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Autore: Akane    29/06/2011    1 recensioni
"Fu proprio a quel contatto che Chester reagì di scatto come preso da un raptus e senza il minimo preavviso scagliò improvviso il coltello contro il mobile accanto. Si conficcò e Mike indietreggiò d’istinto considerando immediatamente abbastanza probabile l’idea che aveva avuto in precedenza, quando si era visto fare il bersaglio di quel coltello."
Mike introduce l'idea di formare i Fort Minor in parallelo ai Linkin Park. Ecco la reazione di Chester all'essere messo da parte.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Meteora'
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TITOLO: Altri progetti
AUTORE: Akane
SERIE: RPF-cantanti: Linkin Park
TIPO: one shot, slash
GENERE: sentimentale
RATING: verde
PAIRING: MikeXChester
DISCLAMAIRS: i personaggi non sono miei ma di loro stessi poiché reali, ciò che scrivo è frutto della mia testa malata!
NOTE: in realtà è pre-slash poiché i due non stanno ancora insieme ma è evidente che sono innamorati e poi si sa che sono sulla via del mettersi insieme. Siamo sempre su Hybrid Theory -la mia serie di one shot su di loro- ma un po’ indietro, e precisamente dopo il compimento del loro album Meteora e prima di Minutest to midnight, quindi un paio di cose che avete letto nelle fic precedenti non sono ancora accadute mentre altre sì.
La storia degli altri progetti è vera, nel senso che subito dopo Meteora si sono presi una piccola pausa più o meno decisa di comune accordo, durante questo tempo prima Mike e poi Chester hanno fatto degli altri progetti, ovvero album rispettivamente con due nuove band provvisorie in parallelo ai Linkin Park che non erano sciolti ma messi momentaneamente da parte. I dettagli non li conosco ma ho voluto fare la mia personale versione di quel momento, quando Mike se ne è uscito con l’idea di fare altra musica in attesa di qualcosa coi Linkin Park.
Grazie mille a chi legge e commenta.
Buona lettura.
Baci Akane

ALTRI PROGETTI

Di certo non avrebbe mai pensato di poterci rimanere tanto male, no, non lui.
Eppure fu esattamente come fare bungee jumping.
Forse anch’essa una sensazione esagerata ma in quel periodo lo era ancora molto.
Dopo aver finito tutti gli impegni col gruppo in successione al loro secondo album, Meteora, i ragazzi si erano presi una pausa dall’attività, un po’ per riprendersi dopo le impetuose fatiche a cui non erano ancora abituati, un po’ per riflettere sul proprio futuro come band.
La domanda principale a cui dovevano rispondere con una certa calma ma sicurezza era stata posta dal loro produttore, un esperto nel loro genere musicale:
‘Volete continuare a fare questa musica o cambiare?’
Domanda assurda ad un gruppo di cinque ragazzi talentuosi che avevano appena sfondato col secondo album che aveva ampiamente superato ogni più rosea aspettativa.
Eppure la domanda nella domanda era stata chiara e Mike vi aveva dato voce col suo solito tatto, ma l’aveva fatto.
‘Quando una cosa funziona bene ed ha successo la gente si aspetta qualcosa di ancora migliore, poi, ma sempre su quel genere. Noi siamo in grado di darlo? E se pensiamo di cambiare, potremo essere in grado di dare comunque qualcosa che li conquisti almeno allo stesso modo di ora?’
Riflessioni che avevano portato ad altre riflessioni che a loro volta avevano portato sostanzialmente ad una pausa che si era prolungata sempre più.
Poteva sembrare assurdo trovarsi disorientati davanti ad un successo simile, eppure non era una cosa da prendere alla leggera.
Potevano davvero essere capaci di continuare a cavalcare l’onda e superarla?
Ed in quel caso erano disposti a diventare un domani stereotipi di loro stessi?
Gente che fa sempre la stessa minestra tritata perché quella è la ricetta che all’inizio ha funzionato?
Oppure magari di fare anche meglio ma sempre con quel genere?
E se decidevano di cambiare ed evolvere erano pronti a rischiare di perdere tutto ciò che erano riusciti a guadagnare in due soli album di così grande successo?
