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Autore: murrone13    26/06/2011    0 recensioni
La storia parla di un ragazzo gallese di 13 anni che, per ottenere i poteri magici del padre, è costretto a frequentare una scuola di magia...
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I maghi di Roma'
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Ah, già… da giovane scrittore come sono, la storia di Paul Davidson non l’ho mai raccontata nonostante sia la mia preferita. Beh, è una storia che comincia nel Galles del 1973, in una città chiamata Cardiff. Ma Paul non era un ragazzo normale: proveniva da una famiglia di maghi, e perciò, a tredici anni, avrebbe dovuto ricevere i poteri da suo padre. E quell’età era finalmente arrivata, e così, il giorno del suo compleanno, la sera, suo padre, Richard, lo chiamò: << Paul, vieni in salone, ti devo parlare. >> << Arrivo! >> rispose il ragazzo. Così, uscì da camera sua e arrivò in salone, dove trovò il padre, che, facendogli cenno di sedersi, iniziò a parlare: << Caro figliolo, tu sai bene che oggi è il tuo tredicesimo compleanno, sì? Bene, e tu sai bene che io possiedo poteri magici a mia volta ereditati da mio padre. Ed ora anche tu sei pronto per ottenere i poteri della famiglia… Ti farò frequentare una scuola per maghi e poi, quando finirai i corsi, se supererai l’esame, io eseguirò un incantesimo per far defluire tutti i miei poteri in me. >> << E perché non puoi tenerli pure tu? >> chiese Paul << Perché nella famiglia solo un membro è desinato a tenere i poteri, che vanno trasmessi di padre in figlio. Un giorno anche tu li cederai a tuo figlio, quindi vivili bene i tuoi anni con i poteri. Se foste stati più di un figlio (tu sei figlio unico) le cose sarebbero andate diversamente: solo il primogenito avrebbe dovuto tenere i poteri >> << Capisco… e quindi frequenterò una scuola per maghi, ma come posso frequentarla se non ho ancora i poteri? >> << Tranquillo – Richard estrasse dalla sua giacca una fiala blu – bevi questa pozione e avrai i poteri magici il tempo necessario per fare il corso e superare l’esame. Attento: se fallirai l’esame, non riceverai mai i poteri e la nostra famiglia perderà ogni qualità magica per sempre. >> Intimorito, il ragazzo chiese: << Quando cominciano i corsi? >> << Fra cinque minuti. Ti arriverà il materiale a scuola domani. Dovrai però dormire lì >> << Cosa? E come ci arrivo? >> << Non preoccuparti. >> Il padre prese da dietro la porta d’ingresso una cornice vuota e premette un pezzo delle decorazioni alla moresca che la circondavano. Subito, l’interno della cornice fu scosso da forte vento, e si aprì un varco di luce turbinante. << Saltaci dentro. >> disse Richard Anche se spaventato, il ragazzo prese la cornice, la mise a terra e ci saltò al centro. Subito la stanza attorno a lui si spiegò come un libro, e Paul si ritrovò nell’atrio principale della scuola. La sala era ampia, con dei trofei d’oro appesi alle pareti di marmo, illuminata dalla luce di mille torce infuocate. Al centro, stava una donna bassa e anziana vestita di un mantello verde smeraldo che, quando la sala sembrò colma, parlò: << Benvenuti, alunni, benvenuti alla scuola di magia per principianti Wizardhouse. Bene, io sono la preside della scuola, la dottoressa Fanny Shepfardt, e v’indicherò le vostre classi. Tutti gli alunni dell’età di undici anni si dirigano verso l’aula 2B, in fondo al corridoio. >> Un gruppo di ragazzi si diresse verso il corridoio che stava a sinistra dell’atrio, mormorando e chiedendosi come sarebbe stato il corso. Quando tutti gli alunni di undici anni se ne andarono, Shepfardt ricominciò a parlare: << Gli alunni di tredici anni, invece, all’aula 7C, prego. >> Tutti i ragazzi rimanenti si diressero verso il corridoio alla destra dell’atrio, e Paul li seguì. Faceva passare lo sguardo sulle targhe d’oro appese alle porte d’ebano, finché non trovò quella che recava la scritta “7C”. La professoressa Shepfardt, che aveva guidato gli alunni all’aula, sfiorò la maniglia