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Autore: Heart96    29/06/2011    0 recensioni
Questa è una storia inventata da me. Parla di una bambina che piano piano comincia a crescere e inizia a scoprire il mondo reale: la morte della madre, il primo amore, le litigate...
Comincia a vivere la sua vita proprio da lì, il giorno in cui incontrò LUI.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 11:
Avremmo almeno potuto amarci ancora un po'

La sera arriva finalmente, avevo bisogno di sapere che mancava poco al giorno dopo, che mancava dopo a vederlo.
Mi siedo sulla finestra di camera mia e guardando le stelle, una ad una mi viene in mente mia madre, a tutte le volte che mi aveva detto di stare attenta, a tutte le volte che mi aveva rammendato quanto l'amore possa far male. L'ho capito finalmente, ho imparato a capire mia madre.
E' pensando a lei che decido che forse vorrei che mi fosse più vicina. Vorrei che fosse qui, che potesse abbracciarmi, che potesse essere la mamma che mi raccontava le favole per la buona notte ancora un po'.
Ho deciso, le scriverò una lettera.
Corro giù in cucina prendo un foglio, una penna e mi precipito su. Mi sdraio a terra a pancia in giù e comincio a scrivere.
Sai mamma.. E' tanto tempo che desideravo scriverti. Certo, non credo che in Paradiso esistano pc e diavolerie moderne.
Ma.. Per favore, perdonami. Perdonami se ho strappato la notte di velluto per rapire una stella. Ho fatto piano, cucito tutto con ago e fantasia la toppa restante, e c'ho incollato su un po' di porporina fluorescente ed il mio nome. Così puoi avermi vicino, no?
E' stato duraMa mi spiace d'aver rapito una stella in fin dei conti.  prenderla; scalciava, si dimenava. L'ho avvolta in una nuvola baciata dal primo raggio d'alba, per farla stare al caldo. Sprizzava polveri incandescenti e fantasia d'un fanciullo per tutta la mia stanza, dipingendo il dolce profilo tuo.
E' stato stupendo, aver il tuo sorriso posato sul mio.
Ma.. Devo dir la verità. Son un po' invidiosa di quell'anima spaesata della periferia del Paradiso.
Almeno quella lacrima di cielo, può sostare sul tuo grembo, impicciarsi tra i tuoi capelli; giocare col tuo splendido sorriso. E si cavolo, sono invidiosa.
Prendilo come un capriccio questo, come quando non volevo che tu andassi via. O come quando non volevo mangiare.
E a volte mi chiedo: quando il cielo piange lacrime d'aria e granelli d'impurità; sei tu che lo fai di nascosto?
Ti nascondi tra le nuvole cariche d'ira; con occhi spenti e sole tra le dita ad oscurare la tua felicità nel vedermi guardare alto, oltre la vetta dell'infinito. Lì, sotto le pendici del tuo cuore. Ma no, non devi disperarti mamma. Io continuerò a fantasticare su quell'oceano a testa in giù; a sperar di vederti sorridere eclissando Sole e quella sfacciata della Luna.
Sembra strano però. Non ricordo nemmeno la tua voce; il tuo profumo. Il tuo modo di preparare i biscotti al cioccolato; Il tuo modo di raccontarmi le favole, scandendo ogni parola.
Non ricordo il punto esatto in cui le tue labbra schioccavano per l'ennesimo bacio della buona notte.
Come mi tenevi per mano; il tuo modo d'impugnar matita e sorrisi; come guardavi il cielo; come dipingevi inverno scarlatto e i sogni miei; il tuo modo d'infondere felicità ad un cuore inesperto come il mio.
Non sono arrabbiata con te; assolutamente. Ma ci sono talmente tante cose che vorrei dirti che le dita fremono su questo foglio bianco che ora come ora conosce tutto ciò che sto provando, proprio come te mamma;
 il cuore autolesionista s'infligge amore a raffica senza mai fermarsi;
l'anima contorsionista calpesta da sola il suo stesso oscuro dolore.
Cara mamma,
 ho quasi vergogna a dire che non ricordo il tuo profumo, la tua voce. Ma è verità  ..

Non continuo a scrivere la lettera, non voglio più scriverla, odio i ricordi, odio il mio passato, odio pensare che non posso cambiarlo, modificarlo, odio essere solamente una ragazza che niente puo' fare contro il mondo, odio essere me stessa.
Mi manca così tanto, Sono passati tutti questi anni ma i ricordi son gli stessi; gli occhi da bambina pure.
