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Autore: keiko_chan86    25/06/2011    2 recensioni
Perso nei suoi pensieri, Sanji, torna indietro nel tempo con la mente cercando di capire se ha preso la scelta giusta e cosa o meglio come è arrivato a questo punto.
[Law/Sanji]
[Quinta classificata al contest "Di fiori e paesaggi" indetto da My Pride]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Sanji, Trafalgar Law
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Autore: keiko_chan86
Titolo della storia: Ticket for Love.
Rating: Giallo.
Genere: AU; Introspettivo; Malinconico; Sentimentale.
Tipologia scelta: One-Shot.
Avvertimenti: Yaoi.
Introduzione: Perso nei suoi pensieri, Sanji, torna indietro nel tempo con la mente cercando di capire se ha preso la scelta giusta e cosa o meglio come è arrivato a questo punto.
Citazione: Pensavo non sarei stato in grado di vivere nemmeno un giorno senza di te, ma in qualche modo sono riuscito a vivere più del previsto. [Big Bang, Haru Haru]
Oggetto: Kit di pronto-soccorso.
Fiore: Tulipano.
Immagine: Tramonto sulla spiaggia.
Pairing: Law/Sanji; Accenni DoFlamingo/Law (per te gemellina <3) e Kidd/Law.
Note dell'autore: Quando ho iniziato a scrivere avevo in mente solo una vaga trama, ma la parte in cui ero sicura e che desideravo mantenere un poco mi preoccupava perché temevo di andare OCC, specialmente con Law. Alla fine la storia è leggermente diversa da come l'avevo pensata, ma ora che la rileggo finita mi sembra di essere riuscita a mantenere la caratterizzazione dei personaggi.
Che altro dire non ho resistito a fare una LaSan sopratutto vedendo che come fiore c'era il tulipano. Il tulipano è il simbolo del LaSan, ne sono convinta U.U

Questa storia ha partecipato al Contest "Di fiori e paesaggi" indetto da My Pride ( http://freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=9620676&p=1 )

Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Eiichiro Oda; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.


Ticket for Love

 

Come una vecchia altalena questo amore va è su e giù...
Come una vecchia altalena questo amore è rumoroso e bisognoso di attenzioni...
Come quella vecchia altalena ha bisogno del biglietto...
Ed io lo tengo stretto fra le mani e attendo... attendo paziente il mio turno...

 

Vorrei che piovesse. Lo desidero ardentemente.
Invece queste nuvole non sono affatto cariche di pioggia, anzi, la loro tinta si unisce perfettamente al colore del cielo creando un effetto meraviglioso. Nemmeno il più bravo dei pittori potrebbe riuscire a cogliere un tramonto del genere. Il rosso, il blu, il bianco, l'arancione e il giallo si uniscono e danno vita ad uno spettacolo unico.
Ciò unito all'odore della salsedine, all'infrangersi delle onde sulle scogliera, alla leggera brezza della sera, alla sabbia ancora calda che accarezzo a piedi nudi, ai gabbiani che volano sereni...
Non dovrebbero confortarmi?
Confortare me, un semplice spettatore seduto su un vecchio pedalò scolorito dal troppo sole?
E se ora iniziasse a piovere mi sentirei sollevato?
Sono così confuso. Non so più cosa pensare.
Ho girato tutto il giorno senza meta, come smarrito in un sogno, ed ora non so nemmeno quando mi sono tolto le scarpe né quando mi sono bagnato i piedi. È stato come se il mio corpo si muovesse in autonomia mentre il cervello era in standby. In fondo è sempre stato questo l'effetto che avevi su di me. Lasciasti il segno già quella mattina al parco, ma quando ti rincontrai, quando ti rividi quel giorno...
Forse, fu proprio in quel momento che m'innamorai perdutamente di te.


