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Autore: VaniaMajor    25/06/2011    9 recensioni
Sesshomaru e Inuyasha, principi di Nishi, difendono il loro regno dai perfidi Naraku e Soichiro cercando al contempo di utilizzare le spade che il padre ha lasciato loro in eredità. Inuyasha ha trovato la sua vera forza nella miko Kagome, ma chi avrà mai il coraggio di stare accanto a Sesshomaru? Intanto, Naraku diventa sempre più potente, tanto da mettere in discussione la profezia che lo vuole sconfitto...Una AU della saga di Cuore di Demone!
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Author's note: Ed ecco il grande momento del nuovo nemico di Kagome (le cui avventure originali, lo ricordo, sono pubblicate dal suo 'papà' su manga.it)! Intanto Sesshomaru, come al suo solito, combina casini...

CAPITOLO 21

RAZORU


Anna correva con movimenti leggeri e scattanti. Attorno a lei si spostavano gli anziani della Grande Famiglia, uno dei quali portava in groppa la principessa Isuzu. Anna era lieta che ci fosse un po’ di distanza tra loro. Lanciò un’occhiata di sbieco alla sua destra e vide Sesshomaru che correva a sua volta, guardando dritto di fronte a sé come se non gli importasse nulla dei suoi compagni di viaggio. Quella volta non si era parlato di condividere le gioie del volo. Anzi, non si era parlato proprio di nulla. Dopo lunghi giorni in cui aveva pensato di stare conquistando il rispetto di Sesshomaru, si era tornati a dare e ricevere ordini. Anna sospirò. Non poteva né voleva credere che fosse tutta colpa di Isuzu.
Stavano per superare le colline di Koga, diretti verso Tengakurame. Probabilmente, a quella velocità e senza incontrare imprevisti, avrebbero raggiunto il fronte in serata. Anna corrugò la fronte. Era stata una sciocchezza mandare Sango e Miroku a prendere le sue armi da Totosai. Era logico che fosse compito suo. Possibile che Sesshomaru non si fidasse a darle un incarico così banale? Credeva che non sarebbe riuscita a sconfiggere gli scagnozzi di Naraku?
“Sono molto migliorata in combattimento e ormai dovrebbe essersene accorto.- pensò, indignata e triste- Perché mi tiene in gabbia a questo modo?”
Forse avrebbe dovuto iniziare a preoccuparsi che Isuzu prendesse il suo posto il giorno in cui lui non l’avrebbe più tenuta al guinzaglio corto…ma per una donna orgogliosa come lei, quell'atteggiamento era insopportabile. Lo guardò di nuovo. Le sembrò bello, distante…troppo distante. C’era un abisso tra loro e, se prima lo riteneva la giusta distanza tra un Signore e la sua sottoposta, adesso le bruciava dentro come una ferita. Lo amava. Si era innamorata di Sesshomaru con tutta l’anima e non desiderava altro che dirgli che sarebbe diventata la sua consorte. Voleva sentire di nuovo il calore delle sue braccia, come l’aveva avvertito il giorno in cui lui l’aveva ‘catturata’, per così dire. Voleva che i suoi occhi smettessero di essere gelidi nel guardarla. Voleva che anche lui la amasse.
Questo era del tutto impossibile e accettare un’unione del genere l’avrebbe umiliata e fatta soffrire per sempre. Era meglio che Sesshomaru scegliesse un’altra donna.
«Ma cosa sto dicendo?» gemette, fermandosi e portandosi una mano alla fronte. Il solo pensiero la straziava. Perché Sesshomaru non aveva mandato via Isuzu? Perché non replicava né la difendeva quando diventava l’oggetto dei suoi sottili veleni? 
“Si diverte a vedermi in difficoltà?- pensò, stringendo i pugni mentre iniziava a capire qualcosa- Vuole forse…spingermi a pregarlo di ripetermi la sua proposta?!”
