti ho
mai parlato di lei, né della sua famiglia, in effetti. Per riassumere erano dei
nostri vicini lei e suo marito. Lisa, è di origini italiane mentre il marito
Paul St. Louis era il migliore amico di mio padre, si conoscevano da una vita.
Comunque, i due si sposarono ed ebbero un figlio, John se non ricordo male, che
dovrebbe avere la mia età, ma dopo qualche anno ritornarono in Italia. E mia
madre è rimasta in contatto con Lisa, sono amiche”
“E poi?”
Sorrisi e
mi sdraiai sul divano con le gambe distese e la testa poggiata sul bracciolo.
“L’ha
invitata, come ti dicevo, qui a casa per farle compagnia. Devi sapere che la
signora St. Louis, Lisa, ha perso il marito diverso tempo fa e può capire bene
la nostra situazione”
Ero
ridiventato serio di colpo
“Oh,
poverina mi spiace” la voce di Susy suonò triste e delicata e lo apprezzai
molto.
“Già” dissi
tirando su con il naso “Abbiamo cenato insieme stasera”
“Come è
andata? Come sta tua madre?” domandò in pensiero per lei
“Credo proprio
che la vicinanza di Lisa l’aiuterà parecchio”
“Beh,
menomale” mi consolò lei
“A cena
c’era anche sua figlia, Sophie”
“Sua
figlia? Ma non avevi detto che aveva un figlio?“
“I coniugi
St. Louis ebbero due figli. John nacque qui in Scozia mentre Sophie è nata in
Italia” spiegai pazientemente. Lei giustamente non poteva sapere.
“E com’è
questa Sophie?” era curiosissima ed io cominciai a ridacchiare da solo.
“Perché
ridi? E’ brutta?”
“Affatto” risposi
sincero “Anzi … è molto bella” aggiunsi subito dopo “E’ alta e slanciata. Porta
i capelli lunghi ed ha un viso davvero grazioso” descrissi Sophie sperando di
risultare oggettivo. “Sembra essere riservata ma è molto orgogliosa. Arrossisce
spesso. E’ la ragazza che era distesa sull’erba”
“Mhmhm”
Ridacchiai
di nuovo al ricordo del nostro incontro-scontro.
“Non mi dire
che ti sei comportato come tuo solito?” chiese con una nota di rimprovero nella
voce
“E
sarebbe?”
“In maniera
arrogante e presuntuosa, ovvio! Un vero scassa palle! Ti diverti a mettere in
soggezione le persone. In più, grazie al tuo aspetto, sei un diavolo seduttore.
Lo sai e ti comporti di conseguenza” rispose divertita.
“Non è vero!”
“Si,
invece. Lo sai, non fare lo gnorri!” ribatté ridendo
“Beh,
allora sarai contenta di sapere che mi ha rimesso in riga in pochi minuti”
“Perché?
Cosa hai combinato?”
“L’ho
baciata” risposi sogghignando
“Come l’hai
baciata? A cena?”
“No, Susy
non a cena. All’inizio non mi aveva riconosciuto, quando ci siamo incontrati
fuori intendo. Poi mia madre ha chiarito le cose presentandoci”
“E lei?
Come ha reagito?” domandò ancora
“Beh, credo
di averla messa in soggezione, a tavola, perché si è alzata di punto in bianco
ed è uscita senza finire di mangiare”
“Sei sempre
il solito, Gerard” esclamò ridendo “Ti conosco. Sicuramente ti sarai comportato
in maniera insolente e derisoria. L’avrai importunata o offesa. Sicuro!”
affermò decisa
“E’ quello
che pensa mia madre”
“Già, lo
immaginavo. E allora il bacio?”
“Beh, mi
sono alzato anche io e l’ho rincorsa per scusarmi”
“E l’hai
baciata!” m’interruppe lei
“No, non
subito. Mi sono scusato ma lei mi ha fatto una tirata che non finiva più. Mi ha
accusato di essere pomposo e altezzoso, non ricordo molto bene le parole
esatte.”
Alle mie
parole scoppiò a ridere.
“Ha fatto
bene!” disse ancora ridendo “Mi piacerebbe conoscerla. Andremo sicuramente
d’accordo” esclamò ancora ridendo
“Beh, io
per zittirla l’ho baciata”
“E lei? Non
mi dire che ti è cascata ai piedi ”
“Affatto!
Anzi mi ha schiaffeggiato”
“Giustamente!”
Susy non aveva ancora smesso di ridere e la reazione di Sophie l’aveva accesa
di più.
“Mica puoi
baciare tutte quelle che ti pare e aspettarti che non reagiscano, Casanova!”
continuò lei ostinata “Comunque, non ti ho chiamato solo per farti la
ramanzina. Ho sentito Bob … e dovrebbe chiamarti domani perché ha due nuove
sceneggiature da proporti”
“Mhmhhm”
“No,
tranquillo. Dice che sembrano buone, molto buone“ anticipò lei
“Mmh,
vedremo” commentai io
“Beh, ti
saluto. Buona notte. Comportati bene!”
“Ciao
Susy.” La salutai e riagganciai.
Salì le
scale e attraversando il corridoio arrivai davanti alla porta della mia camera
ed entrai. Mi spogliai, feci una doccia e m’infilai sotto le coperte.
L’orologio a muro segnava l’una di notte. Misi una mano dietro la nuca e mi
predisposi per addormentarmi.
Non vedo l’ora di
conoscere meglio questa Sophie!