Settantuno - Millecento rubli
No words for my love
Non ci sono parole per il mio amore
(No Words, Paul McCartney & Wings)
Lei no.
Mio Dio, lei no!
Occhi azzurri sprofondati nel grigio.
Viso di sole squarciato dal cielo.
Preghiera taciuta, grido soffocato.
In un abisso, Nikolaj.
Guardala oltre le ferite.
Non vide più i mille graffi sanguinanti che ricoprivano la pelle chiara e liscia di Natal'ja.
Vide solo lei.
Le strinse entrambe le mani, come per infonderle coraggio.
Quanto avrebbe voluto restituire colore a quegli occhi ormai quasi trasparenti!
Gli occhi grigiazzurri li abbiamo soltanto io e te.
Non lei...non lei!
Per millecento stupidi rubli, quei begli occhi dietro le sbarre.
-Natal'ja!-
Eccolo, Csák.
Con i suoi spettinatissimi capelli biondi e gli occhi neri scintillanti.
E l'abbracciò.
Avrebbe dovuto farlo lui.
Lui, che non ne aveva il coraggio.
Lui, che non si poteva muovere.
Aveva una mano ferita, Csák.
Eppure sorrideva.
Eppure l'abbracciava.
Lui che poteva.
Non avrebbe voluto, Nikolaj.
Non l'hai saputa difendere.
No, non se lo meritava.
Le sue mani sulle guance pallide di Natal'ja.
La maledetta consapevolezza che se l'avesse stretta a sé come se in punto di morte, come se fossero stati gli occhi grigiazzurri della cuginetta a spingergli l'aria nei polmoni, come avrebbe dovuto fare nove mesi prima, non l'avrebbe mai protetta abbastanza.
Guardala accanto a Feri.
Lui la merita.
Lui l'ha riportata a casa!
A casa.
Cuore spezzato, Nikolaj.
-Grazie-
Non c'erano parole per l'amore che Nikolaj aveva per la sua famiglia.
Aveva avuto tante ragazze, Nikolaj.
Ma solo per tre donne sarebbe stato disposto a morire davvero.
Anželika, la madre che se n'era andata lasciando la favola a metà.
Il ricordo di Ekaterina Pavlovna, lacrime che non era riuscito ad asciugare.
Julyeta, la sorella a cui non aveva mai potuto cantare la ninnananna.
La bambina di cui non aveva potuto neanche conoscere il nome.
Natal'ja, lo scricciolo biondo dagli occhi identici ai suoi.
Tutte le note del pianoforte a cui aveva detto addio.
Anželika, fuoco nel ghiaccio.
Julyeta, oro nella pietra.
Natal'ja, coraggio di vivere.
Il coraggio che non aveva lui.
Parole non ce n'erano più.
Quei millecento rubli, adesso, li avrebbe bruciati.
Non valevano la libertà di Natal'ja.
Le aveva mandato gli Ungheresi, non ce l'avevano fatta.
Lui non ce l'aveva fatta.
Addio.
Millecento rubli per Natal'ja Zirovskaja.
La fuga, troppo tardi.
L'unica vera decisione della sua vita.
Sbagliata.
Era tutta colpa di Ivan Bolkonskij.
Era tutta colpa sua.
E poi...poi c'era lei.
Che non sapeva.
Il suo sorriso e quei millecento rubli che pesavano nelle tasche di un uomo indegno.
Io non ho avuto il tempo di stringere la mano
Io non ho avuto il tempo di dire una parola
Per asciugare il pianto di una madre che resta sola
Per sciogliere quel nodo che mio padre aveva in gola
(Il Treno, Riccardo Cocciante)
Note
Non dico niente su questo capitolo.
C'è Nikolaj, che ha fatto un errore.
C'è Natal'ja, che è tornata a casa.
Ci sono i millecento rubli, che corrispondono a cento euro (pressapoco).
No words, traete le vostre conclusioni.
Io non dico altro.
Questo è il link del blog di Sic Volvere Parcas, appena creato e quindi ancora molto agli inizi.
Per adesso ci potete trovare le schede complete di alcuni personaggi con relative foto, le altre sono in via di stesura.
A presto!
Marty