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Autore: whatashame    28/06/2011    1 recensioni
Liam ha 16 anni, un padre nei Conservatori e molti più soldi in tasca di quanti lui e Matt possano spenderne sabato sera. Ashley McKenzie invece è la figlia perfetta della famiglia perfetta e sogna soltanto la nuova baguette di Fendi. Esteban Robledo Ramos mastica poco l'inglese, sua madre è l'ennesima cameriera di casa McKenzie e sente forte la mancanza del padre. Cos'avranno mai in comune con l'occhialuta Charleen, e la tanto chiacchierata SaSh dal passato ambiguo? La quarta B e molti più problemi di quanto appaia.
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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st mary 5





St Mary's College


capitolo 5



Get this party started







Gli ultimi giorni d'estate Ashley li aveva passati con la piccola Melanie.

Anche se quando pasticciava coi suoi rossetti sui muri di casa l'avrebbe volentieri strozzata, la primogenita dei McKenzie adorava sua sorella e voleva approfittare di quegli ultimi giorni a casa per viziarla un po'. L'aveva quindi portata al mare e a giocare da un'amichetta dell'asilo, e si era persino sorbita due interminabili ore di cartone animato al cinema.

Susie era sparita dalla circolazione poiché i genitori l'avevano trascinata alla villa al lago, e non aveva nemmeno fatto in tempo a sentirne la mancanza che l'amica le aveva già inviato almeno tre email per informarla dei risultati del suo appuntamento galante.

Esteban aveva invitato Sue, Ashley e persino la piccola Mel a prendere un gelato, ed era divertentissimo scoprire che preferiva cocco e stracciatella, almeno quanto l'allegra costatazione che Susanne, troppo concentrata sui propri deliri e paturnie amorose, si era dimenticata addirittura il “come stai?” di rito, compensando con venti pagine su quanto Esteban fosse stato gentile e di come i suoi addominali trasparissero da sotto la maglietta.


Chissà come l'aveva presa lui quando invece di ritrovarsi tre ragazze davanti se ne era presentata una sola …


Probabilmente la Strega aveva tralasciato di raccontargli, tra un tentativo di seduzione e l'altro, che avesse addirittura fatto piangere Mel quando aveva loro gentilmente intimato di restarsene a casa!

Anche la sua sorellina infatti era caduta vittima del fascino di Esteban, che la chiamava “mia piccola Lady” e non la trattava come una mocciosetta di cinque anni, e quando Susie aveva provato a convincerla ad accontentarsi di un gelato confezionato - direttamente prelevato dal freezer di casa loro - al posto di quello artigianale del centro, dove avevano gli smarties le coppette con topolino, Mel era scoppiata in lacrime. Ovviamente Susie non si era lasciata commuovere e all'appuntamento era andata da sola, mentre Ashley aveva il suo bel da fare coi peluches di Winnie-pooh.


Forse Esteban era stato contento di quella romantica trovata, pensò acida: avrebbe speso meno comprando un gelato solo...ma probabilmente ci aveva messo poco a ricredersi appena scoperte le abitudini fagocitarie di Susanne, augurandosi che si fosse presentata lei al suo posto...Ashley il gelato non lo avrebbe mangiato proprio!!!


Si alzò dal divano, dove aveva passato le ultime due ore, e spense la TV, proprio mentre Blair sorprendeva Chuck a letto con Rebecca. Quel pomeriggio nemmeno la milionesima replica della sua serie preferita riusciva ad interessarle...

Marciò dritta filata in camera di Melanie per proporle una visitina da “Armani under 10”.


Forse lo shopping non rendeva felici, ma di sicuro sortiva un effetto calmante sui suoi nervi.




***





Esteban saliva i gradini a due a due, canticchiando fra sé un vecchio successo tirato fuori da chissà dove. Era insolitamente allegro per qualcuno coercitivamente spedito a fare la spesa - giusto per sottolineare che nemmeno in vacanza il lusso di poltrire, così come come ogni altro possibile e superfluo lusso, gli fosse concesso - e trascinava due sporte rigonfie.


