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Autore: Dikar 93    12/03/2006    13 recensioni
Ichigo è incinta di Kisshu.
E' confusa, non sa se abortire.
Si crede che il bambino sia uno, ma... Beh...che aspettate? Leggete! E se volete recensite! ^°^
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ichigo Momomiya/Strawberry, Kisshu Ikisatashi/Ghish
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Opera di Dikar 93

Opera di Dikar 93.

AVERE IL CORAGGIO DI ACCETTARE LA REALTA'. 

Il letto, quel candido letto su cui era seduta era così morbido e delicato, così dolce e soffice...avrebbe voluto essere felice in quel momento, ma non poteva, come poteva essere felice? 
Quel test...quel test risultava positivo, non era un test normale, era un test...di gravidanza.

Le era venuto un sospetto tre giorni fa, aveva incominciato a farle male la pancia, era ingrassata almeno di tre chili, ed aveva sempre la nausea, a volte vomitava anche.
Era cominciato tutto quando Kisshu era venuto, smaterializzandosi, a "trovarla", l'aveva presa in braccio e senza farle neanche dire "ma" l'aveva portata, sempre smaterializzandosi, in camera sua, il suo respiro sul collo, le sue braccia intorno alla vita, le sue labbra sulle sue...da li era cominciato.

Il bambino che portava in grembo...come avrebbe fatto a dirglielo? Non lo vedeva mai! Avrebbe dovuto accudirlo da sola? Ad appena sedici anni? Come avrebbe fatto? Poteva chiedere aiuto a Retasu era sempre così comprensiva, però era sicura che se ne intendesse come lei, a Minto? No, perché doveva chiedere aiuto a lei? Che quasi mai l'aveva sostenuta? A Purin? Era troppo piccola, Zakuro, lei forse...avrebbe voluto chiederle aiuto, ma era troppo imbarazzata per farlo, strinse ancora di più il test di gravidanza che aveva in mano, aveva le mani sudate, il cuore che le batteva a mille, aveva bisogno di una bella, rilassante doccia sotto un'acqua tiepida e delicata.
Si spogliò e si infilò sotto le numerose goccioline d'acqua che uscivano dal rubinetto della doccia. 
Si toccò la pancia, delicatamente, con la mano bagnata, c'era un piccolo gonfiore, cosa sarebbe stato di quel bambino che portava in grembo? Di quella creatura che non sapeva di essere allo stesso tempo un impiccio e una cosa meravigliosa? Incominciò a piangere, le lacrime che cadevano vorticosamente nell'acqua sul fondo della doccia. 
Non ci avrebbe creduto se non avesse rifatto quel test tre volte, non avrebbe mai voluto farlo, perché si era innamorata così, tutto d'un tratto di Kisshu? Forse lo aveva sempre amato, senza accorgersene, l'unica cosa che sapeva era che non avrebbe dovuto lasciarsi cedere dalla passione, come Paolo e Francesca della Divina Commedia, ma il loro era un amore infelice, non potevano amarsi, e alla fine erano morti, insieme, entrambi, trafitti dallo stesso pugnale, da colui che era il marito di Francesca, lei non voleva che il loro amore finisse così, non doveva finire così!

Aoyama-Kun, e a lui come l'avrebbe detto? Non poteva certo dirgli "Sono incinta di un altro, perciò ti devo lasciare", doveva farlo con calma, tranquillità, come se fosse la cosa che aveva fatto con Kisshu era la migliore della sua vita.
Anche se la notte passata con Kisshu era più importante di quelle rare volte con Aoyama-Kun, era stato più bello di fare un bagno in mare, più bello di stare con le amiche a parlare, era stato unico.

Uscì dalla doccia, si avvolse attorno all'asciugamano, era stata almeno un'ora sotto l'acqua, ma non importava, tanto i suoi non l'avrebbero saputo; erano andati a fare una vacanza romantica nell'Oceano Atlantico, lei non era andata; odiava l'aereo, e non le sarebbe piaciuto viaggiarci.
In compenso ora era più tranquilla, funzionava sempre una doccia calda, glielo aveva insegnato sua nonna, un giorno prima di morire, in ospedale;

- Sai Ichigo, non devi aver paura quando io non ci sarò più e tu non avrai più nessuno con cui sfogarti quando avrai paura e sarai nervosa, basterà farti una doccia sotto un'acqua tiepida e rassicurante- 
- Ma nonna tu non te ne andrai! Cosa dici?- 
La donna le sorrise, poi le disse che tutti muoiono, fa parte della vita.

