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Autore: Drizzt    27/06/2011    2 recensioni
Racconto in più capitoli che narra la storia del pellegrinaggio di Braska, Jecht e Auron, dieci anni prima degli eventi presentati in Final Fantasy X.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Auron, Braska, Jecht
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sedeva a gambe incrociate a terra, con la schiena appoggiata ad una delle imponenti colonne del Sacro Tempio di Bevelle, sulle sue ginocchia coperte da un paio di ampi pantaloni neri stava appoggiato un lungo e grosso spadone affilato e dall'aria decisamente minacciosa. L'uomo aveva tutta l'aria di attendere qualcuno, teneva gli occhi bassi e sembrava udire e fare attenzione a tutti i suoni che percepiva intorno a se: parlottare, scalpiccio dei passanti che camminavano davanti all'ingresso del tempio, le risate dei bambini che correvano per le vie della città, i canti soffusi provenienti dalle remote stanze del tempio alle sue spalle.
Non lo dava a vedere ma era nervoso, molto nervoso. Ci stava mettendo troppo tempo, lo sapeva che gli Yevoniti avrebbero causato problemi, glielo aveva ripetuto decine di volte! Loro lo odiavano... e tutto per colpa della sua decisione passata. Sbuffando appoggiò il palmo della mano sulla superficie della sua spada ricordando un tempo lontano quando anche lui serviva Bevelle, quando il suo onore era ancora intatto.
“Sembri corrucciato, amico mio” sussurrò una voce pacata alle sue spalle.
Come un fulmine l'uomo scattò in piedi voltandosi subito verso il punto da dove era giunta quella voce così famigliare.
“Lord Braska!” esclamò l'uomo con un mezzo sorriso osservando il secondo individuo che, uscito dal portone del grande tempio, l'aveva raggiunto camminando quieto, l’incredibile calma che il suo essere emanava era una delle caratteristiche che preferiva dell'indole di quell'uomo dall'animo così gentile e dall'apparenza così serena.
“Lord Braska...” ripeté chinando lo sguardo “Iniziavo a preoccuparmi! Pensavo quasi che gli Yevoniti vi avessero...”
“Non chiamarli così, Auron” lo ammonì l’uomo chiamato Braska con un mezzo sorriso mentre faceva un passo verso di lui in un ondeggiare della sua lunga veste cremisi “Malgrado tutto sono i detentori del credo di Yevon, meritano il nostro rispetto”
“Capisco, ma... hanno protestato, vero?” chiese Auron con volto corrucciato.
Braska emise una breve risata e oltrepassò il suo amico iniziando ad incamminarsi placidamente lungo la strada principale della città sacra di Bevelle.
“Il maestro Mika non mi vede di buon occhio, lo sai” commentò appena Auron lo ebbe raggiunto al suo fianco “Per quanto riguarda te... Kinoc ha sempre messo una buona parola su di te e sulla tua devozione a Bevelle, ma diciamo che il maestro Azalem è ancora... irato riguardo a quella storia...”
Auron abbassò lo sguardo mentre la stretta intorno all'elsa della sua pesante spada si faceva più forte.
“Soltanto perché non ho voluto sposare sua figlia...” commentò l'uomo mentre Braska gli lanciava una rapida occhiata “Solo per quel motivo... guardate dove sono finito...”
“Dove sei finito, amico mio?” sorrise Braska appoggiandogli una mano sulla spalla con fare amichevole “Accompagnare un sacerdote scomunicato in una missione che tutti reputano troppo grande per lui non deve essere molto bello, effettivamente”
“No!” protestò Auron veemente “Lord Braska, non intendevo questo! Per me è un onore accompagnarvi nel vostro pellegrinaggio!”
Braska rise e distolse lo sguardo dall'amico continuando a camminare placidamente attraverso la folla che percorreva l'arteria principale della città sacra. I due camminarono per alcuni metri senza dirsi nulla poi, con volto grave, Auron si girò verso il suo compagno e disse:
“Allora, Lord Braska, vi hanno dato l'autorizzazione…”
“Certamente” confermò Braska con un mezzo sorriso “Per quanto sia grande il loro potere, neanche loro possono andare contro alla scelta degli Intercessori”
“Dunque... abbiamo iniziato?” chiese titubante Auron.
“Abbiamo iniziato...”confermò Braska sorridendo.
