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Autore: HaruHaru19    29/06/2011    1 recensioni
"Il problema è che se non rischi nulla, rischi tutto."
Cinque ragazzi, una ragazza e tanti cambiamenti di cuore.
Cosa accadrà quando i nostri ragazzi si ritroveranno a lottare le insidie della vita reale, dalla quale sono sempre stati protetti?
Così come la chitarra ha sei corde, sei sono i miei personaggi.
Così come la chitarra che se non accordata per bene suona male, anche i miei personaggi non potranno essere in armonia finchè non troveranno il proprio equilibrio perfetto tra di loro.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 4: Giocaci l'anima.

Afferrai il telefono e composi velocemente il numero. Appoggiai l'orecchio alla cornetta e ascoltai il suono ripetivo che indicava che il segnale era libero, in attesa che qualcuno rispondesse all'altro capo del telefono.
<< Pronto? >> rispose una voce stanca, quasi strascicata. A sentirlo così mi sentii nuovamente in colpa, come facevo ogni volta che lo sentivo rientrare a casa dal lavoro, alle sei della mattina, sfiancato.
<< Jong-Hyun, è tardi >> gli feci notare dolcemente << Perchè non sei ancora a casa? >>
<< Scusami >> lo sentii sospirare, non so se più per la stanchezza o per l'esasperazione dovuta alla situazione << Sono andato a consegnare l'ennesimo assegno all'SM. Torno subito, sono sulla strada di casa. >>
<< Capisco, ma non fare troppo tardi >> cercai di risollevargli il morale << Ho già preparato la cena e indovina un po'? Ho cucinato il ramen! >>
<< Adoro il ramen! >> sembrava essersi un po' ripreso << Anche se questa è la terza sera di seguito che mangiamo ram... >>
Non lo sentii finire di pronunciare la frase, e inoltre non percepii altro che silenzio dall'altra parte del telefono. Mi allarmai, credendo che si fosse sentito male.
<< Jong-Hyun..? >> lo chiamai preoccupata, senza ottenere risposta.
Continuavo a sentire solo un vociare strano e una musica soffusa in sottofondo. Quando, con il passare dei secondi, riconobbi la melodia e le voci della canzone, ebbi un tuffo al cuore per il dolore. Mi tranquillizzai scoprendo che stava relativamente bene. Me lo immaginai fermo in piedi, di nuovo di fronte alla vetrina del minuscolo negozio di musica, immobile mentre contemplava il nuovo video musicale degli SHINee uscito da un paio di giorni.
Ogni volta che usciva una nuova canzone, un'intervista o un live del suo ormai ex gruppo, lui correva davanti alla minuscola televisione che avevamo in quella piccola topaia in affitto e guardava lo spettacolo dall'inizio alla fine.
Io, invece, contemplavo lui che fissava malinconico lo schermo e mi maledicevo per aver infranto la sua carriera. Potevo fingere che non m'interessasse più niente del mio sogno, ma non potevo ignorare il fatto che lui avrebbe dato la vita per poter tornare su quel palco e che per colpa mia non avrebbe mai più potuto farlo.
Bevvi una sorsata del tè caldo che mi ero preparata nell'attesa ed ebbi una vampata di calore che mi fece girare la testa. Nonostante l'aria che andava a rinfrescarsi col calare del sole, quella serata d'Agosto era ancora molto afosa, ma il mio organismo richiedeva della teina per poter mantenere gli occhi aperti. Anche quel giorno avevo lavorato per ben otto ore. Sebbene il mio medico avesse più e più volte richiesto il permesso per maternità, il mio datore di lavoro non ne voleva sapere: o lavoravo per almeno otto ore giornaliere seduta a quella scrivania, o perdevo il lavoro. Dopotutto sia io sia Jong-Hyun avevamo conseguito soltanto il diploma di liceo e con solo quello i lavori ben pagati erano impossibili da trovare, non potevamo permetterci di affrontare le spese per una causa in tribunale e soprattutto avevamo bisogno di guadagnare soldi per quel bambino che di lì a poco sarebbe nato e che ci sarebbe costato un'occhio della testa, tra spese mediche e mantenimento in generale. Erano passati poco più di sei mesi da quando mi ero ritirata dal programma e da quando Jong-Hyun era stato cacciato dall'SM. Ormai la gravidanza aveva passato gli otto mesi, travagliata da orari assurdi, frustrazione e dolori fisici.
