Segreto
Era stata un'impresa trovare del mangime per i clabbert, ma dopo un pomeriggio di ricerche aveva trovato una piccola bottega a Diagon Alley che vendeva biscotti e croccantini per quella bizzarra razza animale. Sebbene i Potter tempo addietro, quando James si era presentato a casa con un Diricawl morente che non aveva fatto altro che sporcare casa con i suoi bisogni e perdere il piumaggio, avessero vietato di adottare qualsiasi animale che non fosse un gufo, un gatto o una rana, Ted non se l'era proprio sentita di abbandonare il cucciolo al suo destino. Ricordava perfettamente la notte in cui lo aveva trovato, il Dipartimento aveva mandato il suo gruppo di Auror in perlustrazione sul monte Weiber per catturare Dean Fissherder, omicida evaso da Azkaban, e Ted aveva deciso assieme a Louis di perlustrare il bosco perché era decisamente probabile che il mago si fosse addentrato là, ritenendolo un luogo sicuro. Non avevano trovato l'evaso, ma un nido di clabbert schiacciato da un albero, probabilmente caduto dopo una tempesta. Louis lo aveva semplicemente ignorato – era nel suo carattere ignorare qualunque cosa non fosse sé stesso – ma Ted non aveva potuto non fermarsi a controllare. Aveva trovato un cucciolo di clabbert che si dimenava e piangeva. Aveva una missione e non poteva assolutamente badare a lui in quel momento, quindi si era ripromesso di passare dopo aver catturato quel bastardo di Fissherder.
E così aveva fatto. Essendo i clabbert abili arrampicatori aveva comprato un trespolo per gatti su cui potesse giocare e lo aveva piazzato nella sala del suo appartamento; Juddle – così lo aveva chiamato – si era rivelato essere docile e affettuoso, inoltre teneva lontane mosche e zanzare facendone il suo spuntino. Quando i Potter lo avevano invitato a casa sua per l'estate non se l'era sentita di rifiutare, dato che era molto tempo che per via del lavoro non riusciva a passare del tempo con loro, che considerava come una seconda famiglia, però non aveva potuto nemmeno lasciare Juddle a casa da solo. Sebbene in quella stagione gli insetti abbondassero e quindi sarebbe riuscito a sopravvivere benissimo ugualmente, quel piccolo clabbert aveva già subito il trauma di vedere morire i genitori e i fratellini, venire abbandonato per ben due settimane dal proprio padrone non gli avrebbe sicuramente fatto bene. Così lo aveva messo nella tasca del suo giaccone (Juddle era ancora abbastanza piccolo da starci comodamente) e aveva comprato una gufiera che aveva nascosto nel suo baule. Così ora stava mentendo – beh, più che mentire si trattava di nascondere la verità – riguardo quell'animaletto.
Diede
un ultimo biscotto a Juddle, poi piegò chiuse meglio che
poteva il sacchetto e lo ripose sul comodino. Il piccolo clabbert
girava dappertutto saltellando allegramente, ma un po' spaesato. Non
era abituato a stare chiuso in gabbia, però si sentiva
tranquillo perché era in compagnia del suo padrone. Ted
sorrise dolcemente e allungò un dito tra le sbarre. La
creatura socchiuse le labbra e fece uscire la lunga lingua, che gli
si appiccico al polpastrello per qualche istante, prima di ritirarsi.
Una macchiolina rossa ora se ne stava lì – era il
modo che
avevano quegli esserini per comunicare affetto con gli umani.