Era successo un anno fa, più o meno, dopo si ricordava solo una telefonata, aveva risposto lei:

- Casa Momomiya? - 
- Sì, perché? -
- La signora Naoko...mi dispiace...-
Ichigo davanti a quella chiamata era rimasta immobile, con le lacrime agli occhi che incominciavano a offuscarle la vista. 

Andò davanti alla finestra che si affacciava sul cielo stellato, poi guardandolo riuscì a dire solo una parola guardando la luna luminosa al centro del cielo blu della notte - Nonna Naoko, dove sei? Ti prego, aiutami- Poi una lacrima cadde dagli occhi rosa della mew mew.

*

Il giorno dopo al caffè continuò ad andare di corsa in bagno, per poi sedersi a causa dei giramenti di testa che ogni tanto aveva.
Mentre era seduta a un tavolo Zakuro le si avvicinò, curiosa di quel suo strano atteggiamento - Che ti prende? E' strano che tu ti comporti così, di solito sei la più solare! Non stai bene? Non tenerti tutto per te, parlane con qualcuno, ti sarà molto utile!- Disse Zakuro sorridendo.
Zaku-Chan aveva ragione, non doveva tenersi il dolore tutto per se, doveva parlarne con qualcuno.
- Senti...Zaku-Chan, io...ho un ritardo di almeno una settimana - Disse Ichigo imbarazzata, l'aveva detto, era riuscita a sfogarsi con qualcuno, era riuscita a passare quella che la invadeva, ora qualcuno l'avrebbe aiutata.
Zakuro sbarrò gli occhi, dopo un attimo di smarrimento aggiunse anche lei un po' imbarazzata - Chi...chi è il padre?-
Ichigo rispose quasi subito, a testa bassa, imbarazzata - Ki...Kisshu -
Zakuro a quel nome sbarrò nuovamente gli occhi - La situazione si complica, come lo dirai a Masaya?- Chiese Zakuro fingendo di essere calma.
- Oggi lo chiamo, lo invito al parco e...e lo lascio - Disse Ichigo triste.
- Non credi che prima dovresti pensare se tenere il bambino? Oppure...oppure sei tu che vuoi lasciare Masaya? Pensaci su- le disse Zakuro, poi si alzò e ricominciò a pulire il pavimento con Minto.

Ichigo rimase seduta, immersa in molte domande.
Se era lei che voleva lasciare Aoyama-Kun?
Beh...sì, da un po' di giorni lui la trascurava, ma non per questo lo voleva lasciare, o forse sì?
Be', lei lo avrebbe lasciato comunque, lo aveva tradito, con quello che era stato il suo nemico, come poteva guardarlo in faccia ogni volta che uscivano? Come avrebbe fatto a sopportare i suoi sorrisi? A sorridergli?

*

Ichigo era seduta per terra con la schiena appoggiata al letto, stava guardando il telefono con aria indecisa e confusa, poi si fece coraggio e fece un numero.

- Pronto?- Disse una voce dall'altra parte del telefono.
- Emh...Aoyama-Kun? Sei tu?- Chiese Ichigo imbarazzata.
- Sì, chi è?- Chiese Masaya.
- Sono Ichigo, volevo dirti che ti devo parlare, puoi venire al parco oggi? Verso le...- Ichigo guardò l'orologio - Tra un'ora?- Chiese.
- Sì tesoro, allora a oggi!- Disse Aoyama-Kun con la sua vocina mielosa, poi attaccò.

Ichigo sospirò, poi buttò il telefono a terra alzandosi frettolosamente. Corse in bagno, di nuovo, aveva rimesso.
Rientrò in camera, si buttò sul letto, aveva voglia di uscire, sarebbe andata al parco prima dell'appuntamento con Aoyama-Kun, avrebbe assaporato la libertà prima delle quattro.

Fece un lungo respiro, poi si sedette sull'erba verde del parco Ukimura; il parco più grande di Tokyo.
Ichigo assaporò l'aria con un lungo respiro "Questo bambino dovrà essere forte, bello e affascinante come il padre, non cafona, credulona e ignorante come me...se mai nascerà questa creatura che da poco a incominciato a vivere. 
"Non posso lasciarla morire, al massimo me ne andrò lontanissimo per non dovere dirlo a nessuno, ma lei o lui deve nascere, non posso farlo morire, come se non contasse niente, come se avere un bambino fosse una cosa di tutti i giorni, ma non è così, non importa se sono così giovane, lui è importante e...deve vivere per sempre" Si toccò nuovamente la pancia, ma questa volta con un leggero sorriso sul candido volto.

