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Autore: Dazel    25/06/2011    3 recensioni
Ted ha un segreto e James è assolutamente intenzionato a scoprirlo.
Ted strinse tra le mani il bacino sottile di James, che esalò nel bacio e socchiuse gli occhi, e poi il metamorfomagus spinse piano la lingua nella sua bocca.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash, Yaoi | Personaggi: James Sirius Potter, Teddy Lupin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Segreto

Era stata un'impresa trovare del mangime per i clabbert, ma dopo un pomeriggio di ricerche aveva trovato una piccola bottega a Diagon Alley che vendeva biscotti e croccantini per quella bizzarra razza animale. Sebbene i Potter tempo addietro, quando James si era presentato a casa con un Diricawl morente che non aveva fatto altro che sporcare casa con i suoi bisogni e perdere il piumaggio, avessero vietato di adottare qualsiasi animale che non fosse un gufo, un gatto o una rana, Ted non se l'era proprio sentita di abbandonare il cucciolo al suo destino. Ricordava perfettamente la notte in cui lo aveva trovato, il Dipartimento aveva mandato il suo gruppo di Auror in perlustrazione sul monte Weiber per catturare Dean Fissherder, omicida evaso da Azkaban, e Ted aveva deciso assieme a Louis di perlustrare il bosco perché era decisamente probabile che il mago si fosse addentrato là, ritenendolo un luogo sicuro. Non avevano trovato l'evaso, ma un nido di clabbert schiacciato da un albero, probabilmente caduto dopo una tempesta. Louis lo aveva semplicemente ignorato – era nel suo carattere ignorare qualunque cosa non fosse sé stesso – ma Ted non aveva potuto non fermarsi a controllare. Aveva trovato un cucciolo di clabbert che si dimenava e piangeva. Aveva una missione e non poteva assolutamente badare a lui in quel momento, quindi si era ripromesso di passare dopo aver catturato quel bastardo di Fissherder.

E così aveva fatto. Essendo i clabbert abili arrampicatori aveva comprato un trespolo per gatti su cui potesse giocare e lo aveva piazzato nella sala del suo appartamento; Juddle – così lo aveva chiamato – si era rivelato essere docile e affettuoso, inoltre teneva lontane mosche e zanzare facendone il suo spuntino. Quando i Potter lo avevano invitato a casa sua per l'estate non se l'era sentita di rifiutare, dato che era molto tempo che per via del lavoro non riusciva a passare del tempo con loro, che considerava come una seconda famiglia, però non aveva potuto nemmeno lasciare Juddle a casa da solo. Sebbene in quella stagione gli insetti abbondassero e quindi sarebbe riuscito a sopravvivere benissimo ugualmente, quel piccolo clabbert aveva già subito il trauma di vedere morire i genitori e i fratellini, venire abbandonato per ben due settimane dal proprio padrone non gli avrebbe sicuramente fatto bene. Così lo aveva messo nella tasca del suo giaccone (Juddle era ancora abbastanza piccolo da starci comodamente) e aveva comprato una gufiera che aveva nascosto nel suo baule. Così ora stava mentendo – beh, più che mentire si trattava di nascondere la verità – riguardo quell'animaletto.

Diede un ultimo biscotto a Juddle, poi piegò chiuse meglio che poteva il sacchetto e lo ripose sul comodino. Il piccolo clabbert girava dappertutto saltellando allegramente, ma un po' spaesato. Non era abituato a stare chiuso in gabbia, però si sentiva tranquillo perché era in compagnia del suo padrone. Ted sorrise dolcemente e allungò un dito tra le sbarre. La creatura socchiuse le labbra e fece uscire la lunga lingua, che gli si appiccico al polpastrello per qualche istante, prima di ritirarsi. Una macchiolina rossa ora se ne stava lì – era il modo che avevano quegli esserini per comunicare affetto con gli umani.
In vita sua Ted non aveva visto molti clabbert, ma il suo sembrava davvero essere speciale. Non era ricoperto da una folta peluria verde come tutti gli alti, la sua era bianca e soffice come la pelliccia di un coniglio. I suoi occhi non erano gialli, erano di una tonalità piuttosto scura di fucsia, quasi tendente al bordeaux. A quanto pare, si trovava davanti a un raro esemplare di clabbert albino. Anche la creatura, come il suo padrone, aveva il colore della propria chioma decisamente fuori dal normale. «Juddle, ti manca saltellare in giro per casa, eh? Forse potrei farti uscire, almeno per cinque minuti»

