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Autore: _hurricane    28/06/2011    11 recensioni
C’era una volta un giovane fanciullo dalla pelle chiara, così chiara che tutti lo chiamavano Porcellana. La sua matrigna, la regina Sue Sylvester, lo costringeva a vestirsi di stracci e lavare i pavimenti del suo palazzo. Porcellana aveva un grande sogno: incontrare un bellissimo principe che lo avrebbe salvato per portarlo al suo castello e sposarlo, proprio come nelle favole che leggeva da piccolo. Ma si sa, i sogni non sempre si avverano: certe volte, la vita è anche meglio.
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“No, non devi scusarti,” – disse Porcellana, tirando su con il naso, - “io voglio farlo. Voglio che tu sappia tutto di me, Blaine. Tu…”. Alzò il viso e lo guardò. Ormai doveva dirlo. “Tu sei il mio principe” concluse, arrossendo lievemente.
“Il tuo principe?” chiese l’altro, incuriosito ma in fondo vagamente affascinato dal modo in cui suonava quella frase.
“Sì, proprio come quelli dei libri. Lo so che io non sono una principessa, però… ho sempre aspettato. E alla fine sei arrivato. Non ti sei nemmeno preoccupato del fatto che fossi soltanto un servo, mi hai salvato e basta, come nelle favole. Tu sei il mio principe, Blaine”.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Blaine Anderson, Kurt Hummel, Sue Sylvester
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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VI – Once upon a time, gift

 

Quella notte, Porcellana dormì meravigliosamente. Lontano dal posto che un tempo chiamava “casa”, ma che ormai non lo era più, si sentì rilassato per la prima volta dopo anni. Inoltre, pensare che il principe avesse più volte dormito in quello stesso letto lo rendeva quasi euforico. Per tutto il tempo si strinse nelle spesse coperte azzurrine, sperando di sentire un accenno del profumo di Blaine. Lo immaginò dormire nella stessa posizione in cui era in quel momento, il petto che si alzava e abbassava al ritmo di respiri regolari e i capelli ricci adagiati su quello stesso cuscino. E si addormentò, sperando di sognare il suo principe che per la prima volta aveva un volto preciso. Non era più un sogno irrealizzabile, un eroe dalle fattezze indefinite uscito da una pagina dei suoi libri… Blaine era reale. Per quanto gli potesse sembrare assurdo, era proprio così.

La luce del sole invernale filtrò dalla finestra, proiettandosi esattamente sulle sue palpebre chiuse. Porcellana si stropicciò gli occhi, infastidito, ma si disse che quella giornata sarebbe stata forse più bella della precedente e che quindi era meglio farla iniziare il prima possibile. Si stiracchiò e uscì da sotto le coperte, per poi percorrere a piedi nudi il pavimento di legno scricchiolante. I Dwarflers – ormai era certo che non sarebbe riuscito a chiamarli diversamente – dormivano ancora, i berretti perfettamente allineati appesi ai bordi dei letti. Decise di approfittarne per preparare la colazione a tutti e magari dare una sistemata a quel terribile disastro.

Raggiunse la cucina e aprì le persiane, lasciando che la luce la invadesse. Gli uccellini, noncuranti del freddo di novembre, cantavano felici da tutte le direzioni, e addirittura due di loro si arrischiarono ad appollaiarsi sul davanzale della finestra appena aperta. Porcellana li guardò estasiato, cercando di fare piccoli movimenti per non spaventarli. Arretrò dal davanzale e si diresse ai vari cassetti e sportelli, cercando delle tazze che fossero pulite, ma niente. Evidentemente, i Dwarflers lavavano le cose sul momento per poi riutilizzarle. Ciò significava che le lasciavano sporche per giorni interi.

