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Autore: Back To Vegas Skies    27/06/2011    4 recensioni
- Lui lo ama, B. Lo ama da sempre. E anche Frank. Non... non volevo essere io a dirti queste cose. Sapevamo che prima o poi l'avresti scoperto...
Bandit non disse nulla. Si sentiva piccola, si sentiva sola. Voleva vedere suo padre, voleva abbracciarlo, voleva chiedergli spiegazioni.
Bisbigliò un "Grazie zio Mikes", si voltò e camminò lentamente verso casa.
Le faceva male il cuore. Ormai lo aveva accettato, aveva capito come stavano le cose, si era arresa all'evidenza. Ma faceva male. Perchè non poteva avere una famiglia normale? Perchè non poteva essere come tutti gli altri ragazzini della sua età?
Pensò a Cherry e Lily, al fatto che loro sembravano convivere in modo leggero con quella situzione, per loro era semplice: si amano, quindi stanno insieme. Ma per lei no, non era così.
[Frerard]
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Frank Iero, Gerard Way, Mikey Way, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3:
I don't blame you for being you, but you can't blame me for hating it.

 

 
- Vedi... - iniziò Lily, senza riuscire a guardarla in faccia - come ti abbiamo già detto, prima di partire noi abbiamo sentito qualcosa che evidentemente non dovevamo sentire.
Cherry guardò la sorella, preoccupata.
Bandit era esasperata.
- Vuoi muoverti a parlare, sì o no?!
Lily sospirò. Poi riprese:
- Mamma non c'era, papà credeva che noi fossimo in giardino e così si è sentito libero di parlare...ehm, liberamente.
- E allora??
- Cavolo, B! Calmati!
- Ma è di mio padre che stai parlando!
- Anche del nostro, se non l'hai notato. - rispose secca Cherry.
Bandit ammutolì, aspettando che Lily finisse il racconto prima di sfogare tutta la sua rabbia.
- Comunque, c'erano tuo padre e mio padre, in piedi, in salotto. Stavano litigando. Pensando che si trattasse di questioni di lavoro, ci siamo fermate sulle scale, aspettando che finissero di urlare.
- E... e non erano questioni di lavoro?
- No.
- Oh.
- Più che altro era tuo padre a gridare e il nostro sembrava scusarsi... Io volevo andare via -  disse piano, guardando la sorella.
- Ma io sono voluta restare - disse Cherry, con decisione - Ed è stato meglio.
La sua gemella annuì, poi continuò:
- Insomma, ci siamo messe ad ascoltare quello che dicevano. Tuo padre urlava che  la situazione era insostenibile, che dopo vent'anni non avrebbe voluto nascondersi più... Poi ha detto che... - guardò di nuovo sua sorella, in cerca di appoggio.
- Ha detto che il suo unico vero desiderio era passare il resto della sua vita con lui.
Bandit sgranò gli occhi. No, doveva essere una farsa, una bugia stupida inventata dalle gemelle per prenderla in giro. Doveva essere così.
Lily deglutì, poi riprese:
- A-Allora papà ha smesso di urlare e gli ha detto che lo capiva, che anche per lui era difficile, ma... - guardò l'erba, in evidente imbarazzo.
- Che il loro amore aveva sempre superato tutto e avrebbe superato anche quello. - fu di nuovo Cherry a completare la frase.
- Così si sono calmati e si sono abbracciati, poi... insomma, loro... si sono...
-  Si sono baciati. E poi papà ha detto al tuo che lo amava... E tuo padre ha detto che lo amerà per sempre.
- Il fatto è che... Papà non ha mai baciato così la mamma, né è mai stato così con lei. Secondo noi...
- Beh, secondo noi...Si amano davvero.
Bandit era diventata livida di rabbia. Se era uno scherzo, era davvero il più squallido della storia. Guardò prima una gemella, poi l'altra.
- Ah. Ah. Ah. Siete proprio due brave attrici, non c'è che dire!
- Noi non... Non stiamo scherzando.
- Certo! Come no! Siete solo sue grandi bugiarde! - strillò contro le due ragazzine, che la guardavano impaurite.
- Vi divertite, eh, raccontando queste cazzate?! Lo sapete meglio di me che è tutta roba inventata!
- Ma...B, ascolta... È tutto vero! Ammettilo che anche tu sospettavi qualcosa del genere!
- N-Non è vero!
- Certo, perchè tutti baciano il proprio "migliore amico" davanti a milioni di persone! - ribatté sarcastica Cherry.
- Non c'entra proprio niente!
- Certo che c'entra! E poi... lo vedi anche tu, B... il modo in cui si guardano, il modo in cui si sorridono!
- Ma sono migliori amici, si vogliono bene!
- Tu ti comporti così con Brian? -
Bandit si zittì immediatamente. Sentiva la paura crescere dentro di sé in modo inesorabile.
- Ma... io...
- Ammettilo - ripetè la gemella - anche tu stavi solo aspettando una "prova".
- No! Non è vero! Sei una bugiarda! - le gridò in faccia, prima di correre via senza voltarsi.
 