Tra i mille pensieri mi ricordai di essere ancora al telefono con Jong-Hyun, perciò lo chiamai nuovamente cercando di attirare la sua attenzione.
<< Ah, sì... >> rispose lui ancora mezzo perso nei suoi pensieri << Mi sono imbambolato per un secondo... >>
<< Guardavi ancora il nuovo video? >> chiesi sospirando.
<< Sì... Sta avendo molto successo... >> rispose << E' pieno di ragazzine dentro al negozio: è meglio che me ne vada prima che una di loro mi riconosca. >>
<< Non ti sembra strano? >> chiesi quasi amareggiata.
<< Cosa? >>
<< Il fatto che, anche senza il leader vocalist, gli SHINee abbiano tutto questo successo. >>
<< Jo-Jo >> mi riprese lui << Hai ascoltato le loro nuove canzoni anche tu e sai benissimo che Jinki canta perfettamente le mie parti. >>
Ebbi un secondo giramento di testa causato dall'eccessivo caldo, dall'imbarazzo per essere stata colta in flagrante e per il dolore che mi colpì al sentirlo pronunciare in quella maniera il nome di Jinki, dopo tutto quel tempo. Mi appoggiai al ripiano della cucina e presi un respiro profondo, schiarendomi la voce al fine di nascondergli il fatto di quanto ancora ci stessi male.
<< Cosa? >> feci finta di non capire << Non so a che cosa ti riferisci... >>
<< Bugiarda >> scherzò lui << Guarda che mi accorgo che anche tu guardi i live e i programmi, ogni singola volta che li guardo io... >>
<< Ma io... >> cercai di eludere il discorso imbarazzata << ...Ve-veramente... >>
<< ...e dovresti anche smetterla di fissarmi di nascosto mentre guardo la tv >> rincarò la dose << Sei parecchio inquietante, lo sai? >>
<< Va bene... >> decisi di dargliela vinta << Ti farò questo favore! >>
Ridemmo per un po', quando all'improvviso un calcio all'addome mi mozzò il respirò.
<< Ah... >> mi lamentai tenendomi il grembo, piegandomi leggermente in avanti.
<< Cos'è successo? >> domandò lui allarmato.
<< Niente... >> presi un paio di respiri profondi << Il bambino ha calciato di nuovo, questa volta però un po' troppo forte... >>
<< Tu lavori troppo >> mi criticò.
<< Tesoro mio... >> sdrammatizzai << Devo lavorare tanto se vuoi mangiare il ramen! >>
<< Mmh... >> mormorò lui, di nuovo giù di morale.
Non ne capii il motivo, ma di certo non c'entrava il ramen. Probabilmente stava ancora pensando al gruppo. L'avevo visto alcune volte con lo sguardo perso nel vuoto, ma uno sguardo carico di malinconia. Ero certa che fosse la nostalgia della sua vecchia vita che aveva dovuto abbandonare per consumarsi in quella che stavamo vivendo noi.
