Alexandra
Scott, conosciuta per lo più come Lexus, era sempre stata
una persona
indipendente.
Amava la
solitudine ed il più delle volte la ricercava chiudendosi
nei suoi momenti da “no
mondo”. Questi momenti erano
aumentati molto da quando si era trasferita a Miami con i suoi, dove
non aveva
trovato nemmeno un’amica, non che la cosa la turbasse
particolarmente o la
sorprendesse, anzi, le sorprendeva di più il fatto che
avesse avuto delle
amiche negli anni passati.
Ad ogni
modo, nonostante la sua natura da eremita, in quel momento, nella sua
vecchia
auto, mentre girava per la vecchia Los Angeles, si sentiva sola ed
annoiata.
“Ci
siamo solo io e te piccola”
pensò accarezzando il volante
Da quanto
tempo non guidava quella macchina? Forse da quando si era trasferita a
Miami.
Sospirò girando a sinistra, non sapendo bene dove stesse
andando precisamente.
Quanti
ricordi racchiudeva quel vecchio pezzo di ferro! Se inspirava a fondo
si poteva
ancora sentire l’odore del rum che Kate aveva buttato
casualmente sul sedile
del passeggero, ricordava che avrebbe voluto ucciderla ma poi, come
sempre,
erano finite tutte e quattro a ridere sulle scarse capacità
motorie di Kate; se
si faceva attenzione si poteva vedere una piccola macchia di smalto
viola che
Ronnie aveva fatto cadere dopo che Lexus aveva frenato un po’
bruscamente, sul
sedile posteriore.
Quando la
lunga fila di palazzi alla sua destra terminò, il sole,
spuntato dietro di
essi, le colpì gli occhi violentemente facendole fare una
smorfia. Abbassò lo
sportellino di fronte a lei per proteggere i suoi occhi dalla luce
accecante e
frenò bruscamente provocando l’ira del tassista
dietro di lei che attaccò
letteralmente la mano al clacson.
Gli occhi di
Lexus erano incollati allo sportellino, o meglio, alla foto che era
attaccata a
questo. Allungò una mano sfilandola dal piccolo pezzo di
stoffa che lo teneva
incollato lì e la avvicinò al viso studiandola
con attenzione.
Ed
inevitabilmente la sua mente fu trascinata nel passato, dove si stava
così
bene.
-non credo si
faccia così- affermò
Jamie guardando sconcertata Kate che, con un pennello in mano,
disegnava cerchi
concentrici sul muro della stanza dell’amica.
Kate
tirò la lingua fuori mordendola
leggermente in un espressione di piena concentrazione
–scommetto che mai
nessuno ha detto a Picasso come dipingere- affermò poi
passandosi il dorso
della mano sulla fronte
Lexus
ridacchiò accovacciandosi
accanto a lei ed immergendo a sua volta il pennello nel liquido lilla –questo colore
è orrendo, te l’ho già detto?-
disse poi studiando quel tremendo colore
Jamie
sbuffò portandosi le mani ai
fianchi –almeno quattrocento volte, ma
dov’è Ronnie?- chiese poi lanciando
un’occhiata all’orologio che portava al polso
-eccomi!- si
sentì una voce provenire
dal corridoio e poco dopo Ronnie fece la sua comparsa con le braccia
piene di
barattoli di alluminio contenente pittura.
-oh, finalmente-
sospirò Jamie
andandole incontro e prendendole qualche barattolo dalle mani
Ne prese uno e
lo aprì con non poche
difficoltà dato che in mano aveva ancora il suo pennello
–ma è rosso- affermò
interdetta
Ronnie
annuì poggiando i restanti
barattoli su un ripiano –quel colore è orribile-
ammiccò alle pareti lilla
-oh, grazie al
celo, qualcuno che
capisce qualcosa!- affermò Lexus alzandosi ed avvicinandosi
alle due
-ma
così il mio capolavoro verrà
coperto!- si lamentò Kate fissando i suoi cerchi perfetti
Ronnie
alzò un sopracciglio
sarcastica –il mondo sopravvivrà-
Jamie si
abbassò per poggiare il
barattolo sul pavimento per poi alzarsi di scatto –ma a me
piace lilla!- sbotto
senza rendersi conto che col suo movimento brusco, la pittura lilla del
suo
pennello era schizzata sulla maglia dell’amica e persino sul
suo collo.