In
vita sua Ted non aveva visto molti clabbert, ma il suo sembrava
davvero essere speciale. Non era ricoperto da una folta peluria verde
come tutti gli alti, la sua era bianca e soffice come la pelliccia di
un coniglio. I suoi occhi non erano gialli, erano di una
tonalità
piuttosto scura di fucsia, quasi tendente al bordeaux. A quanto pare,
si trovava davanti a un raro esemplare di clabbert albino. Anche la
creatura, come il suo padrone, aveva il colore della propria chioma
decisamente fuori dal normale. «Juddle, ti manca saltellare
in
giro per casa, eh? Forse potrei farti uscire, almeno per cinque
minuti»
Sentì dei tonfi (sicuramente passi) a successione rapida e capì che qualcuno stava salendo le scale. Gli si raggelò il sangue nelle vene all'idea che qualcuno potesse vedere l'animaletto, così afferrò rapidamente un telo e con esso coprì la gabbia di Juddle, prima di lanciare un incantesimo silenziante. Dopo tutto, la creatura era pur sempre un incrocio tra una scimmietta e una rana, era innocuo ma abbastanza rumoroso. Spinse con il piede la gabbia sul lato del comò e si sedette sul letto. Nel momento stesso in cui il suo fondoschiena toccò il materasso la porta si spalancò, senza che nessuno bussasse o avvisasse dell'arrivo. Chi poteva fare una cosa del genere al mondo, se non il piccolo, rumoroso, fastidioso e terribilmente adorabile James Sirius Potter? Ted non dovette nemmeno pesarci: ovviamente la risposta era “nessuno”.
«Heilà,
Ted!» fece il ragazzino togliendosi la felpa e lasciandola a
terra. Si spettinò i capelli, riuscendo nella straordinaria
impresa di scombinarli più di quanto non lo fossero
già,
disciplina in cui la famiglia Potter al completo eccelleva, e poi si
gettò senza ulteriori complimenti sul materasso, rimbalzando
un po' «Sono così stanco. Odio portare Lily alle
prove
di canto. Non poteva fare qualcosa come allenarsi a Quidditch? Sarei
stato più felice di accompagnarla!»
«Ciao
James» disse cautamente Ted, gettando una rapida occhiata
alla
gabbia – il cucciolo di clabbert sembrava tranquillo, meno
male.
«Non lamentarti troppo, è brava in quello che fa.
E poi
c'è Albus che fa Quidditch e non ti ho mai visto
accompagnarlo.» James arricciò immediatamente il
naso
con disgusto «E puoi biasimarmi? Già devo vedere
quegli
odiosi Serpeverde tutto l'anno, sinceramente non ho voglia di
incontrare i loro musetti da viziati anche durante le vacanze
estive!» il ragazzino si voltò sul lato,
sbadigliando «E
poi lo porta sempre Louis, no? E' un cugino molto apprensivo.»
«Già»
fece Ted, evitando di aggiungere altro. Louis qualche tempo prima gli
aveva confidato di aver iniziato una relazione con il piccolo
Serpeverde e gli aveva spiegato che preferiva girargli attorno
più
tempo possibile. Non aveva mai chiesto troppo, ma sapeva per certo
che la loro relazione era arrivata ad un punto piuttosto ...
avanzato. Non che il sesso tra due uomini lo disgustasse, ma
immaginare il piccolo Albus assieme a Louis lo lasciava basito.
«Che
hai fatto oggi interessante, Teddy?»
«Ho
studiato i M.A.R.S.» fece, prima di liberare un respiro
profondo e sdraiarsi affianco al ragazzo.
«M.A.R.S.?»
domandò James che non ne aveva mai sentito parlare prima di
allora.
«Medicamenti
A Rapido Soccorso. È un nuovo manuale scritto e ideato da
Jasmine Huston, un medimago del dipartimento. Ha inventato dei
piccoli incantesimi in grado di prestare primo soccorso davvero molto
buono.»
«Sembra
una cosa molto figa da fare. Ah, non vedo l'ora di finire la scuola e
diventare Auror, sono sicuro che impareresti molto da me.»
Ted
ridacchiò – la modestia ovviamente non faceva
parte delle
doti del giovane Potter. Gli accarezzò distrattamente i
capelli e James lo fissò negli occhi con così
tanto
trasporto da intontirlo. Improvvisamente gli venne in mente qualcosa
avvenuto solo qualche giorno prima, qualcosa che si era imposto di
dimenticare quanto prima possibile: la
dichiarazione,
improvvisa e inaspettata, di James. Su due piedi gli aveva detto di
amarlo, di non pensare ad altri che lui e di voler diventare il suo
ragazzo. Ted si era sentito dapprima lusingato, poi confuso, poi
distrutto. A lui piaceva molto il ragazzo in realtà, ma una
relazione tra loro era fuori discussione. Il padre di James era non
solo il suo padrino, ma anche il suo capo. Cosa avrebbe detto se
avesse saputo che andava a letto con suo figlio? Ma soprattutto, cosa
sarebbe accaduto se la loro relazione non avesse funzionato? Non
voleva nemmeno pensarci.