« Vediamo... potrei prendere... potrei prendere...»
Non che vi fosse una lauta gamma, ma riuscire a trovare qualcosa di commestibile e soprattutto che non portasse conseguenze funeste era alquanto complicato.
Sanji odiava particolarmente il martedì e il giovedì. Non tanto perché era costretto a rimanere a scuola anche il pomeriggio, ma perché ogni volta si ritrovava in quella tavola calda ad attentare alla propria salute. Certamente sarebbe stato logico decidere di cambiare posto dove pranzare, anche portarselo da casa poteva essere una buona mossa, peccato che quello fosse l'unico posto dove accettavano i buoni pasto dati della scuola nel raggio di almeno due chilometri, per non parlare del risvolto positivo che poteva portare pranzare li: se si sentiva male aveva una buona scusa per saltare il rientro.
Il biondo arricciò il naso osservando un piatto di pseudo fagiolini bolliti, decisamente quelli non li avrebbe presi, portò l'attenzione ad un'altra pietanza, iniziando a chiedersi se l'olio delle patatine fritte fosse stato almeno cambiato dalla settimana scorsa e se era il caso di optare per esse oppure per quelle al forno quando una voce spazientita fece irruzione nei suoi pensieri.
« Hai intenzione di aspettare primavera, biondo?! »
Sanji non si scompose di un millimetro, girò lievemente la testa e osservò il ragazzo a cui apparteneva la voce. Immediatamente quegli occhi grigi lo colpirono nel profondo, erano di un grigio così particolare che quasi potevano essere paragonati ad un rigido inverno. Così ipnotici e dannatamente familiari.
« Pensavo all'autunno. »
Tranquillo si voltò e riprese la ponderazione del suo - possibile ultimo – pasto, ma qualcosa lo deconcentrava, nella sua mente aveva cominciato a scavare fra i ricordi, alla ricerca di chi fosse quel ragazzo e perché gli sembrava di conoscerlo.
« Preferisco l'estate, così appena finito il matrimonio possiamo fare il rinfresco sulla spiaggia. Non ti pare caro? »
Poteva aspettarsi di tutto, per lo più si aspettava un insulto, ma non di certo una risposta del genere.
Ancora una volta si voltò osservandolo; il ghigno divertito che ora aveva di fronte era inconfondibile. Sorrise garbato facendo cenno di passargli davanti.
« Per questa volta ti cedo il mio turno... non lo prendere di vizio però! »
Il moro l'osservò sorpreso, sospettoso, ma comunque decise di afferrare l'opportunità e ordinato il pranzo – pasta al sugo e arrosto – ghignando diede ancora un'ultima occhiata a Sanji.
« Visto damigella! Non è poi così complicato! »
Soddisfatto si allontanò sotto lo sguardo divertito del biondo.
Una volta ordinato anche lui - alla fine aveva optato per le patate al forno – si sedette e prendendo il libro di biologia iniziò a mangiare cercando di ripassare per l'interrogazione del pomeriggio.
« Perché lo hai fatto? Cos’hai in mente biondo? »
A quanto sembrava il libro doveva attendere, così come il pranzo. Sanji alzò lo sguardo incrociando gli occhi del moro.
Perché lo aveva fatto?
Il motivo era semplice, ma decise che non gli avrebbe detto nulla, sarebbe stato troppo facile per quel ragazzo.
« Uno non può essere gentile? »
Detto ciò riportò la sua attenzione al libro addentando una patata che gli fece venire parecchi dubbi sulla sua scelta, sopratutto sul fatto che si trattasse veramente di una patata.
« Lo sappiamo entrambi che non l'hai fatto per quello...»
Percepiva lo sguardo del moro su di sé, sentiva che lo scrutava intensamente. Istintivamente arrossì un poco, gli sembrava che quegli occhi potessero vederlo fin dentro l'anima.
« Lo hai fatto perché sono affascinante! »
Sollevò il sopracciglio osservandolo, alla faccia della modestia.
« Ceeeerto... è per quello! »
Era sicuro che il tono sarcastico non era sfuggito al moro, eppure non rispose; rimase li semplicemente ad osservarlo mentre continuava a mangiare ripassando la lezione. Quando fini il pranzo chiuse il libro e riponendolo nello zaino si alzò ignorando totalmente il moro.
« Siamo pari ora! »
In silenzio osservò il ragazzo mentre metteva la giacca. Ci mise qualche secondo a comprendere di cosa stesse parlando, ma era comprensibile, troppo preso dalla lezione di biologia si era persino scordato dell'esistenza del moro. Ridacchiò a quelle parole, a quanto sembrava si era ricordato, sorprendentemente, di lui e questo non poteva che fargli piacere.
« Ci vedremo ancora Principino! Ci puoi scommettere »
Sanji sorrise, anche se quella “scommessa” e quel ghigno sicuro, l'avevano lasciato un po' stranito. Fino pochi istanti prima credeva di essere un passo avanti a lui, sopratutto perché lo aveva riconosciuto immediatamente, ma ora non ne era più così tanto sicuro.


