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Autore: S u n n y    27/06/2011    1 recensioni
Rose Weasley inizia un nuovo anno ad Hogwarts portandosi dietro i coccio rotti di un -ahimè- mai ricambiato amore. Scorpius Malfoy è un Serpeverde, ma è diverso da suo padre, perché lui può scegliere di esserlo. Rose è cambiata, cresciuta e migliorata. Scorpius deve fare pace con il suo cervello e con il suo cuore. Rose lo capisce, lo rincuora e lo aiuta. Scorpius decide che donerà il suo cuoricino arido proprio a lei. Tra episodi rocamboleschi, consigli sull'Espresso di Hogwarts, un aiuto particolare dalla famiglia Potter perchè - parole di Ginny - è così romantico vedere due giovani innamorati, Scorpius verrà duramente messo alla prova dalla piccola e romantica Rosie. Riusciranno i nostri eroi a farla innamorare dell'ironico e realista Scorpius Malfoy?
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Lily Evans, Scorpius Malfoy, Un po' tutti | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Brand New Love

Dillo con un fiore

 


A tutti coloro che, come me, hanno accompagnato Harry dal principio fino proprio alla fine.

A tutti coloro che, come me, hanno riso, pianto, amato, sofferto con lui

A tutti coloro che, come me, con lui ci sono cresciuti ed

hanno respirato come ossigeno ogni parola scritta in quelle pagine.

A tutti coloro che, come me, non hanno mai smesso di sperare in una lettera da Hogwarts.

A tutti coloro che, come me, hanno imparato dei valori,

A tutti coloro che, come me, lo porteranno sempre nel cuore.

A J.K.Rowling, con tutti il mio affetto

e tutta la mia gratitudine.

Ad Harry Potter,

perché sono rimasta con lui dal principio alla fine.

A te, perché in ogni parola che scrivo, dentro ci sei tu.

 

 

 

Capitolo I

 


 
Sono poche le persone a cui io voglio veramente bene e ancor meno sono quelle di cui io nutro una buona opinione. Più conosco il mondo e meno ne sono entusiasta: ogni giorno che passa mi conferma nel mio giudizio sull'instabilità dei caratteri e sullo scarso affidamento che va fatto su ciò che può apparire merito o ingegno.

Jane Austen – Orgoglio e Pregiudizio

 


 

 

Quando Scorpius Hyperion Malfoy conobbe Rose Weasley lei era una ragazzina solitaria e dai capelli rossi, con qualche chilo di troppo, grande giocatrice di Quidditch e bravissima in Trasfigurazioni e Difesa Contro Le Arti Oscure.

Erano passati cinque anni e Rose non era cambiata di una virgola; certo, aveva messo su 10 centimetri in confronto al primo anno, ma per il resto era esattamente uguale a prima. Aveva il viso gentile, le lentiggini che le macchiavano la pelle bianca, gli occhi caramellati - ereditati dalla madre - nascosti dietro ad un paio di occhiali dalla montatura tartarugata e i capelli rossi – ereditati dal padre -, l'espressione sempre gioviale, il sorriso aperto e i denti bianchi e dritti.

Ma, diamine, non ci si innamora di una ragazza per i suoi denti, no?

Potete quindi capire lo stupore di Malfoy nel vederla salire sull'Espresso per Hogwarts all'inizio del sesto anno completamente cambiata.

La statura era rimasta la stessa, ma le forme erano diverse: aveva perso i chili di troppo evidenziando la curva del seno, il viso era diventato più affilato senza aver perso l'aspetto delicato e gentile, e gli occhi, notò Scorpius, erano truccati.

Quando Scorpius la vide salutare la madre, capì da chi doveva aver preso: Rose era identica alla -pardon, una delle - signore Weasley, eccetto che per i capelli, quelli erano rossi. Quel giorno li teneva costretti in due trecce lunghe e rosse e Scorpius pensò che sembrassero ancora più rossi e lucenti del solito.

Sorrise ad Albus che gli andava incontro e che con rispetto salutava i coniugi Malfoy, ancora stupiti – a dire la verità stizziti – della loro amicizia.

-Ehi Al, ma tua cugina Rose che ha fatto? E' diventata bella tutta d'un botto?- sussurrò Scorpius ghignando in direzione di Albus mentre si allontanavano dai suoi genitori e salivano sul treno.

