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Autore: Hi Ban    28/06/2011    3 recensioni
Lo contemplò per un attimo, come se lo vedesse per la prima volta, dopodiché prese una sedia e, nonostante fosse più grande di lei, l’avvicinò senza fare rumore al cassettone. Vi salì sopra e finalmente poté arrivare all’altezza giusta per potersi riflettere nel tanto amato specchio.
A ricambiare il suo sguardo vi era una bambina di quasi sei anni, i capelli biondi lunghi e ben pettinati raccolti in due codini, gli occhi animati da una curiosità tutta infantile.
Lo stesso sorriso spontaneo di Caroline – le erano caduti i due denti davanti giusto qualche giorno prima, voleva dire che stava crescendo, che stava diventando grande – si rifletté davanti a sé.
«Specchio specchio delle mie…» come continuava poi?
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Caroline Forbes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Specchio specchio delle mie brame



#Limpido passato


Caroline sentiva la voce dei suoi genitori intensificarsi sempre di più, mentre l’ennesima lite li portava a scontrarsi tra di loro. La bambina proprio non capiva perché litigassero e quando glielo chiedeva, la mamma le carezzava i capelli con un’espressione triste, mentre il papà le diceva di non preoccuparsi, poi usciva. La casa si svuotava e lei rimaneva da sola.
Anche quel giorno sarebbe stato così, ma Caroline non voleva sentirli dire quelle brutte cose l’un l’altro, perciò in punta di piedi chiuse la porta della sua stanza e ci si rintanò dentro con la sola compagnia del silenzio.
Non li sentiva, ora. Era come se non stessero litigando, perciò andava bene.
A passo svelto poi si diresse verso la grande cassettiera su cui troneggiava un enorme specchio: le era sempre piaciuto, l’aveva da subito colpita e stregata con la sua superficie riflettente un po’ ovale e la cornice di legno intarsiata.
Lo contemplò per un attimo, come se lo vedesse per la prima volta, dopodiché prese una sedia e, nonostante fosse più grande di lei, l’avvicinò senza fare rumore al cassettone. Vi salì sopra e finalmente poté arrivare all’altezza giusta per potersi riflettere nel tanto amato specchio.
A ricambiare il suo sguardo vi era una bambina di quasi sei anni, i capelli biondi lunghi e ben pettinati raccolti in due codini, gli occhi animati da una curiosità tutta infantile.
Lo stesso sorriso spontaneo di Caroline – le erano caduti i due denti davanti giusto qualche giorno prima, voleva dire che stava crescendo, che stava diventando grande – si rifletté davanti a sé.
«Specchio specchio delle mie…» come continuava poi?
Ricordava che nel cartone la strega lo diceva allo specchio, ma non le veniva in mente la parola. Inclinò la testa di lato, continuando a guardare il suo riflesso, il sorriso sostituito da un’espressione corrucciata: non le veniva proprio in mente, ma lei voleva dire quella frase.
Oh. Doveva essere ‘brame’. Sì, era quella la parola. Nuovamente, il sorriso tornò a fare capolino sulle sue labbra. Ora anche la Caroline nello specchio rideva.
«Specchio specchio delle mie brame, chi è la più bella del reame?» a quella domanda seguì il silenzio, rotto solo dal rumore di una porta che sbatteva.
Papà usciva.
Il sorriso della bella Caroline si incrinò un po’.
«Specchio specchio delle mie brame, chi è la più bella del reame?»
Rumore di passi che salgono le scale.
Mamma stava salendo.
Caroline voleva una risposta.
Alzò un braccio, l’altro lo teneva appoggiato al ripiano di legno. Lo distese davanti a sé, fino a far toccare il dito con la superficie fredda dello specchio. La punta del suo indice combaciò perfettamente con quella del suo riflesso.
«Sei tu, Caroline Forbes!» sentenziò con un tono solenne e rise, felice che la risposta fosse quella.
Era lei la più bella del reame. Continuò a sorridere e poggiò completamente la mano sulla fredda specchiera; quando la tolse rimase l’impronta.
Sussultò quando la madre bussò alla porta ed entrò subito dopo; si voltò, trovando due occhi gonfi e tristi ad osservarla.
Ora la mamma andava in centrale, aveva da fare con il lavoro.
«Caroline, io devo andare un attimo alla centrale, c’è bisogno di me, torno subito però. Credi di poter stare per mezz’ora da sola?»
«Sì, mamma» mormorò annuendo «io sono grande!» aggiunse con un sorriso.
Sua madre strinse le labbra e tentò di accennare ad un sorriso, ma la tristezza nei suoi occhi era superiore a tutto. Attese un attimo alla porta e poi uscì, scappando da quella casa in cui era rimasta solo Caroline.
«E poi sono la più bella del reame» disse, voltandosi di nuovo verso lo specchio e ritornando nel suo regno, dove era al sicuro.