Porcellana rabbrividì: se davvero doveva vivere lì, le cose sarebbero cambiate, senza ombra di dubbio. Si arrotolò le maniche della sua tunica malamente rattoppata e alzò la manopola del lavandino, che prendeva l’acqua dal mulino che aveva visto accanto alla casetta. Almeno erano bravi con i lavori manuali, pensò mentre lavava ogni singolo piatto, tazza o forchetta. Non gli pesò più di tanto, in realtà: non era come pulire i pavimenti del castello. Non si sentiva per niente obbligato, e soprattutto non doveva guardarsi intorno, terrorizzato all’idea che qualcuno lo rimproverasse per il suo canto. Sorrise tra sé e sé, rilassato, e iniziò ad intonare:

“A chair is still a chair

even when there’s no one sitting there,

but a chair is not a house

and a house is not a home

when there’s no one there

to hold you tight,

and no one there

you can kiss goodnight…” 

Passi lenti ma pesanti nella stanza accanto lo interruppero. Alzò lo sguardo dal lavandino: Jeff, gli occhi ancora mezzi chiusi, aveva fatto capolino in cucina e sembrava cercare qualcosa.

“Buongiorno!” disse allora Porcellana con entusiasmo, nonostante gli dispiacesse di non poter preparare la colazione senza che gli altri se ne accorgessero. Ma Jeff lo ignorò palesemente. Continuava a girarsi a destra e poi a sinistra, le braccia penzoloni lungo i fianchi.

“Ehi, tutto ben-“ – “Cappello” biascicò Jeff, interrompendolo.

“Come?!”

“…mmmh… Cappello” ripetè il ragazzo tra un mugugno e l’altro. Senza dire altro si voltò e filò dritto in camera da letto. Porcellana rimase in ascolto, e quando non sentì più dei passi, si rese conto di aver appena assistito ad un caso di sonnambulismo. Di mattina, per giunta. Rise divertito, cercando di moderare il tono per non svegliare nessuno.

Finì di lavare tutto, dopo di che si occupò del tavolo: lo spolverò, recuperò da un cassetto una tovaglia a quadretti bianchi e rossi e gliela mise sopra; poi dispose otto tazze e otto cucchiai in modo perfettamente ordinato. Si mise le mani ai fianchi sorridendo soddisfatto: gli sembrò di essere una madre e casalinga premurosa. Dopo un’attenta ricerca, trovò delle grandi bottiglie di vetro contenenti del latte fresco. Lo riscaldò in un pentolino sopra il piccolo focolare del caminetto, che riuscì ad accendere con straordinaria facilità, e poi lo versò nelle varie tazze.

Finalmente i Dwarflers fecero il loro ingresso in cucina, rigorosamente in fila. Porcellana stava seduto al suo posto con aria soddisfatta, impaziente di sapere cosa avrebbero detto dell’ordine che ora regnava sovrano nella stanza: tutto sembrava brillare, persino il legno. I ragazzi salutarono assonnati e si sedettero intorno al tavolo, come se niente fosse. Nessuno sembrò domandarsi, tanto per cominciare, chi avesse preparato la colazione. Porcellana li guardò uno ad uno leggermente sconcertato: possibile che non si fossero accorti di niente?

“Ehm ehm” disse portandosi il pugno alle labbra, per schiarirsi la voce. I più pimpanti alzarono lo sguardo verso di lui con aria curiosa, quelli ancora mezzi addormentati continuarono a sorseggiare latte caldo con indifferenza.

“Vi piace il latte?” continuò alzando un sopracciglio e incrociando le braccia.

“Oh... Ooooh!” disse Thad sobbalzando sulla sedia, come se avesse scoperto qualcosa di sconvolgente. Sorrise e tornò a bere, tranquillo. David fu l’unico a capire dove volesse arrivare, così disse: “Scusaci Porcellana, ma di prima mattina siamo un po’… assenti. Grazie per il latte”.

Porcellana gli sorrise con gratitudine, anche se avrebbe preferito un ringraziamento più sentito. Si strinse nelle spalle e sorseggiò anche lui il latte, prima che si raffreddasse.

Il suono di zoccoli di un cavallo in avvicinamento lo fece saltare sulla sedia. Bevve tutto d’un sorso il latte rimasto, si alzò e fece il giro del tavolo per uscire dalla stanza. Jeff alzò un dito e rimase con la bocca aperta, nel tentativo di avvertire Porcellana dei lunghi baffi bianchi di schiuma che gli erano rimasti tra la punta del naso e il labbro superiore. Ma il ragazzo dalla pelle candida era già sul prato.

“Buongiorno Blaine!” gridò saltellando con le mani giunte, vedendolo spuntare tra le fronde. Il principe alzò una mano per ricambiare il saluto, e sorrise allegro. Una volta raggiunto il solito albero scese da cavallo e lo legò. Porcellana notò che portava una tracolla di pelle scura: stava per chiedergli qualcosa al riguardo, quando il principe scoppiò in una sonora risata.

