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Autore: _Sister_    25/06/2011    0 recensioni
ATTENZIONE: la storia è diventata una raccolta. Ogni capitolo sarà completamente differente dall'altro e tratterà di argomenti diversi.
- Entro in casa e mi spoglio. Completamente. Mi guardo allo specchio di camera mia. Riesco a vedermi dalla testa ai piedi. I lividi sulle braccia sono quasi del tutto scomparsi, ma ne rimane uno viola sul ginocchio. I tagli sui polsi e sulle caviglie sono diventati bianchi e lucidi. È difficile vederli adesso. -
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: L’inaspettato.
Commento dell’autrice:Vi prego solo di una cosa. Leggete tutto, fino in fondo (non vorrei che pensaste che sono una maniaca di scritti noir senza almeno aver capito quello che volevo trasmettere!)
Buona lettura,
Francesca.


La metropolitana andava veloce. A quell’ora non c’era quasi più nessuno,a parte un vecchio ubriaco seduto sulla panchina e qualche barbone che dormiva su ripari improvvisati. E questo al ragazzo piaceva un sacco. Era il suo momento preferito della giornata. Era magico. Si sentiva invincibile, come sarebbe potuto soccombere con tutto quel potere? Sentiva le mani tremargli d’emozione. La notte, quando si sdraiava sul letto e il sudore freddo cominciava a scorrergli sulle gote e bagnargli la schiena, un senso di impotenza lo percorreva. Allora si toccava i capelli, cercando di asciugarsi la fronte, calmarsi e magari riprendere anche fiato,con scarso successo.
Aveva ventuno anni ormai, si sentiva quasi vecchio. Quella vita avrebbe fatto per lui ancora per poco. Doveva impegnarsi a fondo. Per essere ricordato. Ricordato.
Si avvicinò ad una ragazza, una delle puttane che di solito si trovano agli angoli delle strade, sotto i lampioni. Normalmente portava delle gonne cortissime, una pelliccia di finto visone -sembrava essere stata tagliata con l’accetta. Per vederla ogni notte, il ragazzo aveva rubato un’auto, il mese prima. Ogni notte, sudato e stanco, passava per la stessa strada, guardava la puttana aspettare, anche se per poco, qualche cliente. Ogni volta si diceva “Il prossimo, sì! Il prossimo sarò io!”, ma non si fermava mai. Qualcosa lo bloccava. Una volta -una sola- riuscì a fermarsi. Era proprio davanti a lei. Lei lo guardava sorridente, ma sembrava scocciata. Lui non disse niente, andò dalla ragazza che stava accanto a lei e la portò in macchina. Tutta la sera pensò all’occasione che aveva perso. Quando l’altra ragazza si stancò di stare lì in macchina a non fare niente e voleva essere pagata lo stesso per il tempo perso, il ragazzo avrebbe tanto voluto picchiarla. Avrebbe voluto vederla urlare di dolore. Invece la buttò fuori dall’auto con uno spintone e ritornò a casa, esausto.
La metropolitana stava ricominciando a riempirsi piano. Il ragazzo aveva perso un sacco di tempo abbandonato nei suoi ricordi.
Si avvicinò alla ragazza. Vide che stava masticando una gomma. Le dava un’aria volgare. Quando fu abbastanza vicino si fermò e rimase a guardarla. Lei gli sorrise, incoraggiante. Poi il sorriso di lei si spense, quando notò che il ragazzo teneva una mano dietro la schiena. Nascondeva qualcosa, e questo a lei non piacque. In quei giorni si era parlato molto di un serial killer. Uccideva prostitute, di notte, dopo averle torturate. Il ragazzo di certo non aveva un’aria raccomandabile, o quantomeno sana. Le occhiaie erano incavate e nere, dovute alle notti insonni. Puzzava da far schifo.
La ragazza fece un passo indietro.
Il ragazzo capì e sorrise. Piano, fece un mezzo passo in avanti, per colmare la distanza che si stava creando. Poi, sempre lentamente, mosse il braccio che teneva nascosto, finché non fu proprio davanti al petto della ragazza. Abbassò lo sguardo, sembrò arrossire, mentre la ragazza lo guardava stupita.
Teneva stretto nella mano tremante un mazzo di rose rosse.
-Ti va di uscire con me?- chiese con un filo di voce.

  
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