Susie era simpatica, ma iniziava a sospettare che quello che volesse da lui non fosse esattamente amicizia. Doveva stare attento a non darle false speranze, visto che non era interessato...


Pensava distrattamente a lei, ad Ashley, alla nuova scuola e anche ad un migliaio di altre cose... tranne a quel che stava facendo e dovette armeggiare a lungo con la serratura prima di beccare la chiave giusta nel mazzo.


Era felice Esteban, felice come non ricordava di essere da lungo tempo. Finalmente le cose iniziavano a girare nel verso giusto.


Entrò in casa e ad accoglierlo trovò solo una lettera sul tavolo, molto diversa da quella elegante e filigranata di qualche giorno prima.

Lasciò cadere le buste del supermercato a terra e l'afferrò con mani tremanti ma decise; fissò a lungo il mittente, con lo sguardo vacuo e gli occhi spenti.

Poi, senza neppure aprirla, la stracciò in mille pezzi e lasciò un cimitero di resti di carta sulla tovaglia, a monito di tutto il suo rancore e il suo disprezzo.




***




Com'erano arrivati a parlare d'amore?

Ricordava per sommi capi di avergli raccontato qualcosa sui libri che aveva amato di più e che lui aveva fatto altrettanto, rivelando quanto fossero discordati le loro opinioni persino in materia di classici e letture, poi Liam aveva detto che amava molto il basket e che faceva parte della squadra della sua scuola, mentre lei aveva cincischiato qualcosa sulla sua sviscerata passione per la matematica e la scienza, facendolo scoppiare a ridere per tutto il genuino entusiasmo che ci aveva messo nello spiegargli il paradosso dei gemelli di Einstein. Lei invece lo aveva preso in giro quando il ragazzo aveva confessato che da piccolo piangeva davanti a Pinocchio e poi si erano messi a parlare dei rispettivi compagni di classe e lui aveva fatto una battutina - assai poco gentile ma sincera - sui tartagliamenti di Alice, la figlia della prof. di storia, e Charleen aveva ammesso di aver avuto una cotta stratosferica per un bambino balbuziente ai tempi della seconda elementare.

Adesso si stavano addentrando nella palude infida e limacciosa delle relazioni amorose.


-Qualche storia, ma mai niente di serio. Non sono molto fortunato...- ironizzò Liam senza scendere nei dettagli.

Anche se era evidente che si aspettasse un commento da parte di Mary ed un accenno alle sue relazioni passate o presenti per ricambiarlo della confidenza, Charleen si limitò ad un sintetico -Non sono fidanzata -.

Del resto era la pura verità e lei a quella conversazione non aveva davvero nulla da aggiungere: la fama di SaSh bastava da sola ad allontanare dalla sua vita qualsiasi accenno di romanticismo o una qualsiasi altra forma di relazione con esponenti dell'altro sesso che andasse oltre un'amicizia superficiale.


A volte Charleen era addirittura arrivata a pensare che per certi versi, la tanto criticata moralità di SaSh le avesse fatto un favore: se non altro poteva attribuire a quella la totale mancanza di attenzioni maschili, scacciando via i fantasmi spiacevoli del dubbio di non essere lei abbastanza. Abbastanza attraente, abbastanza bella, abbastanza simpatica.


Un assordante silenzio piombò su di loro, mentre le orecchie di entrambi assorbivano le sue ultime parole, sospese nel silenzio profanato solo dal sibilo delle bombolette spray.

Stavano scrivendo “happy birthday” su un vecchio lenzuolo, dove Charleen aveva disegnato una torta con 20 candeline: il giorno dopo sarebbe stato sabato 13 Settembre e alla mensa si preparavano da settimane ad una festa in grande stile per il compleanno del centro. Louise non stava più nella pelle ed aveva addirittura attrezzato un letto in una delle stanze del piano di sopra (che di solito fungevano da ripostiglio) visto che ormai praticamente dormiva nella mensa per tutto il lavoro che c'era da fare fra bibite, rinfresco e grandi pulizie.