-Sei proprio uno stronzo Malfoy! Comunque sì, Rosie è cresciuta.-

-...Bene-

Albus lo guardò truce. Scorpius alzò le mani con aria innocente.

-No, dicevo, Rose è cresciuta bene.-

Albus scosse la testa mentre insieme al compagno cercavano un posto sull'Espresso.

-Ehi Al, hai visto Lils?- una voce pacata e dolce li fece girare. Lupus in Fabula: Rose Weasley li guardava con un sorriso genuino impresso sulle labbra carnose, con un largo maglione bordot a coprirle il corpo fino ed un paio di Jeans neri a stringerle le gambe.

-Ciao Rosie, penso di averla vista chiacchierare con Dom poco più indietro.-

-Ciao Rose.- la voce di Malfoy si impose tra i due facendo voltare Rosie verso di lui.

-Oh, ciao Scorpius. Com'è andata l'estate?- chiese cordiale, ma distratta e Scorpius capì che non gliene fregava un accidente di come era andata la sua estate, o l'estate di qualcuno, in generale.

-Tutto bene, molto tranquilla. Grazie per avermelo chiesto, e la tua?-

Rose annuì -E' stata carina, grazie.- Scorpius la guardò interdetto, pensando che fosse l'unica persona al mondo a poter definire un'estate carina.

-ROSIE!- Lily Luna Potter. Lily Uragano Potter sarebbe stato più appropriato, pensò contrariato Scorpius mentre la più giovane dei Potter correva nella loro direzione.

-RosieRosieRosieRosie!- urlava Lily con voce isterica saltellando con le mani al petto, -Lysander ha detto che gli sono mancata.- tutta euforica urlava ai quattro venti.

-Bèh, Lils, è una cosa bella. Anche se vi siete visti quattro giorni fa.- sorrise pacata Rose, mentre stringeva le mani dell'amica nelle sue.

-Cavolo Rosie, non smontarmi così!-

-Non era mia intenzione, cara. Lo rende ancora più...ehm...vero, immagino.-

Lily annuì sognante.

-Bene, Lily, va da Lysander, o finirai per mancargli. - Scorpius ghignò, compiaciuto; diamine quella Rose era divertente. -Io me ne vado a leggere da qualche parte, ci vediamo tra un po', okay?- chiese Rose scompigliandole i capelli.

Scorpius Malfoy assisteva alla scena nascondendo un sorriso divertito dietro le mani grandi.

-Rosie... sei...-

-Si, adesso vai.- La interruppe Rose guardando Lily sorriderle grata.

-Un angelo.- completò Lily allontanandosi, senza degnare di uno sguardo né Albus né - tanto meno – Scorpius.

-Potter, tua sorella è strana.- comunicò Malfoy ad Albus mentre la vedeva sparire in uno scompartimento.

-Molto strana.- annuì Albus.

-Bene ragazzi, ci vediamo ad Hogwarts.- sorrise Rose, allontanandosi senza dar loro il tempo di risponderle.

I due ragazzi si guardarono per poi voltarsi in direzione di Rose.

-No, Potter tutta la tua famiglia è strana.-

Albus sospirò rassegnato.

 

 

*

 

 

Rose sedeva in uno scopartimento semi-vuoto.

Unica sua compagnia un ragazzino dai capelli castani e lunghi del primo anno che era troppo spaventato per parlarle.

Rose odiava stare in mezzo alla gente, si sentiva a disagio. I loro discorsi così frivoli e privi di significato, le smancerie le davano la nausea. Mentre concepiva l'amicizia come una cosa pubblica, vedeva l'amore come un sentimento privato, una relazione tra due; trovava quindi inconcepibili e finte quelle tante coppiette che vedeva appartate nei posti meno affollati di Hogwarts.

Lei si sentiva diversa, era diversa. Meno incline alla compagnia in confronto ai suoi familiari, meno amichevole, meno affabile, ma sempre pacata e gentile; non si sbilanciava mai. Amava rintanarsi in biblioteca quando tutti erano fuori ed andare fuori quando gli altri preferivano rimanere in Sala Comune a giocare a scacchi magici. La sera, quando tutti dormivano, le piaceva sedersi sul davanzale e guardare le stelle, coperta dalla sua camicia da notte bianca.

Evitava la folla della prima colazione, scendeva prima di tutti i suoi compagni di casa, mangiava un muffin al cioccolato, beveva una tazza di caffè bollente e quando i primi Grifondoro sedevano al tavolo, lei li lasciava con un sorriso gentile.

