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Autore: Youki    10/03/2006    2 recensioni
Vento di battaglie per Inuyasha e i suoi amici. La guerra per i frammenti della Shikon no Tama continua, ma le vicende del passato tornano ad intrecciarsi con il presente e la tela di Naraku, ordita 50 anni prima, ancora una volta allunga le sue maglie sul futuro dei nostri amici. Ma non saranno soli a combattere...qualcuno sta tornando dal passato solo per combattere al fianco di Inuyasha. COMPLETA, posterò il più regolarmente possibile!
Genere: Azione, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Miroku, Naraku, Nuovo personaggio, Sango, Sesshoumaru, Shippou
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cap 12

Verso Nord

di Youki

(htpp://www.youki-laportadellalba.splinder.com)


La notte parve farsi improvvisamente più buia ed il bosco tacque intimorito al cospetto di quella oscura potenza. Nemmeno Inuyasha, con la sua vista acuta, riusciva a discernerne i lineamenti, anche alla distanza di pochi passi che li separava. Pareva che quella creatura risucchiasse la luce, persino quella della luna e delle stelle e il suo jiaki stava crescendo a dismisura, come se di quella luce si cibasse.
-Consegnatemi il Bastone Sacro- intimò la yasha senza mezzi termini.
Un brivido di paura percorse il corpo di Inuyasha. Il Bastone, l’unica arma che poteva assicurare loro protezione contro le Armi in possesso di Naraku, era andato distrutto...
-Dovrai passare sul mio cadavere!- Bluffò. Non potevano rivelare così apertamente la loro vulnerabilità.
-Non essere stupido, Inuyasha- sogghignò la donna -pensi forse di poter resistere alla Dama dei Sogni?-
Kagome fu attraversata da un terribile pensiero: come aveva fatto Naraku a resuscitare Hirimi? Che il corpo di Hirimi fosse fatto di terra come quello di Kikyo? Ma quell’aura...non poteva essere che...?
’Un frammento della Sfera! Eccolo! Lo vedo!’ un bagliore oscuro che si confondeva con l’aura maligna che lo avvolgeva...un grosso frammento completamente nero... ‘Allora Naraku...ha rapito Sayouki per rubarle l’anima di Hirimi e resuscitarla!’
Non poteva essere altrimenti. Sayouki aveva raccontato come le Dame dei Sogni si succedessero trasferendo la propria anima, i propri ricordi e tutto il loro sapere nella loro erede, di generazione in generazione...quindi Sayouki doveva conservare in sè l’anima della nonna, e Naraku...era a quella che stava mirando sin dall’inizio! Da quel poco che sapeva di lei, Hirimi non era certo un tipo da schierarsi dalla loro parte e Naraku avrebbe preso due piccioni con una sola fava accaparrandosi l’aiuto della Sanguinaria e privando i propri avversari del supporto di Sayouki...
Hirimi sollevò d’improvviso il braccio sinistro e la mano artigliata ghermì l’aria in direzione di Inuyasha. L’hanyou venne sollevato da terra, in balia di una mano invisibile e rimase immobile a mezz’aria, senza fiato, come se una morsa ferrea gli impedisse di respirare, privandolo delle forze. Con un ringhio sommesso Hirimi roteò lentamente il polso e sogghignò, mentre Inuyasha cominciava a contorcersi e a gridare di dolore. Solo allora Kagome si riscosse dalla paralisi che l’aveva colta e si rese conto di essere del tutto inerme e assolutamente inutile senza il proprio arco, rimasto nella capanna di Kaede. Cercò di chiamare Inuyasha: il giovane continuava a contorcersi in quella morsa invisibile, mentre Hirimi rideva soddisfatta, il pugno sinistro stretto e sollevato, in un terribile attacco a distanza. Non poteva perdere un secondo di più. Doveva agire...e c’era un solo modo di intervenire: scattò in avanti e si gettò con tutto il suo peso contro la nemica.