Le risposte prima dei tre anni non sarebbero arrivate.
Fu così che Chester ricevette la prima dura botta dopo che aveva pensato di aver trovato la famosa Terra Promessa.
Era a casa a cucinare.
La passione per la cucina l’aveva sempre avuta ma in tutto quel nuovo tempo libero aveva avuto modo di approfondirla e fra un’intervista e l’altra e un impegno e l’altro col gruppo che diventavano sempre più radi, ne aveva avuto occasione.
La moglie era fuori a fare compere col figlio e lui era solo in casa a preparare uno dei suoi pranzi a base di carne per cui ci voleva una lunga preparazione, quando si vide piombare in casa Mike.
Aveva un’espressione strana, l’aveva notata subito ma preso dal suo lavoro non ci aveva dato peso ed era tornato in cucina dicendo di seguirlo.
- Che cazzo hai? Hai una faccia… -
Chiese distratto mentre affettava della carne rossa con un coltellaccio più grande di lui. Dopo avergli tolto il grasso ed i nervi fino al millimetro con molta cura, la stava facendo sottile sottile, dopo di che avrebbe dovuto sfilarla in maniera ancora più meticolosa.
Mike si prese da solo una birra dal frigo e si sedette in uno sgabello alto davanti al piano di lavoro di Chester che non lo guardava nemmeno.
Lo fissò per un istante, era davvero serio e non sapeva fondamentalmente come dirlo, non si capacitava della tensione che provava nel parlargli di ciò per cui era venuto. Con Brad non aveva avuto sostanzialmente problemi, anzi, ma con lui si sentiva un nodo allucinante allo stomaco.
- Bè? Ti sei fottuto il cervello? - La sua solita parlata fine, pensò Mike considerando il fatto che stava armeggiando con un coltello affilato oltre che grande.
Ma che avrebbe potuto fare, conficcarglielo in mezzo agli occhi?
Si schernì da solo e si fece coraggio, quindi finalmente parlò con circospezione, prendendola molto alla larga, dimostrando immediatamente tutti i mille problemi nel dirgli quella cosa.
- Ecco, ho pensato molto a… bè, sai a cosa… ci stiamo pensando tutti, no? Ed io… sì insomma, mi era venuta un’idea… -
Chester ghignò schernendolo:
- Oh cazzo, una delle tue idee che ci farà diventare matti, immagino! - Lo disse con finta insofferenza, in realtà era ben lieto di dannarsi per realizzare le sue trovate che poi per quanto difficili fossero si rivelavano sempre geniali.
Mike accennò appena ad un sorriso ma non stette allo scherzo, da lì Chester capì che era qualcosa che non gli sarebbe piaciuto ma preferì ancora una volta concentrarsi sul tagliare la carne in quel modo preciso e rigoroso.
- No, questa volta non vi farà diventare matti… - Chester non si fermò ma divenne serio e corrugando la fronte, sempre senza guardarlo per domare quell’orribile sensazione insopportabile che stava nascendo dentro da quando era arrivato in casa sua, chiese brusco:
- Che cazzo vuoi dire? - Non glielo avrebbe mai chiesto espressamente. Potendo sarebbe anche scappato, per non sentirgli dire ciò che ormai sapeva, perché quando Mike cominciava in quel modo non prometteva niente di buono.
E lui di brutte notizie ne aveva le palle piene.
Ormai si era abituato a quella vita felice grazie a ciò che aveva conquistato con i suoi nuovi amici.
Mike sospirò ed inghiottì un altro sorso di birra, poi proprio mentre Chester affettava un altro pezzo di carne, lo disse dimenticandosi la sua famosa diplomazia per strada, sparandolo semplicemente fuori come un proiettile che sapeva perfettamente l’avrebbe ferito e non poco:
- Pensavo di provare ad avviare un nuovo progetto musicale con un’altra band in parallelo coi Linkin Park che ora si sono presi una pausa. - Lo disse come se ne avessero parlato e deciso che erano in pausa. In realtà ci stavano ancora tutti riflettendo e nessuno aveva più dato una risposta.
Appena dopo averlo detto più veloce che poté, Mike visse il momento successivo al rallentatore e vide precisamente la lama del coltellaccio andare ben oltre la fetta di manzo per giungere all’indice sinistro di Chester che si tagliò lateralmente.
