Storie originali > Noir
Segui la storia  |       
Autore: Ulisse85    25/06/2011    2 recensioni
La Morte... una storia di omicidi inspiegabili. Il sovrannaturale si mischia alle vicende di vita quotidiana di Marco e Ettore... lungo un cammino che li porrà a confronto con se stessi e con qualcosa di molto più grande di loro.
Genere: Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

CAPITOLO I

 

Venerdi 7 gennaio

 

“….Vi prego perciò di perdonarmi. Siete per me stati una famiglia meravigliosa, mentre io per voi negli ultimi due anni non sono stato che un peso inerte. Vi chiedo scusa di tutto quello che vi ho fatto passare, e questi miei ultimi attimi, in cui sereno attendo la pace, li dedico a voi. Da domani voi smetterete di patire e preoccuparvi perché oggi io smetterò di soffrire.” Queste erano le ultime righe del testamento fatto da Michele de Giovanni prima di passare a miglior vita, righe che i suoi familiari hanno acconsentito venissero pubblicate perché ritengono traccino del defunto un’immagine realistica, e aggiungo io, affettuosa. Spesso si parla di eutanasia, se sia giusta o meno. Talvolta c’è chi trova il coraggio di farla finita da sé, perché si sente ormai un peso. Ma non pensa che il posto di quel peso sarà preso da un gran vuoto lasciato nel cuore dei suoi cari.

 

Ettore Anselmi

 

 

Marco aveva riletto per la terza volta l’articolo del giornalista.

Era davvero ben scritto, distaccato ma con una certa sensibilità.

Probabilmente il suo autore, questo Ettore Anselmi, doveva essere una brava persona.

Marco era da sempre convinto che fosse possibile capire molto della natura reale di una persona da quanto scriveva, e non tanto dal contenuto quanto dalle tracce del proprio sé che ognuna lascia nel modo di scrivere.

Visto che ormai si era fatto un’idea della persona con cui avrebbe lavorato al giornale richiuse il ritaglio con l’articolo e lo infilò nella tasca laterale dei jeans. Anche perché a leggere in taxi gli era venuto un inizio di mal d’auto.

Per fortuna mancava poco alla “Casa Bianca”.

Sorrise al pensiero di stare per entrare in quell’edificio dal nome altisonante.

Ma non si trattava di quella americana.

Casa Bianca” era il soprannome dato all’imponente edificio del giornale: “L’Orizzonte”.

Il traffico per arrivare al giornale si era fatto via via minore, tanto più si allontanavano dal centro di Roma. Qui alla periferia est della capitale, era come stare alle porte del mondo, con tutto a portata di mano, o di auto, ma senza il vorticoso caos della gran città.

Il taxi si fermò. Marco pagò il dovuto e scese.

Si sistemò lo zainetto verde e nero sulla spalla, si sistemò il giubbotto di jeans e cercò di orientarsi, intanto che il taxi si allontanava.

Era al centro di una piazza, dove c’era solo una fontana, di stile probabilmente barocco, che una volta doveva essere bianca, ormai completamente asciutta.

La piazza era circolare, ne partivano tre vie che fuggivano tra le case, verso quartieri più allegri. Al posto di una quarta via che avrebbe regalato una perfetta simmetria al tutto, c’era la “Casa Bianca”.

Guardandola capì il perché del soprannome: un pesante edificio bianco, per l’appunto, di un colore però spento e opaco.

Due grandiose e spoglie colonne fiancheggiavano l’entrata, alla quale si accedeva salendo sette grossi, e malandati, scalini.

Ma il suo sguardo si soffermò sull’albero a pochi passi di lui, che stava lì come un guardiano silenzioso della piazza.

Era spoglio, con i rami nodosi, come se ormai privato delle foglie cercasse di contorcersi vergognoso per coprire le proprie nudità.

...una volta era un bell’albero di ciliegio, ma ormai sono anni che non fiorisce più”

Marco si girò e notò solo ora che quasi insieme a lui era arrivato un uomo di circa 45 anni, abbastanza in carne, dalla faccia cordiale.

Questo gli porse la mano: “Ettore Anselmi”

Marco rispose di riflesso al gesto e alle presentazioni, realizzando solo un paio di secondi dopo chi avesse di fronte.

Il giornalista lo tolse dall’imbarazzo: “Sapevo che dovevi arrivare oggi, complimenti per il tempismo: non mi hai costretto ad aspettarti.”

E intanto che parlava cominciò a salire i gradoni, seguito da Marco.

Continuando a parlare entrarono alla Casa Bianca.

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Noir / Vai alla pagina dell'autore: Ulisse85