-Stupida ragazzina!- la derise la donna e con la mano libera le ghermì il volto, immobilizzandola col suo potere.
-Divina Kagome! Inuyasha!!- la voce di Miroku annunciò l’arrivo dei rinforzi.
Un jiaki tanto potente e manifestatosi così all’improvviso non era di certo passato inosservato e un piccolo gruppo di contadini armati aveva seguito Kaede, Miroku, Sango, Shippo e Kirara nella radura. Ai loro occhi apparve la terribile scena in cui Inuyasha si contorceva gridando a mezz’aria, mentre Kagome era avvinghiata in un atroce abbraccio ad una forma scura la cui aura pareva un buco nero. Miroku quasi svenne, sentendo il suo kazaana pulsare in sintonia con quell’aura maligna.
-Dev’essere opera di Naraku...- rantolò stringendosi il petto.
Sango concordò.
-Ti senti bene houshi-sama?-
Il monaco non rispose, ma si raddrizzò e si lanciò in avanti, incurante del disagio che aumentava ad ogni singolo passo. Sango e gli altri lo seguirono, pronti a combattere.
-Fermi!- intimò loro l’ombra scura -Fermatevi se ci tenete a questi due!-
Non poterono che obbedire.
Shippo, le lacrime agli occhi, osservò atterrito Kagome, immobile e muta nella stretta del ferreo artiglio, poi Inuyasha, che, per contrasto, gridava e si contorceva in preda a chissà quale terribile dolore.
-NOOOO! Maledetta! Non fare loro del male!! Kagomeeeee! Inuyashaaaaa!!- gridò, e prima che qualcuno potesse fermarlo, il cucciolo si scagliò di corsa contro il nemico.
Di nuovo una risata divertita e Shippo cadde a terra urlante: era bastato uno sguardo della yasha per sopraffarlo. Li aveva tutti in pugno ed era stato fin troppo facile per i suoi gusti. Naraku, pur conoscendoli bene, li aveva tutti sopravvalutati...ma daltronde...non conosceva lei. Di nuovo Hirimi sorrise e con voce minacciosa si rivolse agli astanti. Sango, Kaede, Miroku e Kirara non avevano fatto in tempo a fare un passo per fermare Shippo e gli uomini alle loro spalle squadravano atterriti la scena, incerti sul da farsi. Tutto era accaduto troppo velocemente.
-Sciocchi! Avete distrutto il Bastone Sacro! E avete riconsegnato i frammenti della falce a quei monaci inetti!- rise. Era stato fin troppo semplice, per lei, leggere nella mente di Inuyasha. -Vorrà dire che mi sarà ancora più facile distruggerli e dacchè ci sono mi divertirò a finire il lavoro che la povera Sayouki non ha mai avuto il coraggio di completare! E’ molto che non assaporo sangue di monaco...- e il suo sguardo si spostò su Miroku. -prima però mi concederò il piacere di eliminare voi!-
Il suo jiaki esplose come una nube velenosa e tentacoli neri avvilupparono ad uno ad uno gli avversari, i cui sforzi per liberarsi non fecero che peggiorare la situazione. Kaede già faticava a respirare e anche Sango si trovava in seria difficoltà: più si agitava più quei tentacoli densi e neri la stringevano...già le si stava offuscando la vista, tutto era buio e anche la luna stava scomparendo dalla sua visuale. In lontananza, come attutita, sentiva la voce della yasha...
-Naraku! Guardami! Hirimi ti consegnerà oggi stesso le loro teste!-
E in quel momento anche la luna venne inghiottita dall’oscurità.