con il dito indice, e la porta si aprì con un sibilo; e poi, facendo cenno agli alunni di sedersi ognuno a un banco, entrò e si mise in piedi di fronte alla cattedra. << Allora, cari alunni, prima che vi rechiate a cena e poi ai vostri dormitori, vi spiegherò alcune cose sulla nostra scuola. – la luce della luna che filtrava dalle finestre illuminava il volto di Shepfardt e i banchi in prima fila – Prima cosa: le lezioni inizieranno domani alle 8:30 nell’aula 3N per una lezione di orientamento. L’aula 3N è la prima a destra nell’altro corridoio. Secondo: è proibito l’uso di apparecchi audiovisivi magici durante le lezioni (quindi è vietato anche l’uso di visori bi-comunicativi) ed è vietato usare incantesimi pericolosi nei corridoi. I libri di testo vi verranno forniti dalla scuola domani prima della lezione di orientamento alle 8:15 nella sala 2F. Maggiori informazioni vi verranno offerti domani. Bene, vi mostrerò, ora, i dormitori. >> Così dicendo, uscì dalla classe facendosi seguire dagli alunni e si diresse verso la scala che portava al secondo piano. Il secondo piano era grande almeno quanto il primo, con le pareti di marmo verde e illuminato da grandi torce di pietra dentro cui ardeva dell’olio combustibile. Shepfardt iniziò a parlare: << Ora vi mostrerò i dormitori maschili, le ragazze mi seguiranno poi a quelli femminili. >>. Si diresse verso una piccola saletta dove vi era una sola porta che recava la scritta “Dormitori maschili”. Senza parlare, la Preside la aprì e si allontanò seguita dalle ragazze. Il primo a guardare dentro i dormitori fu un ragazzo dai capelli marroni e gli occhi neri, dietro il quale si misero in fila gli altri per entrare. Mormorii di stupore percorsero la stanza di fronte alla bellezza della sala: le pareti erano di roccia grezza coperta da fili d’oro e rossi, un grande camino ardeva al centro della stanza, e una lunga scala verso il primo piano conduceva i letti. Stanchi, i ragazzi si trascinarono verso la stanza al piano di sotto, dove trovarono le loro cose messe in ordine sul letto, insieme a una toga nera e a un biglietto che diceva: Benvenuti nella scuola di magia Wizardhouse. Eccovi i vostri bagagli e una toga nera inclusa come divisa scolastica. E’ obbligatorio presentarsi a lezione con tale toga. Paul lesse il biglietto e scostò tutte le sue cose dal suo letto sul pavimento di legno. Era molto stanco, e quindi si coricò direttamente sotto le coperte del letto. E mentre aspettava che le fulgide ali del sonno lo prendessero, cercava di calmare le emozioni che quel giorno nel cuore gli avevano cominciato a turbinare. La mattina seguente, il ragazzo si svegliò alle 7:38, svegliato dal mormorio degli altri alunni che a loro volta si stavano svegliando. Strofinandosi gli occhi, Paul guardò l’orologio che era appeso alla parete di fronte a lui e si alzò. Poi, si recò in bagno portandosi dietro la toga nera, un pail e dei jeans e si cambiò. E così fu la mattina che inaugurò il suo soggiorno nella scuola. Alle 8:10, nonostante ci mise dieci minuti a trovarla, si trovò nell’aula 2F per la consegna dei libri. Cinque minuti dopo, un uomo basso e grasso, calvo e con una folta barba bianca entrò con in mano un piccolo pacchetto di carta marrone che, dopo averlo messo sul tavolo, colpì con la mano destra ingrandendolo fino a farlo diventare delle dimensioni del banco su cui era posato, e cominciò a distribuire i libri che vi erano all’interno: magnifici tomi rilegati in pelle rossa e scritti d’oro. Paul ebbe giusto un quarto d’ora per sfogliare il libro, prima che la professoressa Shepfardt chiamò gli alunni di tredici anni per la lezione di orientamento. L’aula 3N era piccola e angusta, illuminata solo dalla luce di un piccolo abbaino in alto, e vi entravano a malapena sette persone, ma, miracolosamente, tutti gli alunni riuscirono a entrare comodamente nell’aula. La Preside entrò e parlò: << Buona mattina, alunni, spero che abbiate passato una bella notte e che abbiate dormito bene. Allora, se vi sono stati consegnati