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Autore: zenzero    28/06/2011    1 recensioni
La storia inizia come in tante altre storie: due giovani uomini si ritrovano su di un'isola. Ma essa non è affatto deserta. Oltre ad un grosso cane, infatti, vi abita anche una ragazza decisamente diversa dalle altre...
Genere: Avventura, Fantasy, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Casa Le onde lambivano la nostra imbarcazione, facendosi sempre più forti. Prima o poi, il mare ci avrebbe inghiottito. Il vento prese a soffiare, e senza tanti riguardi mi scaraventò in acqua, tra i flutti gelidi, e…
 
E mi svegliai aprendo di scatto la bocca e gli occhi.
C’era molta luce. Non capivo dove mi trovassi. Non mi sembrava di essere sulla scialuppa.
  - Sei sveglio! Finalmente! - esclamò una gaia voce femminile.
Ah. La gigantessa. Ora ricordavo quel che era accaduto.
Mi alzai e scoprì di trovarmi su di un grosso letto, dalla grandezza spropositata. L’intera stanza in cui mi trovavo, che sembrava essere stata scavata nella roccia, era spropositata, e piena di cose enormi.
Un tavolo di legno enorme. Un focolare spento enorme. Torce enormi.
Dunque, alla fine quella gigantessa era riuscita a portarmi nella sua casetta.
La gigantessa in questione era china su di me e mi guardava.
 - Allora, tutto a posto?
Non risposi. Non volevo darle anche quella soddisfazione. Lei riprese a parlare. -Immagino tu abbia fame. Al momento ho da offrire solo frutta e acqua, però..
 -Vuoi lasciarmi in pace?!
Lo dissi forse un po’ troppo forte, perché la giovane trasalì e mi guardò, stupita da quella reazione.
 - Immagino allora che tu non voglia mangiare,- riprese, facendo finta di nulla,- Va bene. Prenderò io la tua parte. Però dovresti comportarti un po’ più gentilmente con chi ti ha salvato la vita.
Alludeva all’incontro con quella belva. Effettivamente, mi aveva lasciato basito il modo in cui era riuscita a farla scappare. Ma non sono certo il tipo che ringrazia una donna per cose da uomini. Ho una mia dignità.
 -Ce la cavavamo benissimo anche senza il tuo aiuto.
 -Ah, sì? Credevo fosse il contrario,
Aveva colto nel segno. Ma non me la sentivo di farlo notare.
 - Comunque, cosa ci faccio, in un posto simile?
  -Alludi alla mia incantevole dimora? Vedi, eri svenuto e stava piovendo così ti ho preso in braccio- e nel dirlo si chinò e sorrise,- e vi ho fatto dormire qui. Sì, nel letto di una donna.
Mi ero quasi dimenticato quanto non la sopportassi. Ma ora, quell’incredibile sensazione di fastidio era tornata con forza. Quella ragazza..era troppo. Riusciva a superarmi in tutto. Aveva affrontato brillantemente ogni situazione, anche quelle pericolose. Ci aveva tratto in salvo.
 Provavo qualcosa di vergognoso. Un senso di inferiorità nei confronti di una donna. Anzi, di una ragazza. E questo, non mi era mai accaduto.
Ero sempre io, a conquistare le più belle fanciulle della mia città con le mie conoscenze del Mondo e la mia ricchezza, e loro si mostravano sempre ammirate nei miei confronti. Così doveva essere, e così era sempre stato.
E invece quella... ragazza non sembrava per nulla il tipo da farsi impressionare da quel che solitamente faceva cadere ai miei piedi le altre. Ma non glielo dissi.

Piuttosto continuai con questo: - Insomma, ma cosa vuoi, da noi? Perché ci stai appresso come una balia? E’ davvero fastidioso. Sempre che tu non lo faccia per interesse. In quel caso, sei capitata male. Non abbiamo un soldo. Sparisci, per favore.
E invece di arrabbiarsi la giovane si limitò a fissarmi. Non disse niente.
Prese con sé una bisaccia, una brocca d’argilla e si diresse verso l’ingresso della grotta.
 -Vado a prendere dell’acqua, -disse senza voltarsi, con un tono di voce stranamente fievole, e uscì dal rifugio.
 Non mi capacitavo di un comportamento simile. Cioè, avevo sperimentato più di una volta la rabbia delle donne, ed ero abituato alle loro urla, alle scenate isteriche. E a volte mi divertivo nel provocarle, per vederne le esagerate reazioni. Ma questo comportamento distaccato, non lo avevo mai visto, e mi lasciava basito.
 -Ma che cavolo le è preso?- chiesi.
 -A volte, Signorino, dovrebbe provare a ragionare col cervello, invece che con la lingua, - rispose Daniel, sbuffando. E questo, era ancora più bislacco. Daniel, il mio fedele cameriere che esprimeva opinioni non lusinghiere sul mio conto.
 - Daniel, ma...
 - Mi scusi signore, ma non ha mai provato a mettersi nei panni di quella ragazza, Gilda?
 - Beh, è difficile. Credo siano troppo grandi per indossarli.
Daniel sbuffò ancora.
 - Ma insomma, signorino, non capisce che quella giovane vuole solo rendersi utile?
 -E per quale motivo? - chiesi.
 - Si sente sola, ovviamente. Credo si trovi su quest’isola da parecchio tempo, e temo che non ci sia nessun’ altro oltre a lei. Inoltre, deve lottare per sopravvivere ogni giorno.
 - Beh, visto la sua mole non mi sembra abbia delle difficoltà.
 -E’ poco più di una ragazza. Più giovane di noi. Non sta a lei comportarsi da adulta. Anche se è proprio quello che ha fatto nei nostri riguardi. Tocca a lei, signore, comportarsi per l’età che ha.
 -In che senso?
 - Le consiglio di chiederle scusa.
 -Ma non mi sembrava arrabbiata.
Daniel si portò una mano sulla fronte, come per cercare di trattenersi dal rispondermi male. Aveva veramente una pazienza di ferro.
 - Ovvio, che è arrabbiata, - disse, alla fine, - ed è meglio che per una volta lei metta da parte quel suo orgoglio di vetro e le chieda scusa. O ne pagherà le conseguenze. Non esiste nulla di peggio della vendetta di una donna, mi creda, e lei è anche...come dire... piuttosto alta.
Non so perché ma avvertì un brivido scorrermi lungo la schiena.
- Uff... se proprio devo. - sbuffai, e mi diressi fuori.
In effetti, ripensandoci meglio, riuscivo quasi a comprendere le ragioni di quella Gilda. Non doveva essere bello, rimanere da soli in un posto come questo. Io, sarei impazzito.
Così uscii dalla grotta.



   
 
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