Anna rimase quasi a bocca aperta nel sentire, dentro di sé, tutti i pezzi del puzzle che andavano al suo posto. Ma certo! Ecco cos’era quel cambio di atteggiamento! Ecco a cosa serviva tenere Isuzu nelle vicinanze! Sesshomaru aveva deciso che sarebbe stata lei a pregarlo di diventare il suo consorte! Anna strinse le labbra, arrossendo furiosamente, poi voltò le spalle al gruppo che già l’aveva distanziata e fece per andarsene. Visto che le cose stavano così, avrebbe fatto di testa propria.
«Dove stai andando?»
La voce alle sue spalle la bloccò, ma la rese anche più furibonda. Si voltò e vide Sesshomaru che la guardava con quei suoi bellissimi occhi gelidi.
«Da Totosai. Potrei riuscire a intercettare Miroku e Sango per strada e mandarli a Mutsuka.» disse, rivaleggiando con lui in freddezza.
«Ti ho detto di venire a Tengakurame ed è ciò che farai.» disse lui.
«No!» obiettò Anna, pestando un piede a terra come una bambina che fa i capricci. Sesshomaru spalancò un po’ gli occhi, sorpreso. Erano giorni che avvertiva un’aura ostile attorno ad Anna e sapeva che ciò dipendeva dalla principessa Isuzu. La cosa lo aveva sottilmente divertito e aveva lasciato macerare la neko-yokai in quello strano sentimento che la spingeva ad arrossire, ad arrabbiarsi facilmente o a intristirsi. Rimanenze della sua anima umana, aveva pensato, ma quelle espressioni sul volto di lei lo avevano incuriosito. Gli piaceva vederle sul viso qualcosa che non fosse il solito compassato rispetto. Perché gli piacesse, poi, era un mistero.
Ora sembrava furibonda e Sesshomaru non ne capiva il motivo. Non era accaduto niente di particolare. Inoltre, era la prima volta da che ricordasse che lei disubbidiva ad un suo ordine diretto.
“No, non è la prima.” pensò, ricordando la profezia e rabbuiandosi.
«Tu sei tenuta ad ubbidirmi…» iniziò a dirle, brusco.
«Io sono tenuta ad ubbidirvi, ma voi che doveri avete verso di me? Nessuno, vero?- lo incalzò Anna- Voi potete tenervi accanto tutte le donne che volete, vero? Voi potete ignorarmi, o tenermi al guinzaglio, o impormi un ruolo che non ho chiesto e nessuno potrà rimproverarvi niente!»
«Stai straparlando.» la freddò lui.
«Lo so benissimo!» quasi strillò lei. I suoi occhi azzurri fiammeggiavano di un sentimento incomprensibile per Sesshomaru. Si passò una mano sul volto, facendo una smorfia. «Voi non riuscite a capire e io non voglio spiegarvelo. Siamo ad un punto morto.» mormorò.
«Io so che tu ti stai comportando in un modo assurdo e che non tollererò oltre le tue chiacchiere. Ora muoviti.» le disse lui, brusco. Iniziava a provocargli una strana sensazione vederla così confusa e…sofferente? Sì, sofferente. Ma perché soffriva? Non aveva senso. Lei scosse la testa, inondandosi le spalle di capelli d’oro.
«Andrò da Totosai.» disse ancora, sfidandolo con lo sguardo. C’era qualcosa di disperato in quegli occhi e Sesshomaru si avvicinò a lei senza nemmeno rendersene conto. La fissò, cercando la ragione di quella testardaggine sul suo volto senza essere capace di discernerla. D’un tratto, la situazione gli diede sui nervi e la afferrò bruscamente per un braccio.
«Muoviti.»
«No!»
Lei fece di tutto per liberarsi dalla stretta e alla fine ci riuscì. I due si guardarono ancora, mentre l’aria si faceva elettrica tra loro.
«Tu mi obbedirai, o…» iniziò a dire Sesshomaru, con voce terribile. Anna alzò il mento in segno di sfida e finì la frase per lui.