James
lo guardava, lui ricambiava lo sguardo. Era quasi palpabile da quanto
era denso, intenso e trasportante. L'odore di Jamie era delizioso, le
labbra rosee leggermente umide non facevano altro che chiamarlo e
tentarlo. Erano state create dal diavolo in persona, ne era certo, ed
erano nate per essere baciate, morse e succhiate. Stava impazzendo,
era sul cipiglio del baratro che separava ragione da follia, era
così
vicino a baciarlo – commettendo un tremendo errore
– da poter
sentire il calore del respiro di James contro il suo mento, per poi
spezzarsi e tremare appena. Tonf. Fece qualcosa
dietro il
comodino e James sgranò gli occhi
«Cos'è stato?»
domandò spaesato. Ted non riuscì a capire se era
felice
che il piccolo clabbert lo avesse salvato o meno, perché
questo lo metteva in posizione di essere scoperto. «Cosa?
Jamie, hai le allucinazioni?»
«No!»
fece il ragazzo mettendosi seduto «Sono sicuro di aver
sentito
qualcosa.» si guardò a torno con circospezione,
fino a
trovare qualcosa che lo incuriosì parecchio.
«Teddy, hai
comprato un gufo?» il ragazzo fece per alzarsi, ma il
metamorfomagus lo bloccò «Emh, sì. A
dire il vero
l'ho adottato, veniva maltrattato dai precedenti padroni e per questo
è un po' aggressivo. Non ti conviene avvicinarti»
«Voglio
solo dare un'occhiata» insistette il più giovane.
«No,
James.» disse l'Auror severamente.
«Ehi,
ok. Non ti innervosire» commentò l'altro,
aggrottando la
fronte con aria insospettita. Ted sospirò profondamente
«Scusa, è che – sono un po' teso per
questioni da
Auror.»
«Sì,
capisco. Hai degli snack lì?» domandò
James,
osservando un sacchetto di carta sul comodino.
«Eh...»
Ted lo fissò per qualche istante la busta, dandosi
mentalmente
dell'idiota per averla lasciata lì. Come si poteva essere
tanto stupidi? Si rese conto che non aveva ancora risposto e che non
sapeva come farlo «Mangime per gufi.»
«Davvero?
Posso prenderne uno da dare a Ally, allora?» fece James,
sempre
più sospetto. «Se è mangime per gufi
io...»
«E'
particolare! Molto raro. Il mio gufo ha – una strana malattia
e
quel mangime contiene una cura.» La gabbia saltò
di
nuovo, tonf. James sembrava davvero spazientito da
tutte
quelle bugie, ma continuava a stare al gioco. Ted aveva capito
benissimo che non se n'era bevuta nemmeno una. Non era mai stato
bravo a mentire e James era fin troppo esperto nel riconoscere la
verità. «Però, salta parecchio per
essere un
gufo. Un gufo malato, per giunta.»
«Infezione
salterina» sparò Ted. James quasi rise
«Non esiste
nessuna malattia del genere! Cosa c'è in quella gabbia,
Ted?»
«Un
gufo, ho detto. Infezione salterina, esiste eccome. Ma tu non lo puoi
sapere, ad Hogwarts non insegnano Medicina Magica. Aspetta di
iniziare il corso di formazione per l'Auror prima di decretare se una
cosa esiste o meno.» a dire il vero Potter aveva ragione
–
non esisteva un'infezione salterina, ma lui in quel momento aveva
assolutamente bisogno che l'altro credesse che esisteva. O che
almeno, fingesse di crederci. Continuare quella farsa almeno fino
all'ora di cena forse lo avrebbe salvato dalla verità.
