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Autore: Sselene    28/06/2011    3 recensioni
"Dannato Cupido!" è la frase tipo di Sam che, allontanato dall'uomo a cui finalmente si è dichiarato, non trova altro modo per sfogarsi se non imprecare contro il Dio dell'Amore, finché, un bel giorno, è proprio Cupido che si ritrova nel bagno di casa, pronto pronto per aiutarlo nel suo piano di conquista.
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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[piccola nota: ero sicurissima di aver già inviato questo capitolo secoli fa! Sono mortificata!]

E, alla fine, giorno dopo giorno, era passato così tanto tempo che gli sembrava di aver incontrato il bel Dio dell’Amore anni e anni prima, seppur il calendario gli ricordasse che erano passati solo 42 giorni.
42 giorni che aveva trascorso insieme alla persona che amava e che con tanto impegno aveva cercato di –ed era riuscita a- conquistare che, seppur per i primi giorni le fosse stata talmente vicina da risultare a tratti soffocante, dopo poco aveva cominciato a distaccarsi, diventando sempre più freddo e insofferente.
Arrivato al 26esimo giorno, Sam si era reso conto che, della cosa, non se ne curava poi più di tanto e che, probabilmente, il voler a tutti i costi conquistare Rick era stato solo un capriccio, forse perché ormai non poteva che continuare a mentire a sé stesso, convincendosi di amare lui, solo lui, pienamente lui e di poter essere felice solo accanto a lui.
Sospirò alla calura che gli pesava addosso mentre scavava nella valigetta da lavoro per trovare le chiavi della porta di casa. Rick, che da un po’ aveva cominciato a vivere con lui, sebbene nessuno dei due lo volesse davvero, era fuori città per una questione di lavoro e lui aveva deciso di uscire prima da lavoro per potersi godere un po’ da solo la tranquillità ormai svanita della propria casa.
L’aria era diventata così pesante da quando l’uomo aveva preso a vivere con lui, che trovava molto più piacevole passare le serate in compagnia dell’allegra famigliola che aveva come vicini e che, molto velatamente, gli aveva fatto capire che Rick non era invitato con grande gioia in casa, siccome ad Hannah non piaceva. La cosa, in effetti, non poteva che renderlo particolarmente felice.
Smise per un attimo di cercare le chiavi, portando lo sguardo sulla porta dall’altro lato del pianerottolo, perso nei ricordi.
Una volta aveva visto giocare Hannah con un immenso peluche bianco che spesso la bambina aveva adocchiato in una macchina vicina a casa, da cui si poteva provare a prendere peluche con un gancio a tre dita che scendeva dall’alto, e che spesso Brandon aveva provato a catturare, con scarsi risultati.
‘Oh, allora alla fine Brandon ce l’ha fatta.’ Aveva commentato divertito, parlandone con Donna, ma lei aveva riso, scotendo il capo ricciuto.
‘Oh, no, non è stato Brandon.’ Aveva risposto, posandogli la tazza di caffè davanti. ‘E’ stato Eros, quel tuo amico. Ci sa davvero fare coi bambini, in 5 minuti è riuscito a stregare sia Hannah che i gemelli.’ Donna aveva persino insistito spesso perché invitasse Eros a cena da loro, rimanendo molto delusa quando gli aveva rivelato che, purtroppo, non era possibile perché il ragazzo era partito per tornare a casa sua.
Sospirò, scotendo il capo, tornando a cercare le chiavi nella borsa, riuscendo finalmente ad aprire la porta così da poter entrare in casa, lasciando la borsa da lavoro per terra e immobilizzandosi appena fatti un paio di passi dentro la casa.
Si era lamentato spesso, coi vicini, per lo più, della sottigliezza di cui erano dotate le pareti di casa sua –i vicini avevano assicurato che anche per loro era così-, che permettevano di sentire qualsiasi rumore girasse per casa.
Proprio quello che stava succedendo in quel momento.
Soprattutto perché la ragazza in camera da letto non cercava minimamente di tenere a bada le urla di intenso piacere. Non aveva certo bisogno di arrivare fino in camera per capire chi la stesse facendo gridare tanto.
Tornò ad uscire dalla casa, chiudendosi la porta alle spalle, allontanandosi immediatamente le scale, scendendole rapidamente, quasi fuggendo dal palazzo per uscire a prendere un po’ d’aria. Non era come si aspettava. Aveva sbagliato tutto. Questa volta davvero.
 
