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Autore: Atlantislux    27/06/2011    3 recensioni
Sparpagliate storie ambientate nell’universo alternativo di "Irreparabile" e "Nova".
File 04 - Dovevo parlare con Cecilia. Bisognava assolutamente aggiornare il software di quei pazzi scellerati.
Genere: Drammatico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie 'Irreparabile'
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Betareading a cura di Shainareth :)
Con questa storia facciamo un passo indietro nel tempo, visto che si situa prima degli avvenimenti di 'Irreparabile'; prima che la dottoressa Cecilia Jesek incontri le sue bambole.
Questa storia partecipa al concorso Nice to Meet You - Presentaci il tuo personaggio (http://freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=9738311&p=1) indetto da Miss Bellis e Miss DataLore.

Che stessero denigrando il suo progetto, il suo sogno, definendolo senza mezzi termini uno sbaglio, non le andava proprio giù. Non lo era: tutti i suoi calcoli le dicevano il contrario.


S.T.O.R.M.


Washington, 30 marzo 71 C.E.


La dottoressa Cecilia Jesek scese cautamente dall'auto, attenta a non scivolare. In quei giorni di fine inverno faceva ancora freddo a Washington, e il suolo era coperto da un leggero strato di nevischio.
Residente alle Bahamas da anni, dove lavorava in un centro ricerche militari della Federazione Atlantica, la scienziata aveva quasi dimenticato cos'era il brutto tempo, e i lunghi e bui inverni della Scandinavia, la penisola euroasiatica dove era nata.

'Mi beccherò un raffreddore!' pensò soffocando uno starnuto. Frugando nella tasca del cappotto alla ricerca di un fazzoletto, si volse verso il gruppo di colleghi. Nessuno nascondeva la preoccupazione per l'audizione al Congresso, davanti alla Commissione incaricata di investigare lo stato di avanzamento del progetto a cui stavano lavorando.
La ragazza sospirò, per poi avviarsi verso l'entrata del Campidoglio riservata ai visitatori mettendosi alla destra di Lenk Granato, il loro capo. Sentendolo borbottare, girò gli occhi nocciola sulla corpulenta figura dell'americano.

"Lascia parlare me, va bene?" le disse lui.

"Ma io potrei..."

Lenk la interruppe scuotendo la testa. "No. Sei troppo coinvolta. Rischi di dire qualche cazzata, per cui difenderò io la nostra posizione. Dopotutto, legalmente sono io il capo progetto e tu la mia prima assistente."

Cecilia alzò un sopracciglio: in realtà era lei l'ideatrice di quella linea di ricerca. Quella che da lì a poco, temeva, sarebbe stata interrotta.

Entrando nel palazzo la scienziata sbirciò il suo riflesso nei vetri delle porte scorrevoli. Il volto lungo, dai lineamenti semitici e dalla pelle olivastra, considerato brutto in un mondo abituato alla raffinata bellezza dei Coordinator, le parve ancora più stanco e sfiduciato di quando avevano lasciato Nassau, e lei sapeva che non era a causa del raffreddore incipiente. Soprappensiero, si passò una mano nei capelli ricci, scuri ed indomabili.

'Il progetto sta fallendo. Ma non per un mio errore.' Tanto era sicura di se stessa e delle sue capacità.



L'udienza si rivelò quello che Cecilia aveva temuto: un'esecuzione. Seduta in platea con i suoi colleghi, davanti ad una cattedra dietro alla quale erano accomodati due politici e qualche militare di alto grado, aveva nervosamente ascoltato le domande rivolte a Lenk, le cui ragionevoli risposte erano state prontamente affossate tra le critiche.

Cecilia era furiosa. Che stessero denigrando il suo progetto, il suo sogno, definendolo senza mezzi termini uno sbaglio, non le andava proprio giù. Non lo era: tutti i suoi calcoli le dicevano il contrario. Quando uno dei commissari mostrò sullo schermo uno dei più penosi risultati del progetto, insultando Lenk per quello che avevano combinato, Cecilia non riuscì più a trattenersi.

"Le faccio notare che quello è solo imputabile al materiale che ci avete fornito" sibilò alzandosi addirittura in piedi.

Dopo un secondo di raggelato silenzio Cecilia sentì tutti gli occhi su di sé, compresi quelli di Lenk, che si rifiutò di incrociare. Chi meglio della sua stessa ideatrice poteva difendere il progetto?

Lo sguardo del commissario, un militare con il grado di Colonnello, era carico di disprezzo. "Dottoressa Jesek. Il finanziamento della vostra linea di ricerca era stato deciso perché ci forniste armi in grado di battere i Coordinator sul loro stesso piano: l'efficienza fisica. Volevamo soldati più veloci e forti di quei mostri geneticamente modificati, per questo il progetto di impiantargli protesi bioniche ci sembrò un ottimo investimento. Vi abbiamo anche trovato volontari per gli esperimenti, valorosi soldati della Federazione che si sono fatti consapevolmente espiantare organi e arti sani per sostituirli con i vostri marchingegni." L'uomo picchiò un pugno sul tavolo, alzando considerevolmente la voce. "Avete prodotto dati e modelli che sembravano ineccepibili. Ci avevate garantito la riuscita del progetto. Invece la sperimentazione umana è fallita. Avete trasformato i nostri uomini in disabili, poveracci i cui corpi oramai rigettano anche le tradizionali tecniche protesiche o di bioprinting. Eticamente come lo giustifica questo, dottoressa?" terminò furente.