I volontari erano indaffaratissimi e alcuni dei clochards si erano offerti per dare una mano. Elias avrebbe suonato qualcosa per rallegrare la serata mentre Ronnie aveva fatto i calcoli delle spese e dato qualche dritta su come risparmiare -vista la sua esperienza in materia- sulle bevande alcoliche, opportunamente annacquate da due zelantissime cuoche del servizio civile. Alì, il venditore ambulante, di alcol non capiva nulla e non poteva berne, ma in compenso aveva preparato delle specialità del suo paese da servire al rinfresco. Charleen e Liam ne avevano trafugato di straforo una parte, ma dopo aver assaggiato un paio di involtini colorati erano piuttosto scettici che quel miscuglio di cacao e paprica fosse commestibile. Anche il ragazzo alla fine si era fatto trascinare da quel clima di festa e dall'euforia dilagante, specie osservando i sorrisi che Mary regalava a destra e a manca, e aveva portato metà della sua collezione di cd. Antony, uno dei volontari più anziani, si era proposto come DJ, ma visto che aveva almeno 70 anni, Liam e Charleen gli avevano dato qualche dritta per non ritrovarsi a ballare il tuca tuca per tutta la serata e lui aveva promesso, prendendoli in giro, che dopo l'alligalli e il ballo del qua qua, ci sarebbe stato posto anche per Pink Floyd, Ramones e Led Zeppelin, visto che dopo il liscio sarebbero stati tutti KO e troppo stanchi per ballare ancora.

Qualcuno aveva portato dei dolci fatti in casa, qualcun'altro aveva regalato succhi di frutta, bicchieri e piattini di plastica e qualcun'altro ancora aveva portato una bombola di elio per gonfiare i palloncini e un paio di volontari facevano gli stupidi respirandolo e divertendosi a parlare con la voce da paperino.


Charleen li guardò scuotendo la testa. A volte gli adulti erano dei tali bambini...


-Hey lagazzi – li chiamò la vocetta acuta di Hiroko, che veniva dal Giappone e non era mai riuscita a pronunciare la “r” -Potete appendele voi lo stliscione fuoli? Va messo fla i pali dei due lampioni.-.


I due annuirono, felici di avere una scusa per smettere di starsene in quel silenzio imbarazzato.

Charleen arrotolò il lenzuolo controllando che la vernice fosse asciutta, e Liam prese del cordino ammucchiato in un angolo.




***



Era ufficiale: Susanne Donnely odiava la villa sul lago. L'estate si moriva di caldo e pullulava di zanzare!


Susanne era l'unica figlia dei proprietari di una catena di pasticcerie con alle spalle secoli di tradizione dolciaria, ma in quel momento avrebbe dato metà del patrimonio di famiglia per una granita o un semplicissimo ghiacciolo al limone....o per un briciolo del fascino di Ashley McKenzie.


Lei ed Ashley erano amiche dalla terza elementare, anche se la bellissima McKenzie era un po' troppo rigida e formale, tenacemente abbarbicata sulle proprie posizioni e anche un pelino prepotente. Ma era comunque una bella persona ed un'ottima amica, e per questo Susie le era davvero affezionata.

A otto anni era stato semplice andare d'accordo, ma con il tempo essere “l'amica grassottella ed insignificante” di Ashley McKenzie, iniziava a diventare un peso: viveva costantemente nella sua ombra e brillare di luce riflessa non le bastava più.

La sua migliore amica era una delle ragazze più belle e popolari della scuola, corteggiata da tutti ed invidiata dalle allieve più grandi, una ballerina classica eccellente e collezionava il massimo dei voti in letteratura e storia.