-oh, mi
dispiace- affermò portandosi
una mano alla bocca cercando di non ridere di fronte
all’espressione allibita
dell’amica, ma con scarsi risultati
Ronnie socchiuse
gli occhi abbassandosi
poi ed immergendo due dita nel liquido rosso, si alzo e , con estrema
calma, spiaccicò
le dita sulla guancia
destra dell’amica che la guardò spalancando la
bocca.
Lexus a pochi
passi da loro scoppiò a
ridere vedendo l’espressione sconvolta di Jamie, Jamie che si
voltò verso di
lei in silenzio e, allungando il braccio, disegnò una linea
retta sulla maglia
dell’amica –peccato non ti piaccia il lilla-
affermò poi sorridendo –credo ti
doni molto-
-tu.sei.morta.-
ringhiò Lexus
guardandosi la maglia rovinata
-ragazze,
ragazze!- urlò Kate
alzandosi –mantenete la calma, non a…- ma si
bloccò quando vide Lexus lanciare
il suo pennello contro la parete, nel punto preciso dove con tanto
amore aveva
disegnato i suoi cerchi lilla
-il mio
capolavoro- si lamentò
fissando la vernice che colando copriva la sua opera d’arte
Poi si
voltò, più agguerrita che mai
–non dovevate farlo!- e si catapultò sulle amiche
che continuarono a buttarsi
vernice dietro fino a sembrare un incrocio tra braveheart e gli indiani
d’America.
-qui ci vuole
una foto!- affermò
Jamie ridendo
Kate si
pulì, per quanto possibile,
le mani sui jeans e prese la digitale dalla sua borsa poggiandola poi
su un
ripiano impostando l’autoscatto.
-dite cheeeese!-
urlò poi unendosi
alle amiche strette in un abbraccio
Quando il
tassista, per l’ennesima volta, suonò il clacson
Lexus sobbalzò stringendo la
foto tra le mani.
-tesoro, se
dobbiamo passare qui tutta la giornata almeno cerchiamo di
intrattenerci- le
gridò il tassista grassone dalla voce rauca
Lexus gli
mostro la sua migliore espressione disgustata dallo specchietto
retrovisore e,
dopo aver alzato il medio in risposta, ripartì sgommando,
sta volta con una
meta ben precisa.
* *
*
Un po’
disorientata Lexus entrò nell’edificio grigio di
fronte a lei.
Si domandava
se avesse fatto la cosa giusta. Quando aveva visto quella foto aveva
capito che
aveva bisogno di parlare con lei. Le sue intensioni non erano quelle di
andare
lì, abbracciarla e piangere sulla sua spalla urlandole
quanto le era mancata,
decisamente no. Ma sentiva il bisogno di capire il perché
delle sue azioni,
doveva sapere perché era scappata e non era rimasta ad
affrontare i suoi
problemi con loro.
Doveva avere
qualche risposta dopo quattro anni.
Si
avvicinò
alla reception insicura, Ronnie era nuova, di certo non la conoscevano
ancora
lì, pensò così di chiedere un
informazione più generica, poi l’avrebbe trovata
da sola.
-buongiorno-
salutò
-buongiorno-
le sorrise cordiale la biondina dietro il bancone –posso
aiutarla?-
-si, vorrei
sapere qual è il piano che si occupa delle traduzioni-
sperò di aver detto
qualcosa di sensato
Fortunatamente
la ragazza annuì –lei è…?-
chiese mettendo già una mano sulla cornetta pronta
ad avvisare il suo capo
-oh, io sono
solo un’amica di una dipendente, sono passata per lei-
chiarì
-va bene,
ventunesimo piano, poi può chiedere della sua amica alla mia
collega-
Lexus
ringraziò la ragazza e si avviò verso
l’ascensore pigiando il pulsante e quando
le porte si aprirono entrò e pigiò il tasto 21,
aspettando pazientemente che l’ascensore
raggiungesse il suo piano.
Dopotutto
quindi Ronnie ce l’aveva fatta, sembrava ieri che erano nel
cortile della
scuola e Ronnie aiutava Jamie con il francese o Kate con lo spagnolo,
ed ora
lavorava per una vera e proprio casa editrice.
Almeno gli
anni passate lontane erano serviti a qualcosa.