Da quel giorno ogni volta che avevo rientro non facevo che incontrarti e non so come iniziammo a parlare, ad interrogarci a vicenda, a cercare di non morire avvelenati dal cibo della mensa.
Passavano i giorni e noi iniziammo persino a parlare di argomenti al di fuori della scuola e del cibo. A ripensarci ora credo che se non fosse stato per quell'episodio le cose fra noi sarebbero andate più lentamente, invece quando al nostro tavolo comparve il mio ex a fare una stupida scenata di gelosia e tu prendesti la situazione in mano. Bé! Mi chiedo ancora come riuscisti a convincere Gin che sarebbe diventato un campione di nuoto per poi finire il discorso in bellezza dicendogli che io ero tuo. Sinceramente in quell'istante mi venne da ridere, non tanto per l'affermazione, ma per come la situazione fosse inverosimile. Come un burattinaio eri riuscito a convincere una persona a fare quello che volevi e poi avevi messo il “timbro di proprietà” su di me come a ribadire il concetto che mi aveva perso. Pensavo che lo avessi fatto in modo che lui non mi importunasse più, eppure da quel giorno ti ritrovai ovunque andassi, ma la cosa non mi dispiaceva affatto. Era gradevole stare in tua compagnia, anche se non mi ero ancora accorto di quello che provavo realmente...