<< Cos'hai? Ti manca il gruppo? >> azzardai ad affrontare l'argomento, per la prima volta << Vorresti... tornare a farne parte? >>
<< No, non è quello: sappiamo entrambi che ciò non accadrà mai... >>
<< E allora cosa c'è? >>
<< Sono preoccupato per Kibum... >>
<< Kibum Oppa? >> mi meravigliai della risposta << Perchè? >>
<< Non è felice >> rispose contrariato << Lo conosco meglio delle mie tasche e quel sorriso che si ostina a stamparsi sulla faccia è completamente forzato. Mi fa arrabbiare: non ha capito niente di tutti i discorsi che gli ho fatto in questi mesi... >>
<< Intendi quando ti aveva detto che voleva lasciare il gruppo? >>
<< Sì... >> rispose con tono agitato << Eppure lo vede quanta fatica stiamo facendo noi due per tirare avanti. Ha intenzione di fare la stessa fine? >>
<< Magari lo fa perchè sente la tua mancanza >> cercai di calmarlo << Secondo me si comporta così perchè non sa come fare in una situazione del genere: lui si preoccupa per te e per questo viene isolato dagli altri tre. E poi vede il suo migliore amico in difficoltà e si sente impotente perchè non può fare niente. E' difficile anche per lui... ricordi quando voleva per forza prestarci dei soldi? >>
<< Sì. >> si mise a ridere, allontanandosi dalle preoccupazioni << Ho dovuto minacciarlo di fargli del male per convincerlo a desistere... >>
Stavo ridendo assieme a lui di quell'epidoso al limite dell'assurdo, quando sentii la seconda fitta cogliermi così all'improvviso e così fortemente che non riuscii neanche a sentire la tazza scivolarmi di mano e cadere a terra, frantumandosi sul pavimento. Riuscii a malapena a calarmi lentamente a terra mentre il dolore invadeva sempre più il mio corpo e sentivo le forze abbandonarmi.
<< Jo-Jo! >> la voce di Jong-Hyun mi arrivò ancor più lontana, mentre perdevo la presa sul cellulare << Jo-Jo? Cos'è questo fracasso? Cos'è successo? Stai bene? Jo-Jo! >>
Passivamente avvicinai il microfono del cellulare alla bocca, ma nel tentativo di rispondergli per calmarlo mi uscì solo una voce fioca che sembrava appartenere più a un fantasma che ad un essere umano.
<< Cos'hai detto? >> la voce di Jong-Hyun si era fatta sempre più alta e allarmata << Non riesco a sentirti... Dannazione Jo-Jo, rispondimi! >>
<< Bambino... >> riuscii solo a mormorare << Sta nascendo il bambino... >>
<< Cosa? >> gridò sempre più agitato << E' impossibile! Dovrebbe nascere tra quasi un mese! >>
Cercai di spiegargli la situazione, ma sentivo le forze venirmi meno e il forte odore della pozza di sangue in cui mi ritrovavo ad annaspare non aiutava di certo.
<< Sto... male... >> farfugliai, il cellulare ormai per terra, a qualche centimetro dalla testa.
<< Aish! Jo-Jo, sono a casa... >> lo sentii urlare tra un affanno e l'altro, e me lo immaginai correre a perdifiato per la piccola via mentre stritolava il cellulare in una mano << Jo-Jo, chiamo l'ambulanza! Jo-Jo, resisti! >>
Mi agitai sul pavimento. Avevo solo voglia di svenire o di vomitare, ma purtroppo non riuscii a realizzare nessuno dei mie desideri. Soffrivo e basta: la testa mi stava scoppiando e il corpo era ormai in preda a dolori tremendi che lo scuotevano da cima a fondo, assieme a continui brividi. Mi raggomitolai in posizione fetale cercando di arginare i dolori che mi stavano logorando, quando sentii la sottile porta di casa che veniva buttata giù a forza da Jong-Hyun che gridava contro l'operatore dell'assistenza sanitaria.
<< ...non capisce! Ho bisogno di un'ambulanza subito e... >> si bloccò non appena vide il terribile scenario che gli si prospettava davanti agli occhi. Lo sentii gettarmisi accanto e sollevarmi il viso. << Jo-Jo, resta sveglia! Resta con me! >>
Sospirai di gratitudine: ora che era arrivato potevo assicurarmi che tutto andasse secondo il meglio che quella situazione poteva offrirci.
<< Jong-Hyun... >> mormorai cercando di tenere gli occhi aperti, per poterlo ammirare un'ultima volta << Giurami... >>
<< Cosa? Cosa? Che devo fare?!? >> ormai era del tutto fuori controllo. Dovevo farlo ragionare. Lo afferrai debolmente per un lembo della maglia e lo tirai flebilmente verso di me, nel tentativo di avvicinare il più possibile il suo viso al mio.