Le porte
finalmente si aprirono avanti a lei che a passo svelto usci fuori
sperando di
non perdersi.
Fece qualche
passo e, quando si ritrovò in una stanza chiassosa piena di
gente che urlava,
ebbe l’istinto di girarsi e tornare in dietro, ma poi
ricordò il motivo per cui
era lì e a passi decisi si avviò verso un bancone
identico a quello che si
trovava nella hall a piano terra, sul lato destro della stanza.
Si
affacciò
al bancone, ma questo era vuoto.
Perfetto.
-Salve-
sentì una voce profonda alle sue spalle
-oh, salve-
rispose voltandosi con espressione felice, grata avesse trovato
qualcuno a cui
chiedere informazioni
Espressione
che cambiò all’istante quando si accorse
dell’occhiata poco discreta che il
tipo le stava rivolgendo.
-ti sei persa?-
chiese sfoggiando uno dei suoi sorrisi alla John Travolta ed uno
sguardo capace
di stendere chiunque
Chiunque
tranne Lexus, ovviamente.
La ragazza
squadrò di rimando l’uomo di fronte a se, che
sembrava totalmente fuori luogo,
posto in quel contesto.
La camicia a
righe blu e bianca ed i jeans chiari non erano adatti ad un ufficio,
per non
parlare dei capelli lunghi e gli occhiali stile “mafia
italiana”.
Era evidente
che avesse un certo fascino, quel tipo di fascino a cui nessuno resiste
e,
dallo sguardo ammaliante che continuava ad inviarle, Lexus pensava che
il
ragazzo ne era più che consapevole.
Da dove era
uscito quel tipo?
-io non sono
il tipo di persona che si perde- rispose alzando un sopracciglio, senza
l’ombra
di un sorriso –tu piuttosto chi sei? Il fattorino?- chiese
sarcastica indicando
con cenno della testa il suo abbigliamento
L’espressione
del ragazzo cambiò da ammaliante a confusa, poi rise di
cuore.
-veramente,
io sono il direttore di quest’ufficio– sorrise,
allungando poi una mano –
Johnny Radke-
Lexus
guardò
la mano del ragazzo, poi di nuovo lui che ora la guardava con un
sorrisino
divertito che, se possibile, le dava sui nervi più di quello
di prima, poi si
decise a stringergli la mano, riluttante -Lexus Scott-
-Lexus?-
ripeté
lui –che strano nome-
-io non
parlerei così se indossassi quella camicia- rispose offesa
Johnny
ridacchiò ancora –beh, cosa ti porta qui, Lexus?-
chiese lanciandole un’altra delle sue occhiate
“Che
idiota”
pensò lei.
-sto
cercando una mia amica, Ronnie Knocks- rispose cercando di mantenere la
calma e
di non fare caso al fatto che avesse messo per la seconda volta nella
giornata
la parola “amica”
e “Ronnie”
nella stessa frase
Il ragazzo
si illuminò –e così sei
un’amica della mia discepola prediletta!-
Lexus si
accigliò, quel tipo le faceva venire voglia di tirargli un
pugno sul naso.
-Lexus?!- la
voce sorpresa di Ronnie la fece desistere dal picchiare il latin lover
di
fronte a lei
-cosa ci fai
qui?- chiese la ragazza, sorpresa
Lexus si
voltò verso di lei ignorando Johnny –dobbiamo
parlare-
* * *
Kate era
stata a numerosissimi servizi fotografici, era stata dietro le quinte
di
numerose sfilate, era stata persino ad un paio di trasmissioni
televisive, ma
non era mai stata sul set di un film, mai,
ragion per cui non aveva la minima idea di come funzionasse
lì.
-mi
scusi…- provò
a chiedere ad un uomo sulla trentina, ma questo la ignorò
bellamente,
sorpassandola.
Ma non era
nell’indole di Kate arrendersi così facilmente.
-chiedo
scusa…- provò ancora, con una donna stavolta,
intenta a parlare ed un
auricolare, ma anche questa scosse la testa facendole un cenno con la
mano,
ignorandola
Kate
sbuffò
pestando un piede a terra.
