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Autore: Portos    27/06/2011    1 recensioni
La musica e i suoi legami
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3: John meet Freddie

 

Jim prima aiutò John, a scaricare i bagagli all'albergo, prima di andare a Montreux.

John aveva scambiato qualche parola con lui poi si era messo fumare preso dalla tensione.

Eppure, non si vedevano solo da un anno e mezzo…perché tutto questo nervoso? Si domandò, sbuffando.

Il manager fece un mezzo sorriso.

“Uhm…guarda che ti mangia mica. Fred è sempre Fred” osservò Jim.

“Guarda che lo so” rispose John, preso in contropiede.

“Non ti arrabbiare e rilassati, non ti prenderà a schiaffi non appena ti vede”

“Jim?”

John non era proprio dell'umore giusto per essere preso in giro.

“Continua a guidare, per favore”

“Uhm...siamo suscettibili, eh?” lo prese in giro Jim, senza smettere di ridacchiare. Poi all'ennesima occhiata del bassista, il manager decise (saggiamente) di rimanere in silenzio.

Arrivarono a destinazione, verso le cinque del pomeriggio.

“Ah, quanto è noiosa Montreux” si lamentava Freddie, non amava la tranquillità del paesaggio, lui così abituato alla movida notturna e a rimorchiare più gente possibile.

Jim parcheggiò l'auto nel vialetto.

Peter Freestone l'assistente di Freddie, venne incontro loro, pochi minuti dopo.

Era in forma smagliante e non sembrava molto sorpreso di vederli.

Jim e John furono lieti, che Peter non domandasse gli esiti del viaggio, si limitò a stringere amichevolmente la mano.

“Io vado, altre cose mi aspettano” annunciò Jim con un lungo sospiro.

“Oh, le scartoffie qualche volta ci finirai seppellito dentro”

“Questa è una vendetta?”

“Per cosa?” domandò incuriosito Peter.

“Non ha fatto che prendermi in giro per tutto il viaggio” rispose John, con disinvoltura, ma in realtà sentiva lo stomaco sottosopra.

Jim si congedò velocemente, con un sorrisetto ironico stampato sulle labbra.

Peter e John entrarono.

 

Il bassista si sentiva come se fosse seduto su un cespuglio di rovi.

“Rilassati” si disse, ma i muscoli del suo corpo rimasero rigidi come un'asse di legno.

Phoebe lo accompagnò in sala di registrazione.

Ed eccolo lì.

Concentratissimo con penna e fogli di carta, in cerca di qualche ispirazione, seduto al tavolo.

“Freddie...” lo chiamò Peter.

Il cantante alzò lo sguardo.

“Oh grazie Phoebe...ciao John” disse Freddie con un mezzo sorriso.

John alzò meccanicamente la mano in una specie di saluto.

Freddie s'alzò dalla sedia.

“Uhm...scusate se non sono uscito ma stavo scrivendo, John accomodati”

Il bassista sedette con la schiena fin troppo dritta, sentiva i palmi delle mani sudare.

“Freddie io vado a dar da mangiare ai gatti” annunciò Peter, decidendo di squagliarsela all'ultimo minuto.

 

Non l'aveva notato prima, pensò ingenuamente John, glielo chiese su due piedi.

Di fatti, aveva visto che qualcosa non andava...

“Freddie che fine hanno i tuoi baffi?”

Il cantante che stava chiacchierando amabilmente con l'assistente, girò la testa.

Gli lanciò un'occhiata perplessa.

“Li ho tagliati, ma cosa questo cosa c'entra...?”

“Ah, no niente tu giravi di solito con quella specie di look stile clone gay o roba del genere...” commentò John in tono puramente casuale.

Peter si morse un labbro per non mettersi a ridere.

Freddie alzò un sopracciglio e aprì la bocca per dire qualcosa, ma la richiuse subito dopo.

John stava prendendo in giro Freddie...senza farlo apposta, era fatto così alle volte.

“Ma cosa centra questo?”

“Nulla, nulla” farfugliò John, rendendosi conto dell'errore.

“Ah, sarà meglio...”

L'assistente s'allontanò, dove finalmente poté sfogare la sua risata.

 

“Allora...come te la cavi, Deaky?”

“Io? Oh, come al solito... i figli crescono, le solite cose” rispose John con una stretta di spalle.

“Santo Cielo, mi sembra di sentir parlare mia nonna su con la vita!” replicò Freddie, con uno dei suoi soliti slanci di energia.

John vide qualcosa baluginare negli occhi del cantante, subito dopo. Un po' tristezza forse?

“Spero che la mia chiamata non ti abbia seccato la mia chiamata” disse all'improvviso Freddie.

“No e tu...come stai?”

La domanda rimase sospesa per aria.

Freddie sbatté le palpebre lentamente. S'umettò le labbra.

“Sì, direi che sto abbastanza bene, sì....è da un anno e mezzo che non ci vediamo, tu non sei cambiato, vero?”

“Freddie, sono già stato classificato in diversi modi, quindi ti ringrazierei se la piantassi” disse laconico John.

“Uh-uh, e sei rimasto alquanto suscettibile”

Il bassista sbuffò.

“Ok, ok passando ad argomenti seri...ho bisogno del tuo aiuto: come sai, sto lavorando con la soprano Montserrat Caballè e ho bisogno di qualche arrangiamento per una canzone con il tuo basso” spiegò Freddie e John notò di nuovo qualcosa.

Sì, Freddie sembrava cambiato per certi versi.

Non aveva mai perso la sua verve, ma sembrava come dire che fosse più calmo ma anche stanco.

Come s'intitola la canzone?”

How I can go on? Non è bellissima?”

Ma cosa voleva dire?

John s'asciugò i palmi delle manu sudati sui pantaloni.

“Hai presente quando ti accorgi di essere arrivato ad un certo punto, anzi lo hai superato? Ma tu vuoi ancora esserci...tu cosa proveresti a fare?”

John in quell'istante capì.

Qualcosa stava cambiando, sicuro e forse dove stava andando il destino?


 

  
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