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Autore: Atelo_Phobia    29/06/2011    2 recensioni
(Si schiarisce la voce arricciando le labbra in perfetto stile Rachel Berry - tanto amore per quella donna -)... Adoro Rachel - in caso non si fosse capito - alla FOLLIA. Lei è la ragione numero uno (e due e tre, almeno fino al dieci) per cui guardo Glee. Tra le altre ricorderei il Brittana [Santana = (unholy) love] e... rullo di tamburi... Quinn Fabray! Ok. Ho passato due anni a mandarla a quel paese non appena compariva sullo schermo, ma poi ho aperto gli occhi: il Brittana non si può toccare perchè è sacro, ma essendo Rachel e Quinn entrambe libere (No, Finn non lo considero. Può fare l'attaccapanni, se gli va)... Perchè non tentare una Faberry?? Anche perchè il nome spacca e io quelle due le adoro insieme...
Ok questa introduzione fa più schifo di tutte le mie altre messe insieme, il che è un bel risultato visto l'orrore considerevole delle altre. Ma oggi mi supero, perciò...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Quinn Fabray, Rachel Berry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Tra Le Mura Di Un Castello











Rachel tamburellava sul tavolo, lanciando di tanto in tanto un’occhiata furtiva al telefono, nella speranza, fino a quel momento vana, che lo schermo si illuminasse.
Lei e Quinn non avrebbero dovuto incontrarsi quel pomeriggio. O meglio, secondo il programma di Rachel avrebbero dovuto, eccome, ma quando quella mattina era andata a cercarla per comunicarglielo, l’aveva trovata che piangeva nel bagno, e si era dimenticata all’improvviso la ragione per cui era andata da lei.
Sbuffò. Chissà per quale motivo era così triste. Non gliel’aveva voluto dire. Non che a lei importasse, dopotutto loro due erano sempre state, e avrebbero continuato ad essere, o almeno credeva, nemiche giurate, ma se l’avesse saputo forse avrebbe potuto aiutarla. No. No. No. ma che stava dicendo? Aiutare Quinn Fabray? No, doveva esserci stato un errore. Le interessava solo per curiosità. Nient’altro.
Fissò di nuovo il cellulare. Be’, pensò infastidita, Quinn avrebbe anche potuto mandarle un messaggio per chiederle se avessero dovuto incontrarsi, no? E che cavolo... si interessava così poco a loro due... ehm, a-al loro progetto?
“Se non mi scrive entro le due e mezza” si disse la ragazza fissando l’orologio che segnava le quattro e dieci, “giuro che spengo il telefono”
Ma all’orario stabilito, non riuscì che a guardare il cellulare, che ancora non dava segni di vita, con un misto di delusione e rassegnazione. Poi, però, il suo sguardo cambiò, accendendosi di una nuova luce.
<< Io esco >> annunciò più a se stessa che ad altri, essendo sola in casa.

*

Si schiarì la voce, con fare nervoso, respirando profondamente. Per qualche ragione a lei ignota, il cuore le martellava in maniera poco rassicurante nel petto, e si sentiva stranamente a disagio.
“Ok Rach” si disse, Santo Cielo parlava da sola, forse doveva davvero farsi ricoverare “rilassati. Devi solo suonare il campanello, e chiedere se Quinn è in casa.”
Si sistemò ancora una volta i capelli, scostando nervosamente il ciuffo dagli occhi, ma mentre stava per suonare, qualcosa vibrò nella tasca dei suoi jeans (aveva intelligentemente deciso di abbandonarla gonna della mattina). Un messaggio da... poco mancò che ci lasciasse le penne, Quinn Fabray.
Con un sorriso inspiegabilmente ebete e il cuore che batteva ormai ad una velocità allarmante lesse il messaggio.

Perché non vieni al parco? Insomma, se ti va.
Ma, be’, se hai da fare, non fa nulla.


Rachel sorrise di nuovo, mentre un piacevole calore, cominciò a diffondersi all’altezza del cuore.

