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Autore: AlexDavis    27/06/2011    11 recensioni
Sono due capitoli e sono due Extra della storia Lezioni di Piano.
Genere: Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Jacob Black, Renesmee Cullen | Coppie: Jacob/Renesmee
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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E che ci fa Mary qua? Eh bhè... Mary stava rischiando di impazzire e l'unica cosa che poteva riportarla sulla strada della ragione era scrivere e dopo un romantico tramonto guardato insieme al suo principe mentre l'abbracciava e le sussurrava parole dolci all'orecchio ha scritto ben otto pagine.
Mi sta salendo il diabete per tutto quello che ho scritto...
Dal titolo che ho dato a questi capitoli avrete capito che si parlerà di prime volte, ma non vi dico quali.
Buona lettura, ragazze mie.
Buona notte e sogni d'oro.
xoxo Alex
ps. appena questo periodo di fuoco sarà passata, posterò un'altra storia che ho già in mente.





I EXTRA.

Sentii delle urla provenire dalla cucina e mi parve di sentire il mio nome così lasciai cadere la penna sul libro di letteratura inglese e corsi in cucina dove vidi mia madre inferocita con in mano un piatto dove prima c’erano i suoi biscotti, ma adesso c’erano solo briciole. Entrai e vicino alla sedia trovai mio padre e Scar con la testa abbassata mentre si dondolavano sui talloni diventando buffi, trattenni una risata, ma l’occhiataccia che mi lanciò mia madre mi fece rabbrividire.
<< Voglio immediatamente il nome del colpevole. >> disse guardandoci.
La guardai confusa. << Di preciso… il colpevole di cosa? >> chiesi.
Lei mi sventolò davanti agli occhi il piatto vuoto di biscotti. << Avevo fatto questi biscotti da portare alla serata di beneficenza di stasera, ma qualcuno se li è mangiati. Voglio sapere chi! >> e urlò quasi guardando tutti e tre.
Io, non ero stata ,troppo presa dallo studio. Avevo gli esami da li a poche settimane e volevo uscire dal liceo con il massimo dei voti. Scar era stata tutto il tempo nella stanza con me divertendosi a colorare i libricini che le avevo regalato e quindi non era stata lei.
Sorrisi divertita e guardai mio padre. << Tu ne sai qualcosa, papino? >> gli chiesi perfida.
Lui mi lanciò un’occhiataccia poi guardò Scar che gli fece una linguaccia prima di correre da me e stringersi al mio fianco.
Mia madre guardò mio padre. << Edward? >> lo chiamò e lui sbuffò.
<< Eh vabene, sono stato io. Li ho mangiati tutti io i tuoi biscotti, erano così buoni che non ho resistito. >> si giustificò.
Io e mia sorella lo guardammo con finto disgusto e scuotemmo la testa. << Incolpare le tue figlie, che padre ingrato. Andiamo, Scar. >> dissi alla mia sorellina.
<< Cattivo, papà. >> disse Scar facendogli un’altra linguaccia.
Uscimmo dalla cucina e ci sedemmo sul secondo gradino della scala in attesa della sfuriata di mamma che non tardò ad arrivare.
<< Pensavo di essere stata abbastanza chiara quando ti ho detto che cosa avrei fatto con quei biscotti, Edward. Mi stavi ascoltando quando l’ho detto? >> disse mia madre parlando come se avesse davanti un bambino di tre anni e non un uomo, suo marito, di quasi quaranta.
<< Sai benissimo perché non ho ascoltato. Ti ricordi cosa stavamo facendo? >>le disse mio padre indignato per poi sfociare nel malizioso ricordando cosa avevano fatto ed io constati che era arrivato il momento di portare Scarlett lontano dai quei due prima che incominciassero a scopare come ricci sul ripiano dell’isolotto.
<< Andiamo, Scar. >> le dissi prendendo la sua piccola manina che ci entrava tutta nella mia e ritornammo nella mia stanza.