- Ichigo! Sei venuta presto?- Era Aoyama-Kun, con il suo solito tono dolce, incominciava a darle fastidio quella sua troppa gentilezza e troppa preoccupazione nei suoi confronti, ciò che di lui adorava due anni fa ora le dava un fastidio bestiale. 
Accennò un sorriso e rispose - Sì, non potevo rischiare di arrivare tardi a questo appuntamento, è molto importante. Perciò ti prego di ascoltarmi...- disse Ichigo sicura - Sono tutto orecchie, tesoro!- Disse in tono ironico, ma non faceva molto ridere.
Forse sarebbe stato meglio non parlargli della creatura che ora portava in grembo, soprattutto che lo aveva tradito con Kisshu.
Se glielo avrebbe detto si sarebbe sicuramente arrabbiato, e lei questo non lo voleva. 
Cosa avrebbe raccontato a suo figlio? Che l'ex di sua madre aveva preso a botte suo padre? 
- Senti...Aoyama-Kun, forse ci dovremo lasciare, perché...- Ichigo cominciò a essere in difficoltà nell'esprimersi, decise di dirle un perché, solo uno dei due, in fretta, senza farsi troppi problemi - Vedi, non mi sento più attratta da te come una volta, adesso...in un certo senso...mi dai fastidio - disse Ichigo cercando in tutti i modi di apparire convinta.
Masaya fece di tutto pur di non lasciarsi, ma invano; Ichigo non aveva intenzione di restare con lui e non poter tenere il bambino, forse non lo avrebbe tenuto comunque, ma perlomeno non avrebbe più dovuto fingere di amare Aoyama-Kun.
Scappò via, doveva vomitare! Perché adesso? Masaya l'avrebbe presa per una cafona, che scappa di fronte alle paure.
Se lo avesse anche solo pensato si sarebbe davvero arrabbiata, come poteva pensarlo? Chi aveva salvato la Terra? Chi aveva affrontato per mesi e mesi i chimeri creati da colui che adesso era il padre di suo figlio? Chi aveva sconfitto Deep Blue? Non doveva e poteva pensarlo! 

*

Ichigo entrò di corsa in bagno, poi sbattendola porta e facendo un rumore terribile entrò in camera, dopodiché si buttò sul letto, tremava, aveva paura, aveva bisogno di dormire, di sognare, di riflettere.
Chiuse piano gli occhi, come per non far rumore.

Cosa devo fare?
Abortire?
Forse sarebbe stato meglio così...se solo nella sua testa non ci fosse questa assurda confusione.
Se solo capisse qualcosa, in quel momento tutto le sembrava assurdo.
In un certo senso era stata fortunata, fosse stato ancora il periodo scolastico sarebbe andata a vomitare ogni cambio dell'ora!
Tutte a lei dovevano succedere?
Perché? Perché mai niente le andava bene? Era imbranata, ignorante, credulona e...non voleva ammetterlo ma...coraggiosa.

I suoi pensieri vennero interrotti da Kisshu, era al solito venuto a trovarla.
- Ciao gattina, ti è piaciuto quello che abbiamo fatto l'altra volta?- Disse Kisshu in tono ironico.
"Brutto stupido, ti sembra il momento di scherzare?" Pensò Ichigo, tutta raggomitolata stringendo le gambe contro il petto e la pancia, per "abbracciare" la sua piccola creaturina, sua e di Kisshu.
- Kisshu...i-io...- Cercò di dire Ichigo, era così difficile? In fondo era il padre del suo bambino, o forse avrebbe dovuto chiamarlo alieno? 
Era confusa, non capiva più niente - Kisshu...- Ma fu interrotta dalle labbra dell'alieno dagli occhi ambra, che la baciò. 
Quando si staccò, Ichigo ebbe un attimo di smarrimento, poi corse in bagno. 
- Stai male? Tesoro?- Disse Kisshu preoccupato. 
Ichigo non rispose, si raggomitolò di nuovo sul letto, poi chiuse gli occhi.
Kisshu andò via annoiato.

Abortire, era l'unica cosa possibile.
Uccidere quello che con tanta vergogna chiamava suo figlio.
Abortire o affrontare questa difficoltà.
Crescere un bambino a sedici anni.
Abortire, spegnere l'unica luce che le dava il coraggio di vivere.
Abortire, non dover dire niente a Kisshu.
Abortire, sì, abortire.

Sarebbe andata in un ospedale, e l'avrebbe fatto, l'avrebbe ucciso.
Avrebbe ucciso una parte di lei. 