«…o mi ucciderete?» chiese, con voce tremante per qualcosa che non era paura. Sesshomaru ristette nel sentirsi rinfacciare una frase che per lui era sempre stata tanto comune. Gli sfuggì una smorfia.
«Donna testarda e infantile!» sibilò.
«E voi non capite niente! Siete un insensibile!» ritorse Anna. Sesshomaru le colpì la fronte con il dito abbastanza forte da lasciarle il segno.
«E’ evidente che qui dentro sei ancora una stupida ningen.- disse, con voce dura come il marmo- Mio padre doveva essere impazzito per pretendere da me una tale unione.»
La vide impallidire visibilmente, tanto che pensò stesse per svenire. Poi, su di lei scese il nulla. Tutte le emozioni che le aleggiavano attorno si volatilizzarono, lasciando un vuoto inspiegabile in una persona viva. Sesshomaru la guardò negli occhi e si accorse che erano distanti, anche se pieni di lacrime, che già le scendevano lungo le guance, come se non fosse nemmeno cosciente di aver iniziato a piangere. Una contrazione gli serrò il cuore, provocandogli dolore. Un vago ma pungente senso di colpa lo attanagliò per un attimo. Quelle lacrime lo facevano sentire un essere abietto.
«Anna…» disse, avvicinandosi a lei di un passo. Lei si fece indietro come se l’avesse avvicinata un serpente, senza neanche rendersi conto che lui l’aveva per la prima volta chiamata per nome. Se era per questo, nemmeno lui se ne era reso conto.
«Vado da Totosai.- mormorò la neko-yokai- Non vorrei che la mia stupidità di ningen avesse effetto su di voi.»
Ciò detto, si voltò e corse via, lasciandosi dietro un Sesshomaru preda di sentimenti convulsi e contraddittori. Il demone fu tentato di seguirla, poi la mandò al diavolo e tornò a dirigersi verso Tengakurame. La guerra contro Soichiro era molto più importante di una stupida donna…e delle sue lacrime taglienti come lame.


***


Gli okami-yokai avevano iniziato ad arretrare. Gli attacchi dei demoni di Soichiro – o di Naraku- erano coperti e favoriti da attacchi spirituali portati contro la tribù di Koga da sacerdoti schiavizzati di Higashi. Senza di loro a rendere lo cose difficili, gli okami-yokai non si sarebbero mai fatti sopraffare. Il terreno roccioso e in pendenza favoriva i demoni lupo, ma se si fossero fatti respingere fino in cima, poi si sarebbero trovati in posizione di svantaggio.
«Questo è quanto.- disse Koga mentre attraversava il campo di battaglia con Inuyasha e Kagome per portarsi in prima linea- Se riusciamo a far fuori gli esseri umani, al resto ci pensiamo noi. Mi sembra che oggi quello strano figuro non ci sia.»
«Chi, il tizio con un odore strano?» chiese Inuyasha, sarcastico. Pensava che i timori di Koga fossero eccessivi. Il suo tono di voce gli guadagnò un ringhio minaccioso.
«Per questo preferivo venisse quel ghiacciolo di tuo fratello. Tu ti faresti battere in cinque minuti.» disse Koga.
«Non litigate, per favore.» disse Kagome, preparando arco e frecce. Erano ormai vicini agli scontri. Inuyasha si fermò e posò Kagome a terra.
«Kagome, faccio un po’ di spazio. Raggiungimi quando ho finito.» le disse, sguainando Tessaiga e allontanandosi con un paio di balzi fra le rocce. Da lassù calcolò dove poteva colpire senza coinvolgere i propri alleati, poi sogghignò. Finalmente un’occasione per sfogarsi un po’!
