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Autore: _Renesmee Cullen_    28/06/2011    12 recensioni
Diletta, una ragazza che non ha più voglia di innamorarsi, incontra Matteo, un ragazzo in una situazione identica alla sua. Sono molto simili: entrambi orgogliosi ed entrambi con una personalità forte, entrambi con degli amici fantastici, Athena e Francesco.
L'odio che provano l'uno per l'altra è palpabile nell'aria che respirano, ma non sempre sarà così.... tra figuracce e situazioni romantiche che fine faranno??
leggete e scoprirete cosa succederà ai due.....
è la mia prima fanfiction e spero che vi piacerà!
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Eccomi ragazze! Scusate ancora, ma sapete qual’è la mia situazione -.-“ Ho risposto a tutte le recensioni visto che brava che sono? Vi anticipo che questo sarà un capitolo bomba! Intuite dal titolo di cosa si tratta… *sogghigna in modo sadico* spero che non mi uccidere quando leggerete cosa succede alla fine… ma non vi anticipo nulla. Mi raccomando recensite in molte anche questo capitolo ciao ciao!

 

Capitolo 18 Un passo di troppo

 

Tornai a casa un po’ in ritardo, dato che ero dovuta andare a piedi, sotto il sole cocente di Maggio e mi sorbettai la lavata di capo di papà

-Ma ti pare questo il modo? Sono le due!- fece, seccato. I miei mi aspettavano sempre per mangiare, ma più di una volta gli avevo detto di lasciar perdere, perchè quando tornavo a piedi tardavo. Poi se non volevano darmi ascolto erano problemi loro. 

Mi sedetti a tavola e mangiai: mamma era una cuoca fantastica, e sebbene avessimo due domestiche, le piaceva preparare i piatti da se. 

Svogliatamente me ne andai a fare i compiti. Guardai il calendario: era il sei di Maggio! Ieri era un mese che io e Matteo ci eravamo conosciuti. Sospirai. Quante ne erano capitate, in un mese. Di tutto e di più. Dall’odio più acceso adesso eravamo quasi… amici? Bhe, amici era un parolone, ma di certo riuscivamo a intrattenere una conversazione senza scannarci. Vabbhe, solo a volte, visto la nostra ultima litigata. Ma era comunque un risultato soddisfacente. Mi ero appena seduta alla scrivania quando Francy mi chiamò sul cellulare

-Oi Didi! E’ uscito l’ultimo di Pirati dei Caraibi! Dato che oggi è Venerdì e domani la prima ora è buca, perchè non andiamo al cinema?- chiese, entusiasta. Adorava Pirati dei Caraibi almeno quanto me, era un dato di fatto.

-Ma si dai perchè no? Chiama anche Athena e Lucia.- feci. Più eravamo meglio era.

-Già fatto, ma Athe deve festeggiare non-so-cosa con i genitori e Lucia lo ha chiesto alla madre, ma le ha detto di no perchè deve guardare la sorella più piccola questa sera.- sbuffò. Che peccato, ci saremmo divertite, comunque saremmo andate io e Francy.

-Peccato! Comunque, hai già visto gli orari e comprato i biglietti?- chiesi. Di certo non potevamo andare allo spettacolo delle 22:00 anche perchè mia madre non mi ci avrebbe mandato…

-No, in realtà no. I biglietti li compriamo là, tanto oggi è Venerdì non dovrebbe esserci troppa gente. Andiamo verso le 19:30 ok? Lo spettacolo dura molto, e il prossimo sarebbe molto più tardi- annuii. Si, senza’altro era meglio così. Mi avrebbe fatto bene passare una serata con Fra, lei che era così calma e pacata. Mi aiutava molto quando ero nervosa o confusa. O entrambi.

-Andiamo al multisala?- chiesi. Il multisala era distante solo trecento metri da casa mia, e stava praticamente attaccato a casa sua. 

-Si si certo, vado subito a comprare i biglietti.- disse, entusiasta. E con questo ci salutammo.

Bene, ero pronta, dovevo solo mettermi le scarpe e poi avevo fatto. Non mi truccai, dato che andavo solo al cinema con Francy. 