Un gran bel taglio anche se non eccessivo, comunque di certo non un graffietto.
Il sangue cominciò a mescolarsi subito con il rosso della carne dell’animale sul tavolo ed il dito fu presto gocciolante in modo impressionante.
Il punto però fu uno ed unico.
Chester non imprecò.
Mike realizzando che si era tagliato e che non aveva scaricato una valanga di parolacce come si sarebbe aspettato in casi normali simili da lui, impallidì e si preoccupò il doppio di quanto già non lo fosse stato entrando lì dentro per dargli quella notizia.
Vedendo che Chester rimaneva fermo col coltello in una mano e l’altra, quella ferita, ferma sul piano di lavoro e che non cercava nemmeno di coprirsi e pulirsi il taglio, Mike alzò gli occhi sull’amico e preoccupato disse istintivamente allarmato:
- Chez, ti sei tagliato! - Come se fosse possibile non rendersene conto.
Siccome continuava a stare fermo e non reagire, anzi a guardare in basso la carne affettata, Mike si alzò e aggirò il piano della cucina affiancandolo, quindi prese uno straccio lì accanto e gli avvolse la mano schiacciando in particolare sull’indice ferito.
Fu proprio a quel contatto che Chester reagì di scatto come preso da un raptus e senza il minimo preavviso scagliò improvviso il coltello contro il mobile accanto.
Si conficcò e Mike indietreggiò d’istinto considerando immediatamente abbastanza probabile l’idea che aveva avuto in precedenza, quando si era visto fare il bersaglio di quel coltello.
Calò il silenzio, un silenzio gelido dopo uno scatto tremendamente infuocato come quello, quindi con Chester che continuava a guardare rigido e fisso la carne respirando profondamente per cercare di calmarsi, e Mike contro l’altro lato della cucina, ad un metro e mezzo da lui che lo scrutava impietrito e perfino spaventato, rimasero senza muovere un muscolo o proferire parola per dei minuti infiniti.
Pochi in realtà ma eterni per loro.
Mike aveva la mente completamente vuota, sapeva di averla fatta grossa e l’aveva saputo in anticipo ma ugualmente la portata precisa del danno la conosceva solo ora.
Chester era così furibondo che cercava lui stesso di trattenersi per non fargli del male. Se lui cercava di trattenersi significava solo che sapeva quanto esagerato sarebbe stato quella volta e quanto poi se ne sarebbe pentito.
Mike non aveva proprio idea di che cosa dire per rimediare, ma l’aveva saputo, dannazione.
L’aveva saputo bene, quando aveva partorito quell’idea.
Ora non si ricordava più come gli era saltata in testa, ma qualcosa doveva dire.
- A-ascolta… - Lo strofinaccio sulla mano di Chester ora aveva una macchia di sangue più grande di quando l’aveva avvolto e sapeva che per cominciare doveva occuparsi seriamente di quella ferita. Non ci pensò che non aveva la minima idea di come si curassero quelle cose, voleva solo aiutarlo e cominciare dalle ferite esteriori era la cosa più sensata ed ovvia in quel momento.
La voce era roca e faticava ad uscire, non si mossero ancora.
Ritentò.
- C-Chester… non è una cosa definitiva, non chiudiamo il gruppo, è solo una piccola pausa durante la quale voglio provare una cosa nuova e diversa che non potrei comunque mai fare con voi. - Ma dall’espressione sempre più dura dell’amico dedusse che stava peggiorando la situazione.
Come poteva calmarlo?
Tentò ancora, sapeva solo che se l’avesse toccato di nuovo, quel coltello sarebbe finito sul suo collo, ne era certo.
- Voglio provare ad addentrarmi in un altro genere che ora come ora mi sembra più congeniale a me, ma non significa che non torneremo a fare musica coi Linkin Park. Voglio provare a dedicarmi all’hip hop che è il mio genere personale, ma non per sempre e soprattutto non esclusivamente. Voglio solo sperimentare. Sai che mi piace sperimentare, è la base del funzionamento del nostro gruppo. Voglio solo provare a… - Ma all’ennesimo ‘provare’, Chester esplose di nuovo e rivoltandosi contro si sforzò inumanamente per rimanergli a debita distanza e non mettergli le mani intorno addosso. Lo straccio cadde e il dito tornò a sanguinare copiosamente.
