Titolo: Il Tesoro del Faraone
Serie: Yu-Gi-Oh
Rating: Nc-14
Pairing: AtemuxYuugi
Note: Prima e, per ora, unica fic atemuxYuugi che scrivo^^... In effetti
la puzzleshipping e la blindshipping non me gustano molto ma, come al solito, mi
si era accesa la lampadina su quest'idea e ci ho voluto scrivere ugualmente una
fic v.v. Uhm.. non mi è venuta sto granchè a dir la verità e tra l'altro non
sono nemmeno sicura che sia effettivamente finita così ò.o... Non so, un
possibile seguito (mooolto vago^^) ce l'avrei in mente... però forse non è il
caso.. che dite dovrei proseguirla O.o? No, eh XD? Anche perchè se mai la
continuerò avevo intenzione di ficcarci anca la SethxSeto*__*... mwahahah XD!!
Però sarebbe una follia... uhm.. mah, chi lo sa, magari se ne avrò voglia lo
farò XD!
Le ripide scale in pietra continuavano a scendere in una spirale per altri
lunghi metri. Sembrava si portassero sino al centro della terra da cui il vento
gelido spirava insinuandosi al di sotto della giacca che indossava. La giacca
della divisa scolastica. Strano, eh? Erano nel bel mezzo delle vacanze estive e
lui aveva ancora indosso quella roba.
Forse era la forza d'abitudine.
O magari era l'unico abito che gli donasse... persino ora che aveva superato
l'ultimo anno a testa alta -bè, non esageriamo, diciamo quasi a testa alta...- e
aveva deciso di prendersi un intero anno di libertà dagli studi, rimandando ogni
scelta sulle università al prossimo anno.
Scese un altro gradino, abbassando il piede di molto prima di trovare quello
sotto... e qualche sassolino su cui inciampò perdendo l'equilibrio.
"Oh, no!"
La gamba scivolò subitamente in avanti e il corpo si sbilanciò pericolosamente.
Avrebbe continuato a rotolare per le scale finchè non fosse morto, probabilmente
con il cranio spaccato, se non fosse per l'appiglio alla roccia alla quale si
aggrappò all'ultimo istante.
Salvo.
Per un pelo.
Tirò un sospiro di sollievo che si condensò immediatamente in una nuvoletta
biancastra.
Kami-sama, faceva troppo freddo laggiù... e pensare che era convinto che sarebbe
morto di caldo.
Infondo era pur sempre sotto terra, no? E, visto tutto il tempo che aveva
impiegato per scendere fin lì, era quasi certo che sarebbe finito dritto dritto
nell'Inferno. Per cui non si sarebbe potuto avere un pò di calore? Qualche
torcia in più magari, quello non sarebbe stato male.
Purtroppo però doveva accontentarsi della luce tremolante delle poche torce
appese qua e là alla parete, in alto, dove, sicuramente, non sarebbe arrivato
con la sua altezza scarsa.
Accidenti.
A volte si chiedeva perchè nonostante avesse già BEN diciotto anni era cresciuto
SOLTANTO di un paio di centimetri e ancora non arrivava al metro e sessanta! Un
metro e cinquantanove... ma si poteva essere così sfortunati?!?
"Uff..." sospirò asciugandosi il sudore dalla fronte con la manica della giacca
blu.
Era stanco di scendere.
Chissà quanto ancora sarebbe dovuto andare avanti così.
Ormai doveva essere arrivato, no?
Si fermò per prendere fiato, respirando grosse boccate di quell'aria che sapeva
di vecchio e spirava da sotto di lui, molto sotto, in cui gallerie e tortuose
strade senza uscita si riunivano in un labirinto costruito migliaia di anni
prima e scoperto soltanto il mese scorso.
Riprese a scendere.
Ormai non faceva altro e le gambe si muovevano praticamente per inerzia.
Non avrebbe dovuto imbattersi in un'impresa tanto folle e, soprattutto, tanto
masochistica... ma, daltronde, glielo dicevano spesso anche gli altri: un pò
masochista devi esserlo per davvero!