Il ragazzo moro con le lentiggini osservò sconcertato Sanji cercando di fare il punto della situazione.
« Fammi capire... tu hai invitato a venire con te alla mia festa il tuo stalker?»
Sanji sbuffò ancora una volta a quell'affermazione, come facevano a non capire che non era come pensavano, avevano interpretato male la situazione.
« Ace, Law non mi sta “stalkinando”!! Mi viene semplicemente a prendere e mi accompagna... senza che io glielo chiedo... è molto gentile! Tutto qui!»
La cosa aveva un filo logico, in qualche modo, solo che il suo amico non riusciva a vederlo e il fatto che sospirasse preoccupato come se Trafalgar fosse un maniaco pronto a saltargli addosso da un momento all'altro lo innervosiva parecchio.
« Oh si! È tipico delle persone gentili minacciare con lo sguardo chiunque si avvicini a te! »
« È anche premuroso! »
Okay, forse visto dall'esterno poteva sembrare leggermente “strano”, ma era certo al cento per cento che le intenzioni di Law non fossero assolutamente in mala fede.
Ace sospirò massaggiandosi le tempie, continuare su questo fronte era sicuramente inutile.
« Va bene, va bene Sanji... però non puoi negare che un po' inquietante quel tipo lo sia... ti voglio bene ed è normale che mi preoccupo... non voglio vederti soffrire...»
Bene, ora grazie a quegli occhi da cucciolo si doveva sentire in colpa, questa era indubbiamente la tattica preferita di Ace.
« Non preoccuparti siamo solo amici, non soffrirò. »
In realtà quella risposta non aveva affatto tranquillizzato l'amico, ma Ace non disse più nulla e i preparativi per la festa continuarono all'apparenza tranquilli. Sanji però si sentiva abbastanza agitato, non sapeva esattamente perché, forse per colpa del discorso dell'amico oppure perché si sa cosa accade solitamente a quelle feste. Niente genitori in giro, ragazzi scatenati che ballano, alcolici in quantità era quasi inevitabile che alcune cose succedessero e Sanji si chiedeva se voleva che qualcosa avvenisse fra lui e Law e se era per questo che lo aveva invitato. Quando però la festa iniziò si ritrovò in un angolo a riempirsi di birra lo stomaco mentre osservava il moro in questione provarci con ogni essere respirante di gradevole aspetto nei paraggi tranne che con lui. Evidentemente si era agitato per nulla, Law non provava nessun interesse nei suoi confronti, erano e sarebbero rimasti soltanto amici.
Non sapeva perché ma in quel momento provò una fitta di delusione.
Dopo qualche ora passata in un angolo la sua attenzione si focalizzò su un caso misterioso le cui soluzioni potevano essere solo due: o l'elevato numero di alcolici bevuti cominciavano a farsi sentire oppure in quella casa vi erano un folto numero di oggetti doppi e gli invitati avevano tutti un gemello per non parlare del continuo terremoto che gli stava dando la nausea.
« Ciao bel biondino... ti va di fare un ballo con me? »
Nemmeno il tempo di mettere a fuoco il “cavaliere” che già si ritrovò a ballare. A quanto sembrava senza accorgersene aveva accettato.
La danza però durò pochi istanti, un momento prima si ritrovava a piroettare per la sala l'attimo dopo si ritrovò con le spalle al muro mentre una bocca chiedeva esigente l'accesso alla sua. La testa gli doleva e lo stomaco sembrava sul punto di accartocciarsi su se stesso. Provò a staccarsi da chiunque quel tipo fosse, ma era troppo ubriaco per imprime abbastanza forza da riuscire ad allontanarlo. La musica gli sembrava lontana troppo lontana eppure era sicuro che si dovesse trovare ancora in sala. Delle mani cominciarono a insinuarsi sotto la sua maglietta e il panico lo assalì. Va bene che non ricordava di aver accettato di ballare con quel tipo, ma se lo aveva fatto non era certo quello il tipo di ballo a cui aveva pensato.
Non voleva, non così! Non con quello sconosciuto. Ancora una volta cercò di liberarsi inutilmente mentre le labbra, le mani i gesti del ragazzo diventavano più prepotenti. Fu solo un sussurro, ma fu anche il solo nome, la sola persona che in quel momento desiderava affianco dopo di che perse i sensi.
Quando si risvegliò si ritrovò in un letto che non aveva mai visto, con dei vestiti non suoi ed oltre un gran mal di testa e la bocca che sapeva di vomito, aveva anche un taglio sul braccio, che non aveva idea di come si era fatto, e che ora faceva un gran male.
« Bevi! Il sapore fa schifo ma ti aiuterà! »
A mala pena riuscì a capire ciò che gli era stato appena detto, ma ugualmente afferrò il bicchiere che il moro gli stava porgendo, ingurgitando tutto in un fiato quella brodaglia veramente disgustosa.
Senza nessun preavviso Law gli afferrò il braccio osservando la ferita.
« Ti sei tolto la fasciatura che ti avevo fatto... » Sospirò « Ora ti medico nuovamente e do un'altra controllata anche a quella sulla fronte. »
Detto ciò, non attese minimamente una risposta ed afferrò una scatola rettangolare iniziando a tirare fuori, quello che solo una volta completamente ripresosi individuò come disinfettante e cotone ma che in quel momento aveva catalogato come pozioni magiche o meglio strumenti di tortura poiché ora la ferita gli faceva ancora più male.
« Calmati Principino, la sto solo pulendo... »
Con tono calmo e rilassante il moro cominciò a spiegare l'utilizzo di ogni oggetto che tirava fuori dalla scatola “magica” - più comunemente conosciuta come kit di pronto soccorso - medicandogli per bene il taglio per poi ricontrollare la ferita sulla fronte.
Sanji aveva parecchie domande da fargli, ma un po' per l'imbarazzo un po' perché non ricordava bene, ma specialmente perché si sentiva totalmente rimbambito rimase a fissare Law curarlo e prendersi cura di lui mentre gli parlava con quel tono capace di farlo abbandonare completamente fra le sue braccia.
Nel tardo pomeriggio i neuroni avevano deciso di rimettersi a lavoro e la prima domanda che formulò fu ovvia quanto esilarante per il ragazzo di fronte a lui.
« A casa mia Principino. Ti trovi a casa mia e si... il pigiama che indossi é mio... ti eri vomitato addosso.. »
Lo sguardo solitamente freddo e sadico di quel ragazzo in quel momento sembrò estremamente dolce mentre gli accarezzava i capelli osservandolo negli occhi.
« Se non reggi l'alcol non dovresti berne così tanto... forse non ricordi ma hai rischiato di finire nelle grinfie di un mal intenzionato ...»
Quindi quello non era un incubo come aveva sperato, ma era realmente accaduto.
« Però sei arrivato in tempo... o era un sogno?...»
Law gli sorrise dolcemente accarezzandogli la guancia.
« No, non era un sogno. Sono arrivato prima che riuscisse a combinare qualcosa, ma hai corso un vero rischio. Sei uno stupido Sir Artù! »
Sanji alzò un sopracciglio osservandolo perplesso. E questa da dove gli era uscita?
Ma prima che potesse domandargli qualcosa le labbra del moro si appoggiarono alle sue in un bacio casto e dolcissimo.
« Mi hai fatto spaventare lo sai? »
Il cuore gli batté così forte che pensò veramente che tra poco gli sarebbe fuggito dal petto mentre il moro riavvicinò il volto al suo ribaciandolo.