Scar si accomodò sul mio letto e sbadigliò facendomi sorridere. << Hai sonno, tesoro? >>
Lei annuì sbadigliando ancora e girandosi su un fianco. << Posso dommire un po’? >> mi chiese con gli occhi chiusi.
Mi avvicinai a lei e dopo averle tolto le ballerine rosse, come i fiorellini del suo vestitino le adagiai sopra la coperta che usavo quando studiavo e avevo freddo e le tolsi i nastrini che aveva a mantenerle i suoi bellissimi capelli in due codini.
Le accarezzai la testa. << Ci vediamo tra un po’, okey? >>
Lei mugugnò qualcosa. << Ehm…voglio bene… >> e sprofondò in un sonno sperai per lei pieno di bei sogni.
 
Il giorno dopo finita la scuola mi diressi all’atelier di Alice perché le avevo chiesto se potevamo pranzare insieme per parlare di certe cose e lei forse intuendo che ne avevo bisogno aveva acconsentito.
Quando arrivai subito mi corse incontro sorridendo. << Tesoro. >> mi salutò per poi abbracciarmi e stringermi a se per un attimo.
Adoravo mia zia Alice per il suo modo di comportarsi da teenager un po’ cresciutella, ma che mi faceva divertire come non mai.
<< Il pranzo è di là, seguimi. >> mi disse facendomi segno di seguirla.
La seguii fino al suo ufficio e come la prima volta che avevamo pranzato con lei, io e mamma, al centro della stanza c’era un tavolo rotondo con del cibo portato direttamente dal suo ristorante preferito adagiato su piatti e vassoi.
<< Hai fame, spero. >> mi disse sorridendo.
Annuii sentendo il mio stomaco brontolare, lei mi sorrise e ci accomodammo. Iniziammo a mangiare e a parlare di tutto e di più, le raccontai delle mie ansie per gli esami imminenti e lei mi raccontò della nuova linea di abbigliamento che aveva in mente.
<< Come fanno le tue sarte a sopportarti? >> le chiese dopo l’ennesimo cambio di idee che aveva avuto.
Lei sorrise. << Tesoro, do loro un sacco di soldi per farlo. >> e questo mi fece ridere.
Quando finimmo di pranzare ci accomodammo sul divanetto che aveva nella piccola terrazza del suo ufficio.
<< Allora, tesoro, adesso me lo dici il vero motivo di questo pranzo? >>
Annuii non potendo più rimandare, feci un grosso respiro e buttai fuori quello che mi assillava da un po’.
<< Sono pronta. >> le dissi sicura che avrebbe capito e così fu.
Annuii. << Lui lo sa? >>
Scossi la testa. << No, ho paura di dirglielo. Se lui non volesse? >> dissi quasi terrorizzata da un suo rifiuto.
Lei mi sorrise dolcemente. << Tesoro sono più di tre anni che state insieme e ti ama tanto, non penso ti direbbe di no. >> e mi accarezzò il dorso della mano. Annuii ancora insicura.
Io e Jacob stavamo insieme da più di tre anni e molte volte avevamo parlato di un eventuale passo avanti nella nostra storia, ma io non mi sentivo pronta. Consideravo il sesso qualcosa di grande ed intenso e ho sempre sognato che fosse speciale e per esserlo dovevo essere consapevole di quello che facevo. Ed era da un po’ che ci pensavo ed ero arrivata alla conclusione che mi sentivo pronta a donarmi a lui interamente senza limiti, ma non avevo pensato al come e al quando farglielo sapere.
