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Autore: Ashly91    26/06/2011    0 recensioni
Se aveste la possibilità di cambiare un evento del passato…cosa cambiereste? Ma, ancora prima di questo…lo fareste? Voglio dire…chissà cosa potrebbe cambiare? La vostra vita, quella degli altri…sareste disposti a correre il rischio? O forse è meglio cercare di non toccare il passato?
E se, per puro caso, riusciste a vedere il futuro? Se vedeste il momento più triste della vostra vita, preceduto però da qualcosa che sfiora la perfezione…cerchereste di cambiarlo per eliminare quel dolore finale o lascereste che accada ugualmente?
E se i due tempi…cercassero di salvarsi a vicenda?
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era un pomeriggio di maggio quando lo vidi per la prima volta. Non riuscivo a crederci, ero completamente sconvolta. E’ arrivato all’improvviso e, in un solo attimo, mi ha cambiato la vita.

Il ragazzo dei miei sogni? La mia anima gemella? No…il mio futuro.

Ebbene sì, l’ho visto, era proprio davanti ai miei occhi, come vedere il trailer di un film. Varie scene che lasciano immaginare quello che vedremo ma senza raccontarci una storia precisa. E da quel giorno non faccio altro che pensarci…
 

“Ci sei?” una voce mi sveglia dai miei pensieri, distraendomi dalle scene fisse nella mia mente.
“Cosa?” chiedo alzando lo sguardo verso il mio interlocutore.
“Andiamo bene, sono le due e mezza e sei in coma profondo!” continua lui lasciandomi una ricevuta del ristorante sul bancone.

“Matt, ero solo sovra pensiero, non stavo dormendo!” gli rispondo con tono un po’ scocciato “Questa cos’è?”
“E’ il conto della sala che mi hai chiesto mezzora fa’, ricordi? Certo che sei proprio distratta ultimamente!”
Lo guardo per circa un secondo, poi fisso la ricevuta.
“Grazie” gli rispondo “se ho ancora bisogno ti chiamo”
Mi lancia uno sguardo un po’ preoccupato e si incammina verso il ristorante. Lo guardo scomparire oltre la tenda divisoria del suo reparto e lascio andare un forte sospiro.
 
Lavoro al Fire Hotel da più di sei mesi, finalmente assunta dopo un lungo stage. All’inizio incontravo Matt solo un paio di volte al mese, i nostri turni non combaciavano mai. Oltretutto lavorando in due reparti differenti, nonché distanti, incrociarlo era molto difficile. Riuscivo a scambiare due parole con lui solo durante la mezzora di pausa, nella sala mensa, ma non è che facessimo chissà quali discorsi, lui non parlava tanto di sé. Ha cominciato ad aprirsi circa un paio di mesi fa’, non ricordo di cosa stessimo parlando, ma in quel modo sono riuscita a scoprire un lato di lui ‘addirittura’ simpatico. Non che non lo fosse, o meglio…non che non lo sembrasse, ma è sempre stato molto sulle sue con tutti, nessuno lo conosce a fondo nonostante lavori qui da due anni.
Avevo preso gusto a chiacchierarci, stuzzicarlo un po’, a scherzare con lui come con un amico di vecchia data. Poi, circa tre settimane fa’ ebbi quelle ‘visioni’…se così le posso chiamare. E da allora, anche se faccio finta di niente, non riesco a fare a meno di chiudermi nei suoi confronti. Questo perché ogni volta che lo guardo ricordo quello che ho visto: io e lui, quasi dieci anni più avanti, insieme.
Certo, nulla di male, saremo felici, anzi direi molto felici, tranne per il fatto che ci lasceremo per un piccolo inconveniente dentro il mio ventre. Ho visto che, al matrimonio di un mio caro cugino, ci terremo per mano, attirando gli sguardi invidiosi delle ragazzine fuori dalla chiesa. La stessa mano che poi lui lascerà quando gli rivelerò il mio ‘segreto’. Gli dirò che ho scoperto da poco di essere incinta, lui si allontanerà e se andrà dopo avermi chiesto di scegliere tra lui e il nostro futuro figlio.
 
“Ma come ho fatto a cacciarmi in questa storia?! E io che volevo una vita normale!” dico a me stessa mentre sistemo gli ultimi conti della giornata. Ora devo cercare di concentrarmi sul lavoro, a come fermare il mio futuro potrò pensare una volta timbrato il cartellino.
 