- TU VUOI PROVARE AD ANDARTENE DA ME! - Poi con una piccolissima parte di sé si rese conto di cosa aveva detto e si corresse in extremis: - DA TUTTI NOI! - E per assicurarsi che non si fermasse su quel ‘me’, rincarò la dose con una furia crescente sempre più cieca e devastante: - NON PENSI DI ESSERE PIU’ CAPACE A FARE LO STESSO SUCCESSO E VUOI CAMBIARE, VUOI SCAPPARE, VUOI LASCIARMI. - E di nuovo si rese conto e si corresse consapevole che questa volta non sarebbe passata inosservato: - LASCIARE TUTTI NOI! NON TORNERAI PIU’, ANDRAI AVANTI CON UN ALTRO GRUPPO O MAGARI DA SOLO! E’ CHE NON HAI LE PALLE PER DIRE CHE CI VUOI PIANTARE, TUTTO QUA! ABBI ALMENO LE PALLE DI DIRE LE COSE COME STANNO! SEI UN FOTTUTO CACASOTTO DEL CAZZO E STAI SCAPPANDO. QUESTA E’ L’UNICA VERITA’! -
Non avrebbe mai ascoltato ragioni, non in quel momento, non con quel dolore sordo che gli ottenebrava il cervello facendogli esagerare e drammatizzare il momento oltre ogni ragionevolezza.
Che lui ingigantisse tutto era normale ma non in quel modo.
Comunque Mike si era fermato al primo ‘andartene da me’, poi col secondo aveva ricevuto il colpo di grazia e a non ragionare più era toccato a lui.
Assistere al suo dolore, alla sua paura di essere lasciato e abbandonato di nuovo da qualcuno a cui evidentemente teneva, sentire la sua angoscia mascherata in furia, l’aveva toccato in un posto così nascosto che non sapeva nemmeno di avere.
Se ne rese conto lì, seduta stante, e muovendo un passo prima ancora di pensare di farlo, fu subito da lui a stringerlo con una tale forza e decisione da togliergli il fiato e immobilizzarlo per impedirgli di respingerlo o fargli qualunque cosa.
Chester rimase basito per un primo istante, poi tentò di allontanarlo lottando invano. Non aveva mai visto Mike usare tanta forza.
Gridò insulti alla rinfusa privi di un senso logico e quando parve esaurirli per il pericolo della voce che si stava spezzando sempre più, Mike continuando a stringerlo a sé mormorò con altrettanta forza nella voce:
- Non ti lascerò mai comunque, in nessun modo, in nessun caso. Non esiste nulla che possa allontanarmi da te. Mai. - Dopo essere rimasto immobile così per un po’, ascoltò i suoi respiri ed i suoi battiti calmarsi e quando fu certo che non stava più per esplodere, gli prese il viso fra le mani e guardandolo da una vicinanza pericolosa coi respiri che si mescolavano, intrecciò gli occhi ai suoi. Lo sguardo era talmente confuso e pieno di mille emozioni contrastanti e devastanti che Mike riuscì comunque a trovarvene una specifica che spiccava in modo particolare.
Paura.
Gli parve talmente fragile che ebbe la visione di un Chester bambino mentre affrontava i mille problemi che aveva sopportato in adolescenza, ed il cuore si strinse in una morsa allucinante da cui fece fatica a riprendersi.
Specchiandosi in quegli occhi castani e lucidi Mike non vacillò e tirando fuori una certezza assoluta rassicurante, proseguì:
- Sono qua per chiedere il tuo benestare. Se tu dici di no, io non lo farò. - Ed era vero, solo che era partito con maggiore ottimismo rendendosi conto solo troppo tardi che Chester gli era legato in una maniera che non avrebbe mai osato immaginare.
Per un attimo si dimenticò di non essere altro che suo amico e compagno di band, si dimenticò che dopotutto non gli doveva niente perché effettivamente il leder dei Linkin Park era lui e che in seconda c’era Brad che gli aveva già dato il suo consenso.