Ma poi mi illuminai guardando il cielo limpido senza nuvole e il sole che splendeva alto nel cielo
<< E se non glielo dicessi e lo prenderei alla sprovvista? >>
Lei sorrise divertita. << Che hai in mente? >>
Lei sorrisi raggiante e mi sporsi verso di te. << Hai sempre quella graziosa casetta sulla spieggia a New Hampton? >>
Lei annuì e poi sorrise raggiante anche lei. << Ma è geniale. Vuoi che ti dia una mano? Quando vuoi partire per il tuo week-end di passione? >>
<< Questo, che ne dici? >>
Lei annuì. << Ci penso io, tu pensa solo a…. no, non fare neanche la valigia. Penso a tutto io. Tu devi solo partire venerdì pomeriggio, okey? >> mi chiese lei alzandosi e dirigendosi nel suo ufficio per poi prendere la borsa e il giacchetto.
La seguii e la guardai confusa. << Dove vai? >>
Lei sorrise maliziosa. << A rendere la mia nipotina una splendida donna. >>
 
Quando avevo detto a mia madre che avrei trascorso il week-end fuori con Jake mi aveva guardato in modo strano e poi mi aveva abbracciato quasi commossa. Mia madre mi conosceva e forse nei miei occhi aveva letto tutto quello che c’era da capire e con quel abbraccio mi aveva detto ‘Va tranquilla e sta attenta. Ti voglio bene’.
Adoro mia madre, l’ho mai detto?
Mio padre era stato meno contento, ma si fidava di me e di Jacob e ormai aveva capito che ero cresciuta e che avevo le mie esigenze da adolescente.
Jacob era stato entusiasta, dicendo che aveva bisogno di staccare  la spina da tutto lo stress scolastico. Probabilmente non aveva neanche preso in considerazione il fatto di essere da soli a chilometri da casa per due giorni e due notti. Il mio Jacob era in un certo senso ingenuo e a volte non riusciva a capire cosa veramente gli dicessi tra le righe e forse in quel caso fu la cosa migliore, evitò di stare in ansia.
Prima di partire mi arrivò un messaggio di Alice che mi diceva che era tutto okey e che lunedì avrebbe voluto un resoconto dettagliato cosa che io non gli avrei dato. Mi aveva anche detto che se Jacob non era fornito c’era una scatola di preservativi nella stanza matrimoniale.
Quando arrivammo era quasi sera ed eravamo stanchi così dopo aver fatto una doccia veloce e aver mangiato qualcosa ci addormentammo immediatamente stretti l’uno all’altra. Ci era già capitato di farlo, ma solo che stavolta non c’era Scar che nel cuore della notte si intrufolava nel letto per dormire con noi a causa degli incubi.
Il mattino dopo mi ci svegliammo quando il sole era già alto in cielo e dopo aver fatto colazione e aver infilato i costumi passammo la giornata al mare divertendoci e ridendo come due bambini. Quando lo avevo visto in costume sotto la luce splendente del sole ebbi un tuffo al cuore per quanto fosse bello e sorrisi orgogliosa perché era mio, tutto mio e quella sera lo sarebbe stato completamente.
Quando tornammo cenammo con bistecca e insalata e dopo aver sparecchiato e messo tutto in lavastoviglie mi andai a lavare e dopo di me lui. Gli preparai la vasca da bagno e gli dissi di rilassarsi tranquillamente e che lo avrei aspettato in camera. Quando si chiuse la porta del bagno alle spalle mi misi all’opera.
Misi un completo intimo di pizzo blu che Alice mi aveva messo in valigia e sopra una vestaglia di seta dello stesso colore. Mi asciugai i capelli lasciandoli sciolti e boccolosi sulle spalle e mi truccai leggermente anche perché avevo un velo di abbronzatura dovuta a quella giornata di mare.
Presi la scatola di candele che Alice mi aveva fatto trovare nell’armadio, le sparsi in ordine strategico per la stanza e le accesi constatando col sorriso sulle labbra che creava una bellissima atmosfera. Aprii la porta finestra, scostai le tende e così i raggi lunari entrarono nella stanza illuminando il letto dove da li a qualche minuti Jacob mi avrebbe fatta sua.
