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Autore: Ulisse85    26/06/2011    4 recensioni
Questo racconto lungo è un CROSS-OVER tra molte serie: THE MENTALIST... BONES... BUFFY... ANGEL... DR. HOUSE... TWILIGHT... avverto i “troppo affezionati” ai personaggi che potrebbe esservi qualche lieve mutamento nei caratteri presentati anche se in linea di massima saranno fedeli all'originale.
Il tutto andrà preso con la dovuta ironia, perchè è in questo spirito che viene scritta la storia!
Non ho mai scritto una fanfic: di solito scrivo cose originali. E' il mio primo tentativo... siate clementi.
Chiunque voglia eventualmente inserirsi scrivendo un capitolo o un passaggio che non alteri l'idea di fondo mi può contattare: lo troverei un piacevole esperimento unire le forze e far crescere il cross-over.
Grazie per l'attenzione, buona lettura!
….............................
Disclaimer: Nessuno dei personaggi citati e presi dalle serie televisive mi appartiene in alcun modo. Tutti i diritti relativi sono di proprietà dei creatori, dei produttori, etc etc... insomma 'roba loro'.
Genere: Generale, Mistero, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Patrick Jane, Un po' tutti
Note: Cross-over, Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Jane e Bones, usciti dalla stanza degli interrogatori, incontrarono Lisbon e Booth che avevano terminato qualche minuto prima di loro e, sorseggiando il caffè, stavano riflettendo sul da farsi.

 

.. che vi ha detto?” chiese Temperance

 

niente di che.. ha parlato della serata.. di quanto era cupo e misterioso ma anche 'a posto' e bello... bla bla bla.. se ne è andato con Isabella a casa.. quindi.. diteci voi...” rispose Lisbon

 

Prima dell'alba è andato a correre, ha lasciato un romantico biglietto e poi .. è morto...” intervenne sintetico Jane per fare contenta Teresa, “.. io lo dico sempre che lo sport fa male”

Avvalorò la sua ultima osservazione buttandosi sul divano, incrociando con ostentata disinvoltura i piedi e simulando uno sbadiglio.

 

ma fa sempre così?” Temperance era oggettivamente incuriosita, non riusciva a ricondurre Patrick all'interno di alcuno stereotipo caratteriale a lei noto. Era diverso. Quindi inquietante per lei.

 

ha un comportamento particolare e leggermente sopra le righe ma ti assicuro che … è bravo in quello che fa..” lo difese Lisbon

 

si ma.. di preciso che cosa fa? - continuò Bones, ormai la sua curiosità scientifica aveva preso il sopravvento su quella personale e sapeva che fintanto che non fosse successo altro o arrivato qualche riscontro dalla sua squadra si era in una fase di parziale stallo

beh lui... capisce le situazioni.. le persone... “ per l'agente del CBI era difficile spiegarlo: Jane andava vissuto, non raccontato.

 

non capisco...Booth tu hai capito?”

 

Seeley era un po' perplesso ma in linea di massima aveva colto che Patrick aveva alcune abilità da rileva-bugie come Sweets ma anche molte frecce al proprio arco, ma non riusciva a razionalizzarlo, cosi si limitò a rispondere: “.. più o meno, lo capiremo mano a mano”

 

Proprio in quel momento arrivò Cho: “Capo abbiamo il mandato per perquisire la casa di Edward Cullen”.

 

Grazie Cho – rispose Lisbon – veniamo io e Jane... volete unirvi anche voi?” si rivolse per cortesia a Bones e Booth.

La prima optò per andare nel laboratorio ad analizzare i campioni a sua disposizione, ma l'agente del Fbi ovviamente accettò.

 

Jane intanto si era alzato dal divano e si stava riallacciando il gilet grigio del suo completo, pronto a partire e a curiosare nell'appartamento del modello.

Booth salutò Bones sussurrandogli di fare la brava mentre lui era assente.

Lisbon la salutò con un cenno della mano intanto che dava alcune consegne a Van Pelt su delle ricerche e strappava dalle mani di Rigsby l'ennesimo panino della giornata che questo stava scartando.

Booth a sua volta lo rubò a lei, prima che questa lo buttasse: “... sarebbe un peccato!” Lo addentò al volo. Quindi rivolto all'affamato agente privato del panino: “ottima scelta amico.. decisamente”.

Cho e Van Pelt sorrisero.

Rigsby no. Sapeva che in frigo di là c'erano solo quei maledetti mini yogurt...

 

Uscirono tutti, Jane si attardò un secondo per sussurrare a Bones: “Non temere Temperance... non starò via a lungo: non voglio che la mia lontananza ferisca il tuo cuore delicato.” Con un gesto ironico quanto sensuale sfiorò le braccia della dottoressa e uscì anche lui.

 

********

Il viaggio non durò a lungo e nonostante le rimostranze dei due maschietti, guidò Lisbon.

Non sapeva come guidasse l'agente ma sapeva come lo faceva Jane e voleva rimanere viva...

Questo diede il tempo a Booth e Patrick di scambiare qualche battuta.

L'argomento ricadde inevitabilmente sul passato di Jane. All'ex cecchino dei ranger era simpatico il consulente CBI e ci teneva a manifestargli la sua partecipazione per la tragedia che lo aveva segnato. Decise però di prenderla alla larga e si limitò a dire “.. io ho un figlio.. si chiama Parker...”