Sentì dei tonfi (sicuramente passi) a successione rapida e capì che qualcuno stava salendo le scale. Gli si raggelò il sangue nelle vene all'idea che qualcuno potesse vedere l'animaletto, così afferrò rapidamente un telo e con esso coprì la gabbia di Juddle, prima di lanciare un incantesimo silenziante. Dopo tutto, la creatura era pur sempre un incrocio tra una scimmietta e una rana, era innocuo ma abbastanza rumoroso. Spinse con il piede la gabbia sul lato del comò e si sedette sul letto. Nel momento stesso in cui il suo fondoschiena toccò il materasso la porta si spalancò, senza che nessuno bussasse o avvisasse dell'arrivo. Chi poteva fare una cosa del genere al mondo, se non il piccolo, rumoroso, fastidioso e terribilmente adorabile James Sirius Potter? Ted non dovette nemmeno pesarci: ovviamente la risposta era “nessuno”.

«Heilà, Ted!» fece il ragazzino togliendosi la felpa e lasciandola a terra. Si spettinò i capelli, riuscendo nella straordinaria impresa di scombinarli più di quanto non lo fossero già, disciplina in cui la famiglia Potter al completo eccelleva, e poi si gettò senza ulteriori complimenti sul materasso, rimbalzando un po' «Sono così stanco. Odio portare Lily alle prove di canto. Non poteva fare qualcosa come allenarsi a Quidditch? Sarei stato più felice di accompagnarla!»
«Ciao James» disse cautamente Ted, gettando una rapida occhiata alla gabbia – il cucciolo di clabbert sembrava tranquillo, meno male. «Non lamentarti troppo, è brava in quello che fa. E poi c'è Albus che fa Quidditch e non ti ho mai visto accompagnarlo.» James arricciò immediatamente il naso con disgusto «E puoi biasimarmi? Già devo vedere quegli odiosi Serpeverde tutto l'anno, sinceramente non ho voglia di incontrare i loro musetti da viziati anche durante le vacanze estive!» il ragazzino si voltò sul lato, sbadigliando «E poi lo porta sempre Louis, no? E' un cugino molto apprensivo.»
«Già» fece Ted, evitando di aggiungere altro. Louis qualche tempo prima gli aveva confidato di aver iniziato una relazione con il piccolo Serpeverde e gli aveva spiegato che preferiva girargli attorno più tempo possibile. Non aveva mai chiesto troppo, ma sapeva per certo che la loro relazione era arrivata ad un punto piuttosto ... avanzato. Non che il sesso tra due uomini lo disgustasse, ma immaginare il piccolo Albus assieme a Louis lo lasciava basito.

«Che hai fatto oggi interessante, Teddy?»
«Ho studiato i M.A.R.S.» fece, prima di liberare un respiro profondo e sdraiarsi affianco al ragazzo. «M.A.R.S.?» domandò James che non ne aveva mai sentito parlare prima di allora.
«Medicamenti A Rapido Soccorso. È un nuovo manuale scritto e ideato da Jasmine Huston, un medimago del dipartimento. Ha inventato dei piccoli incantesimi in grado di prestare primo soccorso davvero molto buono.»
«Sembra una cosa molto figa da fare. Ah, non vedo l'ora di finire la scuola e diventare Auror, sono sicuro che impareresti molto da me.» Ted ridacchiò – la modestia ovviamente non faceva parte delle doti del giovane Potter. Gli accarezzò distrattamente i capelli e James lo fissò negli occhi con così tanto trasporto da intontirlo. Improvvisamente gli venne in mente qualcosa avvenuto solo qualche giorno prima, qualcosa che si era imposto di dimenticare quanto prima possibile: la dichiarazione, improvvisa e inaspettata, di James. Su due piedi gli aveva detto di amarlo, di non pensare ad altri che lui e di voler diventare il suo ragazzo. Ted si era sentito dapprima lusingato, poi confuso, poi distrutto. A lui piaceva molto il ragazzo in realtà, ma una relazione tra loro era fuori discussione. Il padre di James era non solo il suo padrino, ma anche il suo capo. Cosa avrebbe detto se avesse saputo che andava a letto con suo figlio? Ma soprattutto, cosa sarebbe accaduto se la loro relazione non avesse funzionato? Non voleva nemmeno pensarci.