Come se tanta sfacciata bellezza e perfezione non fossero stati abbastanza irritanti per chi ne era pressoché privo, quello che a Susie faceva davvero rabbia era il pensare, alle volte, di essere un'amica davvero troppo comoda per “Sua Maestà Ashley”.

Sua Signoria infatti pretendeva di controllarle la vita, di scegliere al suo posto cosa fare, cosa dire, i vestiti, la musica, quale ragazzo frequentare e quante calorie potesse permettersi in un giorno, e lei le aveva sempre permesso di farlo, senza protestare.

Le voleva bene, davvero, e sapeva che Ashley lo faceva per il suo bene - qualunque cosa intendesse con questa parola - ma a volte era esasperante!

Con la storia di Esteban poi si stava raggiungendo il limite: per qualche strano e miracoloso motivo quel ragazzo, contrariamente al resto dell'universo maschile, non sembrava interessato alla sua amica, ma Sua Altezza Reale aveva decretato che Esteban non le piaceva e cercava di metterle i bastoni fra le ruote in tutti i modi possibili.

Aveva forse paura che qualcuno potesse trovarla attraente e preferirla alla sua amica prepotente e dispotica?

Questa volta Susie era determinata. Voleva Esteban e se lo sarebbe preso.




***



- “Ragazzi potete appendere voi lo stliscione”?!?!- Liam scimmiottò Hiroko con la voce in falsetto -La fa facile lei- brontolò accigliandosi. Si passò una mano sulla fronte madida di sudore e gettò un'occhiata a Mary che teneva il lenzuolo fra le braccia.


I pali dei lampioni all'ingresso erano lisci e senza sporgenze; non c'era verso di tenere su lo striscione ed era da più di mezz'ora che s'ingegnavano cercando di trovare un modo per farlo stare fermo e possibilmente anche dritto.

Charleen ricambiò a sua volta l'occhiata, forse con una punta di fastidio per quel modo sprezzante di prendere in giro le persone, ma decise inconsapevolmente di ignorare la sua coscienza e tornò a fissare i due pali.

Erano levigati e sottili e anche se avessero fissato le corde al meglio, con tutta probabilità il giorno seguente avrebbero trovato un mucchietto di stoffa a terra, visto che il peso dello striscione trascinava giù i loro nodi. I due lampioni però avevano in alto una specie di sporgenza, una sorta di sportellino che probabilmente serviva ai tecnici per la manutenzione. Se avessero fissato le corde in quel punto, probabilmente avrebbero retto più a lungo.

Il problema era che al momento non avevano una scala a disposizione.


Forse Charleen avrebbe potuto chiedere a SaSh di procurargliene una o tornare a casa a prenderla, ma non voleva assolutamente correre il rischio che Liam e sua madre si conoscessero, per questo si limitò a puntare il dito verso la sporgenza e ad indicarla a Liam.

Il ragazzo valutò se in piedi su una sedia avrebbe potuto arrivarci, ma gli mancavano almeno una decina di centimetri.

- Dovresti salirmi sulle spalle e legarlo tu - disse a Mary, mentre appoggiava una sedia contro la base del palo.


- Potei cadere e farmi parecchio male - chiosò Charleen non proprio entusiasta all'idea di salire sulla schiena di qualcuno in equilibrio precario su una sedia, ma gli si avvicinò comunque fiduciosa con un angolo del lenzuolo stretto fra le dita.

Liam si accovacciò a terra lasciando che la ragazza appoggiasse le mani sulle sue spalle e poi gli passasse le gambe attorno al collo, poi le appoggiò le mani sulle cosce perché non cadesse mentre si tirava in piedi. Quel giorno Mary aveva messo dei pantaloni al ginocchio per lavorare comoda e Liam le sfiorò con le dita la pelle calda e morbida delle gambe.

Forse lui era abituato ad una vicinanza simile con una ragazza, ma Charleen, che al massimo era arrivata a sedersi accanto ad un compagno di banco, sentì che le sue mani le bruciavano sulla carne delicata e si sentì avvampare. Era una vera fortuna che in quella posizione lui non potesse vederla in faccia.