«Kaze no Kizu!» esclamò, menando un poderoso fendente. La devastazione si abbatté sul nemico impreparato. Mentre Inuyasha si preparava ad un secondo colpo, i monaci schiavizzati cercarono di innalzare una barriera sacra di protezione, ma era troppo debole perché l’aura malefica di Tessaiga non ne avesse ragione. Il Kaze no Kizu si abbatté ancora e ancora, facendo largo a forza e mietendo molte vittime. Il combattimento si fermò e chi stava lottando contro gli okami-yokai si affrettò a ripiegare in preda al panico. Nel vedere di aver fatto un po’ di spazio e di aver seminato abbastanza devastazione da impressionare i presenti, Inuyasha si appoggiò la Tessaiga sulle spalle e parlò.
«Sono il Principe Inuyasha di Nishi. Parlo agli esseri umani di questo esercito.- disse, a voce alta- So che Naraku vi schiavizza, ma sappiate che combattere contro di noi significa la morte. Concederò il perdono a quanti decideranno di riparare nel Nishi ADESSO. Vi do due minuti per decidere. Chi resterà dove si trova ora, sarà carne da macello e non avrà perdono né misericordia.»
Inuyasha attese, sapendo che ben pochi avrebbero accolto la proposta. La schiavitù era così radicata negli esseri umani di Higashi che non riuscivano a pensare ad una vita differente. Aveva notato questo nei prigionieri che gli era capitato di incontrare negli anni. Sentì Kagome accanto a sé.
«Grazie per aver fatto loro questa proposta.» mormorò la ragazza, sorridendogli con una punta di tristezza. Nessuno di loro amava il pensiero di uccidere quella gente, che aveva avuto la sola colpa di nascere nel posto sbagliato. Sesshomaru non avrebbe mai dato loro una possibilità del genere.
Uno sparuto gruppo di soldati umani tentò la fuga verso Nishi, subito inseguito dai demoni. Una freccia di Kagome li convinse a lasciarli andare, incolumi. Nessun altro sembrò voler accettare la proposta di Inuyasha.
«Bene, allora possiamo andare avanti.» scandì il giovane con voce chiara, tornando a brandire Tessaiga mentre Kagome incoccava un’altra freccia. Il nemico sembrò ondeggiare, come colpito dalla potenza che quei due sprigionavano. La loro fama era grande in Higashi. Gli okami-yokai di Koga ripresero coraggio, pronti a farsi sotto.
In quel momento, Inuyasha avvertì una minaccia. Senza guardarsi attorno, acchiappò Kagome per la vita e saltò via, giusto un istante prima che una scarica di fulmini si abbattesse nel punto in cui stavano prima, annerendo la roccia e scavandovi una buca.
«Cos’è stato?» chiese Kagome, sbalordita.
«Che diavolo…» ringhiò Inuyasha, cercando di capire da dove erano arrivati quei fulmini.
«Finalmente ti ho trovata, miko.»
La voce sconosciuta proveniva dal basso, dalla zona devastata dal Kaze no Kizu di Inuyasha. I due guardarono in basso e videro un uomo completamente vestito di nero che li fissava. Sembrava giovane, ma allo stesso tempo dava la sensazione di una creatura senza età definita. I capelli neri svolazzavano al vento che soffiava sulle colline e li fissava con occhi dorati che non avrebbero stonato sul viso di un demone. Quel tizio, comunque, non sembrava uno yokai…ma nemmeno un essere umano.
«Così, saresti tu il tizio dall’odore strano di cui parlava Koga.» disse Inuyasha, ad alta voce, puntandogli addosso Tessaiga. Il nuovo arrivato rise.
«Odore strano? Può darsi. Ma non mi chiamo ‘tizio’…il mio nome è Razoru.- puntò un dito nella loro direzione- E sono qui per prendermi la vita di quella dannata miko.»
«Cos…» sbottò Inuyasha, prima che Koga arrivasse di corsa, gli si piantasse davanti ed esclamasse: «Che diavolo vuoi dalla mia donna, bastardo?» Inuyasha gli diede una pugno in testa e lo spinse da parte.