James lo guardava, lui ricambiava lo sguardo. Era quasi palpabile da quanto era denso, intenso e trasportante. L'odore di Jamie era delizioso, le labbra rosee leggermente umide non facevano altro che chiamarlo e tentarlo. Erano state create dal diavolo in persona, ne era certo, ed erano nate per essere baciate, morse e succhiate. Stava impazzendo, era sul cipiglio del baratro che separava ragione da follia, era così vicino a baciarlo – commettendo un tremendo errore – da poter sentire il calore del respiro di James contro il suo mento, per poi spezzarsi e tremare appena. Tonf. Fece qualcosa dietro il comodino e James sgranò gli occhi «Cos'è stato?» domandò spaesato. Ted non riuscì a capire se era felice che il piccolo clabbert lo avesse salvato o meno, perché questo lo metteva in posizione di essere scoperto. «Cosa? Jamie, hai le allucinazioni?»
«No!» fece il ragazzo mettendosi seduto «Sono sicuro di aver sentito qualcosa.» si guardò a torno con circospezione, fino a trovare qualcosa che lo incuriosì parecchio. «Teddy, hai comprato un gufo?» il ragazzo fece per alzarsi, ma il metamorfomagus lo bloccò «Emh, sì. A dire il vero l'ho adottato, veniva maltrattato dai precedenti padroni e per questo è un po' aggressivo. Non ti conviene avvicinarti»
«Voglio solo dare un'occhiata» insistette il più giovane. «No, James.» disse l'Auror severamente.
«Ehi, ok. Non ti innervosire» commentò l'altro, aggrottando la fronte con aria insospettita. Ted sospirò profondamente «Scusa, è che – sono un po' teso per questioni da Auror.»
«Sì, capisco. Hai degli snack lì?» domandò James, osservando un sacchetto di carta sul comodino. «Eh...» Ted lo fissò per qualche istante la busta, dandosi mentalmente dell'idiota per averla lasciata lì. Come si poteva essere tanto stupidi? Si rese conto che non aveva ancora risposto e che non sapeva come farlo «Mangime per gufi.»
«Davvero? Posso prenderne uno da dare a Ally, allora?» fece James, sempre più sospetto. «Se è mangime per gufi io...»
«E' particolare! Molto raro. Il mio gufo ha – una strana malattia e quel mangime contiene una cura.» La gabbia saltò di nuovo, tonf. James sembrava davvero spazientito da tutte quelle bugie, ma continuava a stare al gioco. Ted aveva capito benissimo che non se n'era bevuta nemmeno una. Non era mai stato bravo a mentire e James era fin troppo esperto nel riconoscere la verità. «Però, salta parecchio per essere un gufo. Un gufo malato, per giunta.»
«Infezione salterina» sparò Ted. James quasi rise «Non esiste nessuna malattia del genere! Cosa c'è in quella gabbia, Ted?»
«Un gufo, ho detto. Infezione salterina, esiste eccome. Ma tu non lo puoi sapere, ad Hogwarts non insegnano Medicina Magica. Aspetta di iniziare il corso di formazione per l'Auror prima di decretare se una cosa esiste o meno.» a dire il vero Potter aveva ragione – non esisteva un'infezione salterina, ma lui in quel momento aveva assolutamente bisogno che l'altro credesse che esisteva. O che almeno, fingesse di crederci. Continuare quella farsa almeno fino all'ora di cena forse lo avrebbe salvato dalla verità.