“Buongiorno Nikki! Allora, come sta il tuo amore?”
“Ciao Ian, io sto bene grazia e tu?” gli rispondo sarcastica. Ian è l’autista della navetta dell’hotel da circa un mese. Abbiamo legato subito, siamo entrambi due chiacchieroni e, quando non ha chiamate, passiamo un po’ di tempo a parlare mentre io svolgo i miei compiti al front office. Ultimamente però si è convinto che tra me e Matt ci sia qualcosa di tenero non dichiarato.
“Oh, andiamo, non avrete litigato spero!” continua a stuzzicarmi.
“Quante volte te lo devo dire che tra me e Matt non ci sarà mai, e ripeto MAI, qualcosa?”
“Questo lo dici tu, secondo me sareste perfetti insieme! Siete così diversi! E tu sai cosa si dice, no? Gli opposti si attraggono!”
“Siamo uguali invece! E io non voglio stare con una mia fotocopia, sarebbe…strano!”
“Certo, come no!” si volta e si avvicina alla colonna portagiornali al centro della hall, dove poco dopo lo raggiunge Matt per salutarlo.
“Certo che sono proprio diventati amici quei due!” penso mentre li guardo. “Spero solo che Ian non gli dica niente di strano o compromettente! Conoscendolo, sarebbe in grado di mettere su una Soap Opera!”
 
***
 
Guardo l’orologio, è già passata più di un’ora, finalmente posso andare a casa!
Non è che mi pesi lavorare, anzi mi piace stare in hotel. O meglio mi piaceva prima che diventasse lo scenario di fantasie varie. Ormai ogni volta che varco la porta di ingresso guardo il ristorante preoccupata che possa essere in turno o vado a mangiare più tardi rispetto al solito. E poi…mi ricordo della prima volta che ci siamo parlati…
 
Era la mia seconda settimana all’hotel e dovevo portare i menù già pronti al ristorante. Il capo servizio non c’era, così varcai la tenda fatta di fili di perline bianche e, senza farlo apposta, sbattei contro di lui.
“Scusa, le luci erano spente e…”
“Non importa. Sono i menù del giorno?” mi interruppe e prese il mazzo di fogli colorati che tenevo tra le braccia “Posso vederli?”
“Ehm…certo…” risposi un po’ titubante. Era stato così impassibile che mi aveva lasciata senza parole.
“Sono a posto, grazie.” disse poi allontanandosi verso la cucina.
Alice, una ragazza che lavorava con lui mi si avvicinò.
“Non prendertela” mi disse “Fa’ così con tutti, non ce l’ha con te. Comunque piacere, io sono Alice!”
“Piacere mio, sono Nikki, sono nuova qui!”
“Se hai bisogno di qualcosa chiedi pure a me, sarò felice di aiutarti!”
“Va bene, ti ringrazio!”
La salutai e tornai al bancone del ricevimento, pronta a rimettermi al lavoro.
 
Sono quasi sulla porta quando qualcuno mi dà una pacca sulla spalla.
“Ehi, se hai finito ti va’ di bere qualcosa?” è Alice, sono giorni ormai che mi invita per fare una chiacchierata insieme. All’inizio lo facevamo quasi alla fine di ogni turno, quando gli orari combaciavano, ma ora…bè, ora è già tanto se comunichiamo al lavoro.
“Veramente…”
“Avanti! Non usciamo da mesi! Fammi contenta!” mi prende una mano e la stringe tra le sue pregandomi.
“Ok, ve bene!” le sorrido in modo un po’ forzato, lei non se ne accorge. Matt, che ha visto tutta la scena mi guarda storto. “Cosa vuole adesso?” penso mentre Alice mi trascina via per un braccio.
 