Dicendolo tocco istintivamente il petto e la proprio giacca.

 

mi vuoi far vedere una sua foto?” chiese Jane

 

Booth stava per chiedergli come facesse a sapere che ne aveva una ma per lui era naturale averla e oltretutto era consapevole di aver portato la mano all'altezza della tasca interna dicendo il nome del figlio.

Tirò fuori la foto e la passò orgoglioso a Patrick.

 

Sembra un ragazzo sveglio – sorrise lui - ha lo sguardo fiero ma dolce. Lo ha preso da te.”

 

Booth rimase un attimo sorpreso dalle parole gentili e prive di contorsioni psicologiche di Jane.

 

Grazie.. è un ragazzo in gamba. Ha 9 anni e.... lancia una stupenda palla curva”

 

Si girò leggermente verso Patrick sorridendo. Questi rispose nel medesimo modo e commentò, restituendogli la foto: “Sei un buon padre. Anche quando ne dubiti e proprio perchè ogni tanto ne dubiti...”

 

Booth riprese la foto e la riposo con cura nella giacca.

Negli occhi di Jane intravide un velo di tristezza di chi aveva in fondo al cuore un peso immenso e destinato a non estinguersi nemmeno con la morte ma vi lesse soprattutto sincerità.

Decise di fidarsi di lui.

 

Intanto erano arrivati davanti il palazzo dove abitava Edward.

Era proprio in centro, nella zona lussuosa di Sacramento. Il suo appartamento era al 7 piano.

Presero l'ascensore e lo raggiunsero.

Non avevano la chiave ma Patrick risolse rapidamente il problema mentre i due agenti rassicuravano un vicino un po' ficcanaso mostrandogli il mandato.

Entrarono.

 

L'appartamento era ampio e arredato in modo minimale, i mobili bassi e in stile squisitamente modernista erano pochi e disposti con ordine.

Non c'era polvere e la casa era perfettamente pulita.

 

Booth andò ad aprire le finestre che avevano tutte le serrande abbassate.

Lisbon, infilati i guanti, curiosò in giro, cominciando dal salotto, dato che l'altro agente si era diretto nella camera da letto.

Patrick era stranamente silenzioso. Si diresse verso la cucina, quindi in bagno e alla fine si andò a sedere su una poltroncina in corridoio.

 

Lisbon lo raggiunse per prima. “niente direi.. una casa noiosissima direi. Nessun indizio utile. Tu?”

 

Jane era stranamente pensieroso ed aspettò l'agente Booth prima di fare le sue considerazioni. Non appena questo arrivò continuò il filo dei propri pensieri però ad alta voce: “... in frigo non c'era niente di niente. Il vuoto totale: anche se era un modello qualche volta avra mangiato, no? E' invece è perfettamente pulito... praticamente nuovo... se non fosse che è un modello di due anni fa. E poi non avete notato niente di strano? - Booth e Lisbon lo guardarono con aria interrogativa – questa casa praticamente odora solo di pulito ma .. non di qualcuno e poi.. scusate – accennò un mezzo sorriso – è un modello e non ha uno specchio nemmeno al bagno? Curioso direi...”

 

già... ma non ci aiuta Lisbon” commentò Lisbon, pragmatica come sempre.

 

tu che ci dici Booth?”

 

eh.. niente. Non ho visto niente di interessante” rispose lui.

 

non è vero..” sorrise Patrick

 

Lisbon cominciò a fissare alternativamente entrambi.

 

Che vorresti dire? Che vi sto nascondendo qualcosa?” Booth si avvicinò a Jane con aria leggermente irritata

 

se vuoi intimidirmi con la tua stazza – rispose Jane - beh, ci stai riuscendo benissimo... ma stai sottovalutando due cose: la prima è che rimane il fatto che stai occultando qualcosa e, seconda, ma più importante, che so che sei una brava persona e che quindi non mi farai del male... “

 

Booth si portò ad un passo da Jane, mettendo le mani sui fianchi e digrignando leggermente i denti.

 

.. comunque nel dubbio Lisbon tieni la mano sulla pistola eh... “ Jane borbottò alla collega che lo ignorò palesemente ma si rivolse a Seeley: “è verò agente Booth?”

 

L'agente del Fbi emise un sospiro e tirò fuori un bigliettino di un locale poco distante: “volevo solo farlo analizzare a Bones prima di darvelo... non credo sia niente di importante.. comunque, tieni...”

 

Lo passò a Lisbon che lo guardò perplessa: non sapeva come interpretare il comportamento del nuovo arrivato. Non gli sembrava tipo da non collaborare ma.. in fondo, è pur sempre del Fbi...

 

Booth passò tra i due del Cbi e uscì dalla stanza, lanciando un'occhiataccia a Jane che gli sorrise tranquillo di rimando.

Non appena fu uscito, Lisbon scosse la testa con fare perplesso.

 

Sa più di quanto voglia ammettere ma... non sul caso, solo su quel biglietto...” commentò Jane.

 

Lo lessero insieme.

Era un biglietto da visita rosso con scritte in bianco contornate di bordi neri, di un locale chiamato “Redemption” ma la cosa più interessante era la scritta a mano presente sul retro:

 

Vieni domani sera dopo la chiusura, passa dal retro. Non farti seguire. Ci saremo tutti.

Spike”

   
 
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