Guardai la stanza e sorrisi soddisfatta, ma poi mi lasciai prendere dall’ansia. E se Jacob non avesse voluto? Se non fosse andata bene? Avevo pensato a tutto, ma non alla mia inesperienza e avevo il terrore di fare qualche errore e rovinare tutto.
<< Ne… >> la voce di Jacob si interruppe ed io mi girai verso di lui che se ne stava sulla soglia del bagno in boxer e spostava lo sguardo da me alla stanza come se stesse osservando una partita a tennis.
<< Jacob. >> sussurrai sorridendogli.
Lui ricambiò leggermente imbarazzato e si avvicinò a me fino ad entrare nel fascio di luce della luna. Se al sole era bellissimo alla luna era perfetto.
<< Nessie, cosa significa? >> mi chiese mentre mi scrutava.
Feci un grosso respiro e lentamente slacciai la vestaglia per poi farla scivolare a terra rivelando a Jacob il mio corpo quasi nudo. Strabuzzò gli occhi e deglutì.
<< Voglio fare l’amore con, Jake. Sono pronta e voglio che la mia prima volta sia con te perché ti amo e perché so che tu renderai tutto speciale e dolce. >> dissi tutto di un fiato.
Lui mi guardò per un interminabile momento scrutandomi attentamente forse per trovare qualche dubbio nella mia espressione, ma non trovandolo sospirò.
<< Sei sicura? >> chiese conferma.
Sorrisi avvicinandomi a lui. << Non sono mai stata così sicura in tutta la mia vita. >> sussurrai.
Lui annuì, mi accarezzò dolcemente la guancia ed io chiusi gli occhi appoggiandomi alla sua mano. Quando li riapri lo trovai ad osservarmi imbarazzato e quasi… terrorizzato?
<< Cosa c’è? >>
Lui abbassò lo sguardo. << Ehm è che… >>
Subito mi sentii stupida. << No-non mi vuoi? No-non… >> cominciavo a balbettare e le lacrime stavano per uscire, ma lui subito mi tranquillizzò.
<< No, tesoro, non pensarla neanche una cosa del genere. Non hai la minima idea di quanto ti desideri e di quanto abbia voglia di fare l’amore con te… solo che… ehm… >>
Più tranquilla gli accarezzai la guancia. << Cosa, amore? >>
Sospirò. << Non so cosa fare, Nessie. >> si passò una mano tra i capelli un po’ cresciuti. << E’ anche la mia prima volta e non so se sono in grado di….si, insomma, darti quello che ti aspetti. >> disse quasi arrossendo per l’imbarazzo.
Sorrisi dolcemente e gli presi il viso tra le mie mani. << Che ne dici di impararlo insieme? >>
Lui annuì con il suo sorriso da lupo e mi strinse a se dolcemente come se fossi fatta di cristallo. Rabbrividimmo entrambi al contatto del corpo nudo e caldo dell’altro e ci stringemmo l’uno all’altra di più.
Dopo un secondo che mi parve interminabile sentii le labbra di Jacob poggiarsi delicatamente sulla mia spalla in un morbido bacio, attesi la sua mossa e sorrisi internamente notando che si era sciolto un po’. Mi lasciò teneri baci sulla spalla poi sul collo fino a dietro l’orecchio e un fremito mi percorse, forse aveva trovato uno dei miei punti sensibili.
Con le labbra baciò il lobo dell’orecchio, poi la guancia, poi il naso e l’altra guancia fino al collo e alla spalla. Lo feci per un paio di volte facendomi spazientire, volevo sentire le sue labbra sulle mie così gli afferrai il viso e sotto il suo sguardo metà tra il divertito e il malizioso attaccai le mie labbra alle sue e ci lasciammo andare ad un bacio pieno di passione, promesse e aspettative.