Sbuffò al ricordo di Seto Kaiba che rideva di lui quando aveva saputo la grande
notizia.
Grandiosa, l'aveva pensato davvero all'inizio, ora però non ne era più così
convinto. Forse l'altro aveva ragione dopotutto...
"TU vuoi andare fin là per riportargli quell'affare?" gli aveva domandato con la
sua solita aria da grand uomo con chissà quali esperienze alle spalle... e sì
che aveva soltanto un anno più di lui!
E, quando aveva annuito, era scoppiato in una risata fragorosa e divertita, non
era nemmeno bastato l'intervento di Jouno-kun per farlo smettere. La verità era
che si divertiva a ridere di lui ed ogni scusa era buona per farlo.
Antipatico.
Infondo non erano affari suoi, non voleva nemmeno dirglielo e non stava parlando
con lui...
Uffa.
Un tenero broncio si fece largo sul viso del ragazzo e, finalmente, gli scarponi
si fermarono sul corridoio alla fine delle scale.
La discesa era terminata.
Sbattè un paio di volte le scarpe contro la pietra in terra, levigata in parte
dal tempo e dai passi dei turisti e delle guide che spesso visitavano quei
luoghi.
Avrebbe dovuto avere anche lui una guida ma, all'ultimo momento, aveva cambiato
idea convinto che non sarebbe stata necessaria.
Alzando lo sguardo avanti a sè, tre gallerie si dipanavano verso tre diverse
direzioni e tre torce facevano traballare le loro fiammelle dorate agganciate
alle pareti.
Osservò una per una le tre gallerie.
A pensarci bene una guida in quel momento non sarebbe stata una cattiva idea...
Si lasciò condurre soltanto dal proprio istinto quando scelse la strada da
percorrere... dal proprio istinto e dalle spesse corde agganciate a semicerchi
di metallo appesi alle pareti, che indicavano il cammino giusto.
Come aveva detto, una guida non era poi così fondamentale.
Ci volle un'altra buona mezz'ora per riuscire ad uscire dalla prima galleria che
aveva imboccato, ne seguì un'altra e persino una terza. Ad ogni cambiamento di
strada il soffitto iniziava ad abbassarsi finchè non fu costretto a camminare
ricurvo per evitare di sbattere la testa. Cosa che comunque avvenne un paio di
volte.
Un gradino alla fine della galleria e poi l'ambiente mutava entrando in un'ampia
stanza di pietra bigia.
Si alzò immediatamente in piedi quando le polle d'ametista gli mostrarono quello
spettacolo e, allora, battè la testa per l'ennesima volta.
"Ahia!" si lagnò premendosi la nuca e scendendo dal gradino per muovere un passo
in avanti.
Ora il soffitto era tornato alto e, alzando gli occhi ad esso, si faticava
persino a vederlo, soprattutto per la semioscurità che vigeva in quel luogo.
Oscurità e silenzio.
Reverenziale.
Suggestivo.
Si strinse nelle spalle guardandosi intorno e perdendosi con la mente in quella
stanza così ampia eppure così vuota.
Si sentiva così piccolo in suo confronto...
Bè, si era sempre sentito piccolo nei confronti di TUTTI e TUTTO ma ora in
particolar modo...
Fece un altro passo in avanti. Al collo, tintinnarono gli anelli della catena
ivi appesa, producendo un lieve rumore che, in quel silenzio assoluto, parve
rimbombare ovunque con prepotenza.
Allora si bloccò, in ascolto, in attesa che succedesse qualcosa, come se avesse
avuto il timore di risvegliare creature millenarie lì sigillate in un sonno
eterno.
Ma, se mai tali creature ci fossero state davvero, continuarono a dormire
ignorandolo.
Meglio così, ormai aveva già salvato il mondo, e soprattutto la propria pelle,
tante di quelle volte che ora persino lui era stanco di fare l'anonimo eroe
della Terra. Che ci pensasse qualcun altro.