Quello fu il nostro primo vero bacio seguito da numerosi altri.
Mi chiedo se quel giorno mi hai detto la verità. Hai realmente avuto paura?
Non ho mai avuto il coraggio di chiedertelo e purtroppo non te lo chiederò mai.
Per quanto riguarda le ferite e il soprannome invece, mi avevi fatto penare a lungo prima di rivelarmi cosa era successo e decisamente provasti un piacere sadico a descrivermelo mentre mi mostravi il video fatto con il telefonino.
Al solo pensiero sprofondo ancora nella vergogna.
Io che brandendo il cellulare dichiaravo di essere re Artù mentre camminavo barcollando verso casa e fin qui poteva essere ancora accettabile, se almeno avessi evitato di affrontare un palo della luce, ma sopratutto se non avessi perso... forse mi sentirei meno idiota...
Comunque direi che la nostra storia è iniziata proprio quel giorno.
Uscivamo assieme, ci baciavamo, facevamo sesso, parlavamo, studiavamo assieme e stavamo sempre vicino l'uno all'altro, ma non ci prendevamo per mano, non ci dicevamo frasi romantiche né ci davamo soprannomi come “patatino”, ”orsacchiotto” o “amoruccio” l'unico altro nome con cui mi hai sempre chiamato è “principino” e di certo non lo facevi con intenzioni romantiche quanto più con intenzioni canzonatorie. Noi eravamo una coppia ma di quelle che non avrebbero mai espresso i loro sentimenti, né a voce né con gesti. Credo che sia per questo che quella storia iniziata come una favola lentamente cominciò a disgregarsi; ma io me ne accorsi solo durante il periodo dell'università, quando cominciammo a convivere assieme, e tu iniziasti a sparire. Ogni volta rimanevo lì, ad aspettarti, perché infondo finché le tue cose sarebbero rimaste in quella casa, ero certo che saresti tornato da me...