Auron fece per sorridere quando qualcosa di indistinto urtò malamente Braska facendolo cadere a terra; come un fulmine Auron aveva già imbracciato la sua spada e l'aveva già puntata contro la gola dell'uomo che, in un probabile gesto involontario, aveva colpito il suo compagno con una spallata. La prima cosa che passò nella testa di Auron fu che quell'uomo dovesse essere matto: girava a petto nudo e i capelli incolti gli ricadevano in parte sulla fronte, l'uomo era tenuto per le braccia da quattro guardie semplici ma, probabilmente in uno scatto di follia, aveva tentato di dimenarsi per fuggire, la sfortuna aveva voluto che Braska fosse stato sulla sua traiettoria e avesse fermato la sua fuga permettendo ai suoi aguzzini di tornare ad afferrarlo e placare la sua voglia di fuggire con un paio di colpi alla schiena portati con il calcio del loro fucile d'ordinanza.
“Ehi tu!” stava urlando l'uomo rivolto ad Auron che continuava a tenere la sua arma in una posizione di guardia “Ehi! Aiutami, fa qualcosa! Questi bastardi non vogliono credere che io venga da Zanarkand!”
Auron spalancò gli occhi e abbassò di qualche millimetro la spada osservando stupito l'uomo che, malgrado i colpi con cui i soldati volevano metterlo a tacere, si dimenava per liberarsi tendendo le mani un po’ verso Auron un po’ verso Braska. Auron lanciò uno sguardo perplesso a Braska ma non vide negli occhi del sacerdote quello che pensava di vedere... che cos’era? Interesse? Fascino? Sapeva bene che vedere quello sguardo sul volto di Braska non poteva che significare guai.
“Ehi tu, aiutami!” urlò ancora il folle rivolto verso Braska che, però, si limito ad osservarlo in silenzio.
Finalmente le guardie riuscirono ad avere ragione della sua forza bruta e, armati di pesanti catene, legarono i polsi dell'uomo costringendolo ad alzarsi in piedi e a camminare dinanzi a loro in silenzio.
“Chiedo scusa” disse una delle sentinelle “E' un pazzo che abbiamo raccolto fuori dalla porta Est, farnetica riguardo Zanarkand e una squadra di Blitzball… dice di chiamarsi Jecht”
“Che cosa ne farete?” chiese Braska alzandosi in piedi con l'aiuto di Auron.
“Lo stiamo portando nel carcere del tempio, poi lo faremo visitare da un dottore e vedremo se riusciremo a capire la sua reale provenienza. Scusate ancora per il disturbo!”
La sentinella si esibì rapidamente del saluto di Yevon prima di allontanarsi di corsa raggiungendo rapidamente i suoi tre colleghi che conducevano il prigioniero apparentemente calmo. Braska si voltò per osservare incuriosito l'uomo che veniva condotto via tra la folla e rimase in silenzio per qualche attimo, come se stesse pensando a qualcosa di veramente molto importante.
“Lord Braska, mi spiace” disse Auron costernato “Avrei dovuto fare più attenzione”
“Non fa niente, Auron” rispose lui continuando ad osservare il punto dove il curioso uomo era scomparso tra la folla “Sono io, ora, che devo chiederti scusa”
“Per quale motivo, Lord Braska?”
“Dobbiamo andare a prendere quell’uomo” rispose Braska con un mezzo sorriso.
Auron non riuscì a impedire che la sua bocca si spalancasse per lo stupore. Quello sguardo… conosceva quello sguardo con il quale Braska stava fissando un punto imprecisato nella folla. Provava veramente interesse per quel folle? Per quale motivo?
“Lord Braska... intendete quel pazzo?” chiese Auron appoggiando la punta della sua spada sulla strada lastricata.
“Certo, quale uomo altrimenti?” rispose lui tranquillamente “L'uomo di Zanarkand...”
“Di Zanarkand?” ripeté Auron sempre più stupito “Ma, Lord Braska, è impossibile che quell'uomo provenga davvero da Zanarkand!”
“Così ha detto l'intercessore...” sussurrò Braska tra se e se “Di cercare l'uomo di Zanarkand... dobbiamo andare a prenderlo e dobbiamo portarlo a casa, devo parlare con lui in privato…”
Auron annuì trattenendo un profondo sospiro, poi si scostò per lasciar passare il suo amico invocatore che si era avviato con passo deciso sulla scia delle sentinelle che stavano scortando il folle verso il tempio.
L'uomo di Zanarkand… l’aveva detto l'intercessore?
No, Auron scosse la testa e si impedì di pensare. Non ea abbastanza intelligente per capire che cosa frullasse nella testa degli invocatori.
  
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