i libri, troverete a pagina 13 la tabella degli orari scolastici. Le lezioni avranno inizio tutti i giorni alle 8:30 nell’aula indicata sulla tabella. I bagni, come avete potuto vedere, sono nei dormitori al secondo piano e al primo piano si trovano alla destra e alla sinistra dell’atrio. E’ vietato usare i bagni dei professori. Alle 13:30 verrete chiamati per il pranzo nell’aula mensa, alla fine del corridoio a destra. L’intervallo durerà mezz’ora dalle 14 alle 14:30 e le lezioni finiranno alle 16:30. Dalle 16:30 alle 20 il castello e il parco saranno a vostra disposizione per attività ludiche o per fare i compiti assegnati. Alle 20 verrete chiamati per la cena, che durerà fino alle 21, dopo le quali vi verrà concessa un’ora libera. La fine dell’ora sarà annunciata dal suono di una campana, dopo il quale dovrete essere nei dormitori entro le 22:30. Grazie, maggiori informazioni a pagina 20 del vostro tomo. >>. Quando l’orologio rintoccò le 9:30, Shepfardt se ne andò, e gli alunni si diressero verso la sala 5H, dove li attendeva la professoressa Wisdomy, la loro insegnante di “Uso degli incantesimi”. Quando entrarono, la professoressa li fece subito zittire e iniziò a parlare: << Salve, ragazzi, sono la vostra insegnante di incantesimi, la professoressa Wisdomy, e… >> << Ah, ah! Wisdomy?! – le risate di una ragazza in fondo alla classe interruppero la professoressa – Incantesimi?! Ma non mi faccia ridere! Ci insegna forse a ricoprirla di brufoli? Ah, ah! Mia cara professoressa, se pensa di tenermi su un libro a imparare a usare la magia, se lo scordi! I poteri li otterrò con la forza dai miei genitori! >> << Cara signorina… >> << Lazinessy, Maeva Lazinessy, la migliore maga del mondo! >> << Beh, cara signorina Lazinessy, devo dire che il suo modo di pensare coincide con l’illegalità dello Statuto Magico. >> << E allora? A me che me ne frega? Tanto è solo una rottura di scatole il regolamento >> << Questo suo comportamento le costerà sette note negative. La avverto che, a tredici note negative, i poteri passeranno automaticamente a suo fratello Mathieu, quindi le sconsiglio di comportarsi così >> << Ma dai, scema, la lasci sta’! – un’altra ragazza, la signorina Enmities – Non lo vede che non glie ne frega niente? >> << Scema?! – Wisdomy era furiosa – Bene, questo le costerà ben dodici note negative! Un’altra sola nota e la sua famiglia perderà i poteri, dato che non ha fratelli >> << CRETINA! Così perderò per sempre la possibilità di diventare maga a pieni voti! No! >> << Cretina? Tredici note il primo giorno, mi consegni i suoi poteri! >> << Se lo scorda, non le darò mai i miei poteri! NO! N-O! S-E L-O S-C-O-R-D-A! >> << Allora li prenderò con la forza! >> Wisdomy si avvicinò alla signorina Enmities e le prese la fiala che portava al collo gettandola a terra e riducendola così in frantumi. Ne uscì un vapore viola evanescente che avvolse per un attimo la ragazza e poi si dissolse nell’aria producendo delle piccole bolle viola. Poi, prese per un braccio la ragazza e gridò: << Vai nel dormitorio, fai le valigie e vai a casa! >> Così, la signorina Enmities si trascinò lentamente fuori dall’aula e se ne andò. Maeva, impaurita, si calmò. Un ragazzo in seconda fila con i capelli marroni e gli occhi dello stesso colore alzò la mano, e, quando la professoressa gli diede la parola, fece una domanda: << Professoressa, come mai i poteri erano legati a quell’ampolla? >>. Wisdomy si sedette alla cattedra, sospirò e poi rispose: << A ogni mago ‘precario’, ossia che è nella vostra situazione scolastica, i poteri, essendo temporanei, vengono immagazzinati in un oggetto senza il quale non può eseguire incantesimi. Rovinare suddetto oggetto comporta la perdita dei poteri in esso immagazzinati. Quando avrete totalmente i poteri, non sarà necessario portarsi dietro un oggetto, ma per ora riteniamo che sia più giusto poter controllare i vostri poteri finché non sarete coscienti dei rischi e delle regole del mondo della magia. E proprio su questo si baserà la lezione