 

Vestiti Diletta:http://www.polyvore.com/grey_dile/set?id=27514614   


 Salutai mamma, che fece

-Quando torni non fare casino, dirò a tuo padre che sei a cena da Francesca, non gli piace che tu esca la sera, lo sai.- sbuffò. Papà era iperprotettivo, non aveva ancora accettato il fatto che io fossi cresciuta e che non ero più una bambina. Invece con mamma le cose andavano davvero bene, mi lasciava la mia privacy, non mi vietava di uscire e si fidava di me. Quando avevo fatto la terza media era stato un problema anche per lei accettare la mia crescita, ma alla fine tutto si era risolto per il meglio. Con papà invece no. E spesso io e lui litigavamo. Anche se lui affermava che si fidava di me, ma degli altri no. Alla fine facevo sempre come mi pareva, comunque.

Uscii di casa e mi diressi verso il cinema, controllando di aver preso tutto. L’iPhone c’era, portafoglio, c’era, carta d’identità anche. Bene. Non spensi la suoneria del cellulare, perchè se mamma mi avrebbe chiamato ed io non avessi risposto, sarebbe entrata in paranoia. Vidi Francy che mi stava aspettando e la salutai. 

-Francy! Mi fa piacere che questa sera stiamo un po’ insieme.- sorrisi. Lei sorrise a sua volta e fece

-Andiamo a prendere i biglietti, anzi tu vai a prendere i popcorn, io ti raggiungo, così non dobbiamo fare la fila.- sorrise. Il banchetto degli stuzzichini si trovava in un altro piano rispetto all’entrata. Salii le scale, comprai due popcorn maxi e mi sedetti ad aspettare su un divanetto. Ad un certo punto sussultai, riconoscendo una voce a me sin troppo nota. Alzai i due cartoni di popcorn e me li posizionai davanti la faccia, anche se non sarebbe servito. Matteo e due suoi amici erano proprio dietro di me, ma non potevano vedermi dato che c’era una pianta a separarci. Mi voltai cercando di non farmi vedere, erano lui, Ludovico e quel Giulio. Fui rincuorata dal fatto che almeno tutto questo non era una macchinazione di Athena, ma era capitato per puro caso. Mi diressi a grandi falcate verso Francy, che stava salendo ora le scale.

-Se te lo dico non ci credi!- esclamai. Lei strabuzzò un po’ gli occhi vedendo la mia aria circospetta come se fossi stata una furfante. 

-Ehm… dimmi, poi ti dico se ci credo o no.- fece, guardandosi intono a sua volta. 

-C’è Matteo! Ti rendi conto? Me lo ritrovo ovunque!- dissi, un po’ scioccata e scocciata. Non riuscivo a crederci neanche io! Non l’avrei incontrato così spesso neanche se l’avessi voluto pedinare!

-Dile… abitate a duecento metri da casa tua, e i suoi amici abitano tutti in questo quartiere. Che pretendi? E poi mica saranno venuti a vedere Pirati dei Caraibi… c’è ESP, l’horror del secolo. Andranno sicuramente a vedere quello.- disse convinta. Quanto la adoravo, riusciva sempre a farmi ragionare e a farmi riprendere la calma. In effetti aveva ragione, sicuramente era come diceva lei. Doveva essere così… 

Chiacchierammo ancora un po’ e non ci accorgemmo che si era fatto tardi, il film stava per iniziare. Entrammo nella sala quando le luci erano già state spente. Mi tenni a Francy per non inciampare nei gradini, ma alla fine trovammo la nostra fila e i nostri posti. Mi sedetti appena in tempo per l’inizio del film, e per sbaglio diedi una gomitata al mio vicino. Imbranata come sempre.

-Scusa- sussurrai. Ero una combina guai, e di certo quando mi muovevo non avevo la grazia di una farfalla….

-Niente- fece il mio vicino. Mi voltai verso di lui e mi scappò un gridolino. Mi tappai la bocca con le mani, cercando di farmi piccola piccola davanti alle occhiatacce delle persone che mi circondavano. Che figura di merda.

-Matteo?- feci incredula. Merda merda merda, ma perchè a me? Cosa ho fatto di così sbagliato nella mia vita per meritarmi questo? 

-Ti spavento così tanto scricciolo?- fece, ridacchiando. Io spalancai gli occhi e rimasi basita. 