Con
un gesto repentino James afferrò il sacchetto, lo
aprì
e ne estrasse un biscotto tondo e secco. Era di un colore rosso molto
scuro e le piccole palline erano estremamente pesanti. Il ragazzo lo
scrutò a lungo «Davvero strano come mangime per
gufi. I
gufi mangiano cose a base di carne, vero? Quindi, se ne ignoro il
sapore e me lo mangio non mi accadrà niente di strano,
giusto?» fece portandosi il biscotto alla bocca. Ted dovette
muoversi davvero velocemente per fermargli il polso prima che il
ragazzo lo mangiasse davvero. I clabbert avevano una dieta molto
particolare, composta da insetti, frutti e vegetali di vario genere,
alcuni molto velenosi e addirittura letali per l'uomo.
«James,
dannazione, lascia questa pallina!»
«No,
se non mi dirai davvero cos'è e cosa c'è in
quella
gabbia.» Aprì la bocca e Ted dovette storcergli il
braccio in modo abbastanza doloroso per fargli mollare la presa.
James gli morse il polso, innervosito e il metamorfomagus lo spinse
contro il materasso «Cazzo, mi hai fatto male! Avrei dovuto
lasciare che lo mangiassi, così ora ti staresti grattando la
pelle e ti starebbero comparendo pustole viola colpe di pus!»
ringhiò.
«Mangime
per gufi, mangime per gufi! Sembra più che altro qualche
tipo
di veleno molto raro! Ted, vuoi uccidere qualcuno, vuoi vendicarti?
Perché tieni qualcosa del genere in camera?!»
«Sei
una delle persone più irritanti, curiose e cocciute che io
abbia mai conosciuto! Non puoi semplicemente arrenderti all'idea che
io non te lo voglia dire?!»
«No!»
Fece James «Ricordi? Niente segreti tra noi, lo avevi detto
tu.» il ragazzo aveva davvero cercato di incastrarlo con una
frase così stupida? Stava perdendo colpi, era successo
tantissimi anni prima e ora non aveva importanza, dato che era
impossibile che non ci fossero segreti tra di loro, essendo Ted un
Auror e lui uno studente. «L'avrò detto almeno
quattro
anni fa»
«Non
ha importanza, una promessa è una promessa, non importa
quanto
tempo è passato! Ma poi non capisco» fece James,
che ora
sembrava più offeso che curioso «Siamo sempre
stati
amici e non hai mai esitato a dirmi nulla, ora all'improvviso mi
menti e mi nascondi le cose. Perché?
È perché
ti ho detto di amarti? Perché questo dovrebbe rendermi meno
meritevole di fiducia?! Se ti confesso una cosa del genere significa
che tengo moltissimo a te, quindi perché dovrei andare in
giro
a dire cosa nascondi in una gabbia?!»
Quelle parole scalfirono il cuore di Ted. Cavolo, ora si sentiva davvero stupido ed in colpa. In fondo era di Jamie che si parlava, no? Si poteva fidare di lui, lo aveva sempre saputo. Non voleva che l'altro pensasse che lo odiava o qualcosa del genere per via della sua dichiarazione, non aveva mai perso davvero la fiducia nei suoi confronti e – oh, pensare era così dannatamente difficile quando un ragazzo come Potter lo guardava tutto arrabbiato, quasi come se stesse per colpirlo. Quello che voleva fare davvero era baciarlo, ma non sapeva da dove cominciare. Era una cosa così difficile...
«Un
cucciolo di clabbert. L'ho trovato mesi fa in una foresta, un albero
aveva schiacciato il suo nido. Quando l'ho preso riusciva a stare
chiuso in un pugno, ora è poco più
grande.»
James
rilassò le spalle e gli sembrò un buon segno
«Deve
essere difficile per lui vivere in una gabbia tanto piccola.»
«E'
solo una cosa momentanea, a casa mia può scorrazzare
liberamente e arrampicarsi dove vuole.»
«Non
hai paura che ti scappi via?»
«Non
lo farebbe, è affezionato a me. Penso che mi consideri la
sua
mamma, o qualcosa del genere.»
Rimasero
in silenzio per un po' e Ted lo trovò davvero –
strano. Era
strano per loro comportarsi in quel modo, in genere non stavano zitti
un attimo e a lui dispiaceva si fosse creata quell'atmosfera
spiacevole. Sospiro pesantemente e si schiarì la gola.