* * *
 
- Pronto?
- B, sono zio Mikes. Si può sapere dove cavolo sei?? La nonna è preoccupata!
- In giro.
- Sono le undici di sera, carina, avresti almeno potuto avvisare! - la voce di suo zio era preoccupata, ma con lei non riusciva mai ad arrabbiarsi sul serio.
- Hai ragione, scusa. Ora torno a casa.
- Bandit? È successo qualcosa?
- Nah. Tranquillo.
- Sei sicura?
- Certo. Buonanotte zio.
- Buonanotte piccola.
Si alzò con calma dall'altalena cigolante sulla quale si era seduta. Si asciugò alla meglio i lacrimoni che le erano scesi sulle guance e si incamminò verso la villetta dei suoi nonni, dove sicuramente la stavano aspettando per darle una bella strigliata.
Entrò in casa silenziosamente e non appena vide che suo nonno stava cominciando una delle sue ramanzine, lo ignorò bellamente e salì in camera sua.
Era la stanza degli ospiti, che la nonna ormai aveva riservato esclusivamente per lei. Era stata lei a sceglierla: aveva rifiutato la vecchia stanza di suo padre, la considerava un luogo sacro e troppo speciale, come il covo di un supereroe.
Ma poteva ancora considerarlo tale? Dopo quello che le avevano detto le gemelle, qualcosa si era incrinato dentro di lei. E non poteva mentire a se stessa, dicendo che non se l'aspettava.
Cherry e Lily avevano ragione, stava solo aspettando una "prova", qualcosa che le desse la certezza che tutti i suoi sospetti fossero fondati. Pensò a sua madre, ai nonni nella stanza accanto, a suo zio Mikey e si chiese se anche loro avevano sempre fatto finta di non vedere, come aveva fatto lei fino a quel momento.
 
*  *  *
 
Scese lentamente le scale, cercando di fare meno rumore possibile.
Arrivò davanti alla stanza di suo padre, sospirò ed entrò.
Era uguale a tutte le volte che ci era entrata, con i soliti fumetti in giro, con le solite cianfrusaglie sulle mensole, il pipistrello impagliato che pendeva dal soffitto e matite, fogli, inchiostro sparsi un po’ ovunque. Sembrava che suo padre se ne fosse andato da quella casa da un giorno, invece che da più di dieci anni, e forse era proprio questa la sensazione che la nonna voleva.
Guardò tutti quegli oggetti, ormai familiari, ma stavolta non era lì per leggere un fumetto o guardare vecchi disegni. Stavolta era lì per cercare prove.
Non aveva mai frugato nelle cose di suo padre, anche se erano appartenute a lui solo da giovane, per il semplice fatto che non l'aveva mai trovato necessario. Era sempre stata convinta che suo padre non le avesse mai nascosto nulla.
Certo, sapeva che sicuramente lì non c'era proprio niente da cercare: erano passati tredici anni, cazzo, suo padre aveva sicuramente portato via tutte le cose compromettenti, sempre se ce n’era qualcuna.
Aprì l’armadio, trovandolo semivuoto. Cercò sotto le magliette che suo padre aveva lasciato lì, tra i calzini spaiati nei cassetti, ma non trovò nulla. Si abbassò sotto il letto, si sporse sulle mensole più alte, frugò nelle vecchie cartelline da disegno.
Era un po' delusa dal non aver trovato nulla, ma dopotutto, non era quello che voleva?
No, certo che no. Era inutile continuare a mentire a se stessa! Lo aveva sempre saputo, in cuor suo. Già quando per la prima volta si era imbattuta in un video di suo padre che toccava Frank sul palco, già quando sentiva sua madre urlare perchè "non era una cosa normale", già quando li guardava sorridersi in quel modo un po' speciale.
Aveva sempre sperato fossero sue impressioni, in realtà. Per questo sentirselo dire così, chiaro e tondo dalle gemelle era stato un brutto colpo.
Intanto continuava a cercare. Per la verità non sapeva neanche lei precisamente cosa stesse cercando, ma doveva essere qualcosa che le desse la prova che i suoi sospetti fossero fondati.
Guardò in tutti i cassetti, dietro i libri, sotto il materasso, in cima ai mobili, ma non trovò nulla. Finchè non le venne in mente che c'era anche un altro posto dove avrebbe potuto cercare.  

   
 
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