Il piano di
quel pomeriggio era prelevare Joe dal set ed insieme andare a scovare
un regalo
adatto per il matrimonio di Jamie, il compito di Kate avrebbe dovuto
essere
quello di aspettare in macchina il ragazzo, ma dopo quasi trenta minuti
di
attesa si era stufata –era famosa
per la
sua incapacità di stare ferma in un posto per più
di dieci minuti, figurarsi
trenta- ed aveva deciso di scendere dalla macchina per andare
a cercare Joe
ed, eventualmente, picchiarlo.
Ed ora era
solo colpa del ragazzo se si trovava in mezzo ad un set, circondata da
matti
che correvano avanti e indietro, sola e disorientata. Joe avrebbe
pagato.
Dopo aver
tentato di chiedere ad altre due persone dove fosse Joe ed aver
ricevuto da
entrambe lo stesso trattamento delle precedenti, strinse in mano il
tesserino passepartout
che Joe le aveva dato “in caso di
emergenza” e si avviò nei meandri del
set alla ricerca del ragazzo.
Dopo aver
cercato per mari e per monti finalmente lo vide, in un angolo isolato,
poggiato
ad un muro mentre sembrava intento a…parlare
da solo?!
-Joe?- lo
chiamò titubante la ragazza avvicinandosi
Joe si
voltò
di scatto verso Kate spalancando gli occhi, poi cominciò a
parlare a raffica –Kate!
Oh, scusami è successo un casino! Dovevamo girare la scena
finale ma io mi sono
bloccato e non riuscivo più ad andare avanti, il regista si
è arrabbiato da
morire! E mi ha dato cinque minuti per ripetere la parte, ma io la
parte la
conosco il problema è che non riesco a…-
-wow wow wow!
Non ho capito nulla, calmati e spiegami meglio- lo interruppe la
ragazza
posandogli le mani sulle spalle
Joe chiuse
gli occhi facendo un respiro profondo, poi riprese a parlare,
lentamente ora –non
riesco a girare una parte, non so perché, la conosco bene ma
poi arrivo lì
guardo Isabelle e, niente! Mi dicono che non sono espressivo, non
riesco a trasmettere-
sputò l’ultima parola
-Isabelle?-
chiese
curiosa Kate togliendo le mani dalle spalle del ragazzo
-si, la
coprotagonista-
tagliò a corto lui –ad ogni modo Steve, il
regista, mi ha dato cinque minuti,
dopo di che mi uccide!- concluse agitandosi di nuovo
-okkay, non
farti prendere dal panico ora! Ti aiuto io, dov’è
il copione?- chiese e quasi
immediatamente il ragazzo gli porse titubante un plico di fogli bianchi
Kate lo
prese e lesse le prime righe trovando quel copione terribilmente
melenso.
-okkay-
sospirò –io sono Cindy e tu sei Seth, pronto?-
Joe
spalancò
gli occhi mentre l’idea di strappare quel copione dalle mani
di Kate si faceva
spazio tra i suoi pensieri –non…io
non…credo sia una buona…idea- balbettò
guardando la ragazza con un’espressione da cucciolo
disorientato
Espressione
che fece seriamente pensare alla ragazza di buttare il copione per aria
e
saltare poco signorilmente addosso al ragazzo.
Contegno, le ci voleva
contegno.
-non dire
stupidaggini
su! Comincio io- si schiarì la voce e sotto lo sguardo
terrorizzato ed
impotente del ragazzo cominciò –Seth, come puoi
dirmi questo?- disse in un
lamento
Joe
continuò
a guardare Kate immobile, sconcertato, era sicuro che si stesse
avviando verso
un vicolo ceco, nulla di buono.
-la
verità…-
balbettò indeciso, ma quando Kate si aprì in uno
sei suoi soliti sorrisi
mozzafiato tutto, tutto, scomparve attorno a loro.
Non
c’era
più Seth, non c’era più Cindy, non
c’era più nessun film.
Erano
semplicemente loro, semplicemente Kate e
Joe.
-la
verità,
Cindy, è che sono stanco- puntò gli occhi in
quelli della ragazza –ti ho sempre
dimostrato il mio amore e cosa ho ricevuto in cambio? Nulla!-
Kate scosse
la testa con aria afflitta e fece un passo verso il ragazzo
–non dire così! Lo
sai…- si bloccò un attimo perdendosi negli occhi
del ragazzo
-cosa? Cosa
dovrei
sapere, Cindy?- sussurrò Joe facendo un passo verso di lei e
prendendole il
viso tra le mani, sperando di star seguendo il copione
-lo sai che
ti amo- sussurrò Kate sentendo il suo stomaco attorcigliarsi
su se stesso
Joe stava
per svenire, lo sentiva.