“Cosa c’è?!” chiese allarmato. Blaine si avvicinò ancora di più e senza dire nulla poggiò il pollice proprio sopra le sue labbra, lavando via la striscia di schiuma bianca. Porcellana si ritrasse, imbarazzatissimo. Il principe continuò a ridere per un po’, vedendolo così rosso ed impacciato.

“Cos’hai lì?” chiese Kurt dopo un pò indicando la borsa di Blaine, più per il desiderio di cambiare argomento che per la curiosità. Il ragazzo la aprì e ne uscì degli indumenti di colore verde scuro con inserti dorati, insieme a due stivali molto simili ai suoi. Porcellana inclinò la testa, sospettoso.

“Sono per te!” disse Blaine porgendoglieli. Porcellana arrossì… di nuovo.

“Ma… non dovevi” disse mentre dispiegava la tunica da paggetto, abbinata a dei calzoncini bianchi.

“C’era anche il cappello con la piuma, ma ho pensato fosse eccessivo” continuò il principe. Porcellana si trattenne dal rispondere: Blaine sarebbe rimasto sorpreso di sapere che da piccolo aveva un guardaroba da far invidia ad una principessa, e soprattutto che le piume la facevano da padrone.

“Ma dove l’hai presa?” chiese poggiandosela addosso, per vedere se andava bene.

“I miei paggi ne hanno una diversa per ogni giorno… non succederà nulla se qualcuna di tanto in tanto sparirà” rispose Blaine con aria innocente.

“Come sarebbe sparirà?”

“Beh, tu dovrai pur cambiarti no?”

“Oh… già” rispose Porcellana. Si rese conto che il principe non gli aveva mai chiesto perché fosse vestito così male… forse per non essere indiscreto, o forse perché non gli interessava affatto. In effetti, se gli fossero interessate cose del genere non sarebbe stato il suo principe.

“Grazie Blaine” concluse, sottintendendo molte più cose: grazie per aver interrotto il mio canto, grazie per aver duettato con me, grazie per avermi quasi baciato (un po’ meno per non averlo fatto!), grazie per avermi salvato la vita, grazie per avermi fatto cavalcare con te e grazie per avermi regalato un vestito, dopo anni e anni in cui nessuno lo ha mai fatto.

“Figurati, non è niente” rispose Blaine sorridendo. “Cosa aspetti? Indossalo!”

Porcellana non se lo fece ripetere due volte: corse in casa e dopo più o meno un quarto d’ora uscì nuovamente.

“Ti sta benissimo” disse Blaine in tono sicuro, senza la minima esitazione. E Porcellana ovviamente arrossì, come da copione.

“Tu dici?” - disse facendo una piccola giravolta, cercando di mostrare disinvoltura, - “Forse non mi si addice molto”.

“Sei per-… cioè, è perfetto” rispose l’altro, mostrando finalmente esitazione ed imbarazzo, come un normale essere umano. A Porcellana piaceva ancora di più, quando era così “non-principesco”. Era adorabile. Gli sorrise radioso, lisciandosi addosso la nuova tunica per farla aderire di più ai fianchi stretti.

“Allora, cosa ti va di fare?” chiese poi.

Blaine sorrise con aria compiaciuta, per poi rispondere euforico: “Che domande! Ma cantare, ovviamente!”

 

 

* * *

 

 

Note di _hurricane:

- volevo condividere con voi un video realizzato da una lettrice, Dorica. E' una specie di trailer alla mia storia, e non credo di poter trovare un modo adeguato di ringraziarla se non quello di farlo vedere a tutti voi! Questo è il link: http://www.youtube.com/watch?v=np4SBIGxWoM

- oggi ho iniziato a pubblicare una raccolta di drabble Klaine ispirate alla canzone "Teenage Dream"; conto di pubblicarne una nuova insieme ad ogni nuovo capitolo di questa long e di mettere il link sotto il capitolo... spero vi piacciano! Questo è il link della prima drabble, "You think I'm pretty without any make-up on": http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=747593

Come sempre, un grande grazie e un bacio a tutti voi!

 


   
 
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