Il sasso rimbalzò un paio di volte sull’acqua per poi affondare sotto la superficie, precipitando verso il fondo, dove più nessuno l’avrebbe potuto recuperare e da dove non si sarebbe più mosso.
Sospirò insofferente, affondando le mani nelle tasche dei pantaloni leggeri, camminando sulla piattaforma di cemento che si estendeva verso l’acqua marina, resa quasi paludosa da anni e anni di scarico illegale di ogni tipo di schifezza. Qualcuno osava persino farci il bagno, dato che il cartello per il divieto di balneazione era ormai stato totalmente cancellato dalle intemperie che aveva dovuto subire nel corso degli anni e dai vandalismi di qualche gruppo di mocciosi idioti che credevano che rovinare un cartello li rendesse più fighi.
Nell’ultimo periodo, intento com’era a concentrarsi su qualsiasi cosa potesse impedirgli di pensare alla sua cosiddetta relazione con Rick si era reso conto di quanto facesse schifo il mondo in cui viveva. Caotico ed egoista, basato sull’apparenza e nient’altro, non era certo quello in cui si divertiva da bambino. Non era certo il mondo che aveva amato quando accanto a sé aveva Cupido.
Sospirò ancora, per l’ennesima volta, chiedendosi se il Dio lo stesse guardando vagare in quel modo come un fantasma senza pace, se fosse triste nel vederlo così depresso o se invece fosse seccato per averlo aiutato a conquistare un uomo che, in realtà, non voleva davvero. Probabilmente ormai credeva fosse un idiota e l’aveva totalmente abbandonato.
In fondo, era solo per sua madre che aveva sempre tenuto un occhio su di lui, per assicurarsi che non gli succedesse nulla e per aiutarlo quando poteva.
Alzò lo sguardo sul cielo colmo di nuvole plumbee che non facevano altro che aumentare il soffocante calore che gli si appiccicava addosso senza alcuna intenzione di lasciarlo andare, di permettergli di respirare.
Ormai aveva smesso di farci caso, comunque, perso in tutt’altro tipo di pensieri.
La prima volta che si erano incontrati, Cupido gli aveva detto che era venuto perché lui l’aveva chiamato. Forse chiamandolo sarebbe venuto ancora. O forse no. In fondo era un Dio, non era certo al servizio di uno stupido ed inutile mortale come lui. Probabilmente, il lunghissimo tempo che era passato per lui, per Cupido era solo un istante.
Si passò una mano tra i capelli sudati, tornando verso la strada principale.
Probabilmente Cupido aveva di meglio da fare che stare ad assecondare un idiota come lui.
 
“Oh, Sam, bentornato!” Lo salutò con eccessiva affettuosità Rick, andandogli incontro quando sentì aprire la porta, stringendogli le braccia attorno alla vita, baciandogli morbidamente le labbra, carezzandogli la guancia.
“Siamo stati lontani solo un giorno, ma mi sei mancato da morire.” Gli rivelò sulle labbra, con tono pieno di tenerezza, baciandolo ancora, persino più dolcemente del primo bacio.
Sam si ritrovò a pensare, con estremo cinismo, che quel mondo era davvero ben popolato, per quanto riguardava attori e bugiardi.
Si scostò dal bacio, allontanandosi verso la cucina, forzando un leggero sorriso almeno finché non gli volse le spalle nel camminare.
“Com’è andato il lavoro? Era stancante?” Domandò con estrema tranquillità, recitando perfettamente la parte del fidanzatino innamorato ed ignaro, aprendo il frigo per cercare qualcosa per la cena, che fosse facile da cucinare, dato che non aveva alcuna voglia di mettersi ai fornelli.
“Mah, al solito.” Rispose vagamente Rick, avvicinandoglisi da dietro, stringendogli le braccia attorno alla vita. “E’ sempre stancante un lavoro che mi porta via da te.” Ammise al suo orecchio, per poi chinarsi a baciargli morbidamente il collo.
Sam si chiese se Rick si rendesse conto di quanto fosse sospettosa quell’eccessiva dolcezza, che da tempo non gli rivolgeva.
“Cosa vuoi cenare?” Domandò solo, cambiando discorso, andando ad aprire altri mobili di modo da avere una scusa per scostarsi dal suo abbraccio che, unito al calore della casa, lo faceva solo star male.
L’uomo rise appena, fermandolo per un braccio, voltandolo per stringerselo contro, chinandosi sulla sua gola, baciandola con morbida malizia.
“Te.”
Sam si voltò di scatto, mollandogli un ceffone nel movimento, con una rabbia montata dentro che non riusciva neanche bene a spiegarsi totalmente.
“Cos’è, la puttanella di oggi non ti ha soddisfatto abbastanza? E sì che dalle urla sembrava che steste andando forte.”
Vide Rick boccheggiare nel vano tentativo di trovare una scusa qualsiasi, ma alzò una mano, impedendogli di parlare ancora prima che iniziasse.
“E’ finita, Rick. Scusami se ti ho infastidito per tutto questo tempo.” Sbottò, uscendo dalla cucina e da casa, correndo giù per le scale quando sentì l’uomo seguirlo per poter fargli perdere le tracce.
Fortunatamente, Rick smise di seguirlo presto.
Prese fiato, poggiandosi con la schiena contro il muro del palazzo vicino al quale si era fermato, scivolando seduto per terra.
Non sapeva quanto aveva corso, non sapeva dov’era arrivato, non sapeva come tornare a casa e non sapeva neanche se voleva, effettivamente, tornare a casa.
Chiuse gli occhi, alzando il capo verso l’alto, poggiandolo contro il muro dietro di sé.
“Ho bisogno di te.” Mormorò in un soffio appena udibile. “Mi dispiace… mi dispiace, Cupido… sono stato… sono stato talmente idiota… mi dispiace… ho bisogno di te… ho bisogno di te, Cupido…” Strinse i denti, cercando di trattenere il singhiozzo che gli era salito alle labbra, reclinando il capo in avanti, nascondendolo tra le ginocchia, cominciando a singhiozzare sommessamente. Aveva sbagliato tutto. Aveva sbagliato tutto.
 