« Non fare il guasta feste Sanjiiiii!!! Vieni anche tu con noi! »
Un sorriso di cortesia spinto da quel viso sinceramente dispiaciuto gli si dipinse sulle labbra. Rufy non accettava facilmente un no come risposta e Sanji questo lo sapeva bene, ma ormai era passato più di un mese da quando Law non faceva ritorno a casa ed anche se il suo cuore doveva essersi abituato a sanguinare, l'idea di andare ad una festa non lo attirava per niente, anzi lo mandava dritto nella tristezza più nera.
« Rufy, non insistere... Verrà a trovarci domani vero Sanji? »
« Certo! E vi aiuterò a pulire! »
Mentalmente ringraziò Ace per quel gesto gentile, anche se forse era anche un tentativo di sfruttamento per pulirsi casa il giorno seguente.
Congedatosi dagli amici Sanji fece ritorno a casa, era stanco, aveva dato un esame e poi aveva fatto un turno pesante a lavoro e portare quelle borse stracolme su per le scale gli stava dando il colpo di grazia. Appena varcata la soglia però sentì immediatamente qualcosa di diverso nell'aria e dimenticando le borse della spesa nell’ingresso entrò rapido in sala.
In piedi davanti alla finestra che dava sul terrazzo, intento a fumarsi una sigaretta, c'era il suo Trafalgar. Sorridere, corrergli incontro, baciarlo, abbracciarlo, tirargli un calcio così forte da farlo picchiare contro il muro ed interrogarlo chiedendogli dove diavolo era stato, era ciò che in cuor suo avrebbe voluto fare Sanji, ma non fece niente di tutto ciò. Si limitò a inclinare la testa di lato ed osservarlo mentre con tono distaccato constatava un dato di fatto.
« Sei tornato. »
Il moro aspirò profondamente dalla sigaretta e senza voltare il capo, ma dando solo una rapida occhiata alla figura del biondo, ghignò tranquillamente.
« Ti ho rovinato qualche impegno Principino? »
Il repertorio era sempre lo stesso. Sanji si sentiva pervaso da un enorme senso di gioia appena lo vedeva, gioia che sciamava in pochi istanti quando il suo cervello iniziava a gridargli di non illudersi, che presto se ne sarebbe nuovamente andato. Come ogni volta però lo ignorava, lasciava che i suoi neuroni lo insultassero mentre il suo cuore era in estasi e il corpo eccitato per quei tocchi, quei baci che per troppo tempo gli erano stati negati.
Sfinito a pancia in giù sul letto Sanji osservò distrattamente il comodino. In quei giorni in cui era stato assente non aveva dormito molto ed ora gli sembrava che il sonno perduto volesse recuperare tutto in quell'istante e mentre sentiva le palpebre farsi sempre più pesanti la voce del moro catturò la sua attenzione facendogli voltare il capo verso di lui.
« Come? »
« Ho detto che se continui a riempire la casa di fiori alla fine non ci sarà più posto nemmeno per noi! »
Sanji l'osservò in silenzio ridere divertito dalla cosa.
« Si può sapere perché ti piacciono così tanto i tulipani? Almeno fossero tutti fiori diversi... invece solo tulipani... »
Dirlo era come ammettere i sentimenti che provava per lui e questo significava infrangere quelle regole non scritte del loro rapporto.
Quello non era un fiore qualsiasi. Quel fiore rappresentava Law.
Non sapeva dire con certezza perché vi rivedeva lui, ma quando un giorno, in giro per spese con degli amici lo aveva visto fuori dalla vetrina del fioraio, il collegamento era stato automatico.
All'inizio decorava semplicemente i vasi con fiori recisi, ma successivamente, poco dopo le prime “sparizioni” del moro, iniziò a coltivarli e da allora non era più riuscito a fare a meno di circondarsi di quei fiori. Quando Law non c'era, almeno c’erano loro che senza chiedere niente in cambio gli tenevano compagnia.
« Dove sei stato? »
« Cambi discorso Principino?! » Sentì quello sguardo quasi gelido su di lui mentre il ghigno divertito si allargò « In giro. »
Il cuore gli fece male a quella risposta così semplice quanto vaga. Infondo se era solo “in giro” avrebbe potuto benissimo fargli avere qualche notizia di sé invece di sparire completamente.
« Ti sei divertito? »
« Molto. »
Il sonno era completamente svanito e il cuore aveva ripreso a sanguinare. Non gli era sfuggito affatto quel leggero bagliore di lussuria negli occhi di Law mentre rispondeva alla domanda.