Ridacchiò tra sè a questi pensieri che non erano da lui, ma che, infondo, non
erano proprio fuori luogo in un momento come quello.
Appesa alla catena si mosse una piccola piramide rovesciata in cui l'occhio di
Horus fissava ogni cosa, silenzioso e perennemente attento.
La parete che aveva di fronte, ad una decina di metri di distanza, parve
illuminarsi e bagliori dorati si intravvedevano nel buio. Vi si avvicinò
deglutendo intimorito mentre, passo dopo passo, i bagliori divenivano più forti,
più intensi.
Luce bianca su una parete di roccia grigia.
Fino ad illuminarla a giorno.
Abbagliandolo e mostrando una piccola cavità dalla forma vagamente piramidale e,
al centro di quel disegno, il basso rilievo di un geroglifico che aveva imparato
a conoscere ed amare.
L'occhio di Horus. Di nuovo lui. Onnipresente nella sua vita.
Sorrise dolcemente mentre le dita sottili scivolavano al bassorilevo
percorrendolo lentamente e sentendo sui polpastrelli la dura roccia fredda. Ne
percorsero tutto il disegno, piano, in una carezza gentile e tenera.
Chiuse gli occhi persino fermando la mano e rallentando il respiro fino a
renderlo quasi impercettibile.
Ora non si udiva più nulla in quella stanza, soltanto un battito, quello del suo
cuore.
Tum-Tum... Tum-tum...
Ma se tendeva bene l'orecchio quasi aveva l'impressione di sentire il battito di
un secondo cuore, che pompava al suo stesso ritmo, in un corpo che due anime
condividevano.
Riaprì gli occhi sfilando dal capo il Millennium puzzle per poggiarlo nella
cavità, scoprendo che si incastrava alla perfezione. Non appena l'incastro fu
completo un click, piuttosto sospetto invero, risuonò per qualche secondo nella
stanza ed il puzzle scomparve, inghiottito dalla parete.
Lo guardò venir risucchiato, tra la polvere e la sabbia che veniva smossa a quei
movimenti meccanici finchè non fu l'intera parete a muoversi.
Alzandosi.
Millimetro per millimetro, centimetro per centimetro, il muro di pietra si
alzava mostrando al suo sguardo curioso e spaventato una seconda stanza di
pietra, ben più ampia della prima. Immensa. Creata praticamente nell'oro.
E proprio quell'oro la ricopriva in gran parte, ridipingendone le pareti,
cadendo da piccole dune di gioielli e pietre preziose, colando da una clessidra
rovesciata che, di volta in volta, ruotava pesantemente su sè stessa.
Spalancò gli occhi a tale splendore.
Non aveva mai immaginato di poter vedere un giorno tanto oro tutto insieme, di
certo sarebbe stato il paradiso per Kaiba.
Il sorriso si mostrò nuovamente quando, alzando di poco gli occhi, notò di nuovo
l'occhio di Horus dipinto in oro e porpora su qualcosa di molto simile ad un
trono, ma, purtroppo, in pessime condizioni. Infine, poggiato su di esso, faceva
ora bella mostra di sè il Millennium puzzle.
Chissà come c'era arrivato lì.
Bè, non aveva importanza.
Lo osservò annuendo, riuscendo quasi a vedere le forme longilinee di un Faraone
dalla pelle di bronzo e gli occhi scarlatti fissare un popolo intero
inginocchiato al suo cospetto.
Si inginocchiò anche lui mentre gli occhi gli diventavano lucidi. Abbassò il
capo stringendoli per ricacciare indietro le lacrime e si rialzò, per dare le
spalle al trono ed uscire da quei luoghi, dominio di Spiriti Millenari.
"Ma come?"
Si immobilizzò di colpo quando alle sue spalle si udì la voce cristallina di
qualcuno.
Cristallina. Familiare. Leggermente roca e dalle sfumature adulte eppure così
simili alla sua...
Quella voce...
Possibile che l'avesse solo immaginato?
"Non mi saluti nemmeno, Aibou."