-E non chiamarmi scricciolo!- precisai. Altro che coincidenze, neanche a farlo apposta ci saremmo ritrovati vicini. Mi voltai verso Francy che stava alla mia destra. Con lo sguardo del tipo “non è possibile! Salvami” e lei scoppiò a ridere. Dalle file dietro si sentì qualcuno che faceva “sshhhhhh” e noi ci zittimmo subito. Il film iniziò, ma io non me lo godetti del tutto, dato che lui mi stava vicino. Ci volle un po’ prima che io mi riprendessi dallo stupore iniziale. A lungo andare, però, dato che il film era veramente fantastico, finii per scordarmi di lui. Ad un certo punto, delle sirene afferrarono dei marinai, e quando li portarono sott’acqua cercarono di morderli e di mangiarli. A quel punto io lanciai un urletto, spaventata, e mi buttai alla mia sinistra, dove c’era Francy, e le strinsi forte il braccio, accucciandomi sulla sua spalla. Cavolo, non mi ricordavo che avesse un braccio così muscoloso…  dopo un po’ le luci si accesero, e il primo tempo finì. Alzai la testa e quasi mi venne un colpo. Boccheggiai senza riuscire a dire nulla. Avevo stretto il braccio di Matteo per tutto quel tempo. Quasi spalancai la bocca. Lui si stiracchiò compiaciuto e fece

-Wow non credevo che tu fossi così follemente innamorata di me…. ma mi hai fatto addormentare il braccio, non lo sento più…- sogghignò. Rimasi ancora incredula, incapace di rispondere: non era possibile! Come avevo potuto sbagliarmi? Avevo visto con i miei occhi Francy che si sedeva alla mia sinistra. Avrei dovuto ricordarmelo, invece… ero troppo presa dal film? Mi ripresi dallo sgomento solo dopo qualche minuto, quando le luci si spensero di nuovo. Matteo mi guardava con un sorrisetto  davvero irritante stampato sul volto.

-Guarda che non è come pensi!- dissi ad alta voce, cercando di riparare, e non ricordandomi di stare in un luogo pubblico.

-Davvero?- scoppiò a ridere e io mi alzai in piedi e sbattendo un piede per terra dissi

-No! Io…- ma non feci in tempo a finire di parlare che un uomo della sicurezza ci si avvicinò e disse, rivolto a me e a Matteo

-Ragazzi devo invitarvi cortesemente ad uscire, state disturbando la gente-. Mi guardai intorno e notai che, essendo in piedi, coprivo la visuale a molte persone, e che avevo parlato troppo forte. A testa bassa, e dopo aver sussurrato un “scusi”, uscii dalla sala seguita da Matteo. Appena fummo fuori lui non perse l’occasione per rinfacciarmi quello che avevo fatto.

-E’ tutta colpa tua! Se non fosse per te adesso staremmo ancora a guardare il film. Che era una bomba!- sbottò. Io lo guardai con fare menefreghista mentre ci avviavamo verso casa.

-Vuoi che ti rimborsi il biglietto?- feci, con tono di scherno. –Se tu non avessi pensato… cose che non sono vere saremmo ancora la dentro.- conclusi. Non glie l’avrei data vinta, non del tutto almeno.

-Ah, quindi la colpa sarebbe mia se tu sei una persona alquanto priva di spirito.- constatò con una faccia da copertina. Non mi trattenni e scoppiai a ridere.

-Diciamo che è colpa di tutti e due d’accordo?- feci, conciliante. Non ero mai stata così diplomatica, mi stupivo di me. (nda: o.O) 

-Comunque la colpa al 70% è stata tua.- disse annuendo. Voleva avere la iagione tutta per se! Io feci un finto sbuffo.

-E va bene… te lo concedo perchè sono buona…- dissi con tono condiscendente. Camminammo ancora un po’ in silenzio quando alla fine mi fermai e mi decisi.

-Ascolta io non volevo… avvinghiarmi al tuo braccio… ero talmente presa dal film che pensavo che alla mia sinistra ci fosse Francy, invece… c’eri tu. Non farti idee sbagliate chiaro? Io non sono innamorata di te!- esclamai concitatamente. Non volevo che lui si facesse un’idea sbagliata… non mi piaceva, era stato solo un terribile equivoco. Stop, punto, finito, saluti e ciao! Lui si voltò verso e di me e mi guardò con espressione divertita, come se io avessi la faccia da clown.