Mentre ci baciavamo avevo spostato le braccia sulle sue spalle larghe, sulle sue braccia fino ad arrivare al suo petto che accarezzai dolcemente e sentii i muscoli contrarsi sotto i miei polpastrelli. Le mani di Jacob, intanto, si trovavano sulla mia schiena e mi accarezzavano lentamente e poi più freneticamente quando il bacio diventava più passionale.
Arrivò al gancetto del reggiseno e si staccò da me guardandomi e cercando conferma che io gli diedi così con un po’ di impaccio riuscì a sgancialo, ma non lo tolse.
Con esasperante lentezza ad una ad una lasciò scivolare le spalline lasciando baci infuocati sulle spalle e sulle braccia. Quando il reggiseno finalmente cadde a terra Jacob si prese un attimo per se per guardarmi e se da una parte mi sentivo in imbarazzo dall’altro era compiaciuta. Jacob mi desiderava e lo potevo notare dal suo sguardo famelico.
<< Po-posso? >> mi chiese senza mai staccare gli occhi dal mio seno.
Senza dire nulla presi la sua mano tra le sue e delicatamente la portai all’altezza del mio seno facendogli capire che poteva fare tutto quello che voleva. Accarezzò lentamente e dolcemente con i polpastrelli l’aureola,  sospirai estasiata e un gemito mi uscii dalle labbra quando strinse il capezzolo tra l’indice ed il pollice.
Si fermò. << Ti ho fatta male? >> mi chiese preoccupato.
Scossi la testa. << No, continua. >> gli dissi incitandolo a ritornare a quella piacevole tortura.
Ma lui non lo fece perché mi prese la mano e mi condusse sul letto per poi farci stendere dolcemente sulle lenzuola blu come l’oceano. Si sdraiò al mio fianco appoggiando la testa sulla mano e mi guardò dall’altro.
<< Sei bellissima, l’ho mai detto? >> mi disse accarezzandomi il ventre.
Arrossii. << Un miliardo di volte, ma è bello sentirselo dire. >> e sorrisi.
Si sporse verso di me e mi baciò. Un bacio lento e passionale, un bacio che mi provocò una fitta al basso ventre.
La sua mano dal ventre salì fino al seno e stavolta con più sicurezza mi accarezzò facendomi ansimare. Mi accarezzò lentamente beandosi dei miei gemiti e quando lo vidi portarsi con le labbra sul seno per poi avvolgere il mio capezzolo quasi urlai dalle forti sensazioni che provai.
<< Dimmi se ti da fastidio. >> mi disse prima di torturarmi con le sue dolci labbra.
Dedicò ad entrambe la stessa attenzione, poi spostò le labbra sul mio ventre e sui miei fianchi per poi risalire facendo lo stesso percorso per poi arrivare alle mie labbra e baciarmi. Mi attaccai alle sue spalle e divorai le sue labbra, così belle e carnose.
Trattenni il fiato quando sentii la sua mano percorrere l’elastico della mia culottes, evidentemente voleva il mio consenso così aprii leggermente le gambe e presi la sua mano portandola su quel vulcano che era il mio basso ventre.
Lui cominciò ad accarezzarmi lentamente con le dita facendomi ansimare e bagnare. Continuò ad accarezzarmi da sopra la stoffa facendomi quasi impazzire così presi in mano la situazione.
<< Jacob, metti la mano dentro. >> sussurrai.
Lo sentii sorridere sul mio collo e poi sentii la sua mano superare l’ostacolo della stoffa e immergersi tra le mie piaghe calde e bagnate.
Lui gemette. << Nessie… sei… >> ma non disse nulla e continuò ad accarezzarmi con le dita facendomi gemere.
Arrossii. <<  Sei tu a farmi quest’effetto. >> mi giustificai.