«Come ti permetti di venirmi a dire che vuoi la vita di Kagome?!- ringhiò, stringendo più forte Tessaiga- Vuoi morire, dannato? Ti rimanderò dal tuo padrone a pezzi!»
L’uomo rise ancora, più forte e con maggiore sarcasmo.
«Se ti riferisci a Naraku, io non ho padrone.- sogghignò- Sono qui per mio proprio desiderio…desiderio di vendetta.»
Kagome trattenne un ansito e si aggrappò a una manica di Inuyasha.
«Inuyasha, quello è uno shinigami!» disse, piano.
«Uno shini-che?» sbottò Inuyasha.
«Un dio della morte, ignorante!- esclamò Koga, con una smorfia- Ecco cos’aveva di strano…»
«Perché vuoi uccidermi, shinigami? Cosa ti ho fatto?» chiese Kagome ad alta voce, non riuscendo a capire. Il volto di Razoru fu distorto da una smorfia.
«A causa di una certa donna che non sa farsi gli affari suoi, un’anima di demone di cui ero in caccia dopo la sua fuga è stata esorcizzata, invece che ricondotta sotto la mia sorveglianza!- disse, rabbioso- A causa tua sono stato punito, i miei poteri quasi dimezzati!»
«Insomma, non hai fatto bene la guardia.» riassunse Inuyasha, sprezzante.
«Taci, cagnolino! O ammazzo anche te!» esclamò Razoru.
«Provaci!- lo sfidò Inuyasha- Non ti permetterò di toccare Kagome neanche con un dito!»
«Sarà questa a toccarla in vece mia.- disse Razoru, sguainando una spada che emetteva una fortissima aura maligna- La mia Kokureiken le toglierà la vita, donandogliene una nuova…come demone sottoposto al mio vero capo.»
«Dovrai passare sul mio cadavere!» ringhiò Inuyasha.
«Levati di mezzo o lo faccio sul serio!» disse Razoru, scagliandosi contro di lui. Inuyasha alzò la spada dietro le spalle per sferrare un Kaze no Kizu, mentre i fulmini si raccoglievano attorno alla spada del suo avversario.
«Kaze no Kizu!» gridò Inuyasha.
«Illuso!» sogghignò Razoru, abbassando la spada nello stesso momento dell’inu-yokai. Il vento da un lato e i fulmini dall’altro scatenarono una breve tempesta che fece arretrare, gridando, quanti erano ancora nel raggio d’azione dei due combattenti e le due armate si ritirarono velocemente ognuna sul proprio fronte per non restare coinvolte.
Inuyasha fermò la sua carica, accecato dal polverone, poi si fece indietro per evitare un paio di fulmini. Si guardò attorno, rabbioso, poi una sagoma nera sbucò dalla nube di polvere a tutta velocità. Inuyasha alzò la spada, ma Razoru lo superò con un balzo.
Comprendendo che stava disdegnandolo per dirigersi verso Kagome, il suo vero obiettivo, Inuyasha reagì d’impulso. Alzò una mano, riuscì ad acchiappare quel Razoru per una caviglia e cercò di scaraventarlo a terra. Razoru si voltò di scatto mentre era ancora in aria e abbassò la lama della Kokureiken sulla sua testa. Inuyasha fu costretto a lasciarlo andare per parare il fendente. Razoru cadde in piedi. Le due spade cozzarono con clangore, sprigionando scintille, mentre i due avversari stavano faccia a faccia.
«Una spada di grande potere malefico, eh?- chiese Razoru, piuttosto interessato- Una lama normale si sarebbe spezzata a contatto con la Kokureiken.»
«Feh! La tua arma è un giocattolo, paragonata a Tessaiga!» esclamò Inuyasha, premendo su di lui per fargli perdere l’equilibrio o scagliarlo via. Sembrava però che quel tizio non fosse un avversario qualunque…La sua forza era superiore a quella di molti demoni di sangue puro contro cui aveva combattuto.
«E’ un peccato che io non abbia tempo di giocare con te, cagnolino.» disse Razoru, con un sorriso strafottente. Inuyasha mostrò le zanne in una smorfia d’ira.