Ma anche il ragazzo sotto di lei non era a suo agio, e avvertì distintamente il suo irrigidirsi al contatto.

Liam la tenne sulle spalle per diversi minuti mentre la ragazza sistemava con mani insolitamente maldestre il lenzuolo e lo fissava prima su un lampione e poi su un altro. Quando finalmente Mary scese e si allontanò di qualche passo, Liam ringraziò mentalmente tutti i santi del calendario, e anche qualcuno di sua invenzione.

Finalmente quel supplizio era finito: non si era mai sentito tanto a disagio ed imbarazzato in tutta la sua vita.




***




Ahmed Hossain si fissò nello specchio. Era un ragazzo nerboruto e nient'affatto bello.

I primini dicevano che era un prepotente, ma nessuno aveva mai trovato abbastanza coraggio per dirglielo in faccia e dall'alto del suo metro e novanta, bastava che li guardasse male per farli fuggire a gambe levate.

Le ragazze non lo veneravano come facevano con Matt e Liam, ma un paio di ragazzine degli anni inferiori erano state ben contente delle avances di un Hossain, una famiglia molto in vista nella city.


Anche se molti continuavano ad additare suo padre e i suoi modi grezzi come quelli di un parvenu e ad escluderlo dai salotti dell'élite cittadina, quegli stessi spocchiosi aristocratici erano i primi a rivolgersi a lui e al suo denaro con lusinghe e salamelecchi non appena i loro affari lo richiedevano.

Quando Monsur a soli 19 anni era emigrato dal Bangladesh, fra le recriminazioni del padre e le lacrime delle sue 4 mogli, in tasca aveva appena qualche taka e il passaporto.

Appena trasferitosi aveva fatto il lavapiatti e il cameriere, poi il cuoco e un po' di tempo dopo aveva aperto un chioschetto di kebab. In breve tempo, e con gli agganci giusti, aveva raccolto abbastanza denaro per aprire un locale in centro e farne un ristorante etnico da gambero rosso. Le cose gli erano andate sempre meglio e grazie alla sua scaltrezza, al fiuto per gli affari e, perché no, grazie anche ad una certa mancanza di scrupoli, si era ritrovato con un piccolo impero fra le mani ed una moglie bengalese come sarebbe tanto piaciuta ai suoi.


Il nonno di Ahmed invece viveva ancora in una baracca e non aveva voluto accettare nemmeno un centesimo dal figlio. Non era mai stato a trovarli, troppo spaventato dalla prospettiva che la corruzione dell'Occidente avrebbe potuto contagiarlo, e probabilmente era meglio per tutti che non sospettasse mai che suo nipote non avesse mai aperto il Corano.


-Quindi è ancora in vacanza coi suoi?- chiese con finta noncuranza. -No no, Matt: ero solo curioso di sapere che fine avesse fatto, visto che non risponde al cellulare... - non che tu invece ti sia reso esattamente rintracciabile, aggiunse mentalmente. -Ok, dai... ci sentiamo poi per i dettagli, comunque la maggior parte della spesa è fatta. Ti richiamo, ciao.- salutò buttando buttando giù il telefono.


Matt mi ha mentito, pensò tristemente. Suo padre gli aveva detto di aver incontrato l'assessore Pittwighs e signora proprio quella mattina...quindi di certo Liam non poteva essere in vacanza con loro.

Lo irritava a morte che quei due, nonostante gli anni di amicizia continuassero ad escluderlo.





Capitolo un po' di passaggio...nel prossimo ne vedremo delle belle.

Il titolo è una canzone di Pink.


  1. i nomi dei personaggi del telefilm sono messi a caso, ma ovviamente c'è un richiamo a “Gossip Girl” (però non avendolo mai visto ho inventato di sana pianta la trama!!! E anche Rebecca...non credo ce ne sia una...).

  2. La taka è la moneta del Bangladesh.


   
 
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