Lui sorrise e mi baciò continuando a muovere le mani fino a farmi quasi impazzire, così stanca tolsi le sue mani e ribaltai le posizioni trovandomi a cavalcioni sul su bacino. Gememmo contemporaneamente al contatto con le nostre intimità. Mi abbassai sul suo viso e lo baciai forzando la barriera delle sue labbra per cercare la sua lingua e venerarla facendolo gemere. Cominciai a strusciarmi impercettibilmente sul suo bacino facendolo gemere e stringere le sue mani sui miei fianchi fino a farmi male. Scesi con le labbra su collo, poi sulle sue spalle larghe, sul suo petto e provai a fare come aveva fatto con me accarezzandogli con le labbra i capezzoli che si inturgidirono facendolo ansimare più forte.
<< Vado bene? >> gli chiesi.
Lui annuì.<< Ben… benissimo. >> disse deglutendo.
Sorrisi e continuai posando le labbra sui suoi addominali scolpiti che mi avevano sempre fatto impazzire, passai sui suoi fianchi facendolo sussultare. Arrivai al bordo dei suoi boxer e mi fermai come il suo respiro, lo sentii irrigidirsi.
Lo guardai. << Cosa faccio? >>
Lui mi guardò con gli occhi neri velati di desiderio. << Fa quello che vuoi. >> mi sussurrò in un filo di voce.
Feci un grosso respiro e afferrai il bordo dei boxer per poi con un solo colpo sfilarglielo liberandolo in tutta la sua… perfetta ed enorme gloria.
Arrossii immediatamente guardandolo,  non ne avevo mai visto uno e quindi ero rimasta un tantino sconvolta.
<< Cosa c’è? >> mi chiese Jacob accorgendosi della mia titubanza.
<< Ehm… è…strano. >> dissi guardandogli il membro duro ed eretto.
Lo sentii ridacchiare e lo guardai. << Cosa c’è? >>
<< Bhe sentirsi dire dalla propria ragazza con cui farai sesso che il tuo pisello è strano… bhe è… non è proprio quello che ci si aspetta di sentire. >>
Ridacchiai anche io stendendosi al suo fianco. << Scusa è che… non ne ho mai visto uno e devi ammettere che ha una forma... >>
<< Strana, si. >> mi disse sorridendo divertito.
Mi girai verso di lui e lo guardai negli occhi. << Insegnami a darti piacere. >> sussurrai.
Lui restituì il mio sguardo ed annuì. << Okey. >> acconsentì.
Prese la mia mano e se la portò sul membro avvolgendolo tra le mie mani e poi mi aiutò nei movimenti. Su e giù, giù e su.
Lui chiuse gli occhi e quando capì che avevo imparato lasciò la presa e si abbandonò al mio tocco. Continuai con i movimenti mettendoci qualcosa di mio e capii di essere brava dai suoi gemiti strozzati. << Ti faccio male? >> chiesi.
Scosse la testa e inarcò la schiena. << Sei… perfetta. >> mi disse gemendo più forte.
Più muovevo la mano e più mi sembrava che si ingrossasse tra le mie mani e mi domandavo come avrebbe fatto ad entrare una cosa del genere dentro di me senza farmi male. Rabbrividii, ma continuai con le mie mosse finchè lui non mi fermò.
Lo guardai. << Che c’è? Ho fatto qualcosa di sbagliato? >> chiesi subito.
Lui scosse la testa. << No, sei troppo brava, ma io voglio venire con te. >> mi disse facendomi distendere con la schiena sul materasso.
Mi guardò negli occhi mentre mi sfilava le mutandine e si abbassava accompagnandole fino a terra dove le posò. Mi guardò, mi squadrò da capo a piedi e soffermò lo sguardò sulla mia intimità depilata ad opera d’arte grazie ad Alice.
Prese dolcemente le mie gambe e le allargò per guardarmi ed io arrossii.
<< E’ bellissima. >> sussurrò ed io avvampai ancora di più.
<< Oddio. >> sussurrai facendolo ridere.
Si portò su di me sdraiandosi tra le mie gambe. << Ehi piccola non imbarazzarti. >> mi sussurrò dolce dandomi un bacino sul naso.
