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Autore: Xecestel    28/06/2011    1 recensioni
Nella città di Tartatà scoppia il caos, quando un assassino sconosciuto comincia a fare stragi di dipendenti di varie multinazionali. Così due curiosi personaggi, l'ispettore Giovanni Rossi e il capitano Giacomo Bianchi, si mettono sulle tracce del colpevole, tra mistero e comicità.
Genere: Comico, Demenziale, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO VIII: IN SOVIET RUSSIA…

 

In centrale, il mese seguente la morte del capitano passa nel silenzio e nella tristezza più totale. Nessuno vuole aiutarci nelle indagini, per paura di andare all’inferno a Marzo, in primavera, e preferiscono andarci di inverno.

Io e Gino, dal canto nostro, non riusciamo più ad indagare con la stessa Motivazione di prima, perché è morta ed è venuta la figlia, che però non è all’altezza della madre.

“Gino?” gli chiedo mentre stiamo girando su internet alla ricerca di informazioni “Quante multinazionali sono rimaste, di quel tipo?”

“Hmm… non molte. Alcune sono state eliminate da Robin Hood, altre hanno chiuso per paura. Se vuole il mio parere non scopriremo mai se i CD musicali sono digeribili!”

“Quindi ce n’è ancora?”

“Credo di sì”

Stavo girando su YouTube, ma a quelle parole torno subito nella home page di Google per trovare altre imprese.

“Trovato!” esclamo dopo poche ricerche “La più famosa multinazionale rimasta ha la sua sede in Russia. Si chiama ‘In Soviet Russia, the CDs digest the animals’. Puoi accompagnarmi, Gino?”

“Vorrei tanto, capo” risponde lui “Ma la mia macchina è stata schiacciata da uno struzzo gigante venuto dalle antiche paludi dello Yemen. È un miracolo se sono vivo, voleva uccidermi!”

Povero Gino, non ha il coraggio di ammettere di essersi schiantato contro un palo.

“Gino, non c’è bisogno che inventi scuse così assurde con me!”

“Ma non è una scusa!”

Faccio per andarmene, quando mi accorgo che dalla finestra ci osserva uno struzzo.

Siamo al quinto piano.

Gino si volta ed esclama subito: “Non adesso, amico, mi ucciderai un’altra volta!”

Il pennuto se ne va mogio.

“Gino, posso prestarti la mia macchina”

“Ma non sarà mai come…”

“È una Lamborghini a locomozione atomica”

“Non c’è tempo da perdere, sbrighiamoci!”

Nel giro di pochi minuti raggiungiamo la destinazione.

Pare che l’uomo che stiamo cercando sia molto vecchio e ancora radicato negli ideali sovietici.

Infatti la pareti esterne di casa sua sono piene di simboli che ricordano l’Unione Sovietica.

Ci avviciniamo alla porta e facciamo per bussare, quando ci accorgiamo che le chiavi sono inserite nella serratura.

Bussiamo, entriamo e chiudiamo l’ingresso. Neanche il tempo di fare due passi che bussano alla porta.

“Chi è?” chiedo incuriosito dalla strana situazione.

“Sono puadrone di casa: signor Ivan Braginski”

Apriamo e lo facciamo accomodare.

Nella Russia Sovietica, gli ospiti accolgono il padrone di casa.

“Voi siete capituano Ruossi e ispettore Gino, giusto?”

“Della polizia di Tartatà, esatto”

“Il viaggiuo deve essere stato lungo da Italia. Venite, vi offro cena”

Lungo? Evidentemente in Russia non conoscono Gino. Però in effetti ho una certa fame, quindi accetto.

Per mangiare, il signor Braginski indossa un costume da maiale.

“Cosa c’è per cena?” chiedo affamato, quando ci riuniamo intorno alla tavola.

Suocialisti

“Sta scherzando, spero!”

“Da!” esclama ridendo “Scherzavo!”

Faccio un sospiro di sollievo.

“Non suono tutti suocialisti” continua lui.

“Cannibale!” esclama Gino senza pensarci.

“Non puosso farci nulla. O mangio umani, o maiali mangiano me”

Già, perché nella Russia Sovietica è la cena che mangia te.