di oggi, sull’immagazzinamento e lo stoccaggio dei poteri! Aprite i libri a pagina 22. >>. Accompagnato dal rumore del fruscio della carta degli altri libri, Paul aprì il libro alla pagina indicata da Wisdomy e diresse di nuovo lo sguardo verso la cattedra, ascoltando il discorso dell’insegnante: << Noi dobbiamo pensare ai poteri come una forma di energia inscindibile, ed è per questo motivo che il padre è costretto a cedere i poteri al figlio maschio e la madre alla figlia femmina se vuole che il figlio abbia poteri magici. I poteri vengono “ereditati” di generazione in generazione, e un giorno toccherà anche a voi cedere i poteri a vostro figlio. Ed è qui che arriviamo al nocciolo della questione: perché immagazzinare i poteri? I poteri sono un’energia magica che ci distingue dai mortali, donandoci doti molto grandi e una grande longevità. I poteri vengono automaticamente immagazzinati in qualcosa che sia fatto di materia, e viene riconosciuto perché qualunque vivente che si senta a contatto con quell’oggetto si sente rinvigorito. Quando l’oggetto in cui sono i poteri si danneggia gravemente, quest’energia si trasmette automaticamente alla prima materia che incontra, sulla Terra l’aria, dissolvendosi totalmente in esso. Quando viene superato regolarmente il test di fine anno, i poteri contenuti nel corpo del mago padre e quelli contenuti nell’oggetto magico… >>. Un ragazzo chiese: << Perché? >> Wisdomy si aggiustò gli occhiali sul naso e parlò: << Beh, vi è stata data da bere un’ampolla? Quella è una piccola parte dei poteri che si riescono a ottenere grazie ad alcuni incantesimi e distillati. Così ogni generazione è più potente della precedente. Quando viene bevuto il liquido contenuto all’interno della bottiglietta, l’oggetto che si sta guardando diventerà il contenitore dei poteri. Se invece si tenevano gli occhi chiusi, si diventa automaticamente maghi “precari” con i poteri all’interno del proprio corpo. Comunque, per sicurezza, i poteri noi li conserviamo in ampolline blu molto piccole appese al collo, e a qualcuno è già arrivata e a qualcun altro arriverà stasera. Bene, a furia di parlare, l’ora è volata, studiate per domani pagina 22. Domani interrogherò tutti. Ed ora andate alla classe successiva! >>. Gli alunni uscirono confusamente dalla classe e si diressero verso l’aula di lezione di pozioni, la 134H, dove li attendeva la professoressa Juliet Concotion. Mentre si dirigevano verso la classe, un ragazzo con folti capelli e occhi neri avvicinò Paul e gli parlò: << Sei tu Paul Davidson? >> Paul aggrottò la fronte e rispose: << Sì. >> << E’ arrivato un pacco per te adesso in segreteria. E’ l’ampollina dei poteri. >>. Il ragazzo si accese d’eccitazione, prese il pacco dalle mani dell’altro e lo aprì. Dentro vi era una minuscola ampollina di vetro contenente un liquido blu e avvolta in una spirale di filo d’oro. Agitato, se la infilò subito al collo, e subito si sentì scosso da un forte calore, e disse: << Grazie. >> Il ragazzo sorrise e disse: << Di niente. A proposito, se mi cerchi, io sono Daniel Likeables. >>. E così dicendo si diressero tutti e due verso l’aula di pozioni. E così la giornata passò, e, alle 16:30, la campanella indicò che era finito il primo giorno di scuola, così Paul uscì in giardino e finalmente vide l’esterno della scuola: un borgo medioevale con il tetto d’oro e un grande orologio sulla parete anteriore. Si sedette sull’erba ad aspettare la notte e, quando arrivò, dopo aver chiesto il permesso alla professoressa Shepfardt, alzò l’ampollina al cielo e pensò: << Vorrei che dalla mia ampollina escano dei fuochi d’artificio colorati che illuminino il cielo e… >>. Ancora prima che potesse finire la richiesta, la piccola ampollina che aveva al collo vibrò, e dal filo che lo avvolgeva uscirono delle scintille e degli spruzzi di luce verde, rossa e blu, che, andando in cielo, formavano la frase Buon anno scolastico! e illuminavano tutte le nuvole che stavano in cielo quella notte. Lo spettacolo finì dopo mezz’ora, e