-Capito.- ghignò. Poi continuò a camminare, come se non avessi detto niente. La cosa mi dette un po’ sui nervi, odiavo quando qualcuno mi ignorava, così replicai

-E, per la cronaca, non sei neanche il mio tipo.- avevo detto tutto d’un fiato per evitare che mi interrompesse. A questo punto lui si voltò e alzò un sopracciglio. Ehehe il piccolino pensava che tutte le ragazze cascassero ai suoi piedi? Bhe, io no di certo. Non Diletta Rossi. Io non facevo mai come le altre. 

-Vuoi sapere perchè?- ripresi, in tono beffardo. Lui mi si avvicinò di uno o due passi e poi scosse il capo, sorridendo ancora. Cosa aveva da ridacchiare proprio non lo sapevo.

-No.- fece, in tono tranquillo. La cosa mi lasciò un po’ basita, così lui ne approfittò 

-Se proprio lo vuoi sapere… neanche tu sei il mio tipo.- disse piano. Alzai le sopracciglia e assunsi la mia bella faccetta strafottente e menefreghista. Lui si avvicinò ancora di più finchè non ci trovammo faccia a faccia.

-Vuoi sapere perchè?- chiese, rifacendomi il verso. Sorrisi sorniona, se pensava che avessi fatto come lui, si sbagliava.

-Sentimo.- il mio tono era di scherno, beffardo. Di certo non mi sarei fatta impressionare.

-Bhe, sei troppo orgogliosa, ti credi una principessa…- cominciò. In un altro momento avrei ribattuto, chi era lui per dirmi queste cose? Ma in quel momento eravamo tanto vicini che potevo sentire il suo fiato sulla mia pelle. E il suo odore. Mamma mia che buon profumo… era inebriante. Le sue parole mi apparivano distanti ed ovattate

-E poi…- continuò prendendomi per i fianchi. Cominciai a sentire la pelle che bruciava, ma non solo fuori, come se il calore mi entrasse dentro la pelle, ed arrivasse allo stomaco e al cuore, che batteva forte e veloce. Fui scossa da un tremito e gli appoggiai le mani sul petto, sentendo altro calore.

-Sei troppo bassa per me…- ma ormai era tardi, mi giunse solo un eco lontano all’orecchio. Non riuscivo a svegliarmi da quel torpore, sentivo caldo, molto caldo, ma mi sentivo… bene. Matto si avvicinò ancora lentamente, piegò appena la testa di lato, e io chiusi gli occhi, non potendo e non riuscendo a fare altro. Ma quando le nostre labbra si sfiorarono, sentii una goccia di pioggia sul viso. E allora mi riscossi. Lo allontanai di colpo da me e riuscii solo a balbettare

-M-ma c-cosa…?- non riuscivo a credere a quello che era appena successo. Io… non potevo! Ricordavo quella volta dopo che ci eravamo appena conosciuti quando io gli ero caduta addosso… ma era stato un caso. Questo… era intenzionale! 

-Scusa io…- cercò di rimediare lui, ma io feci finta di non aver sentito. Ero troppo incredula per starlo a sentire.

-Scusa devo andare è tardi ciao.- dissi così e me ne andai a passo svelto verso casa. Aprii il cancello e me lo chiusi alle spalle con un fragore assordante, incurante di ciò che mi aveva detto mamma prima. La pioggia iniziò a bagnare le case e il paesaggio. Io che detestavo tanto la pioggia, quella sera mi aveva salvata da una terribile umiliazione. Mi richiusi la porta di casa alle spalle, e poi di corsa salii le scale e mi richiusi a chiave in camera. Appena entrai scivolai a terra con la schiena appoggiata alla porta. Mi misi le mani sul viso ma non piansi. Cosa diavolo mi era preso? Cos’era quel torpore che sembrava così… dolce e accogliente? Perchè Matteo aveva cercato di baciarmi e perchè io non mi ero allontanata da subito? Non potevo nemmeno rischiare di innamorarmi anche solo lontanamente di lui. Dovevo mettere un muro tra noi due, avevo sbagliato ad abbassare la guardia così, a farmi conoscere. Dovevo ritornare diffidente e fredda come ero stata nei primi giorni che ci eravamo conosciuti. Rimasi li seduta, con questa consapevolezza, finchè non caddi tra le braccia di Morfeo.  