<< Giurami che qualunque cosa accada, salverai nostro figlio... >> lo implorai con le lacrime che mi pungevano gli occhi stanchi << Giuramelo, Jong-Hyun... >>
<< Ma io... >> esitò lui, in preda al panico << io non so cos... >>
<< Giuramelo! >> urlai con la poca aria che mi era rimasta nei polmoni.
Ci guardammo negli occhi e ringraziai non so chi perchè notai balenare nei suoi un lume di lucidità. In quella manciata di secondi lo vidi riacquistare un minimo di autocontrollo e annuirmi sicuro.
<< Ti prometto che andrà tutto bene >> disse con voce più ferma << Te lo giuro >>
A quel punto, con le sirene dell'ambulanza in lontananza che si avvicinava sempre più, finalmente caddi nel buio più totale.

                                                                                                            ***

<< No, Kibum >> la voce mi arrivò alle orecchie graffiandomi i timpani << Ti ho già detto che non è il caso: anche se fuggi dal programma, non ti faranno entrare. Quindi. Rimani. Lì. >>
Cercai di aprire gli occhi ma, non appena provai a farlo, la luce del mattino che filtrava dalle finestre della stanza mi accecò, costringendomi a richiuderli bruscamente.
Provai nuovamente, sbattendo più volte le palpebre, aiutando così i miei occhi ad abituarsi a quella forte luce che mi dava il giramento di testa.
Una volta abituata alla luminosità della stanza, vagai con lo sguardo finchè non mi accorsi della presenza di una persona girata di spalle che parlava animatamente, ancor per poco sottovoce, al cellulare.
<< No, ascoltami tu... >> si alterò il ragazzo << Ti ho detto che è una follia: ora tu rimani al programma e finisci tutti i tuoi impegni, quando avrai terminato il lavoro vieni pure >>
Lentamente riuscii a focalizzare sempre di più la vista e finalmente inquadrai la figura dello sconosciuto come quella di Jong-Hyun.
<< Aigoo! Ma sei impossibile! >> alzò leggermente il tono << Senti, fai quello che ti pare... Io mi arrendo, tanto non ti faranno entrare! >> e concluse la telefonata con disappunto.
<< Aish, quel ragazzino... >> brontolò infilandosi il cellulare in tasca quasi con rabbia.
<< Jong-Hyun... >> lo chiamai, la voce talmente roca da sembrar appena uscita dall'oltretomba.
Lui si voltò sorpreso e mi guardò come se avesse appena visto uno strano essere verde a cinque gambe. Poi si ricompose e si avvicinò al letto, con un sorriso a quarantadue denti.
<< Jo-Jo! >> esclamò sollevato << Ti sei svegliata! >>
<< Mmmh... >> mormorai cercando di ricordare qualcosa che mi sfuggiva, scivolando via dalla mia mente come sabbia calda dalle mani.
Poi, come un fulmine a ciel sereno, mi ricordai cosa fosse quel pensiero che aleggiava, sfuggendomi ancor prima di realizzare cosa fosse in realtà.
Il turbamento si tramutò in terrore quando lentamente iniziai a ricordare pezzo per pezzo: malessere, sangue, bambino...
Bambino. Il mio bambino. Cos'era successo nel frattempo che ero svenuta?
Feci scivolare la mano fino al grembo che constatai essere privo del tipico rigonfiamento che avevo osservato crescere giorno dopo giorno per mesi, amandolo sempre più... e ora? Non c'era più nulla. Che fine aveva fatto il mio bambino? Dov'era? Stava bene?
Presa dall'angoscia più pura iniziai ad agitarmi nel letto, lottando con gli innumerevoli tubi che mi bloccavano a delle macchine, impedendomi di muovermi liberamente e urlando che volevo subito mio figlio, ma non appena feci per alzarmi dal letto un dolore lancinante m'immobilizzò mozzandomi il respiro. Jong-Hyun, preoccupato, cercò di calmarmi. Mi afferrò per le spalle costringendomi a sdraiarmi nuovamente.