Si voltò.
Di scatto, spalancando gli occhi e fissandoli sull'immagine del ragazzo che,
seduto con le gambe accavallate al trono e il gomito poggiato su uno dei due
braccioli, sorrideva stringendo in una mano il Millennium puzzle.
Bracciali dorati si allacciavano ai suoi polsi e, pesanti orecchini, si
muovevano avanti e indietro cozzando a volte contro il suo collo esile, adornato
da altri gioielli che cascavano a ricoprire le spalle forti. La pelle di bronzo
era liscia e bene metteva in evidenza le iridi scarlatte di uno sguardo deciso
e, tuttavia, dolce. Bizzarri capelli corvini erano dritti sulla nuca, come a
formare una stella o, più fantasiosamente, una corona in cui il rosso vi si
mesciava per ridefinire i contorni mentre, i ciuffi biondi, spuntavano qua e là.
Lo guardò a lungo prima di ritrovare la parola.
Se un tempo di lui pensava fosse bello come il Sole d'Egitto... ora, a distanza
di due anni, quella bellezza era addirittura accresciuta ai suoi occhi.
Atemu.
O, per lui Mou Hitori no boku, ma più semplice ricordarlo col nome di... Yami.
"Volevi davvero andartene così?" riprese a domandare Atemu, scendendo dal trono
con movenze feline ed eleganti che, sicuramente, non potevano non appartenere ad
un Faraone.
"Yami... Ehm, cioè... Faraone." balbettò finalmente il ragazzo con il volto che,
quasi certamente, era divenuto completamente rosso e lui per primo si sentiva
andare a fuoco.
"Nh..." Atemu storse il naso indossando sul viso quello che pareva... un
broncio? Mhm, sarebbe stato blasfemo pensare che la grandiosa Luce d'Egitto
fosse in quel momento dannatamente kawai?
"Non chiamarmi Faraone. Yami o Atemu va benissimo." affermò scivolando
silenzioso più vicino all'altro.
"Ah... sì... A... Atemu..." pronunciò arrossendo ancora e chiudendo per un
attimo gli occhi.
Non si sarebbe mai abituato a chiamarlo a quel modo.
"Molto meglio."
Riaprì gli occhi a sentire il respiro di Atemu così vicino quando pronunciò
quella frase.
Il suo respiro caldo, come il calore del suo corpo che, con indosso le vesti
pregiate di un Re d'Egitto, aveva persino assunto un'aura di magnificenza che
prima era soltanto accennata.
Deglutì sentendolo così vicino mentre la testa diveniva completamente vuota.
Possibile che gli facesse quell'effetto averlo a pochi millimetri di distanza?
Infondo un tempo lo aveva avuto DENTRO di sè...
Deglutì ancora al pensiero.
Dentro di sè?!?
Ma che?!?
Che pensieri fai Yuugi Mutou?!?
Atemu reclinò il capo di lato facendo tintinnare i due pesanti orecchini che si
spostarono con lui.
"Aibou." mormorò.
Alito caldo sul volto bollente di Yuugi.
"S-sì?"
Voce imbarazzata.
Tremore nelle gambe.
Sembrava tornato il solito ragazzino impacciato di un tempo. Anche se, a
pensarci bene, non era mai cambiato veramente. Non era mai cambiato affatto.
"Sono due anni che non ci vediamo e non vuoi nemmeno salutarmi?"
Ancora quella sensazione a sentire la voce borbottante di un Faraone col
cruccio.
Kawai.
Kawai.
Kawaiii!!!
"Salutarti?"
Oh no! Non poteva aver fatto una domanda così stupida!
"Sì."
"Ehm... ci.. ciao?"
E non appena finì di pronunciare quella frase che gli era uscita come una
domanda si diede mentalmente del deficiente. Ma dai, come si faceva ad essere
così imbranati? Diamine, diciotto anni buttati via!
"Uff, Aibou, non sei cambiato affatto."