Ci baciammo ancora e accarezzammo ogni lembo di pelle che riuscivamo a trovare fino a che Jacob non si staccò da me guardandomi intensamente negli occhi.
<< Io sono pronto… ne sei ancora sicura? >> mi chiese dolce e tenero come sempre.
Mi sporsi verso il cassetto e tirai fuori la scatola di preservativi dandogliela. Era più che sufficiente come conferma della mia sicurezza.
Si scostò da me ed estrasse un quadratino argentato rigirandoselo tra le mani un po’ titubante.
<< Cosa c’è? >>
<< Mio padre mi ha insegnato a infilarlo, ma…  non so se adesso ne sono capace. >> mi confessò.
<< Io non posso…aiutarti. >> dissi arrossendo.
Lui mi sorrise e poi scarto  il ‘regalo’, si rigirò tra le mani quell’affarino di lattice per trovare il verso giusto poi con attenzione lo infilò riempiendolo tutto. Osservai tutta la scena, mi incantai quasi notando adesso quanto fosse bello e non…strano.
Si girò verso di me ed io mi sdraiai portandolo su di me e allargando le gambe per asciarlo posizionare, sussultai quando sentii la punta del suo membro sulla mia entrata.
<< Credo sentirai un po’ di dolore o almeno è quello che ho sentito dire. >> disse imbarazzato.
Annuii. << Vai, Jake. >>
Lui annuì e quando sentii forzare la mia barriera trattenni il respiro e continuai a farlo fino a che non entrò completamente dentro di me mozzandomi il fiato.
<< Cazzo. >> mi lasciai scappare e lui mi guardò terrorizzato.
<< Oddio, Nessie, scusami. >> mi disse facendo per uscire, ma io lo fermai.
Scossi la testa. << Dammi qualche secondo, okey? Solo qualche secondo. >>
Lui annuì e mi strinse a se aspettando che quel fastidio doloroso passasse. Dopo giusto qualche secondo il dolore se ne andò lasciandomi un po’ di fastidio e una strana sensazione. Era il piacere che tanto parlavano le mie amiche?
<< Jake. >> gli dissi e lui capì così cominciò a muoversi lentamente dentro di me.
Mi stringeva a se mentre mi faceva sua ed io lo lascia fare perché non riuscivo a pensare a nessun altro posto in cui volessi stare se non con lui, dentro quel letto  a fare l’amore per la prima volta al chiaro di lui. Era dolce e delicato e mi dava dolci baci sulle labbra invocando il mio nome come se temesse che potessi andarmene da una momento all’altro. Ma dove sarei andata se tutto quello che volevo era lui che mi stringeva tra le sue labbra mentre mi faceva sua?
Stava per venire. << Nessie, amore… ci sono quasi. Scusami. >> si giustificò tra gli ansimi ed i gemiti.
Lo baciai e mi lasciai ad andare alle ultime spinte prima che con un gemito strozzato si accasciasse su di me. << Dio… >> invocò.
Non avevo provato tutto quel piacere che dicevano le mie amiche, ma era anche vero che la prima volta non si riusciva ad arrivare all’orgasmo perché è come se il tuo corpo non ne fosse capace.
Sempre restando dentro di me alzò il viso guardandomi.
<< Tu… non… ho sbagliato qualcosa? >> mi chiese rattristato.
Ed io in un moto di tenerezza lo strinsi a me e gli baciai il capo. << Sei stato meraviglioso, amore, meraviglioso. Mi sono sentita amata e protetta e non devi preoccuparti perché la prima volta è così, non è colpa tua. >> gli disse baciandolo ancora tra i capelli.
<< Sono stato davvero bravo? >> mi chiese.
Ho già detto che lo amo? << Perfetto, tesoro, perfetto. >> e lo baciai sulle labbra.
Quella notte non ci fermammo ad una sola volta e se la prima era stata perfetta le altre che seguirono furono oltre l’immaginabile.  

   
 
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