Andava a sedersi sulla pietra liscia e piatta tra due colonne, appoggiata alla finestra davanti all'aula di Trasfigurazione; spesso leggeva, o semplicemente guardava fuori.

Ogni mattina vedeva i Serpeverde attraversare il corridoio che li conduceva in Sala Grande e i Grifondoro scendere le scale assonnati; li guardava ma non li vedeva.

A volte Lily si sedeva con lei per raccontarle dell'ultimo appuntamento con Lysander, Rose l'ascoltava paziente, le dava consigli e sognava un amore suo.

Hogwarts le mancava quando era via. Non che stesse male a casa, ma a Rose piaceva la tranquillità, la solitudine e a Casa Weasley – qualsiasi Casa Weasley – non si è mai soli.

Le mancava il profumo della biblioteca e il rumore della piuma sulla carta spessa delle pergamene, il tic che faceva quando la punta sbatteva contro il vetro della boccetta d'inchiostro.

Le mancavano le lezioni di Trasfigurazione, in cui aveva il massimo dei voti e le mancava il peso ed il colore della Pluffa che si mescolava a quello dell'erba del campo da Quidditch.

Le mancava l'aria rassicurante ed accogliente della Sala Comune di Grifondoro, le risate di Al e Lily che, insieme allo scoppiettare del fuoco, le facevano da sottofondo nella sua lettura serale.

Il rumore del treno la cullava mentre leggeva uno dei suoi libri preferiti. Amava leggere, le dava conforto, la faceva sentire bene, non la faceva sentire sola, sola con i suoi sentimenti. Le piacevano in particolare i libri babbani; non che non appressasse la letteratura magica, ma quella babbana la sorprendeva. La trovava romantica, traboccante di quei sentimenti che lei cercava ma che non riusciva a trovare tra i suoi coetanei.

In quel momento, mentre le parole scorrevano nella sua mente, scivolavano tra le pagine segnate dal tempo e ormai ingiallite, si riempiva dell'amore di Darcy per Elisabeth e colma di malinconia si chiedeva quando avrebbe trovato il suo, di Mr Darcy. Un uomo speciale, non banale, un uomo che la vedesse per quella che era davvero e si dava della stupida perché, pochi mesi indietro, pensava di averlo trovato.

Jake era un ragazzo splendido.

L'aveva conosciuto nel negozio di Zio George, dove faceva l'apprendista. Rose era affascinata dai suoi occhi, colpita dalle sue parole, dal tono della sua voce quando gentile la chiamava Rosie.

Se n'era innamorata, come una stupida, come una bambina. Erano diventati amici e così Rose si era illusa che un giorno lui l'avrebbe potuta amare, così come lei amava lui.

Rose non riusciva a togliersi dalla mente il volto ridente di Jake che, felice, due mesi dopo il loro primo incontro, le diceva che si era fidanzato.

E Rosie, la piccola Rosie, colma di amore e buone speranze, era caduta. Era sprofondata, il suo cuore puro si era infranto in mille pezzi nella felicità di Jake.

Il suo primo amore era volato via in una calda giornata di agosto, l'aveva perduto insieme alla sua innocenza.

Chiusa in sé stessa Rose affogava le sue lacrime nel cuscino bianco di camera sua, aveva perso l'appetito, il sorriso. Si era chiusa in camera a leggere, a scrivere, ad impiegare il tempo cercando di dimenticare quegli occhi scuri che non la lasciavano sola.

Aveva vissuto in solitudine quel suo piccolo dramma, chiudendosi ancora di più verso il mondo circostante. Il suo riflesso allo specchio la guardava con aria tesa, la guardava dicendole che Jake non l'amava perché era brutta; non si era innamorato di lei per quei chili di troppo e per quei tratti infantili, e così Rosie aveva perso peso, aveva comprato vestiti nuovi e scelto un nuovo taglio di capelli.

Voleva essere bella, bella per lui. Bella come Dominique e Victoire, bella come Lily.

E poi in quel buio, in quel castello fortificato in cui si era rinchiusa, era entrata la Mamma.

Preoccupata le aveva accarezzato i capelli, l'aveva rassicurata e stretta al suo petto, cullandola come faceva quando era bambina.

Cosa c'è che non va Rosie? Cos'è che ti tormenta bambina mia?