così Paul rientrò e cercò Daniel in tutta la scuola finché non lo trovò. << Daniel! – stava cercando di farsi vedere agitando le braccia – Daniel! >> Quando finalmente Daniel lo vide, ricambiò il saluto: << Ciao, Paul! Mi cercavi? >> Paul aggrottò la fronte e rispose: << Sì! Sto aspettando l’ora di cena, stavi facendo qualcosa di importante? >> << No, no. >> << Allora mi puoi aiutare a studiare? >> << Sì. Ci vediamo tra cinque minuti nel dormitorio maschile >> << Okay. >>. Così il ragazzo salì al secondo piano, girò a destra, entrò nel dormitorio e scese le scale che portavano ai letti. Lì già lo stava aspettando Daniel, con il libro sotto al braccio e la penna nella mano. << Bene, cosa ci hanno assegnato per domani? >> chiese Daniel << Beh, penso che ci abbiano… un attimo, no, ci hanno assegnato di imparare i primi tre incantesimi della lista e di preparare la pozione di pagina 19. Beh, quale compito facciamo prima? >> << Hm… Beh, cominciamo dalla lezione di Incantesimi. Andiamo nella sala 2W, al terzo piano. >> << Esiste anche un terzo piano? >> << Sì. >> << E perché andiamo nell’aula 2W? >> << Perché l’aula 2W è l’aula per gli allenamenti di incantesimi.>> << Okay.>>. Daniel afferrò una corda che pendeva dal soffitto e la tirò con forza. Il soffitto si aprì e scese una lunga scala a chiocciola. Preso il suo libro, Paul, seguito dall’altro, salì al terzo piano e, nonostante ci mise venti minuti per trovarla, entrò nella sala 2W. La stanza era rettangolare e lunga, con un grande buco senza fondo al centro delimitato da una ringhiera. Ai quattro angoli della stanza, vi erano delle piccole nicchie in cui erano conservati barattoli e ampolle di ogni dimensione e colore. << Qual è il primo incantesimo da fare? >> chiese Paul. L’altro aprì il libro e rispose: << Animazione di un oggetto. Comincio io. >> Daniel prese una statuetta raffigurante un cane e poi chiuse la mano destra a pugno su di essa. Le sue dita erano rosse, mentre cercava con forza di animare quell’oggetto, e il sudore scendeva lentamente sul suo volto, illuminato dalla luce delle torce che vi erano lì appese. Dopo pochi secondi, la coda del cagnolino iniziò a muoversi freneticamente, le zampe iniziarono ad agitarsi e, in un minuto, l’animale era ricoperto di peli neri e correva felicemente in cerchio intorno a Daniel, che, dopo essersi divertito un po’, riaprì la mano sul cane ed esso tornò di pietra. Dopo aver preso la stessa statua, stessa cosa fece Paul, che ebbe lo stesso effetto. << Bene, qual è il secondo? >> chiese quest’ultimo << La creazione di luce. >> rispose l’altro. Questa volta cominciò Paul, che, seguendo le istruzioni sul libro, iniziò a muovere lentamente la mano nell’aria creando un cerchio, al centro del quale lentamente si creò una piccola sfera di luce bianca e rossa che, finito l’incantesimo, iniziò a girare intorno al capo del mago. Poi, quando Paul le fece cenno di scomparire, essa si diresse verso il suo petto, dove fu assorbita dall’ampolla fino a svanire. Stessa cosa fece Daniel. Poi, come ultimo incantesimo, gli fu insegnato a proteggersi dagli oggetti e dagli incantesimi. Così, fecero come detto sul loro libro: tracciarono con della cenere un cerchio intorno a loro e poi vi gettarono sopra una piccola fiammella. Subito il cerchio si accese, e, gettandovi sopra altre sostanze magiche, si spense e si innalzò un fascio di luce blu e azzurra che li avvolse e scomparve. Per verificare l’incantesimo, Daniel prese un vaso e lo lanciò sul capo di Paul. Ma il vaso si spaccò a metà strada fra i due, e così riprovarono. Accadde la stessa cosa. Poi, dopo aver finito, uscirono dall’aula portandosi dietro i libri e si diressero verso il laboratorio di pozioni: la 8S. Nella sala vi erano dodici banchi disposti in tre file su ognuno dei quali vi erano due calderoni neri pieni di acqua. << Quale pozione dobbiamo preparare? >> chiese Paul << La Pozione del Patrono. >> rispose l’altro << Che cosa può fare? >> << Beh, è una variante dell’incantesimo-scudo. Chi la beve non