Cecilia non abbassò lo sguardo. "Colonnello, le ricadute etiche di questo progetto non turbano i miei sonni, altrimenti non avrei mai acconsentito a svilupparlo per un uso militare." Pensavano che lei avrebbe ammesso pubblicamente che la sconvolgeva il pensiero di impiegare in guerra impianti che lei aveva pensato proprio per curare soldati rimasti mutilati? Si sbagliavano di grosso. "I dati sono ineccepibili" scandì. "E tutti i modelli matematici sviluppati su quelle basi hanno dato una probabilità di successo degli innesti del 97%." Con un gesto blando della mano la scienziata indicò lo schermo, dove ancora campeggiava l'immagine di un uomo costretto su una sedia a rotelle. C'era un punto fondamentale che Lenk, nella sua difesa, non aveva toccato; ma Cecilia non aveva intenzione di lasciare che il sentimento di pietà, che pure provava, verso quel poveretto, la fermasse.

"Vedete" fece rivolta a tutti i membri della Commissione. "Il problema non sono i miei impianti, ma il materiale umano. Il sistema immunitario di queste persone li ha rigettati, e le loro terminazioni neurali non sono riuscite ad interfacciarsi con quelle sintetiche. E non c'è nulla da fare." Cecilia si mise una mano sotto il mento. Lei era la prima a non capire come potesse essere possibile, e anche in quel momento stava cercando di trovare una soluzione. "Per risolvere la situazione, vi posso solo suggerire di continuare gli esperimenti."

Un pesante silenzio cadde tra i presenti e Cecilia poté avvertire i colleghi che si scostavano da lei. Mentre i componenti della Commissione la fissavano sconcertati, una voce si levò dalla platea.

"Lei si rende conto che dovrebbero essere i suoi impianti a doversi adattare ai nostri soldati, e non viceversa?"

Cecilia girò la testa verso l'uomo che aveva parlato. L'aveva notato appena entrata in sala, seduto di lato, come se volesse tenersi in disparte. Dimostrava una trentina d'anni, biondo e di bell'aspetto; aveva l'aria scaltra di un avvocato di successo. La fissava girato di sbieco sulla poltroncina, e a lei sembrò divertito.
La scienziata scosse le spalle. "Se davvero volete qualcosa che riesca a far superare a quegli uomini i limiti imposti dai loro inefficienti corpi Natural, i settaggi dei miei impianti non possono essere modificati. Potrei lavorarci su, ma non garantisco le stesse performance."

"Ma non capisce che non ci servono a nulla se i nostri soldati non riescono a sopportarli?" urlò il Colonnello.

Cecilia non rispose, la sua attenzione completamente attratta dal biondo sconosciuto. Che, a sua volta, non sembrò accorgersi dell'interruzione.

Il suo sorriso diventò un ghigno pericoloso. "Cecilia Jesek, diciannove anni, dottorato di ricerca in biorobotica al MIT. Lei è una Coordinator?" le chiese a bruciapelo.

Neanche troppo sorpresa dalla domanda, Cecilia scosse la testa. Quante volte gliel'avevano posta? Lei era una Natural, nata senza essere stata geneticamente modificata, ma il suo quoziente intellettivo, di molto superiore alla norma, attraeva invidie ed insulti, che lei contraccambiava con indifferenza e arroganza. Odiava la stupidità umana, in un mondo dove chi era migliore degli altri era spesso accusato di essere un Coordinator. Il nemico.

La scienziata indicò il suo corpo, di una magrezza ben poco attraente che il severo tailleur grigio esaltava invece di celare. "Sono troppo brutta per essere una Coordinator, signor…."

"Muruta Azrael" rispose lui prontamente, alzandosi in piedi. "Lei mi piace. Per combattere quei mostri c'è bisogno di qualcuno che ragioni come lei, con il necessario distacco emotivo; l'etica, in questa guerra, ci renderà solo schiavi dei Coordinator." L'uomo lanciò uno sguardo alla Commissione, i cui membri sembravano pendere tutti dalle sue labbra. "Prendete una decisione sulla base del vostro budget" disse. "Quanto a noi, mi è venuta un'idea." Azrael fece a Cecilia un cenno della testa. "Non le prometto nulla, dottoressa, ma forse noi saremo in grado di fornirle quel materiale umano che cerca."

Poi se ne andò, lasciando Cecilia a chiedersi chi fosse, e a chi si riferisse con quel 'noi'.



Lenk la affiancò mentre uscivano. La bloccò lasciando proseguire i colleghi, e mettendole una mano sulla spalla, che Cecilia fissò con curiosità. Pensò che la volesse rimproverare per aver aperto bocca, invece la stupì.

"A volte vorrei che fossi meno presuntuosa, e considerassi di più gli aspetti morali del tuo lavoro. Sei troppo giovane per essere così cinica." Lenk si passò una mano sulla guancia. "Anch'io ho molti dubbi per quanto riguarda questo progetto."

Quel discorso, Cecilia non poteva sopportarlo. "Io no" rispose con sicurezza. "E funzionerà, te lo dico io."

Irritata, riuscì ad infilarsi sola in ascensore.

Non aveva mai avuto fiducia negli esseri umani e, anche se non conosceva nessun Coordinator, poteva immaginare che non fossero poi così diversi dai Natural: entrambi niente altro che scimmie ottuse e cattive, che avevano sprofondato la Terra e le colonie orbitanti in una guerra devastante.
Ma, non poteva confessarlo a nessuno, il progetto S.T.O.R.M. –Synthetic Technology On Regenerating Machines- le avrebbe dato i compagni che aveva sempre desiderato. Come lei, che aveva l'intelligenza di una Coordinator nello sgraziato corpo di una Natural, dissimili dal resto del consesso umano; ibridi uomo-macchina che l'avrebbero fatta sentire meno diversa.
Bellissimi soldatini sintetici, bambole come quelle che da piccola erano le sue uniche compagne di giochi.

Stancamente, Cecilia sorrise.

  
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