Atemu gli sorrise poggiando una mano tra i suoi morbidi capelli, idientici ai
suoi, ma profumati di shampoo ai frutti di bosco, e lo tirò verso di sè,
obbligandolo a fargli poggiare la fronte alla sua spalla per poterlo
abbracciare.
"Sapevo che saresti tornato. Ho desiderato tanto rivederti." mormorò soffiando
le parole direttamente nel suo orecchio.
Il più piccolo ebbe un fremito. Socchiuse gli occhi soffocando piacevolmente nel
profumo di mirra e incenso che era la pelle dell'altro mentre le braccia si
allacciavano alla sua vita.
Sembrava passata un'eternità dall'ultima volta che si era stretto così a Yami...
pardon, ad Atemu.
"Sembrano quasi... tremilanni." scherzò il Faraone scivolando con le labbra a
solleticale il collo sottile di Yuugi, baciandone la pelle bianca e
mordicchiandola con i denti perlati.
"Hai un buon sapore..."
Sapeva di zucchero e frutta, come i baci che ricordava.
Con la mano ancora affondata tra i capelli dell'altro Atemu ne alzò il capo per
poterne meglio ammirare lo sguardo lucido ed imbarazzato.
Sorrise a tale visione.
Aveva ragione, il suo Aibou non era cambiato affatto, sarebbe sempre rimasto lo
stesso ragazzino timido e dolce di un tempo.
E il sorriso divenne un chiaro segno di malizia quando la sua lingua si mostrò
curiosa per poter accarezzare le labbra dell'altro e assaggiarne il sapore,
ridisegnandone i contorni e lasciando scie di saliva per poi spingersi
provocante nel suo antro.
Un bacio lungo, una battaglia o una danza in cui la loro lingua si fronteggiava
sfiorandosi appena e poi di nuovo più a fondo fino a farli soffocare, e le dita
affusolate di Atemu scivolarono lussuriose al di sotto della stoffa della
maglietta di Yuugi. La sollevò insieme alla giacca, carezzando la schiena
liscia, lasciando brividi al proprio contatto, salendo e abbassandosi lentamente
lungo la colonna vertebrale e poi scivolando ai fianchi.
Si staccarono ansimanti, rimanendo comunque sempre abbastanza vicini per poter
confondere i due respiri.
"Perchè ci hai messo così tanto a tornare da me?"
La voce di Atemu era resa più roca e bassa per l'eccitazione ma questo la fece
divenire soltanto più sensuale.
"Hanno trovato soltanto il mese scorso queste stanze..."
E poi, in teoria, non era lui ad averlo lasciato...
"Sai..." iniziò Yuugi poggiando i palmi delle mani alle spalle dell'altro per
allontanarlo di poco da sè, cosa che lasciò ad entrambi un senso di vuoto e gelo
che attraversò i corpi prepotentemente.
"Mi è venuto un colpo quando ho visto riapparire il Millennium puzzle in camera
mia." sorrise, in una triste tenerezza che Atemu gli rubò con un bacio per poi
permettergli di proseguire la frase.
"Per un attimo avevo creduto che tu..."
"Mi dispiace."
Scuoteva il capo il faraone, come se già avesse intuito dove volesse andare a
parare l'altro, perchè, se ora erano lì, di nuovo insieme... non poteva
significare che lo sarebbero potuti essere per sempre?
Infondo era accaduto quando tutti lo credevano impensabile, si erano ritrovati a
distanza di millenni, per la seconda volta in una vita, quando tutti pensavano
fosse inconcepibile.
Erano due anni infondo che Yuugi aveva iniziato a credere nei miracoli.
Ma non come si può credere, da bambini, all'esistenza delle fate o di Babbo
Natale, non come un fedele può credere in una fede e in un'Entità superiore...
No.
Lui credeva nei miracoli come un amante convinto che il suo amore sarebbe
tornato.
Prima o poi.
Forse più poi, certo, ma sarebbe tornato. Sicuramente.
Eppure Atemu aveva abbassato gli occhi con sguardo perplesso e sospirava.
Non era tornato per restare, nè l'altro l'aveva ritrovato per sempre.