Pov Matteo


-Vuoi sapere perchè?- chiesi, rifacendole il verso. Sperai che si stizzisse, invece 

-Sentiamo.- per un momento mi lasciò spiazzato, ma mi ripresi subito. Guardai il suo viso, aveva assunto un cipiglio combattivo e io davvero non resistetti, e involontariamente le mie gambe si mossero. Non volevo avvicinarmi, ma qualcosa mi attirava, qualcosa a cui non avevo la forza di resistere. Qualcosa molto più forte di me.

-Bhe, sei troppo orgogliosa, ti credi una principessa- cominciai. Furono le prime cose che mi vennero in mente, quelle che avevo colto per prime del suo carattere. Sperai nuovamente che si incavolasse, ma non lo fece. Sembrava stesse in un altro mondo. Ci trovavamo faccia a faccia e, come quella volta in discoteca, avevo una voglia matta di baciarla. E assicuro che non ne capivo il motivo. 

-E poi…- aggiunsi prendendola per la vita, come se lo facessi da sempre, -sei un po’ troppo bassa per me…- sparai la prima cazzata che mi venne in mente, anche se sapevo che non era vero. Ero talmente inebriato da lei, dal suo profumo, che quasi non mi accorsi di quello che stavo facendo. Piegai la testa di lato e mi avvicinai. Lei non si mosse, ma chiuse gli occhi e dischiuse le labbra. Il sangue mi stava andando al cervello… o cazzo non ci capivo più niente, tutto sembrava muoversi molto velocemente, eccetto noi due. Le nostre labbra si sfiorarono, ma ad un tratto lei mi spinse via di scatto. E solo allora mi resi conto dell’enorme cazzata che avevo combinato.

Diletta farfugliò qualcosa, incredula e incapace di parlare. Io cercai di balbettare delle scuse ma non fui certo di esserci riuscito. Se ne andò senza che potessi aggiungere altro, lasciandomi solo sotto la pioggia. Mi incamminai verso casa, pieno di pensieri e bagnato fradicio. Coglione. Ecco l’unica parola che avevo per descrivermi. Coglione, un brutto coglione. Cosa avevo fatto? Io avevo provato a baciare lei. E, per quanto mi costasse ammetterlo, se lei non si fosse spostata io… io l’avrei baciata. Tornai a casa, mi asciugai e andai a dormire. Ma, purtroppo, il sonno non arrivò. Ci si misero pure i tuoni e i lampi, a disturbarmi. Volevo dormire, così i miei pensieri mi avrebbero lasciato in pace. Ma non ci riuscii. Quando, dopo molto tempo, cominciai ad appisolarmi, sentii che qualcuno apriva la porta della mia camera. Mi alzai di scatto, ma era soltanto Anita.

-Fratellone…- iniziò, con le lacrime agli occhi e con la voce rotta dal pianto –I tuoni sono tanto forti e attirano i mostri! Io ho paura!- continuò a piagnucolare.

-Anita che vuoi?- chiesi, un po’ scocciato, proprio ora che ero riuscito ad appisolarmi. Non era proprio giornata.

-Fratellone… mi fai venire a dormire con te? Così i fantasmi e i mostri scappano via! E poi ho tanta paura del temporale.- dicendo così tirò su con il naso. Mi strappò un sorriso e non me la sentii di rimandarla nella sua stanza. Tirai su le coperte

-Vieni, su, anche se mi sa che è ora di affrontarli, questi mostri!- esclamai. Lei si strinse forte a me come un koala

-Con te posso affrontare qualsiasi mostro.- e si addormentò sorridendo. Sogni d’oro piccola Anita. Beata lei, che non aveva ancora di questi problemi. Nonostante la mia  sorellina mi avesse riportato un po’ di buon umore, le stesse domande continuavano a rimbombarmi nel cervello: perchè avevo tanta voglia di baciarla? Forse perchè era assurdamente bella. Perchè era bella da mozzar il fiato. Era solo questo? E io, in realtà, cosa provavo per quella ragazza?

 
  
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