«Bastardo!» ringhiò, tirandosi un attimo indietro per colpire il suo avversario con tutta la sua forza. Razoru parò con la propria spada, ma venne scagliato all’indietro. Inuyasha sorrise, soddisfatto.
«Non ti conviene sottovalutarmi, dannato…» iniziò a dire, prima di vedere il sorriso tranquillo sul volto del suo avversario, che abbassò la spada quasi con noncuranza, mirando alla loro sinistra. Una potente scarica di fulmini si abbatté su Koga e Kagome, che li osservavano da breve distanza.
«KAGOME!» gridò Inuyasha, terrorizzato, ma Koga aveva preso in braccio la ragazza e l’aveva portata al sicuro. Inuyasha si sentì la bocca piena di un sapore metallico e non seppe se era dovuto al forte odore di ozono, alla paura per Kagome, o all’ira profonda. Dove Kagome si trovava fino ad un attimo prima, c’era una grossa buca fumante. «Koga, deficiente, portala via!» gridò, affrettandosi a mettersi tra loro e il suo avversario.
«Ma Inuyasha…» cercò di protestare Kagome.
«Sei tu il suo obiettivo, e poi è una specie di divinità, no? Il tuo potere non serve!- le ricordò Inuyasha, gli occhi sempre fissi su Razoru- A questo tizio ci penso io.»
«E io penserò a Kagome, cagnolino. Fai del tuo meglio.» disse Koga a mo’ di saluto, allontanandosi con Kagome e facendo ringhiare Inuyasha di irritazione. Kagome, però, non volle allontanarsi troppo.
«Potrebbe avere bisogno di me.» si limitò a dire a Koga, che le trovò una buona postazione ad una certa distanza dallo scontro. Sapeva che Kagome avrebbe detto quelle parole. Non era la prima volta che accadeva una cosa del genere. Dal canto suo, se Inuyasha fosse stato sconfitto, era pronto a combattere fino alla morte per salvare Kagome.
«Mi sembra di capire che dovrò farti fuori, se voglio arrivare alla miko.- disse Razoru, con uno scintillio poco rassicurante negli occhi- Non ho niente contro di te, ma…chi mi ostacola merita di morire.»
«Non ti sarà così facile, uccidermi.» lo avvertì Inuyasha, concentrandosi su Tessaiga, la cui lama divenne lucente e sfaccettata come il diamante. Razoru, intanto, aveva estratto una seconda spada.
«Ti concedo un’ultima mossa, se può farti piacere.» disse, con un sogghigno.
«Non darti tante arie, shinigami dei miei stivali!- esclamò Inuyasha, sentendo di detestare quell'individuo- Prendi questo!» 
Tessaiga si abbatté in un colpo micidiale, scagliando decine di appuntite e mortifere lance di diamante. Razoru spiccò un balzo, deviandone alcune con le sue spade, poi si abbatté su Inuyasha dall’alto, cercando di colpirlo con la spada appena estratta. Inuyasha parò il colpo senza difficoltà e scagliò via lo shinigami. L’istante successivo, Tessaiga si trasformò nelle sue mani in una semplice spada un po’ arrugginita.
«Co…» sbottò Inuyasha, basito. Guardò Razoru, che si era messo a ridere. Lo shinigami gli mostrò la sua seconda spada.
«Questa è Speranza del Futuro, una spada sacra.- gli spiegò Razoru- Ho cancellato l’aura maligna della tua katana. Sei finito.»
«Feh! Non credere di avermi sconfitto solo perché non posso usare Tessaiga.- disse Inuyasha, mostrandogli le dita dagli artigli affilati- Inoltre, parli tanto ma anche tu sei stato ferito da me.» Razoru si rabbuiò nel sentirsi rinfacciare la ferita che il colpo di Inuyasha gli aveva inferto al braccio sinistro. Fece una smorfia.