Lentamente il dolore fece il suo corso e passò, permettendomi di riprendere un minimo di lucidità, sebbene la mia angoscia di prima non fosse minimamente cambiata.
<< Sei pazza?>> mi rimproverò lui <e non devi muoverti. >>
<< Il mio bambino... >> lo implorai << Il nostro bambino, dov'è? Come sta? Ti prego dimmi che sta bene e... >>
<< Ssssh... >> mi zittì lui, calmandomi << Sì, sta benissimo. E' nato ieri sera con un parto cesareo d'emergenza, mentre eri svenuta e... >>
<< E' nato? >> gli chiesi emozionata e più tranquilla grazie alle sue parole << Quindi... è un maschio? >>
<< Sì... >> si limitò ad aggiungere lui con lo sguardo perso. Mi chiesi se fosse per il fatto che lui preferiva una femmina, ma la sua espressione felicemente estasiata cancellò quel pensiero in un attimo.
Finalmente nostro figlio era nato, dopo tutto quell'aspettare interminabile. Era nato praticamente un mese prima e subito mi assalì la paura che ciò potesse essere motivo di complicazioni, ma poi mi ricordai che Jong-Hyun mi aveva assicurato che stava bene, quindi mi tranquillizzai.
Chissà come l'aveva chiamato. La curiosità divenne talmente tanta che non resistetti dal chiederglielo, ma lui mi rispose che ancora non aveva un nome. Aspettava che mi riprendessi per permettermi di sceglierlo. E ora che ero finalmente sveglia, era il momento giusto, anche perchè dovevano inserire i dati il prima possibile. Avevano già fatto uno strappo alle regole e non potevano andare oltre. Venni assalita dall'irrefrenabile voglia di vederlo, di tenerlo fra le mie braccia. Era assurdo che dopo tutto quello che avevamo passato non avessi neanche la minima idea di come fosse il volto di mio figlio.
<< Voglio vederlo >> dissi << E' possibile? >>
<< Sì, certo >> rispose lui << Dovrebbe arrivare a momenti il dottore che ti ha in cura, gli chiederemo se ce lo portano. >>
<< Non posso andare a vederlo io? >> domandai delusa.
<< Assolutamente no >> rispose deciso e improvvisamente arrabbiato << Sei quasi morta perchè volevi lavorare tutti giorni, per tutte quelle ore improponibili e quindi adesso tu non ti muovi da qui nelle condizioni in cui sei. Non posso rischiare ancora di perderti >>
Mi emozionai a quelle parole, ma non lo detti a vedere. Mi limitai a sorridergli di rimando e a ringraziarlo per tutte quelle premure.
<< Davvero, non dovresti >> dissi << Ti preoccupi troppo per una come me >>
<< Una come te, in che senso? >> domandò perplesso.
<< Beh... >> esitai imbarazzata << Non devi impegnarti così tanto per fingere che ti interessi a me. Abbiamo fatto un figlio insieme... >>
<< E ti sembra poco?!?! >>
<< No, ma ciò non ti obbliga a sentirti interessato a me o viceversa... >>
<< Quindi stai dicendo che non sei interessata a me? >> chiese amareggiato.
<< Ma che stai dicendo? >> risposi quasi sconvolta dall'assurdità di quella domanda << Certo che sono interessata a te, lo dicevo perchè credevo che tu... >>
<< Tu sei pazza... >> scoppiò a ridere lui << Come puoi anche solo immaginare di non essere importante per me? Sei la madre di mio figlio, sei la ragazza che amo anche se per ammetterlo ci ho messo un sacco di tempo... >>
Rimasi piacevolmente sorpresa dalle sue parole. Io lo amavo, in quel momento come mai prima, ma ero convinta che il mio fosse un amore a senso unico. Ero certa che per lui quella situazione era solo il risultato di una bravata notturna non andata secondo i piani. Ero quasi ossessionata dall'idea che lui fosse rimasto con me solo perchè affezionato a quel bambino e invece... a quanto pareva, una parte del suo cuore apparteneva a me.