Il parco era quasi completamente deserto, cosicché Rachel non ebbe nessuna fatica a individuare Quinn, che le stava venendo incontro. Era davvero...si fermò alla ricerca di parole che fossero in grado di descriverla, ma non riuscì a trovarne, e rimase in silenzio osservandola avvicinarsi.
<< Ehi >> la salutò Quinn, visibilmente a disagio << alla fine sei venuta >>
<< Sì, non... non avevo niente da fare perciò... >>
<< Vieni con me? >> le chiese timidamente
Rachel arrossì terribilmente, finendo con l’assomigliare sempre di più ad un pomodoro
<< P-perché no? >> Quinn sorrise guidandola verso un piccolo castello in legno costruito qualche anno prima perché i bambini potessero giocarvi. Vi salì usando le minuscole scalette, e poi si sedette al suo interno, seminascosta dal resto del mondo, mentre Rachel la seguiva.
<< Sei sicura che possiamo stare qui? >> domandò Rachel
<< Oh, sì, non ci viene mai nessuno... >>
Rimasero un po’ in silenzio, apparentemente troppo prese Quinn a fissarsi le unghie, e Rachel ad ammirare il panorama.
Ma fu proprio lei a interrompere in silenzio << Mi dispiace per stamattina >> disse tutto d’un fiato << avevi ragione. Non so niente di te >>
<< Non è vero. Per esempio sai dove mi nascondo quando voglio pensare >>
<< Qui?>>
Quinn annuì << Grazie per stamattina. Quando ti ho visto mi sono sentita subito meglio >
> divenne un po' rossa
<< Mi vuoi dire cosa c’è che non va? >> chiese gentilmente Rachel
<< Io... oh, è una cosa così stupida >> mormorò Quinn in difficoltà << è che... sai, oggi è il compleanno di Beth... >>
<< Oh >> sussurrò Rachel, non sapendo che altro dire.
<<... E lei è partita. L-le avevo preso un regalo, ma Shelby mi ha chiamato stamattina e mi ha detto che se ne andavano in vacanza per un po’ >> si bloccò
<< Mi dispiace Quinn >>
Le nuvole si stavano facendo più scure. Forse avrebbe piovuto.
<< Viene sempre al parco, il pomeriggio. L’ho vista una volta, per caso, e da allora ci vengo sempre. È così che ho scoperto questo posto. nessuno ci gioca mai, ma a me piaceva, perciò... >>
<< Lo so che è una cosa stupida, ma io volevo davvero esserci. Le avevo preso un cagnolino di peluche, perché le piacciono tanto i cani >> guardava lontano e sorrideva tristemente << dentro la medaglietta c’era una nostra foto... perchè non... si dimentichi mai di me >> sospirò e si interruppe.
Rachel avrebbe voluto abbracciarla, ma qualcosa la tratteneva, e riuscì soltanto a stringerle la mano.
<< Sono sicura che le piacerà >> la rassicurò teneramente
Quinn sorrise,ma scosse la testa, mentre lo sguardo era ancora fisso su qualcosa che soltanto lei poteva vedere.
Sì, avrebbe piovuto sicuramente.
<< Vorrei che lei sapesse che può contare su di me. Che la amo, anche se l’ho... un giorno mi odierà, lo so. È l’unica persona a cui io apparterrò sempre, senza un perché. Ma non mi apparterrà mai. Non verrà da me a piangere, quando un ragazzo le spezzerà i cuore, o quando prenderà la sua prima D. Non sarò io quella che implorerà per andare alla sua prima festa. Non so nulla di lei. E sarà sempre così >>
Rachel non sapeva che dire. Nella sua testa avevano preso vita tante frasi diverse, una più penosa dell’altra per cercare di consolarla, ma non erano abbastanza, perciò rimase in silenzio. In quell’istante alzò lo sguardo e la vide in una luce diversa, con gli occhi verdi che scintillavano, e i capelli biondi scossi lievemente dal vento. “ Io ti amo” pensò per un momento. Ma poi il vento smise di soffiare, e quel pensiero scomparve, come trasportato da una brezza inesistente, senza lasciare traccia, lasciando solo un piccolo vuoto dentro di lei. Non l’avrebbe nemmeno mai ricordato.
<< Mi piacerebbe vedere quel cagnolino >>
<< N-non puoi. Io l’ho... buttato. Era un regalo così stupido >>
Di nuovo Rachel ebbe l'impressione che le parole non servissero. Eppure il silenzio la spaventava.
<< Sta piovendo >> disse debolmente indicando il cielo, dal quale avevano appena iniziato a scendere minuscole gocce di pioggia
<< Già >> convenne Quinn guardando anche lei verso l’alto << credo che dobbiamo andare >> qualcosa nel suo tono le diede l’impressione che fosse triste.
<< Se vuoi ti accompagno a casa, sono in macchina >> si offrì Quinn interpretando correttamente l’aria dubbiosa sul volto di Rachel, che annuì.
<< Ok, allora aspettami all’inizio del parco mentre vado a prendere la macchina >> le disse

*

Non parlarono molto durante il viaggio in auto, qualcosa tra di loro sembrava essersi infranto senza fare rumore, lo stesso qualcosa forse grazie al quale Rachel aveva avuto la forza di prendere per mano Quinn e di consolarla, ascoltandola senza che ci fosse bisogno di alcuna parola per farle capire che sarebbe rimasta.
Mentre la mora osservava il paesaggio quasi del tutto immerso nella notte attraverso il finestrino, Quinn accese la radio.