«James,
riguardo alla tua dichiarazione...» il ragazzo
alzò lo
sguardo incontrando gli occhi del più grande «Lo
sai che
io ti voglio un bene dell'anima. Mi fido di te, non pensare che non
lo faccia ma... tuo padre ha detto che non voleva animali che non
fossero gatti, gufi o rane e avevo davvero paura che lo scoprisse e
si arrabbiasse. Lo so, avrei dovuto dirtelo ma – è
una cosa
stupida. Davvero. Non c'era bisogno di arrivare a questo punto. I
tuoi sentimenti sono - » meravigliosi,
pensò
«belli, ma non posso condividerli. E questo è ben
diverso da “Non voglio”. Tuo padre è il
mio capo, te ne
rendi conto? Ed è anche il mio padrino.»
James
si mise seduto e lo guardò freddamente «Ted, sono
stanco
di sentire parlare di mio padre! Io non sono mio padre e non ho
scelto io di essere suo figlio! A me non importa se è il tuo
padrino o chissà cosa, noi non abbiamo legami di sangue ed
io
ti amo! E tu mi ami! Pensi che non sappia che mi sbavi dietro almeno
quanto io sbavo dietro a te? Non sono uno stupido, Teddy! Ti conosco
meglio di chiunque altro e so che – che mi baceresti, se non
fossimo in una situazione come questa, e che mi tratteresti come
vorresti davvero – ossia come un fidanzato, e non come un
amico!
Siamo un po' troppo cresciuti e proviamo troppe cose per fingere che
l'amicizia ci basterà per sempre!» Jamie era
così
arrabbiato e Ted si sentiva così male per questo che non
seppe
proprio come rispondere. Qualsiasi cosa avrebbe detto sarebbe stata
inopportuna e stupida. Aveva ragione in pieno quel ragazzo che tanto
amava e che tanto aveva paura di amare. Sospirò
pesantemente,
forse per la ventesima volta negli ultimi cinque minuti.
«Mi
stai dando un ultimatum? Qualcosa come “diventa il mio
ragazzo o
non ti rivolgerò più la
parola”?» domandò
acidamente. James contrariamente alle sue aspettative risposte
più
stizzito di lui «E se lo stessi facendo?»
«Mettiamola
così, ed è davvero tutto ciò che posso
fare
per-» te? Me? Noi? Non sapeva come definire quello a cui
stava
acconsentendo. «Proviamoci per una settimana, se funziona
allora – beh. Se non funziona invece amici come prima e
dimentichiamo tutto.» non ci credeva di averlo detto davvero.
Quanto poteva fare l'esasperazione? James non disse nulla, si
allungò
verso di lui e posò le mani calde e ruvide sul suo collo. Lo
fecero entrambi: si avvicinarono l'uno alle labbra dell'altro e si
sfiorarono in modo del tutto sperimentale, sentendo una serie di
brividi scuotere i loro corpi. Ted strinse tra le mani il bacino
sottile di James, che esalò nel bacio e socchiuse gli occhi,
e
poi il metamorfomagus spinse piano la lingua nella sua bocca. Si
assaporarono e si bearono l'uno del calore dell'altro a lungo e Ted
pensò che era veramente stato un pazzo a non farlo prima.
James era tutto ciò che desiderava e che aveva sempre
desiderato ed era lì per lui, era sempre stato lì
per
lui. Si staccò dalle sue labbra e prese un po' fiato, poi si
chinò sul suo collo e depositò un paio di baci
sulla
sua pelle. Jamie strinse le labbra e gemette delicatamente, posando
le mani sulle spalle del compagno. «Oh, Teddy. Se
è un
sogno, ti prego non svegliarmi.»
L'Auror
ridacchiò, mordendolo e smorzando un po' la tensione.
«Ehi!»
fece il più giovane, ridendo di rimando e stringendosi a
lui.
«Mi hai dato una settimana eh? Giuro che ti
renderò così
dipendente da me da farti supplicare di rimanere al mio fianco per
tutta la vita.» «Vedremo» disse
semplicemente Ted.
Tonf, disse infine Juddle, approvando.