<< Guarda >> disse Jong-Hyun con un sorriso imbarazzato sul volto, bloccando lo scorrere dei miei pensieri << Questo l'ho comprato ieri pomeriggio, per questo stavo facendo un po' tardi... >>
<< Di che stai parlando? >>
Lui non rispose, ma si limitò a porgermi una scatolina che risportava il logo di una gioielleria. Non avevo la più pallida idea di che cosa contenesse quella scatola e, un po' timorosa, la aprii. Vi scoprii all'interno una finissima collana con un piccolo ciondolo ovale, tutto d'argento. Era uno di quei ciondoli all'antica, di quelli che si aprivano.
<< Beh sì... >> disse lui, grattandosi una guancia imbarazzato << Volevo prenderlo d'oro bianco, ma costava un po' troppo... >>
<< Va benissimo così... >> sussurrai emozionata << E' bellissimo >>
<< Aprilo >> mi consigliò lui.
Feci come mi aveva detto e all'interno trovai un'incisione che riportava una "J" in caratteri occidentali da una parte e un'altra "J" sull'altro lato.
<< J.J? Come Jo-Jo? >> scherzai << Hai per caso paura che mi dimentichi come mi chiamo? >>
<< J.J. come Jo-Jo... >> rispose lui sedendosi sul lato della poltroncina che si trovava di fianco al mio letto << O magari J.J. come Jo-Jo e Jong-Hyun...Così non dimentichiamo cosa abbiamo fatto insieme! >>
<< E hai bisogno di un ciondolo per ricordartelo? >> scoppia a ridere.
<< Non ti piace? >> chiese lui intristendosi.
<< Jong-Hyun, era una battuta... >> dissi << Devi essere meno serio. Prova a sorridere un po' di più. Prova a tornare il Jong-Hyun di sempre, ok? >>
<< Ok... >> rispose con un grande sorriso che mi lasciò perplessa. Come faceva ad essere così lunatico? << Vieni, ti aiuto con la collana >>
<< Va bene... >> dissi e lasciai che le sue mani armeggiassero dietro al mio collo, sperando che riuscisse ad aggangiare la collana senza staccarmi la testa dal resto del corpo.
<< Ecco fatto >> disse soddisfatto, lasciando scorrere le mani per poi fermarle sul mio viso << Sei così bella... >>
<< E tu sei troppo stanco... >> ironizzai mentre socchiudevo gli occhi, lasciandomi trasportare da quel soffice e breve bacio.
Ci staccammo quasi subito, sentendo un rumore di passi fuori dalla porta. Qualcuno bussò e io detti il permesso. Entrò un dottore sulla cinquantina e gli occhi attaccati alla cartella clinica, seguito da una giovane infermiera che mi guardò sorridente.
<< Oh... finalmente la signorina si è svegliata! >> esclamò sollevando lo sguardo su di me << Ne sono molto felice. La situazione non era delle migliori, ad essere onesto... >>
Il medico si avvicinò al letto prendendomi il polso tra le sue mani calde e rasserenanti, recitando a mezze labbra il numero dei battiti. Poi si avvicinò a uno dei macchinari a cui ero collegata, controllando una serie di dati dei quali non sapevo neanche il nome.
<< Bene, bene... >> dichiarò lui << A quanto pare si sta riprendendo molto bene, signorina Kang. Le condizioni in cui era arrivata qua ieri sera erano davvero pessime, ma a vederla ora sembra che niente sia mai successo. Deve essere anche merito di questo giovane aitante >> disse girandosi verso Jong-Hyun << E' fortunata ad avere qualcuno che tiene così tanto a lei. Probabilmente, se non fosse stato per l'aiuto che ci ha dato, le cose non si sarebbero sviluppate così positivamente... >>
<< Sì, sono molto fortunata >> risposi serena come non mai.