*

Ichigo entrò nel caffè, spettinata e stanca.
Zakuro le venne in contro, le parlò, la fece sedere, la incoraggio a mangiare una fetta di torta.
- Devi dirlo a Ryou - Disse Zakuro dopo.
- No, non capirebbe. E comunque abortirò - Disse Ichigo triste.
Zakuro sgranò gli occhi, non poteva, non poteva fare lo sbaglio di abortire! Non doveva! L'avrebbe convinta, un pensiero le attraversò la mente "Riiko..."
- Sai Ichigo...mia sorella, Riiko, anche lei era nella tua situazione, aveva deciso di tenere il bambino ma poi...era troppo giovane, allora decise di non diventare madre, di non farmi diventare zia, di abortire.
Con dolore l'accompagnai a un ospedale, entrò in una stanza, e ne uscì un giorno dopo.
Diceva che era felice, ma non vidi più quel bel sorriso sul suo raggiante viso. 
Sorrideva, sì, ma non come prima, era un sorriso sofferente, malinconico e triste.
Per questo ti sto incoraggiando a non abortire, sto cercando di evitare che tu compia l'errore più grande della tua vita- . 
Ichigo rimase immobile, Zakuro aveva una sorella? Anche lei aveva sofferto, era stata confusa. 
Ma non aveva avuto il coraggio di vivere e di far crescere suo figlio.
Non avrebbe abortito, si sarebbe fatta coraggio e l'avrebbe detto a Kisshu, avrebbe sofferto e faticato, e poi avrebbe sorriso.

*

La sera dopo si sedette davanti alla finestra, aspettando e sperando che Kisshu sarebbe venuto.
Doveva venire, doveva sapere! 
Due labbra morbide le sfiorarono il collo, era Kisshu, seduto sul davanzale davanti a Ichigo.
- Ciao gattina, come stai? Meglio? - Le chiese premuroso Kisshu.
- Ti devo parlare- Disse sicura.
- Dimmi, sono tutto orecchie- Disse ironico.
- I-io...sono...incinta- Disse Ichigo rossa quasi da confonderla con i capelli che ricadevano sul morbido e candido viso.
- Ah...e dimmi, chi è il padre? Aoyama?- Chiese Kisshu.
- No, l'ho lasciato, perché vedi...il padre sei tu!- Disse Ichigo a testa bassa.
Kisshu arrossì e sgranò gli occhi.

"Com'è possibile? Lei, quella che mi ha sempre rifiutato, sempre odiato...adesso aspetta un bambino da me? 
Che strano il destino, mi sembra quasi di essere in uno di quei film con i colpi di scena, in cui tutto è possibile" Kisshu si sentiva confuso, in questo momento più di Ichigo, l'unica cosa che riuscì a dire fu un "Ah..." Basta, aveva le labbra asciutte, era sudato e era imbarazzato.
Lui, quello sicuro di se, coraggioso se vogliamo andare nei particolari. Lui, quello che mai si era tirato indietro, che l'aveva protetta fino a morire, quello che avrebbe di nuovo lottato per salvarla.
Adesso aveva paura, era uno strano effetto, l'aveva provato anche quando Ichigo non si svegliava più dopo l'ultima battaglia, la stessa paura, anche se invisibile, che aveva provato a uccidere Profondo Blu, forse era stata lei a confonderlo e farlo perdere, maledetta paura!

 :-.'.:-" * :-.'.:-"

Ormai i mesi erano passati, Ichigo era arrivata con tanta fatica al quinto mese, coricata su un divano di pelle rosso con Kisshu vicino che le accarezzava dolcemente la pancia, Ichigo era pensierosa, stavano aspettando la telefonata con le analisi da cui avrebbero saputo il sesso del bambino. 
La stanza era grande, con un tavolo con quattro sedie, un pavimento sul bianco e delle tende blu che coprivano il sole.
Le pareti gialle erano ricoperte da fotografie e decori rossi e verdi.
Un quadro, c'erano tutte le mew mew, era una pagina di una rivista, l'immagine delle combattenti era incorniciata in una cornice argento e oro, appoggiata su un tavolo vicino al divano, coperto di riviste. Vicino ad essa la foto del matrimonio di Ichigo e Kisshu, incorniciata in una cornice azzurra contornata da cuoricini rossi trapassati da delle frecce e con al centro due iniziali: I/K.