Rose aveva macchiato la maglietta della mamma con le sue lacrime, tra i singhiozzi le aveva raccontato la sua storia, ed Hermione le aveva sorriso.

Passerà bambina mia, il dolore volerà via e tu t'innamorerai di nuovo, troverai qualcuno che ti amerà in tutto il tuo splendore, amerà la tua anima docile e pacata e ad un tratto capirà che non potrà più fare a meno di te.

 

Due giorni dopo Rose era partita per Hogwarts, promettendo alla mamma che le avrebbe scritto.

Due giorni dopo era partita, portandosi dietro solo i ricordi e la volontà di amare di nuovo.

 

 

*

 

Scorpius era seduto in uno scompartimento affollato in compagnia di Al ed altri cinque o sei Grifondoro.

Sorrise, al pensiero della faccia che avrebbe fatto suo padre se l'avesse visto in quel momento a ridere e scherzare con persone completamente diverse da lui, persone che 30 anni prima avrebbe disprezzato ed insultato per la loro dubbia discendenza di sangue.

Voleva bene a suo padre, ma, alle volte, proprio non lo capiva. Cercava di inculcargli tutte quelle fandonie sull'importanza del sangue, dei Malfoy e delle altre famiglie purosangue. Scorpius annuiva con fare convinto, cercando di far credere al padre che era davvero interessato a quel che stava dicendo; quando in realtà quelle parole non facevano che rimbalzargli addosso.

In quel momento, mentre seguiva un'affascinante partita di scacchi tra Albus e suo cugino Hugo, si chiedeva dove fosse finita Rose.

Non aveva ben chiaro come la sua mente fosse arrivata a quella domanda, ma ogni poco sembrava rimbalzare tra i suoi pensieri e così si guardava intorno alla ricerca di quei dolci occhi caramello.

Rose era carina e Scorpius in parte l'aveva sempre pensato, anche quando non era proprio in forma, ecco.

Adesso che aveva trovato il suo peso forma ideale e aveva smesso di fare a cazzotti con i vestiti decenti, la trovava ancora più carina.

Si alzò, deciso che l'avrebbe cercata.

-Ehi Sco' dove vai?- chiese Albus ancora concentrato sulla partita.

-A fare un giretto, ho bisogno di sgranchirmi le gambe, Potter.-

Al alzò le spalle, ma gli lanciò uno sguardo.

A volte penso che quel ragazzo mi conosca troppo bene.

Scorpius quindi prese la direzione che aveva preso Rose – o almeno, gli sembrava che lei l'avesse presa – lanciando di tanto in tanto lo sguardo dentro gli scompartimenti. Camminava nel corridoio stretto e lungo dell'Espresso, indeciso sul da farsi, mentre il suo buon senso faceva a cazzotti con l'idea di provarci con Rose.

Insomma, lei lo attraeva. Era una specie di calamita. Non che volesse fare coppia fissa o smancerie del genere, lui odiava quelle cose lì, era solo per divertirsi un po'. Lei era carina, e sembrava un tipo di ragazza che non era attaccata a quelle cose lì e quindi, perché non provarci? Se poi fosse andata male, beh, lui avrebbe abbandonato il campo, trovandone un'altra. Aveva la vaga impressione di piacere al pubblico femminile.

E poi, eccola, quando lui era quasi intenzionato a tornare da dove era venuto, seduta a leggere accanto al finestrino in compagnia di un ragazzino che si torceva le mani, indeciso se parlare o meno.

Scorpius la guardò. Le mani fini e bianche che tenevano quel libro dalla copertina di pelle come se lo accarezzassero, gli occhi che scorrevano sul foglio, le trecce rosse che intrappolavano la luce del sole al tramonto, che aveva il loro stesso colore, il respiro regolare.

Guardando il suo viso non poté non vedere quella lacrima intrappolata tra le sue ciglia lunghe, accarezzandola con lo sguardo guardò il titolo del libro che aveva appena chiuso.

Orgoglio e Pregiudizio, mai sentito, sarà una roba babbana.

Quando la guardò di nuovo lei non si era neanche accorta di essere spiata, osservava il paesaggio fuori dal treno; sembrava così innocente.

Ad un tratto non gli sembrò proprio un colpo di genio provarci con lei. Tornò quindi sulla sua strada, abbandonando il campo ancor prima di provarci.

   
 
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