Era di nuovo un arrivederci dunque?
"Atemu, ascolta..."
Il Faraone tornò a fissare le polle viola di Yuugi, mesciando rubini ed ametiste
in un gioco di sguardi che durò soltanto qualche secondo poi il più piccolo
sorrise timidamente. Un passo avanti, trovandosi completamente a premdere il suo
corpo esile contro quello dell'altro, leggermente più grande del suo, sempre più
alto. Così in alto... Così distante dopotutto...
"Se tu non puoi rimanere qui..." e su questo ormai non vi era più alcun dubbio
"Verrò io con te."
Lo disse perchè ci credeva davvero.
E Atemu sorrise abbassandosi su di lui per sfiorare le sue labbra in un altro
bacio in cui temporeggiò così a lungo che sembrò voler trascorrere l'eternità
intera in quel lieve contatto.
Poi però si rialzò e mosse un passo indietro.
Un passo più luntano da Yuugi.
"Mi dispiace, Yuugi."
Era la prima volta da quando era apparso in quella stanza che lo chiamava per
nome.
Anche per quello Yuugi sapeva che non gli sarebbero piaciute le parole a
seguire.
Proprio per niente.
Non avrebbe nemmeno voluto sentirle e, per questo, si mosse più indietro,
rischiando di inciampare sullo scettro Heqa, scivolato sulla fredda
pavimentazione in pietra che aveva scheggiato la parte ricurva.
"Non posso."
Lo sapeva.
Tutti e due.
Ma avrebbero preferito che così non fosse.
"E lo sai anche tu."
Si mosse per riavvicinarsi al suo Aibou ma l'altro indietreggiò ancora,
scuotendo il capo.
Non voleva sentire.
Bugiardo, bugiardo, Atemu era solo un bugiardo!
"Perchè no? Non mi vuoi forse?"
Non lo pensava sul serio.
"Aibou ascoltami io..."
"No!"
Mosse l'ennesimo passo indietro e questa volta incespicò realmente sul mucchio
di oro e gioelli che giacevano dietro di lui, in terra. Vi finì sopra,
schiacciandoli con il proprio peso e ritrovandosi sdraiato in un letto di
sfarzo, duro, scomodo ed abbagliante.
Atemu sospirò tendendogli una mano per aiutarlo ad alzarsi, ma la scacciò con un
movimento secco, allontanandola malamente da sè.
"Aibou..."
"Io voglio stare con te... è chiedere troppo?"
"Sì Aibou... è chiedere troppo..."
E grosse perle d'argento scivolarono dagli occhi di Yuugi infrangendosi in terra
e rigando il suo volto che non aveva mai perso la sua caratteristica aria
infantile. Si passò una manica della giacca sugli occhi che bruciavano,
strofinandoli fino a farli diventare rossi mentre Atemu, inginocchiatosi di
fronte a lui, gli fermava il polso spostandolo lontano dal suo viso.
"Non strofinare così forte o ti verranno gli occhi rossi." affermò con la
dolcezza di una madre mentre posava un bacio sulle palpebre dell'altro rimanendo
poi ad abbracciarlo.
Stretto.
Come se avesse paura di sparire da un momento all'altro e lasciarlo così da
solo, per sempre.
"Mi dispaice Aibou..." sussurrò alzandogli il viso tra le mani, in modo che lo
guardasse bene in volto.
"Questo è l'ultimo miracolo del Millennium Puzzle."
Non ce ne sarebbero stati altri.
Si sarebbero dovuti separare una volta per tutte, così sarebbe finita la loro
storia.
"Ma non vuol dire che non io ti ami, lo sai vero?" reclinò il capo alla ricerca
degli occhi dell'altro, che continuavano a vagare ovunque non fosse il volto
bronzeo del Faraone.
"Mhm..."
"Eddai!" sbottò alla fine.
"Vuoi davvero che l'ultimo ricordo che mi rimarrà di te siano le tue lacrime?