Il telefono squillò, Kisshu si precipito a rispondere - Pronto? Casa Ikisatashi? - Chiese una voce.
- Si, chi parla?- Chiese Kisshu agitato.
- Sono un medico dell'ospedale Kitakuru-Akinaki, vorrei parlare con la signora Ichigo Momomiya- Disse il medico.
- Ah...si, mia moglie e qui vicino- Disse Kisshu. Poi portò il telefono a Ichigo, che rispose eccitata.
- Ehm...pronto?- 
- Signora Momomiya?- Chiese il medico.
- Sì- rispose Ichigo perplessa.
- I bambini stanno bene- disse il medico.
- Come scusi? I...i bambini?- Chiese Ichigo confusa, perché quel plurale?
- Sì, sono gemelli eterozigoti- disse il medico sicuro.
- Ah...- Ci mancava anche questa! Già era difficile trovare il nome per uno, non voleva immaginare per due! Poi occuparsi di due gemelli a sedici anni...ODDIO!

Ichigo chiuse la chiamata confusa, poi si attaccò a Kisshu, che chiese preoccupato dalla reazione della moglie - Che è successo? Sono Chimeri?- Disse Kisshu spaventato, Ichigo le lanciò una occhiata malvagia.
- Sono...sono...gemelli eterozigoti!- Disse Ichigo abbracciando Kisshu ancora più forte.
Kisshu sobbalzò, si sentì un urlo , probabilmente, per tutto il Giappone: ODDIO!

- Va bene, mettiamoci all'opera, i nomi, prima di tutto!- Disse Ichigo sicura.
Stettero almeno mezz'ora a pensare, poi a Kisshu venne un'idea magnifica - Toya! (*)- Disse sicuro.
Ichigo sorrise, un nome l'avevano trovato, era più facile di quanto sembrasse, quello per la femmina fu più difficile, Ichigo si ricordo a quando erano stati concepiti quei due angeli che ora aspettava.
Si ricordo quel profumo che impregnava la stanza, un profumo di...susina! - Sumomo! (**). 
Ormai era fatta, non rimaneva che aspettare il nono mese!

:-.'.:-" * :-.'.:-"

Una stanza bianca, grande, quasi immensa, tanti umani che l'attraversavano, donne incinte, malati...era una sala d'attesa.
Su una sedia, appoggiata su un corridoio con le pareti bianche e un pavimento grigio chiaro, lungo, stretto e pieno di sedie, insegne e cartelloni, era seduto un uomo, alieno per essere precisi, con dei capelli verdi, degli occhi ambra preoccupati e un volto sudato.
Era davanti a una stanza, da cui uscivano gemiti di dolore.
Kisshu, era in un ospedale, nella stanza c'era Ichigo, e tra breve i suoi figli.
Era un'ora che aspettava, ormai erano le otto di sera! - Cazzo...ma quanto ci mettono?- Chiese sempre più agitato.

Poi un'infermiera uscì dalla stanza, guardandosi intorno, quando vide Kisshu le disse piano di entrare. 
Kisshu si guardò intorno per controllare che avesse davvero chiamato lui, poi avanzo nella stanza.
Due bambini si tenevano la mano, mentre dormivano sul morbido petto della madre.
Uno, Toya, aveva i capelli rossi e gli occhi ambra, aveva un aria molto allegra.
L'altra, Sumomo, aveva i capelli verdi e gli occhi rosa, con un'aria timida e tranquilla.
Erano uguali, le stesse guanciotte rosee, le stesse orecchiette a punta, le stesse labbra rosse...

Ora Ichigo era convinta, non aveva sbagliato, se avrebbe abortito non avrebbe mai provato questa felicità e questa voglia di abbracciarli, non avrebbe ucciso un bambino, ma due bambini.
Lei non aveva fatto lo sbaglio di Riiko, la sorella di Zakuro, lei aveva avuto il coraggio, il coraggio di affrontare la realtà.
Senza di esso...questi visini paffuti non esisterebbero più!
Baciò Kisshu, e poi sorrise raggiante e stanca, ora erano una famiglia; lei, Kisshu, Toya e Sumomo.

:.-:.'.'- *||* :.-:'.'-

NOTE DELL'AUTRICE...

Allora, vi è piaciuta?
Io credo sia una delle migliori che ho fatto! ^///^

Ichigo si è rivolta a Zakuro perché è la più grande, saggia, e quindi più informata! O almeno, io mi rivolgerei a lei.
Recensite, negativamente e positivamente! ^^ Grazie! ^^

NOTE: TRADUZIONI!

(*) Toya in giapponese significa "decima notte"; carino, no?
(**) Sumomo in giapponese significa "susina".

Bye bye my friends! Dikar! "="

 


  
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