Prendiamo la sua macchina, da quando l’ha comprata nuova non fa’ che gironzolare orgogliosa e ansiosa di mostrarla a tutti, partiamo dall’hotel e ci dirigiamo verso il ‘Traces’, il nostro bar preferito.
“Finalmente riusciamo a vederci fuori da quelle quattro mura! Devo confessarti che ad un certo punto pensavo che mi stessi evitando!” mi dice ad un certo punto, senza distogliere lo sguardo dalla strada.
“Ah sì? E perché dovrei?” le rispondo con fare ingenuo, ma in realtà ha perfettamente ragione.
“Alice…” penso tra me e me “Perché proprio lei?”
Era da un po’ che non parlavo con Alice, non che ce l’abbia con lei ma…da quando ho saputo che è uscita con Matt, ogni volta che la vedo sento un qualcosa dentro che, se non mi controllo, mi fa essere sgarbata e pungente. Questo perché sono gelosa. Gelosa marcia.
Ebbene sì, Matt mi piace e molto anche. E’ solo che, nonostante io sia una delle poche persone con cui parli, non vuole che il nostro rapporto vada oltre la parola ‘colleghi’. Per questo quando penso che Alice ci sia addirittura uscita mi viene il nervoso addosso.
“Allora…” riprende “C’è niente di cui mi vuoi parlare?”
Siamo ferme ad uno stop in una strada subito prima del bar, dietro di noi non c’è nessuno. Si volta e mi fissa come per farmi confessare.
“A cosa ti riferisci di preciso?” le chiedo stando sulla difensiva. Quando mi guarda così c’è un qualcosa di particolare sul quale vuole andare a parare.
“Avanti, non fare finta di niente!” rimette in moto e parcheggia proprio davanti all’ingresso del ‘Traces’. “L’ho capito sai? Si vede da come lo guardi!”
“Cazzo!” penso mentre quasi comincio a sudare freddo “Ha capito che so di lei e Matt!”
“Che aria colpevole!” si slaccia la cintura e con un movimento molto semplice afferra la sua borsa dal sedile posteriore dell’auto “Potevi anche dirmelo che ti piaceva Ian!” chiude la portiera e varca la soglia del locale, sedendosi a quello che poco tempo prima era il nostro solito tavolo.
La guardo stupita, la bocca aperta. Scendo di corsa anch’io e la raggiungo, mi siedo davanti a lei, che ancora aspetta una risposta. Dalla mia bocca quasi paralizzata non esce alcun suono se non un “Cosa?!” dal tono molto acuto, interpretabile come una frase di senso compiuto del tipo “Ma come diavolo ti è potuta passare per l’anticamera del cervello un’idea simile?!”
“Perché, non è forse vero?” alza la mano per chiamare il cameriere “Lo guardi con quegli occhi da cucciolotta, passi la metà del tuo tempo a parlare con lui…”
“Questo non vuole mica dire che mi piace, sai?! Siamo solo buoni amici, tutto qui!”
“Tutto qui??” mi guarda e mi fa uno dei suoi soliti sorrisi maliziosi, che il più delle volte mi mostra quando vede che parlo un cliente molto carino.
“E non fare quella faccia! Ti sto dicendo la verità! Non potrei mai uscire con lui neanche se mi piacesse, ci lavoro insieme, sai che imbarazzo??”
Continua a fissarmi, il cameriere le porta una caffè, mentre a me una coca, le nostre solite ordinazioni. Comincia a sorseggiare il caffè, appoggia la tazzina sul tavolo e si asciuga le labbra.
“Sarà…” mi dice, poi ritorna a concentrarsi sulla sua tazza.
“E tu?” le chiedo tenendo lo sguardo basso.
“Io cosa?”
“Sei mai…uscita con uno dell’hotel?”
“Mmm…no, mai! Uno che ora non lavora più qui mi aveva invitata ma gli risposi un no secco, poverino!” scoppia a ridere e prende dalla borsa il portamonete, lascia due euro sul tavolo e si alza.
“Scusa, devo andare adesso, mi ha fatto piacere parlare un po’ con te, mi mancava!” dice mentre si allontana verso la sua auto.
“Sei rimasta da sola?” mi chiede il cameriere, che ha assistito alla scena.
“Ehm…sì, a quanto pare…meno male che l’hotel è qui vicino, almeno non dovrò fare troppa strada per andare a prendere la macchina!” dico sviando il discorso del ‘piantata in asso’.
Lui si siede dove poco fa si era accomodata Alice e mi versa la coca cola rimasta nella lattina.
“Allora, era un po’ che non venivate, eh? Avete litigato forse?” mi chiede prendendo da un tavolo vuoto accanto al nostro un cestino con delle patatine.
“No, non è questo…” comincio io “E’ solo che ho scoperto una cosa e, ogni volta che la vedo, mi torna in mente, tutto qui…”
“Capisco…c’è di mezzo un ragazzo vero?”
Alzo lo sguardo, che poco prima era fisso sul bicchiere, e lo rivolgo verso di lui. Mi rendo conto che sto per raccontare i miei fatti più intimi ad un perfetto estraneo.
“Assolutamente no!” prendo dalla tasca un pezzo da cinque euro e lo lascio sul tavolo “Grazie e arrivederci!” continuo uscendo dal locale.
Faccio qualche passo fuori, mi giro e vedo che sta ridendo. “Ma guarda un po’ se devo trovarli tutti io quelli strani!” dico, poi mi incammino verso l’hotel.

 

  
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