Non mi merito nemmeno un sorriso? Non mi merito nemmeno un ultimo bacio
d'addio?"
"Mhm..."
Lentamente Yuugi mosse gli occhi ad incontrare quelli dell'altro, affogando in
quel sangue che li ricolorava e si scatenava prepotente in uno sguardo
penetrante e così sicuro di sè da farlo tremare.
Era quello lo sguardo di un Faraone?
Erano tutti così belli i Faraoni dell'Antico Egitto?
Con calma il suo viso si sporse a ricercare quello di Atemu, rompendo ogni
distanza e premendo le labbra cotro le sue. Frutti di bosco e mirra mescolati
con l'ambrosia. Dolcezza e passione mesciati in baci umidi e caldi in cui le
lingue si ritrovarono ancora allacciate e il respirare venne messo in secondo
piano.
Sarebbe stato bello morire così, ma forse era meglio continuare a vivere.
Si staccarono mentre le braccia di Yuugi erano allacciate intorno al collo del
più grande che cospargeva di schioccanti baci il suo mento e le sue guance.
"Atemu..."
"Sì?"
"Cosa succederà quando tu non ci sarai più e torneremo separati... per sempre?"
Atemu sorrise, dolcemente, posando un morbido bacio sulla fronte di Yuugi.
"Semplice. Accadrà quel che deve accadere."
Era una visione della vita molto semplicistica quella ma, d'altra parte, aveva
ragione...
E dopo quel bacio la sua immagine si sciolse in una cascata d'acqua dorata che
si abbattè sul pavimento ricolorandolo di un giallo abbagliante che constrinse
l'altro a chiudere gli occhi, accecato temporaneamente.
"Aishiteru Aibou..."
...
Tornare in superficie, al gelido vento delle notti d'Egitto e alla sabbia dorata
del deserto, fu come rinascere dal grembo materno.
Forse Yuugi l'avrebbe anche apprezzato, respirare finalmente aria non più
viziata e di un tempo un pò più recente... ma il suo capo era tenuto basso e gli
scarponi si trascinavano stancamente fino alla propria tenda.
Non sentì nemmeno il nonno che lo chiamava, non ascoltò nemmeno i ragazzi con
cui aveva condiviso la sua permanenza nei pressi di Luxor, in cui da tempo, la
scoperta di gallerie sotterranee e stanze nascoste a così poca distanza
dall'entrata nella Valle dei Re, aveva destato la curiosità di molti archeologi.
Si limitò a lasciarsi cadere sul proprio sacco a pelo nascondendo il capo e
soffocando le lacrime.
Sentiva ancora sulle labbra il sapore dei baci di Atemu e l'amarezza della sua
perdita, ma cosa poteva aspettarsi, eh? Era stato uno stupido a pensare che,
forse, avrebbe potuto... forse...
Baka!
Baka ed ingenuo!
Sempre il solito, Yuugi!
Mai che crescesse. Non solo la sua altezza si era fermata, ma anche il suo
cervello si doveva essere ristretto!
Ma come aveva potuto illudersi così?!
Baka!
Baka.
Ba... ka..
"Non è giusto, non lo è affatto!!!" urlò con la faccia premuta completamente
contro il sacco a pelo, in modo che la voce morisse soffocata dalla pesante
stoffa mentre qualcuno, fuori dalla sua tenda, tossiva più forte e rumorosamente
per attirare la sua attenzione.
"Mhm..." mugulò asciugandosi le lacrime alla bene meglio per poi mettersi seduto
con lo sguardo rivolto all'entrata della tenda.
"Avanti." aggiunse.
Qualcuno scostò la stoffa marrone che celava l'entrata mostrandosi alla flebile
luce della lampada ad olio rimasta accesa per tutto quel tempo. Strano che nulla
avesse preso fuoco.
"Ojiisan..." affermò Yuugi riconoscendo Sugoroku che gli trotterellò accanto con
un largo sorriso stampato sulla faccia.
"Perchè sei così felice, ojiisan?" domandò sospettoso, tentando un sorriso anche
lui, che risultò invece tirato e falso.
