“È felice, professore?" chiese un ragazzino con un sorriso maligno sulle labbra "tra poco staremo insieme, per sempre”.
L’uomo non rispose, non riusciva dire niente a causa di quel bavaglio che gl’impediva di parlare e di respirare.
“Ma come, non dice niente?”.
Scosse la testa stordito, provò a muoversi, ma non ci riuscì, era legato a qualcosa.
“I gentiluomini non fanno così, non provano a scappare dal loro destino” prese un coltello affilato.
Provò ad urlare, ma un semplice respiro venne fuori, tutto intorno a lui era buio, eccetto il viso ed il corpo del suo apprendista, ora non più tanto piccolo.
“I gentiluomini dicono sempre qualcosa, a costo di ferire qualcuno” lo affondò nel cuore del suo mentore "nel profondo".
Lo continuò a girare nella ferita.
“Faccia finta che questa lama sia come il mio amore per lei” tirò fuori l’oggetto dal corpo senza vita dell'uomo “doloroso” lo puntò verso di se “penoso” lo spinse dentro la sua carne “e allietante”.
E con il suo ultimo filo di voce sospirò “ la amo, professore”.
Giacciono a terra due menti geniali, unite solamente dalla morte.