«Bene, sarà il caso di ripagarti con gli interessi!»
Per Inuyasha iniziò uno stancante balletto per evitare i colpi di Razoru. Tessaiga non sembrava voler tornare normale a breve, ma Inuyasha non osava liberarsene nella speranza che riacquistasse forza al momento giusto. La usava così com’era per deviare gli attacchi della spada sacra, si scansava per non essere colpito dalla Kokureiken e al contempo cercava un varco per staccare la testa a quel maledetto shinigami, ma senza trovare punti deboli.
«Sei tenace, cagnolino.» disse Razoru, mentre Inuyasha deviava la spada sacra e si faceva di lato per non essere tranciato in due dalla Kokureiken.
«E tu sei un grandioso rompiscatole.» ansimò Inuyasha.
«Me l’hanno detto persone più eminenti di te.» disse Razoru, affibbiandogli un calcio nello stomaco che lo fece indietreggiare per poi attaccarlo di nuovo.
«Avresti dovuto dar loro retta!- ringhiò Inuyasha, evitandolo e cercando di affibbiargli un’artigliata che andò a vuoto- Perché sei così fissato con Kagome?! Ha eliminato uno spettro sotto la tua giurisdizione, e allora? Fattene una ragione, se davvero non sei un semplice servo di Naraku!»
«E’ un’onta, per me, stupido yokai!- esclamò Razoru, con un lampo d’odio negli occhi- Non ho modo di recuperare chi è scappato e metà dei miei poteri sono stati chiusi a chiave a doppia mandata! Devo almeno togliermi la soddisfazione di ammazzare quella miko!»
«Non ha senso, cretino!» 
«L’importante è che abbia senso per me.» decretò Razoru, facendo scendere le proprie lame sulla testa di Inuyasha. Lui parò quella sacra con Tessaiga, sempre più conscio che se continuava a farle stare in contatto la sua katana non sarebbe mai tornata normale, e si difese dall’altra con il fodero. 
«Non ti permetterò di toccarla, te l’ho già detto!» esclamò, balzando in avanti e cogliendo Razoru di sorpresa. Gli sferrò una testata immane alla radice del naso, scagliandolo all’indietro. Inuyasha approfittò del momento di pausa per recuperare il fiato, mentre Razoru si detergeva con una certa sorpresa il sangue che gli sgorgava dal naso a macchiargli bocca e mento. Alzò i suoi occhi dorati su di lui e la loro opacità fece venire i brividi ad Inuyasha. Per un attimo aveva scorto dentro di essi abissi che non avrebbe mai voluto conoscere di persona.
«Adesso mi hai stufato, cagnolino.» mormorò Razoru. Chiamò a raccolta i fulmini e li scagliò su Inuyasha, che saltò all’indietro per evitarli. Questa tempesta elettrica era molto più intensa delle precedenti e Inuyasha corse il rischio di finire arrostito almeno un paio di volte. Quando Razoru sbucò da quella pioggia di fulmini senza minimamente subirne gli effetti, colpì Inuyasha al volto con l’elsa della spada sacra, gli fece saltare Tessaiga dalle mani e lo spedì a terra con un fendente di Kokureikan, che gli procurò una larga ferita sul ventre.
Inuyasha venne sbattuto a terra duramente, di schiena. Tessaiga andò a conficcarsi nel terreno fuori dalla sua portata. Inuyasha si portò una mano alla ferita, cercando di alzarsi mentre Razoru incombeva su di lui.
«Muori, cagnolino. La tua ragazza ti raggiungerà presto.» disse lo shinigami, alzando la spada. In quel momento, una sfera di energia blu si abbatté su Razoru, facendogli volare di mano le spade e scagliandolo all’indietro. Inuyasha, sbalordito, si rese conto di conoscere molto bene quel tipo di attacco. Si voltò.
Più in alto rispetto a loro, in piedi sulla roccia accanto a Koga e Kagome, c’era Anna con un’espressione terribile sul volto.
   
 
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