Ed è la verità ammettere che non ricordo più la sua voce; il suo profumo. E me ne vergogno. Ho scritto ciò pensando "Hei, non stai piangendo!" Ma mi sbagliavo. C'erano lacrime dappertutto, dentro di me; nel petto. Non ricordo nulla di lei. Solo il bene che mi voleva, m'è rimasto. Che me ne faccio di un paio di foto, io?
 Io voglio lei, qui vicino a me, ora. Mi basterebbe questo.
Non posso riavere nulla indietro, ecco la grande fregatura. Ma si deve pur andare avanti, no?
Poso quel dannato foglio nel cassetto e vado a dormire.
Mi stendo, senza chiudere gli occhi, è come se avessi paura di dormire, ho paura di sognare. A volte i sogni possono fare male.
Ma, anche se non voglio mi addormento. Il sonno vince sempre contro di me, sono troppo debole anche per combattere contro di lui.
Ultimamente sono troppo debole anche per combattere contro i miei stessi dolori,
Non devo dormire, non devo dormire, non devo dormire.
Mi alzo, riprendo la lettera fra le mani e la rileggo stupita delle parole che ho gettato su quel foglio.
Mi rimetto nel letto, mi rialzo. Non riesco proprio a dormire.
brr brr ..
il telefono vibra, corro a prenderlo e leggo:
Domani ci vediamo direttamente a scuola, non mi aspettare. Mi accompagna la zia.
Ecco. altro tempo da aggiungere ai minuti che mancheranno a vederlo.
Guardo l'orologio: 2:18, è proprio arrivata l'ora di andare a scuola. Non voglio fare tardi il primo giorno di scuola
Provo ad addormentarmi ma il cuore si dimenava tra quelle lenzuola imperlate del suo amore. Era un continuo rigirarsi tra cuscini e desideri compressi; Ma è proprio fra quelle lenzuola che finalmente mi addormento.
"Sveglia!"
Eh? Sono appena andata a dormire non posso già svegliarmi, non voglio andarci, odio la scuola, odio svegliarmi presto.
"Cinque minuti papà"
Sento tirarmi il braccio e mio padre che dice.
"No, devi alzarti sono già le 7:40"
Le 7:40 ? Bene, devo alzarmi immediatamente o farò sicuramente tardi.
Prendo il primo pantalone e la prima maglia che trovo nell'armadio e corro in bagno, mi lavo, mi vesto e circa dieci minuti dopo esco.
Scendo giù, metto le scarpe e bevo il latte molto velocemente, e subito di corsa su a preparare lo zaino.
Vado di nuovo in bagno a lavare i denti e a pettinare i capelli, torno in camera prendo lo zaino, scendo saluto mio padre ed esco.
Sono le 8:15, cavoli devo correre. Comincio a correre sul vialetto fino a quando non arrivo a scuola con il fiatone, la campanella è già suonata.
Che sfortuna oggi, corro in segreteria a prendere il permesso per il ritardo ed entro in classe.
"Ah buongiorno signorina White, ritardo il primo giorno?"
Il professore di biologia, solito antipatico. Modo per farti odiare dal professore per il resto dell'anno? Fai ritardo il primo giorno.
Ci sono due posti liberi, uno vicino a Christine e l'altro vicino a Mattew.
"Signorina White si segga vicino a Harrinson"
Ecco il mio posto per il resto dell'anno, vicino a Christine.
Sono seduta vicino a lei sin dalle elementari.
"Rachelle come mai hai fatto tardi? Non dovevi venire con Mattew?"
"No, è venuto con il padre"
In quel momento entra in classe Michelle, anche lei in ritardo e il professore la fa sedere vicino a Mattew proprio come l'anno precedente.
"Ma Mattew stamattina è venuto a piedi, l'ho incontrato a metà strada e siamo venuti insieme fino a qui"
Non le rispondo, non so rispondere. Dovevo chiedere a Mattew.
Il professore comincia a parlare di quanto quest'anno sia importante, di quanto dobbiamo impegnarci. Comincia a fare domande di ripetizione per controllare se davvero abbiamo ripetuto durante le vacanze.
Come sempre mi distraggo girandomi verso Mattew e vedendolo parlare con Michelle.
"signorina White le ho fatto una domanda."
Christine mi da una gomitata ed io mi giro verso il professore.
"puo' ripetere la domanda?"