Il dio si alzò di scatto, facendo svanire la nuvoletta su cui si era seduto per osservare al meglio cosa stesse accadendo a Sam.
“Io vado.” Avvertì, facendosi svanire il drappo che gli copriva solo le parti intime per coprirsi con dei vestiti più adeguati al mondo in cui sarebbe comparso.
Il giovincello dai capelli mori si aggrappò immediatamente al suo braccio, per impedirgli di andarsene, lanciandogli un’occhiata gelida. “Ma sei idiota o cosa, Cupido?” Lo ammonì, portandosi la mano libera al fianco, con atteggiamento da capetto.
“Che diamine vuoi, Bacco?” Sbottò il biondo, cercando di ritirare il braccio dalla presa del dio del vino, che non lo mollò di certo.
“Hai intenzione di tornare da lui, Cupido? Hai intenzione di buttare alle ortiche il tuo orgoglio e tornare da lui a elemosinare un po’ d’amore perché lui, in un momento di sconforto, ha deciso che vuole vedere se sei bravo a fare il cagnolino?”
Il nume dell’amore ritirò seccamente il braccio dal tocco dello zio, palesemente infastidito da quelle parole.
“Sam ha bisogno di me e io non ho alcuna intenzione di negarmi a lui.” Sbottò freddamente, volgendogli le spalle.
“Finirà com’è finita con Psiche, Cupido! Quanto l’amavi? E quanto ti ha deluso?” Gli gridò dietro Bacco, nonostante Cupido fosse a pochi passi da lui, incrociando le braccia l petto.
Il biondo Nume si volse appena verso di lui, senza però guardarlo.
“Non è stata colpa di Psiche.” Obiettò debolmente, stringendo le labbra quando sentì l’altro dio scoppiare a ridere con gusto.
“Se ti avesse amato davvero, Cupido, non si sarebbe certo fatta tentare da Venere.” Per qualche attimo Cupido cercò qualcosa con cui obiettare, poi si limitò ad un gesto stizzito della mano.
“Comunque Sam non è Psiche! Lui non mi deluderà.”
Bacco gli lanciò una lunga occhiata, ma decise di non insistere su quel punto.
“E quando morirà, Cupido? E’ umano, quanti altri anni pensi che vivrà ancora? 80?” Rise appena, sottolineando con uno sguardo la ridicolezza di quel numero. “E poi che farai? O forse hai intenzione di farlo diventare immortale come Giove ha fatto con Ganimede?” Si portò una mano al petto nudo, lanciando un’occhiata all’immagine del giovane che ancora singhiozzava. “In fondo è un mortale di bell’aspetto, sono certo che il Sommo accetterebbe ben volentieri di renderlo immortale se lui gli scaldasse un po’ il letto.”
Cupido tremò leggermente al pensiero di condividere il suo Sam con qualcuno.
“Ci penserò quando sarà il momento.” Sbottò solo, portando lo sguardo su Bacco, come a sfidarlo a dire qualcos’altro.
Il moro sospirò, portandosi una mano sugli occhi. “Cupido, è una pazzia. Ne soffrirai solo!”
Il dio dell’amore si strinse nelle spalle, distogliendo lo sguardo dalla figura del parente.
“Forse hai ragione, forse soffrirò. Ma so che soffro molto di più al vederlo così senza fare niente. Forse è una pazzia, ma lo è anche star qui a far niente.” Riportò lo sguardo su lui, sorridendo convinto. “Io lo amo, Bacco. Lo amo e voglio vivere con lui anche solo per 80 miseri anni.”
Il moro lo osservò a lungo, poi gli sorrise di rimando, chinando il capo di lato. “Beh, allora va’ a dirglielo. Spero sarete felici, per questo breve tempo.” Cupido sorrise. “Lo saremo.” Rassicurò, sparendo.
 