Con un gesto repentino James afferrò il sacchetto, lo aprì e ne estrasse un biscotto tondo e secco. Era di un colore rosso molto scuro e le piccole palline erano estremamente pesanti. Il ragazzo lo scrutò a lungo «Davvero strano come mangime per gufi. I gufi mangiano cose a base di carne, vero? Quindi, se ne ignoro il sapore e me lo mangio non mi accadrà niente di strano, giusto?» fece portandosi il biscotto alla bocca. Ted dovette muoversi davvero velocemente per fermargli il polso prima che il ragazzo lo mangiasse davvero. I clabbert avevano una dieta molto particolare, composta da insetti, frutti e vegetali di vario genere, alcuni molto velenosi e addirittura letali per l'uomo. «James, dannazione, lascia questa pallina!»
«No, se non mi dirai davvero cos'è e cosa c'è in quella gabbia.» Aprì la bocca e Ted dovette storcergli il braccio in modo abbastanza doloroso per fargli mollare la presa. James gli morse il polso, innervosito e il metamorfomagus lo spinse contro il materasso «Cazzo, mi hai fatto male! Avrei dovuto lasciare che lo mangiassi, così ora ti staresti grattando la pelle e ti starebbero comparendo pustole viola colpe di pus!» ringhiò.
«Mangime per gufi, mangime per gufi! Sembra più che altro qualche tipo di veleno molto raro! Ted, vuoi uccidere qualcuno, vuoi vendicarti? Perché tieni qualcosa del genere in camera?!»

«Sei una delle persone più irritanti, curiose e cocciute che io abbia mai conosciuto! Non puoi semplicemente arrenderti all'idea che io non te lo voglia dire?!»
«No!» Fece James «Ricordi? Niente segreti tra noi, lo avevi detto tu.» il ragazzo aveva davvero cercato di incastrarlo con una frase così stupida? Stava perdendo colpi, era successo tantissimi anni prima e ora non aveva importanza, dato che era impossibile che non ci fossero segreti tra di loro, essendo Ted un Auror e lui uno studente. «L'avrò detto almeno quattro anni fa»
«Non ha importanza, una promessa è una promessa, non importa quanto tempo è passato! Ma poi non capisco» fece James, che ora sembrava più offeso che curioso «Siamo sempre stati amici e non hai mai esitato a dirmi nulla, ora all'improvviso mi menti e mi nascondi le cose. Perché? È perché ti ho detto di amarti? Perché questo dovrebbe rendermi meno meritevole di fiducia?! Se ti confesso una cosa del genere significa che tengo moltissimo a te, quindi perché dovrei andare in giro a dire cosa nascondi in una gabbia?!»

Quelle parole scalfirono il cuore di Ted. Cavolo, ora si sentiva davvero stupido ed in colpa. In fondo era di Jamie che si parlava, no? Si poteva fidare di lui, lo aveva sempre saputo. Non voleva che l'altro pensasse che lo odiava o qualcosa del genere per via della sua dichiarazione, non aveva mai perso davvero la fiducia nei suoi confronti e – oh, pensare era così dannatamente difficile quando un ragazzo come Potter lo guardava tutto arrabbiato, quasi come se stesse per colpirlo. Quello che voleva fare davvero era baciarlo, ma non sapeva da dove cominciare. Era una cosa così difficile...

«Un cucciolo di clabbert. L'ho trovato mesi fa in una foresta, un albero aveva schiacciato il suo nido. Quando l'ho preso riusciva a stare chiuso in un pugno, ora è poco più grande.»
James rilassò le spalle e gli sembrò un buon segno «Deve essere difficile per lui vivere in una gabbia tanto piccola.»
«E' solo una cosa momentanea, a casa mia può scorrazzare liberamente e arrampicarsi dove vuole.»
«Non hai paura che ti scappi via?»
«Non lo farebbe, è affezionato a me. Penso che mi consideri la sua mamma, o qualcosa del genere.»

