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Autore: sehunssi_    29/06/2011    4 recensioni
Il ragazzo rimise la parrucca nell’armadio, facendo attenzione a non rovinarla. Poi piegò la gonna e la maglietta e le ripose anch’esse nell’armadio. Infine, sistemò le scarpe nella loro scatola, per poi nasconderla sotto al letto. Tirò un sospiro di sollievo, ringraziando il Signore che, anche oggi, nessuno lo aveva riconosciuto travestito da ragazza.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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2.

 

Taemin si svegliò presto, si stropicciò gli occhi e sbadigliò, assonnato. Aveva dormito bene, sì, ma non aveva sognato di essere donna. Aveva invece sognato di essere scoperto e di finire isolato da tutti. Sbadigliò di nuovo, cercando di scrollarsi dalla mente il brutto sogno. Si alzò e si diresse verso il bagno per lavarsi e prepararsi. Tra poco sarebbe dovuto andare a scuola e non voleva di certo perdere il bus.

Appena finì di lavarsi tornò in camera, per vestirsi. Si guardò allo specchio: quei pantaloni troppo larghi per il suo fisico asciutto e quella camicia bianca informe non gli donavano per niente. Per non parlare delle scarpe, nere e brutte. No, i vestiti da uomo non facevano proprio per lui. Cosa c’era di meglio dell’uniforme femminile? Una gonna corta, a pieghe, camicetta bianca che metteva in risalto le forme e dei mocassini neri che calzavano perfettamente il piede femminile.

Scosse la testa, tornando alla realtà. Prese la cartella e chiuse la porta della sua stanza, poi scese le scale verso la cucina, dove lo aspettava la colazione. Sospirò, rassegnandosi al fatto che non sarebbe mai diventato donna da un giorno all’altro, o almeno senza un operazione.

“Buongiorno Tae!” disse sua madre.

Taemin sorrise, nel modo più falso possibile, cercando di non far trasparire la tristezza che provava dentro di sé.

Poi si alzò da tavola, salutò la madre ed uscì di casa. Fece un respiro profondo e si diresse verso la fermata dell’autobus. Era in perfetto orario.

-

Minho si buttò sotto la doccia, accaldato. Aveva fatto decisamente un buon tempo, tenendo conto che si era svegliato con dieci minuti di ritardo. Poco male, avrebbe camminato più velocemente verso scuola. Saltare la colazione era impensabile, dato che è il pasto più importante della giornata. Prendere un mezzo pubblico era assolutamente da escludere: la scuola era a solo dieci minuti a piedi, perché mai usare un motore invece delle proprie gambe?

Uscì dalla doccia, si asciugò in fretta e si vestì. Poi andò in cucina, salutando tutta la famiglia e ringraziando per il pasto. Mangiò in silenzio, come sempre d’altronde. I suoi non avevano mai approvato che il proprio figlio lavorasse di notte,  e negli ultimi tempi l’aria in famiglia era diventata pesante.

“Stai studiando per gli esami?” disse il padre non alzando lo sguardo dal giornale.

“Mh.” Rispose Minho mentre masticava.

“Lo spero per te. Tuo fratello ha avuto accesso ad una delle migliori università del paese e pretendo che sia lo stesso per te. O vuoi essere da meno?”

Minho odiava quando suo padre tirava in mezzo suo fratello. Era sempre stato il protetto della famiglia, il migliore in tutto. Sport, scuola, rapporti con gli altri e relazioni con le donne: suo fratello brillava in ogni campo. Si era diplomato col massimo dei voti e anche adesso che era all’università era il migliore del suo corso.

Il ragazzo bevve il succo d’arancia senza rispondere al padre, ringraziò nuovamente e si alzò da tavola, salutando i proprio genitori. La madre rispose con un semplice “Fai attenzione” mentre il padre rimase in silenzio.

Chiuse la porta e si incamminò verso il cancelletto. Uscì e prese un bel respiro. “Meno di cinque minuti, voglio arrivarci a corsa in meno di cinque minuti.” Contò fino a tre e poi cominciò a correre, il più veloce possibile, mentre il vento gli scompigliava i capelli. Lui non era fatto per lo studio, no. Era nato per correre. O per calciare un pallone. O per saltare più in alto di tutti. Minho era sicuro che il suo futuro sarebbe stato lo sport, e non un posto dietro ad una scrivania.

Arrivò a scuola, col fiatone. Si rilassò un poco, prima di controllare l’ora sul suo orologio: meno tre alle nove. Era riuscito ad arrivare in tempo, e con tre minuti d’anticipo. Sorrise, soddisfatto del suo nuovo record. Si incamminò verso l’entrata, sorridendo al suo amico Kibum che era arrivato pochi secondi prima di lui.

“Buongiorno!”

“’Giorno! “ rispose l’altro “Oh, ma che hai fatto? Sei tutto sudato!”

“Ah! Niente, ho sol-“ prima che potesse finire la frase si ritrovò Kibum vicino al suo viso, che con un fazzoletto gli asciugava il sudore.

“Tanto per renderti un minimo decente e, zitto non dire niente! Ti devo raccontare cosa mi è successo ieri!”

Minho abbozzò un sorriso, imbarazzato. Kim Kibum era decisamente il ragazzo più strano che avesse mai conosciuto. Ma era anche il suo migliore amico e non smetteva mai di ringraziare il cielo di avere una persona così al suo fianco. Un secondo fratello, anzi, un fratello vero e proprio visto che con quello “vero” non andava per niente d’accordo.

“Certo, certo, mi racconterai tutto durante la pausa pranzo, non ora che dobbiamo entrare.”

Kibum annuì, e insieme entrarono.   

- - -

Grazie a chi ha commentato & letto il primo capitolo! Mi ha fatto molto piacere ricevere commenti positivi... soprattutto che sia piaciuto questo Taemin così diverso dal solito! L'idea che fosse molto religioso mi è venuta leggendo in giro, su vari siti e blog, che sia lui che la sua famiglia lo sono "nella realtà". Non so quanto sia attendibile come cosa, ma è servita comunque a darmi ispirazione! Spero che anche questo capitolo piaccia, piano piano verranno introdotti altri personaggi! (: un bacio! :3
  
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