Guardò
Kate
che a sua volta lo guardava con gli occhi che brillavano come due
stelle.
Doveva
farlo.
Non
importava se non era scritto nel copione, non importava se dopo
probabilmente
avrebbe ricevuto un ceffone da parte della ragazza, doveva baciarla,
doveva
farlo, doveva toccare quelle labbra almeno una volta in vita sua.
Avvicino
ancora il viso a quello della ragazza fino a sfiorare il naso col suo,
la
guardò per un istante paralizzata, mentre non era in grado
di fare niente.
Doveva
baciarla.
E
l’avrebbe
fatto se solo il suono della voce del regista impazzito proveniente dal
megafono non li avesse fatti sobbalzare entrambi.
-JONAS! I
CINQUE MINUTI SONO FINITI, PORTA IL TUO SEDERE DA DIECI MILIONI DI
DOLLARI
QUI!-
Joe
maledì
chiunque avesse messo un megafono in mano a quel pazzo e Kate
saltò
letteralmente indietro diventando rossa fino alla punta dei capelli.
Entrambi si
guardarono in silenzio, senza proferire parola.
Stupidi.momenti.imbarazzanti.
-o…ora
devo…andare-
balbettò Joe indicando un punto indefinito
-certo-
sussurrò Kate –ti aspetto in macchina- gli
allungò il copione ancora
imbambolata
Joe
annuì
afferrandolo –vedrò di fare presto-
Kate
annuì e
con un sorriso tirato il ragazzo si voltò per andarsene.
Mentre lo
guardava camminare sospirò dentro di se; per un secondo si
era illusa, si era
illusa che forse quelle parole…no.
Lui era un attore e stava recitando la sua parte, anche se per quello
che aveva
visto nel copione non c’era nessun bacio o scene simili, ma
forse si era
lasciato trasportare dall’interpretazione.
Lui era un
bravo attore e lei era solo una stupida a pensare certe cose.
-Joe!-
chiamò il ragazzo che si voltò con un sorriso
–anche le parti improvvisate
andavano bene- disse abbassando la voce mentre il sorriso sulle labbra
di Joe
si spezzava
Solo un
attore, doveva tenerlo bene a mente.
* * *
Ronnie si
sedette sulle scale di ferro poste a lato della grande terrazza del
grattacielo
in cui lavorava, poco dopo Lexus la raggiunse prendendo posto accanto a
lei.
Entrambe
erano in enorme imbarazzo, non erano due persone che parlavano molto, e
nessuna
delle due sapeva come cominciare il discorso così per il
momento si limitavano
a stare sedute una accanto all’altra con lo sguardo perso
nell’orizzonte.
Ronnie
sospirò guardando la città che si stendeva di
fronte a loro, quella città che
aveva vissuto così intensamente, che le aveva regalato
gioie, felicità, amori,
odio e delusioni, quella città che ora le faceva tanta,
troppa paura.
-ti
chiederai…- cominciò Lexus senza guardare la
ragazza accanto a lei –ti chiederai
come mai sono qui-
Ronnie
fissò
l’amica senza rispondere, attendendo che questa continuasse.
-Eravamo
così unite- sospirò colpendo Ronnie diritto al
cuore –ci volevamo così bene,
eravamo una cosa sola e tu…-
-ed io me ne
sono andata- sussurrò distogliendo lo sguardo da Lexus per
guardarsi la punta
delle scarpe
-perché?-
-perché
non
ce la facevo più, non sarei sopravvissuta un giorno in
più qui…-
-no- la
interruppe Lexus continuando a guardare di fronte a se –lo so
perché te ne sei
andata, quello che non capisco è
perché…- fece una pausa pensando a quello che
voleva dire –come hai potuto lasciarci senza dire nulla?-
Ronnie si
morse il labbro inferiore –è stato così
difficile lasciarvi Lex- spiegò –non ce
l’avrei mai fatta se avessi dovuto dirvi addio guardandovi
negli occhi, mi
sarei ritrovata a rimanere lì ed a soffrire
ogni.singolo.giorno-
Lexus
strinse la mano in un pugno guardando Ronnie per la prima volta
–la verità è
che sei una codarda!-
Ronnie
rimase a fissare le sue scarpe senza mostrare alcun che, dopotutto
Lexus aveva
ragione, cosa poteva dirle?