Kagome assistette come paralizzata agli eventi che seguirono il suo gesto disperato. Appena Hirimi l’aveva toccata, un gelo infinito si era impossessato di lei e l’aveva precipitata in un buio senza fine. I suoi occhi sbarrati fissavano il volto davanti a lei senza vederlo, ma in qualche modo la ragazza era cosciente di quanto stava accadendo. Alle grida strazianti di Inuyasha si erano aggiunte quelle del piccolo Shippo e poi anche Miroku e gli altri erano stati sopraffatti. Kagome non poteva sopportare il loro dolore, le loro grida la trafiggevano come coltelli e tramite il contatto con Hirimi era come se potesse vedere la loro sofferenza, la loro paura. Per un attimo pensò anche di poter udire i loro pensieri...
‘Kagome!!’ un richiamo, una preghiera, un grido disperato. ‘Perdonami! Non sono riuscito a proteggerti!’
Un dolore lancinante e un forte senso di rimpianto attraversarono la mente e il cuore di Kagome...
‘Inuyasha!!’
-Inu...yasha...- dalla gola la voce le uscì rauca -Inu...yasha...!- Le palpebre sbatterono, le dita delle mani si strinsero di nuovo faticosamente attorno al braccio teso di Hirimi. -Smettila...- le mormorò Kagome, -Smettila!- la voce stava riprendendo forza -Basta! Adesso BASTAAAA!-
Hirimi stessa si stupì della forza che la ragazzina mise nel liberarsi della sua stretta e quell’attimo di distrazione le costò caro: come una furia, Kagome le balzò di nuovo addosso provocando, con il suo solo tocco, un’accecante esplosione di potere spirituale.
Come se fosse stata colpita da una freccia sacra, Hirimi sentì il potere di Kagome disintegrare la sua aura e le forze venirle risucchiate via dalle mani roventi della ragazza. Con una violenta spinta la allontanò da sè, mandandola a sbattere contro il Goshimboku, ma non ebbe tempo di riprendersi dallo smacco, perchè dovette prontamente balzare di lato per evitare l’Hiraikotsu lanciato da Sango. Anche gli altri si erano liberati dai tentacoli di Hirimi e ora la stavano accerchiando. Inuyasha, sia pur a fatica, era accorso da Kagome e aveva sfoderato Tessaiga, disponendosi in sua difesa. Faticava a reggere la spada e le braccia gli tremavano nello sforzo, ma nei suoi occhi si poteva leggere la determinazione a non farsi sorprendere di nuovo.
-Tutto bene Kagome?- chiese tossendo, senza perdere di vista il nemico. La ragazza non rispose, ma respirava regolarmente. Per usare tutto quel potere spirituale doveva essersi sfinita, pensò Inuyasha, e si rivolse allora ad Hirimi.
-E ora che non puoi usare i tuoi dannati trucchetti mentali, cosa intendi fare?- Chiamare quel terribile potere un ‘trucchetto mentale’ era un voler sminuire il fatto che ci aveva quasi rimesso la pelle poco prima, ma con questo suo atteggiamento spavaldo sperava di nascondere la propria debolezza. -E’ vero, il Bastone è andato distrutto, al pari del tuo jiaki! Ma sappi che noi siamo pieni di risorse...Avrai il coraggio di combattere ad armi pari, ora?!- la sfidò pieno di ira e di apprensione per Kagome, ancora inerte alle sue spalle.
La yasha avanzò, avvolta in quello che restava del suo manto d’ombra, allargò le braccia come in un gesto di resa e fece un inchino beffardo.
-Grazie a quella ragazzina avete vinto una piccola battaglia- rise -ma non crediatevi invincibili. Per stanotte vi lascerò vivere, ho cose più interessanti da fare...Ma ci riincontreremo presto, non temete...- e detto ciò svanì in una nuvola di fumo nero.