#Nuvoloso presente


Nella scuola si diceva che il miglior amico di Caroline Forbes fosse lo specchio.
Non che fosse il più lampante esempio di vanità dell’istituto, ma lei si fidava solo dell’immagine e del giudizio che le poteva dare uno specchio o una qualsiasi superficie riflettente.
Era una bella ragazza, Caroline, lo era davvero. Capelli biondi, occhi sicuri, una personalità decisa e dominante. E lei sapeva di esserlo, glielo diceva quello stesso specchio che si trovava, dopo quasi undici anni, ancora nella sua stanza, allo stesso posto.
Ora non aveva più bisogno della sedia per poter vedere la sua immagine riflessa.
«Sì, te lo assicuro, sarà la festa più bella che la scuola abbia mai ospitato!» esclamò entusiasta all’amica, con cui stava parlando per telefono.
La ragazza dall’altro capo del telefono disse qualcosa e Caroline rise di gusto.
Sapeva che la festa sarebbe andata bene, l’aveva organizzata lei nei minimi dettagli e non poteva andare diversamente.
«Ti sei occupata della musica come ti avevo detto, vero?» domandò elettrizzata all’amica.
Esitazione. Tentennamenti. Nota dolente.
Ricevette una risposta che non l’aggradò particolarmente: l’espressione compiaciuta e felice venne sostituita da una corrucciata. Non poteva permettere che ci fosse qualcosa che non andava, doveva risolverlo subito.
«Ok, ok, me ne occupo io, tu da’ una mano alle altre» lei aveva sempre tutto sotto controllo.
Si voltò con uno scatto fulmineo, infastidita, quando sentì bussare alla porta della sua camera. Sua madre. Non attese nemmeno che dicesse avanti – faceva così da quando era piccola, cosa bussava a fare? – ed entrò rimanendo però sulla soglia.
Caroline fece un gesto eloquente indicando il cellulare, che era da intendere come un ‘non infastidirmi ora, sono impegnata’, ma Liz Forbes accennò solo ad un sorriso di scuse.
«Aspetta un attimo» borbottò Caroline perentoria, mettendo a tacere la voce frenetica della ragazza che stava tentando di discolparsi per ciò che era accaduto.
«Caroline, io devo andare in centrale, tu–»
«Sì, mamma, non credo che mi rapiranno gli alieni mentre tu sei via» e così dicendo mimò con la mano libera possibili astronavi che la venivano a catturare.
Il tono era uscito più acido di quel che avrebbe voluto, ma probabilmente Liz ci era abituata.
Un sorriso rassegnato increspò le sue labbra e mormorò un ‘va bene’ appena udibile e uscì.
«Già» aggiunse Caroline, la porta ormai richiusa.
Sempre la stessa identica solfa.
«Mia madre. Dicevi?» chiese con un tono che doveva apparire disinvolto e la conversazione riprese.
La ragazza continuava a camminare su e giù per la camera, ormai di pessimo umore. Nemmeno la festa era più qualcosa di attrattivo o fonte di felicità.
Ora non era più Caroline Forbes che organizza la festa scolastica dell’anno, ma Caroline Forbes che vorrebbe cacciare un urlo per tirare fuori da sé quella malsana sensazione di cupezza.
La celere camminata con cui faceva la spola da un lato all’altro della camera rallentò e lei finì con il fermarsi del tutto.
Si bloccò proprio davanti allo specchio, che era stato ed era tutt’ora il suo porto sicuro.
«Ok, ora devo andare, ciao» mormorò distrattamente, chiudendo la telefonata nonostante le proteste dall’altro lato del ricevitore.
Lanciò la cornetta del cordless sul letto e si avvicinò al grande cassettone. Non era cambiata da tanto tempo prima, la cornice di legno era rimasta la stessa, a mutare era stato il soggetto.
Non era più la piccola Caroline che si rifugiava lì a causa dei genitori che discutevano più di quanto una bambina meriterebbe di ascoltare, con i codini e i denti da latte caduti.
Ora era una Caroline cresciuta, con un sorriso brillante e dai modi che trasparivano tutta la sicurezza della ragazza. La sua vita aveva seguito la piega dei suoi sogni, perfetta in ogni suo gesto, degna di essere ancora la regina di quel reame che aveva costruito intorno a sé anni prima.
«Specchio specchio delle mie brame, chi è la più bella del reame?» cantilenò, sorridendo a quella domanda. Non si diede una risposta, ma sapeva esattamente come stavano le cose.
Il suo sorriso si allargò, riflesso prontamente da quello specchio che conosceva Caroline Forbes meglio di se stessa.