" le ho chiesto cosa è il fagosoma"
Sapevo di conoscere la risposta, l'avevo studiata eppure non riuscivo a ricordarla. Per fortuna Mattew si gira verso di me e mi suggerisce la risposta.
"Un va .. vacuolo?"
Il professore mi guarda con aria sorpresa, quasi fosse certo che io non avrei risposto.
"Esatto"
Si gira e torna alle sue domande.
Le ore a scuola sembrano non passare mai, ma per fortuna la campanella suona. Stranamente con tre minuti d'anticipo, meglio poco che niente.
Esco fuori dalla classe aspettando Mattew.
"Rachelle"
Finalmente è arrivato, finalmente è qui. Finalmente ..
"Devo parlarti"
Non so perchè ma quel devo parlarti mi mette paura, è come se stesse dicendo Hey tu, stai attenta.
Andiamo nel cortile della scuola tento di prenderlo per mano, ma si allontana.
"Mattew?"
"Rachelle?"
Mi avvicino a lui per baciarlo ma mi ferma.
"Ho bisogno di un po' di tempo"
Non capisco quella risposta, non riesco a capire cosa possa significare se non ..
"Cosa?"
"Ho bisogno di tempo, voglio tempo per pensare, voglio tempo per me, per stare solo, non ci capisco più niente"
Perchè? Cosa gli ho fatto? Non mi da spiegazioni, non sembra più lui. Non lo è più.
"Bel modo per lasciarmi"
Mi giro e me ne vado. Il modo più stupido per lasciare una persona lo ha appena usato, e non mi ha neanche spiegato il perchè. Torno a casa, sola. Stupida di non stare ancora piangendo. Forse non lo farò, non piangerò più per lui. Lo giuro,.
Appena arrivata a casa sbatto la porta e mio padre si gira.
"come è andata a scuola?"
Mi chiede.
"Bene."
Gli rispondo e me ne vado sopra chiudendomi a chiave in camera
Mi getto sul letto a pancia in su.
Cavolo, che stronzo che mi sono andata a cercare.
Perchè sei così ipocrita e menefreghista? Perchè pensi solo a stare bene tu? Perchè sei così profondamente ed inevitabilmente stronzo?
Entri silenziosamente, tu; senza bussare. T'incastri tra le labbra; e stai lì, a sospirare ad ogni 'ti amo' che saetta veloce dalle mie labbra.
Tra fastidiose fiabe e pensieri eternamente trascritti al condizionale, difettoso.
Torni in scena con il solito "c'era una volta..", nelle vesti del valoroso cavaliere armato d'un sorriso d'oro ed incomprensibile astuzia, che cerca di conquistar il cuore di cristallo della sua amata; figlia di reami incantati e boccioli di rosa.
-Rosse le gote; candide le labbra sinonimo di Primavera eterna; sguardo intinto del blu zaffiro di un mare in catalessi; boccoli sbaciucchiati dal vento e gemme preziose. Tu hai amato tutto ciò, una volta.-
Non eravamo di certo in una fiaba; su di un'isola sperduta tra onde furiose e strabilianti avventure, impressi tra colori e parole danzanti.
Ma mi hai amato sì, lo ricordo. Nel sorriso di Peter Pan, nei canti spaesati di Biancaneve, nelle fuggite di Cenerentola dal Principe Azzurro. Essì, perché infondo, in tutte le favole, c'è il Principe azzurro no?
Avrei voluto quel maledetto 'e vissero per sempre felici e contenti', anche se solo impresso su di un cuore schiacciato da pagine consunte e lacrime impercettibili.
Avremmo potuto amarci, nel silenzio di una biblioteca, a danzar tra migliaia di favole e sogni infantili, e tornar a dormire sotto il pesante spessore di un amore non corrisposto da un Destino avaro, imprigionato tra quelle righe troppo strette per noi.
Avrei voluto.. Anzi, vorrei.
Perché continuo a parlare al condizionale? Schiava di sogni, ecco cosa sono. Eternamente devota ai miei desideri immacolati, impressi in questa mente di bambina.
Continuo a fantasticarci su, durante la scuola, anche quando neanche Primavera e pareti non ce la fanno più a sentire quest'incessante fiaba bagnarmi le labbra di frottole ed amare stelle.
Inchiostro amaro e parole incatenate tra gola e cuore stropicciato non mi bastavano più. Il tuo amore cresceva a dismisura, alimentato e coccolato dolcemente dal peso della tua assenza, incosciente.
  
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