La mezzaluna tornò a splendere in cielo e la brezza parve riprendere solo allora il suo soffio leggero. -Kagome! Stai bene?- chiese Sango accorrendo dall’amica ai piedi dell’albero sacro. Kagome stava riprendendo i sensi lentamente e aveva un’espressione sconvolta.
-Io...io...- balbettò, ma Miroku la fermò, esaminando cautamente l’ematoma che le si stava allargando sull’occhio destro.
-Non sforzatevi di parlare divina Kagome, avete preso una brutta botta in testa.-
-No!- la ragazza si agitò freneticamente nell’abbraccio di Sango e guardò con occhi allucinati i compagni radunati attorno a lei. Fissò il proprio sguardo appannato in quello teso di Inuyasha e disse, in un soffio: -Io l’ho vista!! L’ho vista in volto!- tutti si fecero ancora più vicini. C’era un’urgenza tremenda nella voce di Kagome.
-Quella era Sayouki!-

****

Hirimi correva nel bosco. Era profondamente contrariata per la debolezza che aveva dimostrato nello scontro con quella ragazzina. Un tempo l’avrebbe incenerita con un solo sguardo, mentre ora...Quel nuovo corpo non la soddisfaceva...per metà umano....era più debole, meno veloce, poco resistente. Non fosse stato per la Sfera...Il potere di quella Kagome sarebbe stato in grado di respingerla, di riprecipitarla nell’oblio da cui Naraku l’aveva ridestata? Hirimi si guardò il polsi, ai quali brillavano sinistri i lucidi bracciali fatti dagli anelli di Catena: era solo grazie ad essi se Naraku era riuscito a risvegliarla.
‘Grazie a questi ed alla Sfera’ si corresse mentalmente portandosi le mani al petto; sentire pulsare il grosso frammento nero le diede la forza per riprendere la sua corsa verso la Fortezza.
All’improvviso la vista le si sfocò e davanti ai suoi occhi si delineò la scena della sua stessa morte. Hirimi si rallentò e sorrise malignamente: se avesse insistito nei suoi propositi, i monaci guerrieri avrebbero potuto avere ragione di lei anche senza il Bastone Sacro. Non doveva dimenticare quell’arma incredibilmente letale che era il Nemureikon...Quello sarebbe stato il suo futuro immediato se si fosse sopravvalutata tanto da ostinarsi ad attaccare la Fortezza nelle sue attuali condizioni.
‘Condizioni piuttosto pietose’ commentò tra sè, inciampando in una radice e ricordando il tempo in cui per spostarsi le sarebbe bastato solo pensare al luogo di destinazione.
Si sentiva stanca e non le era mai successo in vita sua. Doveva cominciare a studiare quel corpo e imparare a conoscerne i limiti o le sarebbe costata la vita...di nuovo...
‘Tuttavia la mia piccola nipote non ha saputo sfruttarsi al meglio.’ Valutò obiettivamente ‘Questo corpo non sarà forte come quello di un full youkai, ma data la sua discendenza possiede un potere le cui possibilità sono pressochè illimitate...’
In fondo il sangue di veggente si era appena dimostrato alquanto utile e c’era ampio pazio di miglioramento per quanto riguardava l’eredità demoniaca. Si concentrò, rallentando il passo.
‘In fondo, perchè correre?’
Hirimi adorava il sangue e già ne pregustava l’odore dolce e stordente, ora che la Vista le stava mostrando quanto ne sarebbe stato versato nell’imminente futuro.
‘Lasciamo pure che vengano da me. Sapranno dove trovarmi...’ sorrise ‘e per allora sarò più che pronta ad accoglierli.’