♫ “This Romeo is bleeding
But you can’t see his blood
It’s nothing but some feelings
That this old dog kicked u
p It’s been raining since you left me
Now I’m drowning in the flood
You see I’ve always been a fighter
But without you i give up
Now i can’t sing a love song
Like the way it’s meant to be
Well, i guess I’m not that good anymore
But baby, that’s just me

And I will love you, baby always
And I’ll be there forever and a day always
I’ll be there till the stars don’t shine
Till the heavens burst and
The words don’t rhyme
And I know when I die, you’ll be on my mind
And I’ll love you
Always


Now your pictures that you left behind
Are just memories of a different life
Some that made us laugh, some that made us cry
One that made you have to say goodbye
What I’d give to run my fingers through your hair
To touch your lips, to hold you near
When you say your prayers try to understand
I’ve made mistakes, I’m just a man
When he holds you close, when he pulls you near
When he says the words you’ve been needing to hear
I’ll wish I was him ’cause those words are mine
To say to you till the end of time


Ascoltando le parole di quella canzone, Rachel non riusciva ad evitare di osservarla, soffermandosi sui quei piccoli particolari, che la intenerivano, come quel modo di arricciare il naso, che la faceva sorridere, senza un perché.

If you told me to cry for you
I could
If you told me to die for you
I would
Take a look at my face
There’s no price i won’t pay
To say these words to you
Well, there ain’t no luck In these loaded dice
But baby if you give me just one more try
We can pack up our old dreams
And our old lives
We’ll find a place where the sun still shines

La macchina rallentò fino a fermarsi, in prossimità della casa di Rachel. Nel silenzio che si era creato tra di loro, carico di parole inespresse, da qualche parte echeggiava come la pioggia sui finestrini, quella canzone.
Rachel fissò Quinn intensamente, proprio come se non volesse perdersene nemmeno il più insignificante particolare.
<< Tieni >> disse prima di scendere dall’auto porgendole un pacchetto << pensavo che magari a Beth sarebbe piaciuto. A me sarebbe piaciuto che mia madre mi regalasse un cagnolino >>
Quinn fissò per un istante il regalo che aveva gettato via, e che Rachel aveva ripreso << Quando... ? >
>
<< Mentre aspettavo che andassi a prendere la macchina >> rispose l’altra << Credo che dovrai impacchettarlo di nuovo >> aggiunse poi
<< Io... grazie >> sussurrò Quinn, incapace di trovare altre parole
<< Ora vado >> ma l’altra la trattenne << Cosa...? >>
<< Vieni qui, Berry >> mormorò Quinn avvicinando le sue labbra a quelle dell’altra.
Rachel chiuse gli occhi, stringendo la mano della bionda, come se non sapesse dove altro aggrapparsi. Il profumo di Quinn la invase, facendole girare la testa, mentre i loro corpi aderivano perfettamente. Sentiva il battito del suo cuore dentro il petto. E i suoi sospiri tra le labbra.
Quinn le mise una mano tra i capelli, approfondendo il bacio. Sembrava che necessitasse di lei come se senza non potesse respirare. La strinse mentre il suo corpo premeva su quello di Rachel
<< Quinn... ? >> domandò Rachel allontanandosi senza riuscire a trovare le parole per continuare.
Il respiro accelerato e Quinn, così vicina a lei, il suo sapore sulla labbra, le impedivano di pensare.
In quell’istante Rachel notò lo scintillio nascosto negli occhi di Quinn, ma lei non la guardava più, fissando la notte di fronte a lei
<< La radio copre ogni mia parola, e il buio nasconde il mio volto. Soltanto così so amare, Rachel. Solo nel buio. Solo senza parole >>
Rachel la guardava, senza capire di cosa stesse parlando.
Ma il suo cuore sembrava aver perso un battito, regalandolo a Quinn, perché lei non sapeva ancora amare.
In silenzio Rachel scese dall’auto, senza osservare nemmeno per un attimo la vettura, che già si allontanava nella notte, dandole quasi l’impressione di non essersi mai fermata. Se fosse stato necessario, pensò, il suo cuore avrebbe battuto per entrambe, fino a quando Quinn non avesse imparato come ricostituirne i pezzi in cui il suo si era infranto. Per sempre, forse.

And I will love you, baby always
And I’ll be there forever and a day always
I’ll be there till the stars don’t shine
Till the heavens burst and
The words don’t rhyme
And I know when I die, you’ll be on my mind

Mancavano ancora due versi alla fine della canzone, e quella sera Rachel non riusciva a dormire.

And I’ll love you

Ora ne mancava soltanto uno, pensò. Ma avrebbe capito? Avrebbe risposto? Poi il telefono si illuminò

Always

Rachel sorrise.
Forse era la fine e non c’erano più parole, ma qualche parte, prima di spegnersi, la musica riecheggiava ancora.

  
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