Credi davvero che io non sapessi dov’eri?
Credi che non mi fossi mai accorto dei mille indizi che lasciavi sul tuo cammino?
Una volta trovai una piuma rosa. Di certo non persa da un accessorio che avresti mai potuto indossare tu. Un'altra volta il segno di un rossetto su quella vecchia felpa. Un'altra ancora graffi sulla tua schiena, graffi che non poteva aver lasciato una caduta come dicesti tu e che non fui di certo io a fare.
Non sono uno stupido Law! Ma la verità è che fingevo di non vedere, credevo a quelle bugie inventate con poco impegno, tanto per tenermi buono, perché avevo paura. Paura che un giorno te ne saresti andato per sempre.
Ogni volta che tu te ne andavi io rimanevo devastato e quando tornavi ero così felice che perdonavo ogni tuo difetto. Come su un'altalena continuavo ad andare su e giù.
Su e tu eri con me. Giù ero nuovamente solo con il tuo surrogato, i tulipani.
Incapace di scendere dalla giostra, continuavo ad attenderti, sperando, come un illuso, che un giorno avresti deciso di rimanere per sempre con me. Ma ogni volta tu mi facevi volare in alto per poi ributtarmi nell'abisso più profondo.
All'inizio era solo per alcuni giorni, poi divennero settimane, mesi ed infine anni... Più il tempo di separazione si faceva lungo più io sentivo il bisogno opprimente della mia dose di te.


Riempì nuovamente il bicchiere di vino ridendo alla battuta del collega.
La serata non poteva andare meglio; la compagnia era buona, il vino di ottima qualità e la musica orecchiabile. Una bevuta in compagnia dopo una lunga giornata in ufficio era la scelta migliore per concludere una serata per non parlare che in questo modo aveva l'opportunità di conoscere meglio i colleghi.
Si stava divertendo e ormai da parecchio tempo il cuore si era dato pace. Andava avanti, sorridendo, ricominciando ed in quel momento niente gli sembrava che potesse andare storto!
Un secondo, una figura fin troppo familiare vista con la coda dell'occhio e immediatamente la confusione prese possesso di Sanji. Voltò lo sguardo in quel punto, ma non vi era più nessuno. Forse si era sbagliato, anzi sicuramente si era sbagliato, ma ormai il dubbio si era insinuato nella sua mente e senza rendersene conto i suoi gesti divennero più nervosi mentre lo sguardo scattava da una parte all'altra del locale.
Doveva sapere, doveva averne la certezza.
Con garbo si congedò dalla serata e quasi correndo raggiunse la macchina per poi dirigersi al vecchio appuntamento, dicendo così addio alla sua calma apparente.
L'appartamento era sempre appartenuto a Law che non aveva mai permesso a Sanji di pagare un affitto. Era felice di viverci con lui e per compensare il fatto che non lo faceva pagare aveva deciso che si sarebbe occupato delle faccende domestiche. Solo dopo che Law scomparse per più di un anno, per di più portando via quasi tutta le sue cose, se pure nessuno fosse venuto a dirgli di andarsene aveva deciso di lasciare quella casa, trasferendosi in un altra, tuttavia una parte di lui non riusciva ad allontanarsi completamente da quel luogo e di tanto in tanto finiva sempre per ripassarci davanti, alzando lo sguardo alla finestra per vedere se le luci erano accese.
Dall'auto osservò l'appartamento illuminato.
Lentamente scese e si diresse all'interno dell'edificio arrivando davanti alla porta di casa.
Suonò e attese con il fiato sospeso di sapere chi avrebbe aperto.
Il ghigno che comparve era inconfondibile. Nessuna parola, un semplice bacio seguito da tocchi leggeri ma mirati mentre l'aria si riempì di ansimi e gemiti.
Afferrò la camicia e con accuratezza iniziò ad allacciare i bottoni.
« Allora... cosa hai fatto in questo periodo? »
L'odore di tabacco si unì a quello del sesso.
Si voltò leggermente verso il moro prendendogli la sigaretta e portandola fra le sue labbra cominciando a raccontare quei tre anni di separazione con voce fin troppo calma. Iniziarono a parlare del più e del meno, come se non fosse passato nemmeno un giorno dall'ultima volta che si erano visti. Però una domanda non fu mai pronunciata in quella lunga chiacchierata: Sanji non chiese minimamente cosa avesse fatto lui in quel lasso di tempo.
« Domani potremo fare una gita sulla spiaggia...»
« Come il primo capodanno che abbiamo passato assieme? »
« Vero... me lo ero dimenticato... »
« Immaginavo. » Un sussurro inudibile che abbandonò le labbra del biondo mentre riprendeva a vestirsi.
« Dove vai? »
« A casa mia! »
« Torna ad abitare qui! »
Non rispose, ne si voltò. Osservò la giacca appoggiata alla sedia, sfiorandola con le dita. Era strano, era certo che il suo cuore avrebbe dovuto sussultare a una richiesta del genere. Invece, in quel momento, non provava niente.
« Sanji!… »
« Vuoi sapere una cosa buffa? » Osservò Law negli occhi mentre con gesto deciso infilò la giacca. « Io... io pensavo non sarei stato in grado di vivere nemmeno un giorno senza di te, ma in qualche modo sono riuscito a vivere più del previsto... e credo proprio che continuerò a farlo...»
Un ghigno malinconico comparve sul viso del moro, e forse per un istante il corpo di Sanji fu pervaso da quel calore che provava ogni qualvolta lo vedeva, ma solo un attimo.
« Immagino che ormai... il mio biglietto sia scaduto... »
Sorrise debolmente voltandosi e guardando l'uscita. Portò la mano alla maniglia ed osservò un'ultima volta il ragazzo ancora nel letto.
« Spiacente, non posso prestartene uno... io ho fatto l'abbonamento. »
Uscì da quella casa iniziando a camminare, senza più voltarsi indietro, sapendo solo che doveva allontanarsi di li il più possibile, il dove non aveva importanza.