****

-Sesshomaru-sama! Come vi sentite?-
Sesshomaru aprì gli occhi e fu come svegliarsi da un incubo in una bella mattina di sole. Ma lui fu infastidito, piuttosto che compiaciuto, dalla luce che trafiggeva la volta arborea e ricadeva insolente all’ingresso della piccola caverna.
Per un attimo i suoi pensieri volarono ad una caverna e ad un passato di cui aveva preferito dimenticarsi, assieme al volto di Sayouki. Sbattè irritato le palpebre, chiedendosi come mai stesse riesumando simili ricordi. Era vero che l’inaspettato incontro con la rediviva hanyou e i lunghi giorni di agonia popolata di incubi l’avevano inevitabilmente provato, ma non era da lui farsi sorprendere così. Il passato non contava nulla, e tantomeno gli spettri che ne fuoriuscivano...ma poi, guardandosi intorno, incontrò due occhi dalle iridi di ghiaccio aperti su di un volto talmente familiare che avrebbe potuto essere il suo stesso riflesso. Allora ricordò.
Quello era il ragazzino che era comparso improvvisamente sul campo di battaglia, troppo tardi per salvare Sayouki. E l’aveva chiamata madre...
-Quanto tempo è passato?- chiese gelido a Jaken, la voce profonda, raschiante, come se le corde vocali gli si fossero atrofizzate a causa della febbre. Si portò una mano al collo e si massaggiò la gola, lo sguardo fisso sul suo tremante vassallo, ignorando intenzionalmente il ragazzino che, ricordò, aveva detto di chiamarsi Ryu.
Il piccolo demone dedicò un fugace e dubbioso sguardo alle sue spalle, dove il giovanissimo demone stava ritto immobile e impassibile e si affrettò a contare sulle proprie tre dita.
-Ehm...mio signore...sono passati più di quindici giorni da quando vi ho trovato qui, agonizzante. Il giovane Ryu, qui...- indicò alle sue spalle gettando allo youkai un altro sguardo incerto -...ecco, mi ha raccontato della battaglia che avete sostenuto sotto l’influsso di quel dannato Naraku. Disse che vi eravate scontrato con Inuyasha e il suo gruppo e che con loro c’era anche la dannata yasha...quella Sayouki...- abbassò la voce, senza nemmeno accorgersene, nel pronunciare quel nome; il suo disprezzo, misto a terrore, fu chiaramente intuibile.
Il solo suono di quel nome spronò Sesshomaru a raccogliere le proprie forze per rialzarsi. Fu un’operazione difficile, suo malgrado, debole com’era e con un solo braccio, ma rifiutò bruscamente l’aiuto di Jaken. Alla fine riuscì a reggersi stabilmente sulle proprie gambe, fece qualche passo in direzione di Ryu, lo oltrepassò senza dire una parola e si inoltrò tra gli alberi. Jaken lo seguì, e il suo ciarlare su come avesse tentato invano ogni sorta di medicamento e su quanto si fosse disperato, in pena per la vita del suo signore, lo accompagnò imperterrito fino a che furono giunti sulle rive del ruscello. Colto da un improvviso capogiro, Sesshomaru dovette sedersi su una roccia poco distante. Era ancora troppo debole, ma sentiva che le forze stavano pian piano ritornandogli, anche se non era una condizione che apprezzasse particolarmente, soprattutto con quello strano ragazzino nei dintorni...
‘Nonostante l’aura che emana sia di scarso livello come quella di Inuyasha, qualcosa in lui non convince. Potrebbe nascondere qualcosa...’
Non che avesse il minimo timore di quel Ryu, ma sentirsi così debole e non poter avere pienamente in mano il controllo della situazione, lo urtava profondamente.
Nulla di tutto questo trasparì dal suo volto mentre scrutava gelido le acque che scorrevano davanti a lui, gorgogliando come per protesta contro il ciarlare continuo di Jaken.
-Mio signore! Non sapevo più che cosa fare...le vostre ferite continuavano a suppurare veleno e voi vi agitavate nel sonno, gridando a volte...- stava dicendo il piccolo youkai, quando colse l’occhiata di Sesshomaru e balzò indietro, visibilmente imbarazzato per aver dovuto assistere a scene simili e timoroso del suo stesso signore, che mai avrebbe ammesso una simile debolezza...-Cioè...no, non è che voi gridaste...voi siete sempre così controllato...era la febbre e....temevo per la vostra vita...-. Già, senza Sesshomaru, che avrebbe fatto il povero Jaken? Sarebbe rimasto solo allo sbaraglio, in balia di tutti i pericoli possibili! Aveva già sperimentato quel tipo di esperienza e di certo non aveva voglia di ripeterla. -Sembrava che non ci fosse più nulla da fare se non sperare nei miracoli...quando...- il suo tono si fece più incerto e ciò incuriosì Sesshomaru, che tuttavia lo lasciò continuare senza degnarlo di attenzione. -Quando mi ricordai di quel Kurosei...-