può subire un incantesimo per un giorno. >> << Al lavoro, allora >> Così, incominciarono a prendere gli ingredienti dalle mensole appese alle pareti insieme alle torce spente. Accesero il fuoco sotto due calderoni, e poi iniziarono a seguire le istruzioni. Dopo un’ora di miscugli, la pozione fu finalmente completa: un liquido verde pieno di bolle e con striature nere. << Io non berrò quella roba. >> disse Paul << Lo farò io. >> rispose Daniel. Così afferrò un bicchiere dalla mensola, prese un sorso dal calderone e lo mandò giù tutto d’un fiato. Per vedere se il potere della pozione era valido, prese un sasso e se lo diede in testa. Niente. Il sasso cadde in frantumi non appena fu toccato dalla mano del ragazzo. Passarono, così, il pomeriggio a studiare gli incantesimi per il giorno successivo, finché il sole non tramontò dietro alle colline che circondavano il parco. Allora, scesero in cortile e iniziarono a chiacchierare sulla nuova scuola, finché la professoressa Concotion non li chiamò per la cena. Così, entrarono nella scuola, salirono al secondo piano e si diressero alla prima porta a sinistra, la 1983Z, ossia l’aula mensa. La stanza era alta, con una pianta a croce e con moltitudini di tavoli lunghi di legno che vi stavano in mezzo. E suddetti tavoli erano pieni di cibo: dal rost-beef al pudding, dalla torta al cioccolato alle lasagne. I due presero due piatti e posate da un’alta pila che stava a un angolo della sala e presero posto. Mentre cenavano, una ragazza scivolò sul succo di frutta che era stato buttato da qualcun altro, e Daniel, che era vicino alla ragazza, si alzò velocemente e la prese. << Grazie >> disse timidamente sottovoce lei mentre si alzava in piedi. Daniel per un attimo la fissò: aveva dei lunghi capelli biondi che le cadevano sulle spalle, la pelle pallida, quasi bianca, e gli occhi blu. << P-prego >> balbettò il ragazzo, che poi andò a sedersi. << Allora, Daniel? – un ragazzo con i capelli neri e gli occhi marroni, Alexander Dumass, aveva fatto un cenno a Daniel – Ti sei innamorato? >> Un attimo di silenzio, poi Daniel parlò: << No, no! Semplicemente l’ho aiutata >> << Strano: è Fewl Anderson, viene dagli Stati Uniti, ed è ammirata da tutti, sai? >> << No, certo non perderò la testa per una maga americana semplicemente perché l’ho aiutata >>. La cena continuò silente, rotta solo dalle chiacchiere degli altri alunni e dallo sfregare delle forchette sui piatti. Quando la cena finì, Paul si avvicinò a Daniel e sussurrò: << Ma è vero che non ti piace? >> L’altro sospirò e gli rispose: << Scherzi? E’ bellissima! Cosa vuol dire ‘ma è vero che non ti sei innamorato di lei’? Potevo forse dire a tutti che è bellissima e che mi piace? Però, devo capire se le piaccio anch’io! Mi devi aiutare! >> << Ehi, ma la conosci da pochi minuti! >> << Apposta! Non voglio delusioni >> << Come vuoi… puoi parlarle adesso nell’ora libera prima di cena >> << Okay >> E così, i due ragazzi iniziarono a seguire la ragazza, finché Daniel non decise di parlarle. Simulò un incontro casuale, e, quando le fu davanti, iniziò a parlare: << Fewl, che coincidenza! Dovevo dirti una cosa! >> << Cosa? >> Intanto, per evitare di essere visto, Paul agitò la mano e sussurrò: << Vorrei che quei due non possano vedermi! >> Improvvisamente, il ragazzo scomparve dalla loro vista e si avvicinò per sentire ciò che stavano dicendo: << Ecco, Fewl, volevo chiederti se tu, ecco, ti volessi mettere con me. >> << Beh, sì. >> << Davvero? >> << Certo! Girano molte voci su di te molto belle >> << Magnifico! >> E detto questo, Daniel le prese delicatamente le mani, e lei, per tutta risposta, lo baciò. E così Paul si fece indietro per lasciarli soli, ma cadde, perse la concentrazione e ricomparve a dieci metri da loro; ma non se ne accorsero. Stanco e assonnato, decise di ritornare nel dormitorio. Arrivato lì, vestito e sporco come era, si coricò nel letto osservando le prime nevi dell’inverno che già discendevano dal cielo.
  
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