"Ohohoho, perchè è arrivata la nuova guida del Sito e ho già potuto fare una
chiacchiera con lui. E' molto preparato!"
Annuì persino alle proprie parole. Si vedeva lontano un miglio che quella
vacanza in Egitto, visitando le tombe dei Faraoni in ricordo dei vecchi tempi,
gli aveva fatto bene. Era sempre di buon umore da che erano arrivati.
Il nipote sospirò.
Bè, almeno uno dei due era felice...
"Ma te lo presento, è qui che aspetta fuori!" esclamò uscendo un attimo per
trascinare dentro una figura borbottante che, in lingua egiziana, non faceva
altro che lamentarsi blaterando sul fatto che si vergognasse o chissà quali
altre cose. Almeno così pensavano Yuugi e suo nonno, la verità è che non
capivano una parola delle sue frasi, così andavano ad intuito.
"Ecco qui!"
Sugoroku si piazzò giubilante accanto alla guida indicandola con una mano.
"Il suo nome è Athem." continuò poi per indicare Yuugi.
"Questo invece è mio nipote, Yuugi Mutou. Yuugi? Bè, ti sei ammutolito?"
In realtà sì.
Fissava Athem.
Fissava la sua pelle di bronzo e oro, rimescolati in un nuovo colore, gli occhi
cremisi dalla forma leggermente allungata e dallo sguardo penetrante e gli
strambi capelli che, strano a dirsi, non avrebbe faticato ad immaginarli formare
una stella sul capo. Invece erano tenuti verso il basso, come una pioggia di
fitte spine corvine, scarlatte e bionde.
Poteva non venire naturale il paragone con Atemu?
Poteva non essere davvero lui...?
"Ehm... E' per il mio nome vero?"
Fu Athem a parlare. Aveva sorriso divertito poggiando una mano alla nuca.
"Sono sicuro che stai pensando che è molto simile a quello di uno dei faraoni
dell'Antico Egitto. Me lo dicono tutti! Uhm.. lui mi sembra si chiamasse..."
l'indice si posò alle labbra umide e sottili accarezzandole pensierose mentre lo
sguardo vagava verso l'alto.
"Atemu... forse."
Yuugi annuì sorridendogli.
"Sì. Infatti."
Che delusione.
"Bene le presentazioni sono fatte perciò ora vi far conoscenza in pace, ci
vediamo dopo ragazzi." affermò Sugoroku battendo le mani allegramente ed uscendo
dalla tenda per lasciare i due da soli mentre Yuugi, che si era alzto di scatto
all'entrata dell'altro ragazzo, sospirò per voltarsi ad aumentare il gas nella
lampada ad olio poggiata in terra.
Gli diede le spalle.
Per un lasso di tempo che non superò i tre secondi.
E l'altro ne approfittò per cincergli l'esile vita con le braccia, lasciando
l'impronta di un bacio sul collo e altri seguirono in una scia umida che si
portò direttamente al lobo di Yuugi, mordicchiandolo avidamente e soffiandovi
all'oreccho il proprio caldo alito.
"Devi smetterla di darmi le spalle, Aibou, non è così che si accoglie il ritorno
di un amico."
"A... Atemu?!?"
Si era girato di scatto.
"Sì.. diciamo di sì."
"Ma... ma come?!? Io... Io credevo che dovessi soltanto riportare il Millennium
puzzle in quella stanza, insieme al tesoro del Faraone!"
"Uff.. non chiedermelo, non lo so nemmeno io." affermò semplicemente
abbassandosi al viso completamente stupito dell'altro, parlandogli a fior di
labbra.
"Ma stà sicuro che non mi lascerò sfuggire l'occasione di stare con te!" chocciò
mentre il sorriso si allargava sul volto bronzeo e le labbra premevano contro
quelle di Yuugi.
"E poi il mio tesoro sei solo tu, Aibou. Non c'è altro Tesoro che un Faraone
desidererebbe."
+++THE END... OR NOT?+++