Il giovane demone si voltò di scatto fulminando il proprio servo con uno sguardo così gelido e irato che se avesse avuto il potere di uccidere, l’avrebbe ridotto in cenere all’istante.
-Cos’hai fatto?- Ringhiò a voce così bassa che fu quasi impossibile udirlo.
Jaken non si aspettava una simile reazione, anche se sapeva che il proprio signore non avrebbe certamente apprezzato un gesto altruistico nei suoi confronti. Ma perchè tanta ira? Gli aveva salvato la vita e questo avrebbe dovuto bastare...
-Io...ho mandato Ryu a chiedere la medicina all’Alchimista...- mugolò -Tempo fa voi faceste lo stesso per sua madre e io ho pensato che vi fosse dovuto...-
Jaken non aveva seguito il suo padrone anni addietro, quando Sesshomaru era andato alla ricerca del famoso semidio ed era tornato con un medicamento miracoloso che aveva salvato la vita di Sayouki. A lui era stato tassativamente ordinato di prendersi cura dell’odiata yasha e se non l’avesse fatto sapeva che ne sarebbe andato della sua vita. Ancora una volta si chiese quale terribile icantesimo avesse intessuto Sayouki attorno a Sesshomaru, perchè il suo padrone non si era mai comportato così prima.
In uno svolazzo repentino della stola, lo youkai si alzò dal masso su cui era seduto e ghermì Jaken in un impeto di furia che dominò quasi all’istante, gettando nelle basse acque del ruscello il terrorizzato servo.
Lanciando uno sguardo intenso verso il campo dove sapeva che Ryu era rimasto immobile in attesa, il glaciale youkai emise un soffio infastidito e si avviò tra gli alberi in direzione opposta.
Cosa aveva chiesto a Ryu il vecchio Kurosei? Qual’era stato il prezzo per la vita di Sesshomaru? Cosa voleva da lui quel ragazzino, tanto da essere disposto a pagare il prezzo richiesto dall’Alchimista? Sesshomaru non avrebbe mai compreso il significato di un gesto di puro altruismo e comunque era convinto che Ryu l’avesse aiutato per un qualche motivo, un motivo tale da spingerlo a sacrificarsi per lui. Cosa voleva veramente quello strano ragazzino? Vagò per il bosco per ore e solo a notte fonda rientrò al campo, dove Ryu lo attendeva nello stesso punto in cui l’aveva lasciato.
-Non aspettarti ringraziamenti.- gli sibilò passandogli accanto.
-Non erano attesi.- fu la risposta.
Sesshomaru si diresse al piccolo fuoco languente e guardò con disinteresse i resti del pasto che era stato consumato in sua assenza; Jaken sonnecchiava lì accanto, seduto su una roccia e appoggiato al Nintojo, come se avesse preteso di rimanere di guardia. Le labbra sottili dell’inu-youkai si incresparono quasi in un sorriso beffardo. Lui, Sesshomaru, doveva la vita a questo piccolo e insignificante essere...e a quel Ryu... gettò un’occhiata indietro, senza voltarsi.
Sapeva che Jaken, per quanto disperato, non sarebbe mai andato dall’Alchimista per salvare la vita del suo padrone a rischio della propria, e se si era tanto impegnato nel profondere le proprie cure era stato solo per non perdere la protezione che Sesshomaru stesso gli garantiva con la sua sola presenza. Tuttavia...
-Vi ha cercato a lungo, Sesshomaru-sama.- improvvisamente Ryu gli fu accanto e Sesshomaru si stupì della propria debolezza: non aveva percepito alcun movimento. Doveva stare all’erta, decise, soprattutto con questo strano ragazzino che odorava di neve fresca e che non lasciava trasparire alcuna emozione, come se i suoi tratti infantili fossero di ghiaccio, almeno quanto gli occhi.
Lo youkai non disse nulla e Ryu continuò. Pareva che si fosse deciso a dire quanto aveva da dire.
-Non avrei mai immaginato che Jaken vi fosse tanto affezionato, soprattutto stando a quanto mi aveva raccontato Sayouki di voi.- Non ottenne nessuna reazione a queste parole, ma il suo sguardo si posò sul piccolo demone-lucertola e la sua espressione si addolcì, per quanto possibile. -Mi ero aspettato un essere viscido e ripugnante, servile e infido...e invece...non è così...non del tutto almeno.- si corresse -Sono certo che anche voi lo sapete, altrimenti non lo terreste al vostro servizio.-