“Sam…”
Il ragazzo alzò di botto il capo, sgranando gli occhi, osservando la persona in piedi poco lontana da lui.
“C-cupido…” Soffiò sorpreso, prima che un sorriso euforico gli colorasse le labbra. Scattò in piedi, gettandosi tra le braccia del Dio che se lo strinse forte contro. “Oh, Cupido, ho sbagliato tutto, ho sbagliato tutto. Non me ne frega niente di Rick, voglio te, voglio solo te.” Affondò il viso contro il suo petto, singhiozzando disperato “Mi dispiace, Cupido, mi dispiace, sono stato così idiota.”
Il biondo posò morbidamente le labbra sul suo capo, alzandogli poi il viso, passandogli le mani sulle guance per asciugarle dalle lacrime copiose che le bagnavano.
“Ti amo anch’io, Sam.” Mormorò solo, con tono carezzevole e un sorriso gentile sulle labbra, socchiudendo gli occhi e chinandosi a baciargli la labbra con estrema dolcezza.
Sam lo assecondò immediatamente, aggrappandosi alle sue spalle, spingendosi contro il suo viso per approfondire il contatto con estrema foga, giocando con lui finché il fiato non gli mancò, costringendolo ad allontanarsi con disappunto dal dio, che avrebbe volentieri proseguito il bacio ancora a lungo, che gli sorrise dolcemente, baciandogli una guancia.
“Ti amo, Sam.”
Il castano sorrise, baciandogli castamente le labbra, ancora riprendendo fiato. “Ti amo anch’io, Cupido.” Ammise felice, stringendosi contro di lui.
 
Un po’ di tempo dopo


“Zietto!”
Il biondo si voltò verso chi l’aveva chiamato, ridendo nel vedere i bei boccoli biondi della piccola vicina.
“Hannah!” La prese in braccio, sistemandosela contro, sorridendole. “Ciao, piccola.”
La bambina sorrise, passandogli la braccia candide attorno al collo. “Zio, oggi a scuola abbiamo studiato gli dei greci. Ma è vero che Eros è l’altro nome di Cupido, il dio dell’Amore?”
Il Nume rise un po’, annuendo. “Si, è vero.” Confermò, carezzandole una guancia morbida.
La piccola batté le mani contenta. “Quindi posso chiamarti Zio Coop? Come il fidanzato di Phoebe?”
Eros inarcò le sopracciglia perplesso, cercando di capire la domanda della piccolina.
Fortunatamente Donna arrivò in suo soccorso, ridendo. “Phoebe è un personaggio di un telefilm che Hannah e i gemelli amano molto. E il suo fidanzato è Cupido, chiamato Coop. Zio Coop, dai figli della sorella di Phoebe.” Spiegò, prendendo la bimba dalle braccia del vicino, tenendosela in braccio.
“Allora certo che puoi chiamarmi zio Coop.” Confermò il Nume, carezzando i capelli della bambina, che batté le mani felice.
“Che bello! Allora ciao, zio Coop.” Poi chinò la testolina bionda, portando lo sguardo sull’altro ragazzo, come a notarlo solo in quel momento. “Ciao, zio Sam.”
Il castano le sorrise gentilmente. “Ciao, piccola. Ciao, Donna, ci vediamo stasera, allora.”
La riccia annuì, tenendosi meglio contro la bimba. “Si, certo, a stasera.” Confermò con un sorriso, allontanandosi verso casa.
Cupido le osservò allontanarsi, portando poi lo sguardo sul giovane che aveva vicino e che abbracciò dolcemente. “Ma se io sono zio Coop, tu sei Phoebe?” Domandò divertito, ricevendo un’occhiata gelida.
“Idiota.” Sbottò il castano, facendo ridere il Nume che si chinò a baciargli il collo, con estrema morbidezza.
“Ti amo da morire, Sam.”
Il giovane non riuscì a reprimere un sorriso contento a quelle parole, stringendosi meglio contro il maggiore. “Ti amo anch’io ‘zio Coop’.”
Il dio sorrise, chinandosi sulle labbra dell’amato, baciandolo teneramente.
   
 
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