-hai idea di
come ci siamo sentite quando siamo venute a casa tua e tua madre ha
detto che
eri partita per Madrid fino a tempo indeterminato? Ti rendi conto
Ronnie?!-
sbottò con la sua solita voce bassa
Ronnie si
prese la testa tra le mani, cercando di ricacciare in dietro le lacrime
che
sentiva stavano per arrivare.
-lo so, lo
so!- urlò lei –pensi che non mi sia sentita un
verme?!- continuò guardando gli
occhi verdi dell’amica –pensi che non mi sia
sentita una persona schifosamente
cattiva? In ogni singolo giorno, ora, minuto di questi ultimi quattro
anni Lex,
in ogni fottutissimo istante, non ho fatto altro che pensare a voi, a
come mi
fossi comportata male e a come rimediare, non pensare che sia stata
lì a bere
sangria e mangiare paella!- fece una pausa tirando su col naso mentre
si
rendeva conto che ormai qualche lacrima era caduta contro la sua
volontà –mi siete
mancate il doppio di quanto io sia mancata a voi- concluse con la voce
spezzata
Lexus
guardò
gli occhi lucidi dell’amica e sospirò.
-ti voglio
bene Ronnie- disse seria , poi le sorrise –ma sei stata
davvero una stronza-
Ronnie
ridacchiò asciugandosi gli occhi –lo so-
sussurrò poi
-Lexus-
cominciò –non pretendo che la nostra amicizia
torni quella di una volta, so che
è una cosa impossibile, almeno per ora, ma vorrei solo che
mi deste un
opportunità per provare a ricominciare-
Lexus la
guardò sospirando –non posso prometterti che
riuscirò a dimenticare tutto Ron,
ma- aggiunse – se la cosa ti può rassicurare
quando tornerò a casa butterò la
bambola voodoo costruita per te-
Ronnie rise
di cuore dopo tanto, tantissimo tempo, e tornò a guardare
l’amica –spero di
riuscire a recuperare- sorrise per poi alzarsi ed avviasi con lei verso
le
scale
-ci sarebbe
una cosa che tu potresti lasciarmi fare per recuperare sai?- disse Lex
prima
che le due cominciassero a scendere le scale
-davvero?-
domandò lei interessata
-si, sarebbe
una cosa così soddisfacente che potrei amarti alla follia-
-cosa?-
chiese Ronnie curiosa
-potresti
lasciarmi dare un pugno sul naso al tuo capo-
* *
*
Ce
l’ho fatta T__T
Se domani la
terza prova mi va male, me la prenderò
con voi, sappiatelo ùù
SORPREEEEEESA!
Avevo detto che
non avrei postato fino alla fine degli
esami, ma non ce l’ho fatta t.t
Dovevo scrivere
questo capitolo ùù
Ad ogni modo!
Spero vi sia piaciuto e ne sia valsa la
pena di scrivere per un giorno intero non stop!
Dovevo dirvi una
cosa, ma ora non la ricordo, come
sempre xD quindi magari ve la dico sulla mia pagina quando mi
verrà in mente,
probabilmente mai cooooooomunque volevo dedicare questo capitolo alla
mia
Sorisò, che è la persona più
vjrekooihgsjh che io abbia mai conosciuto ed è
l’unica
che riesce a mettermi di buon umore anche solo dicendomi
“ciao” o “sei un
idiota” a seconda del suo umore e con cui condivido la mia
sfrenata passione
per le tartarughe; Ed ovviamente all’Eleonora del mio cuore
che, oltre a
sopportarmi leggendo tutto ciò che scrivo in diretta,
è la fonte della mia
ispirazione non che suggeritrice ufficiale di questa Fan Fiction, senza
di lei
sarei ancora al secondo capitolo probabilmente ùù
Vi voglio bene <3
Scusatemi se non
rispondo alle vostre recensioni, ma ora
sono stanchissima, cercherò di farlo domani!
Grazie a tutte
voi che recensite dandomi la voglia di
continuare, a voi che mettete la mia storia tra le preferite, seguite e
ricordate ed anche a voi che leggete semplicemente <3
Vi amo, alla
prossima <3