Però non intendo mangiare carne umana! Eppure non credo che mi permetterà di andare contro le severe regole della Madre Russia Sovietica! C’è una sola soluzione!

“Io sono vegetariano” mi affretto a dire.

“Oh, alluora vestiti da sale mineruale e mangia piante” mi risponde tranquillamente.

Il maggiordomo ordina subito al padrone di portare un vestito da sale minerale e questi va a prenderlo.

Nella Russia Sovietica, i maggiordomi danno ordini al padrone.

Durante la cena, parliamo della situazione e di come dovremmo tenere d’occhio il signor Braginski per evitare che Robin Hood lo uccida.

Ovviamente è tutta una messa in scena: è impossibile impedire a quell’omicida di mettere a segno gli assassinii. Ivan farà da esca, permettendo a me e Gino di avvicinarci alla preda.

Sperando che non diventi cacciatore, ovviamente!

“Mi duarete una scuorta?”

“Sfortunatamente non possiamo: nessun agente vuole immischiarsi in quest’indagine” rispondo.

“Già, hanno tutti paura…” comincia a dire Gino, ma gli tappo subito la bocca. Non deve sapere che è impossibile sopravvivere a quell’uomo, o non farà da esca!

“Hanno tutti paura di lasciare Tartatà priva di poliziotti” mi affretto a dire.

“Basta nuon darmeli tutti” risponde il russo, inarcando un sopracciglio. Temo che inizi a capire che non vogliamo dargli una scorta, ma non conosce la condizione di Tartatà.

Un punto a mio favore.

“Sfortunatamente” rispondo con sicurezza “Sono quasi tutti impegnati in altre indagini. Per darle una scorta dovremmo svuotare la centrale di polizia della città”

Il signor Bragisnki non risponde, sta riflettendo.

Non posso permettere che sospetti qualcosa, devo portare avanti la strategia meditata.

“Però io e l’ispettore la controlleremo di nascosto”

Puerché di nascuosto?”

Perché ci teniamo alla pelle.

“Perché se vedesse una scorta potrebbe decidere di non colpire”

“Ed è un muale?”

“Ovvio. Vede, signor Braginski, noi vogliamo impedire che lei muoia, ma non siamo sicuri che sia in pericolo! La probabilità è alta, ma non totale! Se l’assassino decidesse di distrarci, mettendo a segno dei colpi in Italia per allontanarci da lei, si rischia che poi venga qui ad ucciderla. In più, spingendolo a colpire, non solo salveremmo lei, ma prenderemmo l’omicida”

L’ho convinto. Non è poi così intelligente, quell’uomo.

“E va buene. Qualunque cosa per scuoprire se neanche gli struzzi giguanti dello Yemen possono digerire CD musicali!” conclude dopo la riflessione.

Struzzi giganti? Mi volto verso Gino, che si trattiene appena dal colpire l’uomo.  Non riesce a credere che possa fare cose del genere anche al suo amico/nemico struzzo, ma sa che dobbiamo metterci dalla sua parte.

“Allora io e Gino ci congediamo” dico prima che il mio collega non riesca più a contenere l’ira.

In fondo dobbiamo controllare dove appostarci per tenere d’occhio il russo.

Una volta usciti, facciamo il giro della casa alla ricerca di rifugi e passaggi segreti. Passaggi non ne troviamo, ma di rifugi ce n’è a bizzeffe, quindi mando Gino in Italia a recuperare degli strumenti da lavoro.

Armati di pale, martelli e quant’altro, ci costruiamo di nascosto dei passaggi che colleghino tutti i nascondigli. Meno possibilità diamo a Robin Hood di vederci, meglio è.

Dopodiché ordino al mio collega di nascondere la macchina in un luogo sicuro, perché nessuno si accorga della nostra presenza.

Eccoci qui, nascosti come topi dal gatto Robin Hood. Di solito è stato lui a nascondersi da noi, ma siamo in casa di Ivan Braginski, russo filo-sovietico.

E si sa: nella Russia Sovietica sono i poliziotti a nascondersi dai criminali.

   
 
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