Photographic.
Se
ne stava appeso al mobiletto della cucina facendo forza con le
braccia incrociate, dondolando le gambe come un bambino e oscillando
a ritmo il capo seguendo i movimenti del cuoco.
Il
labbro superiore leggermente sporto in avanti, i sandali a terra lasciando i piedi nudi liberi di muoversi ed il cappello di paglia
appeso dietro al collo, Rufy sembrava concentratissimo nel guardare Sanji in grembiule bianco destreggiarsi con maestria tra i fornelli, trasportando ora pentole ora cibarie da un lato all'altro con
abilità.
Era da una mezz'ora buona che quella scena si svolgeva, tanto che sembrava una foto incorniciata che si tiene sul mobile più
alto di casa per impedire si rompa.
Sanji era abituato ad essere osservato nel suo lavoro, visto che lavorava in un ristorante con altre decine di cuochi, però il modo con
cui lo guardava il giovane Capitano gli risultava totalmente nuovo quanto amaramente famigliare.
Gli
ricordava un bambino che, nascosto dietro un mobile alto tre volte lui, spiava con occhi ammirati e curiosi il suo maestro di vita che non vuole saperne di insegnargli nulla.
Voltò appena il capo, senza distrarsi dal suo lavoro, ma sollevando appena un sopracciglio nell'osservare il ragazzino mantenere la stessa espressione sorpresa e attenta, come gli interessasse poco essere scoperto.
“Hai fame?” chiese, battendo tre volte il mestolo contro il metallo della pentola ove stava cuocendo il riso.
Afferrò il manico della padella con una presina, mentre con l'altra mano aggiungeva alla salsa gli aromi adatti a renderla prelibata ma non
pesante.
“Mh?”
Rufy inclinò appena il capo, battendo un paio di volte gli
occhi “No. Non ho fame” rispose, tranquillo.
Il
cuoco arricciò appena il naso, per nulla convinto di
quell'affermazione, sebbene conoscesse da poco quella ciurma di pazzi
sognatori.
Non
ci voleva una convivenza approfondita, per capire che Rufy adorava
mangiare ed era capace di ingoiare qualsiasi cosa si trovasse sotto
mano senza distinzioni che fosse o meno commestibile.
Sanji
sorrise appena, nel pensare che al villaggio di Nami il loro giovane
Capitano aveva messo sottosopra tutta l'isola cercando del melone con
prosciutto.
Osservò
le iridi nere del minore, trovandole serie ad osservare il modo in
cui muoveva la pentola facendo soffriggere la carne, riuscendo a non
distrarsi comunque, vista la vasta esperienza che aveva nel cucinare
anche combattendo contro chi voleva occupare il Baratie.
“Allora
che c'è?” chiese, lasciando un attimo i fornelli per
pulirsi le mani sul grembiule.
Si
piegò sul banco, poggiandovisi appena, aspirando una boccata
dalla sigaretta mentre osservava dall'alto il capino del minore e le
gambe sospese che dondolavano.
Non
riusciva a stare fermo, a quanto pareva, Rufy.
“Di
cosa sa quella?” domandò il Capitano, osservando con
guance gonfie e aria curiosa la cicca tra le labbra sottili del
biondo.
Il
sopracciglio arricciato del maggiore si mosse verso l'alto, mostrando
l'unico occhio evidentemente perplesso dalla richiesta.
Sanji
poi sorrise divertito, sfilandosi la sigaretta di bocca con classe,
porgendola al minore “Assaggia tu stesso” propose.
Rufy
osservò per un po' l'oggettino tra le dita del cuoco, poi
sorrise entusiasta poggiando i piedi a terra, allungando la mano per
afferrarla.
Se
la rigirò tra le mani, impacciato, non avendo idea di come
afferrarla.
“Ah”
gemette, lasciandola cadere sul ripiano, ondeggiando la mano
“Brucia!” si lamentò, guardando la cicca come
avesse compiuto un qualche grave reato.
Il
maggiore trattenne un risolino, prendendo tra indice e medio la
sigaretta “Si tiene così” disse, mettendola tra le
dita di Rufy con gentilezza.
Il
Capitano girò con il capo intorno all'arto, quasi osservando
attentamente la strana posizione, prima di mettere in bocca il
mozzicone e morderlo con forza.
“NON
DEVI MORDERLO, IDIOTA!” lo sgridò Sanji, colpendolo
sulla nuca con un calcio che procurò al ragazzino un bel
bernoccolo.
Rufy
se lo massaggiò imbronciato, guardando la sigaretta nuovamente
caduta e quasi spezzata lì dove l'aveva tenuta tra le labbra.
Il
cuoco scosse il capo, quasi avesse a che fare con un bambino
particolarmente imbranato, prendendo la cicca e spegnendola nel
posacenere sospirando.
“Scusa
Sanji”.
Questi
guardò dall'alto in basso il minore, con aria poco convinta.
< Ma è lo stesso che ha preso a calci Arlong e Creek? > si
chiese.
Non
riusciva a sovrapporre il giovane dall'aria decisa, sicuro di
recuperare la propria Navigatrice, al ragazzino dispiaciuto che se ne
stava in piedi in mezzo alla cucina come aspettasse un rimprovero.
Gli
si avvicinò, mettendogli una mano sul capo.
“Di
sigarette è pieno il mondo, non farne una tragedia”
sminuì, tornando dietro il mobiletto, per lavarsi le mani e
riprendere la sua opera prima che tutto finisse bruciato.
Rufy sorrise solare, aggrappandosi nuovamente con i gomiti lì, tornando ad osservare come un bambino vivace ed estasiato Sanji che cucinava.
Come una foto incorniciata che si tiene sul mobile più alto di casa
per impedire si rompa.