Rimasero in silenzio per un po' e Ted lo trovò davvero – strano. Era strano per loro comportarsi in quel modo, in genere non stavano zitti un attimo e a lui dispiaceva si fosse creata quell'atmosfera spiacevole. Sospiro pesantemente e si schiarì la gola. «James, riguardo alla tua dichiarazione...» il ragazzo alzò lo sguardo incontrando gli occhi del più grande «Lo sai che io ti voglio un bene dell'anima. Mi fido di te, non pensare che non lo faccia ma... tuo padre ha detto che non voleva animali che non fossero gatti, gufi o rane e avevo davvero paura che lo scoprisse e si arrabbiasse. Lo so, avrei dovuto dirtelo ma – è una cosa stupida. Davvero. Non c'era bisogno di arrivare a questo punto. I tuoi sentimenti sono - » meravigliosi, pensò «belli, ma non posso condividerli. E questo è ben diverso da “Non voglio”. Tuo padre è il mio capo, te ne rendi conto? Ed è anche il mio padrino.»
James si mise seduto e lo guardò freddamente «Ted, sono stanco di sentire parlare di mio padre! Io non sono mio padre e non ho scelto io di essere suo figlio! A me non importa se è il tuo padrino o chissà cosa, noi non abbiamo legami di sangue ed io ti amo! E tu mi ami! Pensi che non sappia che mi sbavi dietro almeno quanto io sbavo dietro a te? Non sono uno stupido, Teddy! Ti conosco meglio di chiunque altro e so che – che mi baceresti, se non fossimo in una situazione come questa, e che mi tratteresti come vorresti davvero – ossia come un fidanzato, e non come un amico! Siamo un po' troppo cresciuti e proviamo troppe cose per fingere che l'amicizia ci basterà per sempre!» Jamie era così arrabbiato e Ted si sentiva così male per questo che non seppe proprio come rispondere. Qualsiasi cosa avrebbe detto sarebbe stata inopportuna e stupida. Aveva ragione in pieno quel ragazzo che tanto amava e che tanto aveva paura di amare. Sospirò pesantemente, forse per la ventesima volta negli ultimi cinque minuti.

«Mi stai dando un ultimatum? Qualcosa come “diventa il mio ragazzo o non ti rivolgerò più la parola”?» domandò acidamente. James contrariamente alle sue aspettative risposte più stizzito di lui «E se lo stessi facendo?»
«Mettiamola così, ed è davvero tutto ciò che posso fare per-» te? Me? Noi? Non sapeva come definire quello a cui stava acconsentendo. «Proviamoci per una settimana, se funziona allora – beh. Se non funziona invece amici come prima e dimentichiamo tutto.» non ci credeva di averlo detto davvero. Quanto poteva fare l'esasperazione? James non disse nulla, si allungò verso di lui e posò le mani calde e ruvide sul suo collo. Lo fecero entrambi: si avvicinarono l'uno alle labbra dell'altro e si sfiorarono in modo del tutto sperimentale, sentendo una serie di brividi scuotere i loro corpi. Ted strinse tra le mani il bacino sottile di James, che esalò nel bacio e socchiuse gli occhi, e poi il metamorfomagus spinse piano la lingua nella sua bocca. Si assaporarono e si bearono l'uno del calore dell'altro a lungo e Ted pensò che era veramente stato un pazzo a non farlo prima. James era tutto ciò che desiderava e che aveva sempre desiderato ed era lì per lui, era sempre stato lì per lui. Si staccò dalle sue labbra e prese un po' fiato, poi si chinò sul suo collo e depositò un paio di baci sulla sua pelle. Jamie strinse le labbra e gemette delicatamente, posando le mani sulle spalle del compagno. «Oh, Teddy. Se è un sogno, ti prego non svegliarmi.»
L'Auror ridacchiò, mordendolo e smorzando un po' la tensione. «Ehi!» fece il più giovane, ridendo di rimando e stringendosi a lui. «Mi hai dato una settimana eh? Giuro che ti renderò così dipendente da me da farti supplicare di rimanere al mio fianco per tutta la vita.» «Vedremo» disse semplicemente Ted.

Tonf, disse infine Juddle, approvando.



   
 
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