 

Mi ripeto che ho fatto la scelta giusta... lo spero veramente...
Ecco l'ultimo bagliore di luce.
Ecco che termina questo giorno, termina la nostra storia.
Nel mio cuore c'è un rimpianto però... avrei voluto almeno dirti per una volta ad alta voce, almeno una, che ti amavo... anche se tu sicuramente non mi avresti mai risposto “anche io”.
Law... vuoi sapere un segreto?
Anche se ti ho detto addio, se me ne sono andato. Una cosa l'ho capita.
Ti amo e lo farò per sempre. Solo che tu non lo saprai mai, ma tranquillo lo dirò a qualcuno di molto speciale, qualcuno che forse porterà questo sussurro fino a te.
Questa volta però sarai tu a dover aspettare!
Tranquillo non per molto, il tempo di fioritura è vicino...

 

Per descrivere l'amore esistono numerose frasi, numerosi paragoni, io, personalmente, lo posso accostare solo ad una cosa; l'altalena del parco vicino alla casa della mia infanzia.


« Lo hai il biglietto? »
« Quale biglietto? »
« Come non lo sai?! Per andare sull'altalena bisogna avere il biglietto, altrimenti se viene il controllore ti fa scendere e poi ti fa la multa! »
« I-io non lo sapevo... non vengo al parco spesso... sono quasi sempre malato...»
« Salute cagionevole eh?!...va bene dai ...per questa volta ti cedo il mio...»
« Davvero?! Grazie! »
« Si, si... ma non prenderlo come vizio. »
« Io mi chiamo Sanji. »
« Law... e ora sbrigati a salire prima che ci ripensi... Principino...»


L'unica altalena al mondo che richiede il biglietto per poterci salire...

  
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