#Oscuro futuro


Caroline guardava il suo riflesso allo specchio che le rimandava uno sguardo spento, stanco.
Scrutò più a fondo, cercando anche un piccolo particolare che non era uguale a sempre, che la portasse a credere che era successo per davvero. Eppure non vedeva nessuna differenza nell’aspetto, era la stessa ragazza con i capelli biondi, un bellissimo sorriso che si era specchiata così tante volte in precedenza.
Qualcosa, però, era cambiato. Tutto era mutato e lei a stento se ne accorgeva.
Caroline, tuttavia, sapeva dove cercare quelle diversità che l’avrebbero aiutata ad accettarlo una volta per tutte. Lo specchio rifletteva la parte di lei esterna, quella che tutti potevano vedere e commentare e a cui si era affidata ciecamente per anni. Ora, invece, doveva staccarsi da quell’appoggio, non era più fuori che doveva cercare i cambiamenti, ma dentro.
All’interno di sé, non doveva guardare la Caroline che appariva, quella non sarebbe mai cambiata.
Si sentiva come fremente, un misto di sensazioni che non riusciva a gestire. Una calma apparente che mascherava una voglia quasi selvaggia di muoversi e lasciarsi condurre dalle sue gambe.
La consapevolezza che il luogo in cui sarebbe giunta, se avesse assecondato non la ragione ma l’istinto insano che la pervadeva, era un totale abbandono ai sensi e la conseguente perdita di un controllo già precario la terrificava.
Lasciarsi preda di emozioni contrastanti, nuove, ingestibili, tutto era spaventoso.
Caroline sospirò, continuando a guardare quel riflesso che non diceva più la verità, mentiva, mentiva e mentiva. Non era più quella Caroline, non lo sarebbe stata mai più.
E anche lei avrebbe dovuto iniziare a mentire, perché la sua vita sarebbe dipesa solo da quello. E mai come allora la menzogna le era apparsa come un filo sottile, pronto a spezzarsi alla minima oscillazione.
Diventare un vampiro voleva dire non saper gestire la propria vita in relazione alla propria natura, non avere il controllo di sé, essere un pericolo per gli altri; voleva dire mentire a chi vuoi bene per evitare di ucciderlo con delle verità che forse non poteva accettare.
E voleva anche dire nascondere la verità per non essere abbandonati da chi ami.
Sentì distintamente sua madre avvicinarsi alle scale e salire a passi veloci; se si fosse concentrata a dovere avrebbe anche capito se avesse iniziato con il piede destro o con il sinistro.
Liz bussò ed entrò – ordinaria amministrazione.
Non poté non sussultare lo stesso, spaventata irrazionalmente dalla possibilità che la madre capisse che c’era qualcosa di strano in lei, qualcosa di dannatamente sbagliato.
«Caroline? Su, sbrigati, sei in ritardo!»
Esitò a rispondere.
«Certo, arrivo» e si voltò di nuovo verso la specchiera, da cui vide l’espressione confusa di Liz, che poi uscì scuotendo piano la testa.
Lei non l’avrebbe accettata, mai.
C’era qualcosa di errato in tutto quello, di confuso, non rispecchiava la vita che Caroline si era sempre vista davanti.
Era inutile negare l’evidenza solo perché lo specchio non le faceva vedere cosa era cambiato. Bastava aprire gli occhi per capirlo. E nonostante la comprensione, accettarlo non sarebbe stato altrettanto veloce.
«Specchio specchio delle mie brame… chi è la più bella del reame?» prese la borsa e uscì dalla stanza.
Non tu, Caroline Forbes, non più. Devi passare lo scettro più avanti, la corona scivola dai tuoi capelli dorati e cade per terra, producendo il suono della vuota eternità.
E forse, se avessi guardato meglio in quello specchio, avresti visto che la sostanziale differenza c’era: il tuo reame era vuoto e quella superficie che tanto ti aveva incantato si era incrinata.
Non avrebbe più potuto riflettere quel sorriso che aveva visto maturare e divenire bellissimo; ora c’erano solo tristezza e menzogna.




Non so nemmeno io perché ho scritto su Caroline, essendo un personaggio che non ho mai preso molto in considerazione!xD Eppure l’idea mi è venuto su di lei. Mettere in relazione Caroline e uno specchio è stato un modo per descrivere il suo percorso di crescita: da bambina, quando era semplicemente troppo piccola per comprendere tutto, a diciassettenne e questo periodo, pressappoco, è relativo all’inizio del telefilm, quando non era proprio un esempio di tatto e profondità. Infine l’ultima tappa, l’essere divenuta un vampiro, che ha inciso molto sulla sua personalità.
Per quanto riguarda la faccenda dello specchio nell’ultima parte della storia: solitamente i vampiri, per quanto riguarda la leggenda tradizionale, non si riflettono negli specchi per la faccenda dell’anima. Per quanto riguarda invece The Vampire Diaries mi pare fossero immuni a questa ‘condizione’ e che non fosse stato detto niente. Ho cercato, ma non ho trovato nulla che smentisse o confermasse la mia ipotesi… In caso non fosse così mi scuso, ma metto le mani avanti dicendo che l’ho visto un po’ di tempo fa come telefilm e non ricordo proprio tutto!^^
Detto ciò, spero che vi piaccia!:)
  
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