Tacque e parve non avere altro da aggiungere, poichè rimase in silenzio accanto a lui.
Sesshomaru rimase ancora una volta incerto circa le reali intenzioni del ragazzo. A che scopo questa apologia di Jaken? Non aveva senso. Il fuoco stava languendo e distrattamente Sesshomaru si sedette e lo attizzò, lo sguardo perso nelle fiamme. Perchè il fuoco gli stava riportando alla memoria Sayouki? Era stato l’accenno che ne aveva fatto Ryu pochi attimi prima a risvegliare in lui ricordi tanto insidiosi? Ricordi di una donna...una hanyou...
-Quali sono le tue intenzioni ora?- La voce di Sesshomaru fu un freddo sussurro nel silenzio della notte. In quella domanda lo youkai riassunse cripticamente tutti i suoi interrogativi.
Ryu parve quasi sorpreso, ma non ebbe esitazioni nell’ignorare le implicazioni più profonde e rispondergli: -Viva o morta non posso lasciare Sayouki nelle mani di Naraku...Devo ritrovarla.-
Doveva aspettarselo, dopotutto, si disse Sesshomaru: nel cuore di questo ragazzino si agitavano sciocchi sentimenti umani, che non avrebbero mai permesso ad un figlio di abbandonare la propria madre nelle mani di un nemico. Daltronde, un pensiero preoccupante attraversò la mente dello youkai: ‘Se Naraku usasse su di lei la Sfera degli Shikon...’. Sesshomaru aveva già avuto prova di cosa potesse fare il mistico gioiello e valutò la possibilità che Sayouki potesse esserne dominata, come lo era stato lui stesso. Stando a quanto si diceva, infatti, essa sarebbe stata in grado di resuscitare anche i morti, quindi non aveva importanza che la hanyou fosse ancora in vita oppure no, Naraku avrebbe potuto disporre dei suoi poteri. Come se si fosse ridestato solo ora da un lungo sogno fatto di nebbia e di torpore, Sesshomaru realizzò che fin da principio lo scopo di quel dannato demone doveva essere stato proprio quello di catturare Sayouki. Signore delle trame, il maledetto ragno aveva usato lui, Sesshomaru, come esca e come pedina...
Un’ira tremenda montò rombando nei suoi pensieri e con il fragore di uno tsunami si infranse contro le barriere del suo ferreo autocontrollo.
-Anche io ho un conto in sospeso con Naraku.- disse a denti stretti. Avrebbe cercato anche lui quel maledetto e avrebbe avuto la sua rivincita. Non poteva perdonargli ciò che gli aveva fatto...lo aveva ingannato ma, peggio ancora, lo aveva soggiogato al suo volere con un raggiro...
Ryu stava per ribattere quando, senza preavviso, la notte divenne più cupa e fu come se la luce stessa della luna e delle stelle fosse risucchiata via da qualche oscura potenza. Un jiaki smisurato si manifestò in tutta la sua oscurità ai limiti della loro percezione ed entrambi balzarono in piedi colti alla sprovvista; persino Jaken si destò dal suo sonno, disturbato da quell’esplosione di pura energia negativa. Senza nemmeno pensarci sia Ryu che Sesshomaru si mossero all’unisono in direzione di quella terribile aura, quando, improvvisa come era venuta, quella si dileguò. Tutto era durato pochi istanti, ma entrambi avevano riconosciuto, all’interno di quell’oscurità, il jiaki di Naraku e, soprattutto, quello che restava dell’aura di Sayouki.
Non ci furono scambi di parole, sarebbero stati inutili: quello che entrambi cercavano era là, al nord, e non c’era un attimo da perdere.
Ryu fece semplicemente un cenno a Sesshomaru e si inoltrò come un fulmine nel bosco.
Sesshomaru invece attese qualche istante e, per non sprecare le proprie rinascenti forze, chiamò sè il fido Aun.
Volando seduto sulla groppa del grosso demone a due teste, Sesshomaru vide che la luna e le stelle erano tornate a brillare e illuminavano di argento il fiume che si snodava sotto di lui.
‘Verso nord. Verso Naraku...’
Ma il suo ultimo pensiero rimase inespresso persino nella sua mente.
Verso Sayouki.




Piccolo dizionario di giapponese (senza pretese ^_^ ):
hanyou: mezzodemone.
youkai: demone.
yasha: demone femmina.
houshi: monaco
jiaki: aura maligna.
kazaana: Foro del Vento sulla mano destra di Miroku
Goshimboku: albero sacro.



Lo so, i miei tempi si stanno allungando di troppo, ma non posso farci nulla. Perdonate le lunghe attese e abbiate pazienza con la povera Youki, oberata di lavoro! Spero vi sia piaciuto anche questo capitolo...
Alla prossima!
  
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