Per un attimo si dimenticò anche di non essere suo fidanzato e credette per assurdo di essere suo compagno nella vita personale oltre che professionale.
E per quello stesso attimo Chester si sentì appartenente proprio alla persona che da una vita aveva cercato, colui che per primo l’aveva fatto sentire a casa, sereno e voluto.
Fu allora, immerso in quel suo sguardo gentile e sicuro e pieno di quei sentimenti di cui non si vergognava, che Chester si calmò definitivamente e capì che per lui Mike sarebbe stato disposto a rinunciare ad una cosa che evidentemente teneva molto. Tanto da affrontarlo.
Fu come se si spompasse e gli tagliassero i fili.
Completamente senza forze e senza tensione, scosse il capo stanco e tenendosi a lui per non crollare, ricambiando quell’abbraccio che aveva cercato di respingere, disse:
- N-no… no, non voglio che rinunci a qualcosa che vuoi fare… però… - Esitò e si rese conto di ciò che aveva uno smodato bisogno di dire e di sentirsi dire. Se ne sarebbe vergognato in condizioni normali, ma li non si era ancora ritrovato del tutto e aspettava che Mike rimettesse a posto i pezzi: - non dimenticarti di tornare davvero. Questa è l’unica fottuta promessa a cui terrò da ora in poi e se non la manterrai giuro che te ne pentirai, cazzo. - Provò a dirlo a modo suo per aiutarsi a tornare sé stesso ed un po’ funzionò, ma fu con uno di quei famosi sorrisi contagiosi e sinceri di Mike che ci riuscì davvero.
- Era ovvio fin dall’inizio! Cosa pensi, che dopo aver trovato con tanta fatica la voce perfetta la molli tanto facilmente? Tu sei il mio cantante. - Come a dire che lo sarebbe sempre stato. E quel ‘mio’ fece fare una decina di capriole all’animo di Chester.
Questi infatti apprezzò infinitamente per la prima volta la sua capacità di esprimere i propri sentimenti e di usare parole tanto delicate, quindi si beò di quel momento esclusivamente loro e se lo incise nella memoria per potersi ricaricare quando avrebbe ceduto di nuovo.
Perché si conosceva, sapeva che di certo sarebbe successo.
Al breve cenno di sorriso, Mike tornò a stringerselo e gli nascose il viso contro il collo tenendogli il capo con fare protettivo.
Lo sentì aggrapparsi a sé e calmarsi definitivamente mentre il quadro di quel complesso ragazzo che aveva il terrore di essere lasciato da chi amava profondamente si stava via via completando.
Non era idiota.
Dopo una reazione simile era praticamente evidente ciò che provava Chester per lui.
Il punto era che era sbagliato.


Quando il progetto della nuova band di Mike, i Fort Minor, non trovò il successo sperato, fu subito messo da parte ed in quel momento venne semplicemente il turno di Chester di godersi una piccola innocente vendetta.
Quando andò trionfante da Mike e maligno gli annunciò che avrebbe intrapreso un nuovo progetto anche lui con un altro gruppo rock, i Dead by Sunrise, Mike non se ne era davvero stupito e sorridendo consapevole che prima o poi se ne sarebbe uscito con una cosa simile, gli diede una serie di buoni consigli che comunque Chester ascoltò con una certa attenzione.
Dopo di ché Mike si zittì, lo guardò con aria strana per un po’ e piegando la testa di lato fece come chi la sapeva lunga:
- Contento di poterti vendicare, vero? - Ma Chester non aveva avuto dubbi sin dall’inizio sul fatto che Mike avrebbe visto subito quell’idea per quel che era.
Una piccola vendetta per ciò che gli aveva fatto passare!
Nulla di osceno!
- Non sai quanto! - Che poi non fosse solo vendetta nei suoi confronti era ovvio, ma che una gran parte lo fosse lo era altrettanto.
Mike così sorrise e cingendogli il collo disse:
- Sei sempre il solito! - Chester ridacchiando contento non poté che prenderlo per un complimento, visto che per essere sempre il solito si era beccato quella specie di abbraccio… certamente, dunque, avrebbe sempre fatto in modo di essere sempre il solito ancora a lungo.

FINE
   
 
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