<< Benissimo >> sentenziò lui << Le ordino un'altra flebo per aumentare ancora il livello di globuli rossi e magari anche un'altra dose di antidolorifici la farà stare meglio >>
Annuii grata mentre lui mi faceva entrare in circolo gli antidolorifici.
<< Senta dottor... An >> aggiunsi dopo aver dato un'occhiata al ricamo sul camice bianco immacolato << Vorrei vedere mio figlio per favore... >>
<< Certo >> annuì << Infermiera Choi, la prego di portare quel bellissimo bambino ai propri genitori. La madre sembra proprio impaziente di vederlo, a giusta ragione. >>
<< Subito >> rispose lei e, facendo un veloce inchino, uscì dalla porta.
<< A quanto pare tutto va più che bene >> disse il dottor An << Torno più tardi per un altro controllo. Sono davvero felice che si sia ripresa così bene. >>
E dopo un piccolo inchino a me e Jong-Hyun,uscì anche lui, lasciandosi da soli.
 
                                                                                                               ***

L'attesa fu breve, ma quei cinque minuti mi sembrarono durare un'eternità. Finalmente l'infermierà entrò nella stanza spingendo un' incubatrice con dentro quello che mi sembrò un piccolo bambolo infagottato. Sentii l'adrenalina scorrermi nelle vene e darmi alla testa mentre l'infermiera lo tirava fuori e me lo porgeva. Allungai le braccia verso quel bambino, incapace di trattenere l'emozione. Anche Jong-Hyun stava osservando in silenzio tutta la scena, godendosela con un sorriso dolce che aleggiava sulle sue labbra.
Alla fine abbracciai mio figlio e lo avvicinai a me, timorosa di fargli male, ma incapace di rinunciare a tenerlo tra le braccia. Era così bello, così piccolo, così perfetto.
Guardai Jong-Hyun, felice di quell'attimo di paradiso e poi tornai a guardare il piccolo volto del mio bambino, osservando ogni singola parte della pelle candida e morbida.
Lo avvicinai al volto, respirando il dolce profumo della sua pelle. Lo ammirai nuovamente e, per la prima volta, notai quanto fosse simile a suo padre.
Aveva tutto di lui: gli zigomi alti, la bocca delicata, il naso dritto e perfettamente delineato che tanto adoravo. Solo gli occhi erano diversi da quelli di Jong-Hyun perchè avevano la stessa forma dei miei. Osservandolo mi meravigliai vedendo che i suoi lineamenti, pur incredibilmente simili a quelli di Jong-Hyun, erano più delicati e, per quanto assurdamente impossibile potesse sembrare, giunsi alla conclusione che era ancor più bello di suo padre.
<< Vi lascio soli per qualche minuto... >> l'infermiera mi richiamò dalla contemplazione di mio figlio << Però solo dieci o quindici minuti. Il bambino deve ritornare nell'incubatrice il prima possibile >>
<< Certo >> rispose Jong-Hyun.
<< Bene >> disse lei incamminandosi verso l'uscita ma, bloccandosi sulla porta, aggiunse << Ha anche bisogno di un nome >> ed uscì.
<< Ha ragione! >> si esaltò improvvisamente Jong-Hyun << Come lo chiamiamo? >>
<< Non lo so >> risposi incerta << Non volevamo sapere nemmeno il sesso finchè non sarebbe nato...Del nome non ne abbiamo mai parlato... >>
<< Io ho un'idea... >>
<< Quale? >> domandai curiosa.
<< Potremmo dargli un nome che inizi per J... >> suggerì lui << Così avremo tutti e tre la stessa iniziale del nome >>
<< E' vero... >> risposi pensierosa, mentre un'idea iniziava a farsi spazio nella mia mente << Potremmo dargli come prima parte del nome la tua stessa radice! >>
<< Cosa? Jong? >> domandò lui emozionato << Vuoi davvero dargli la mia radice? >>
<< Sì, perchè no? >>
<< No, va benissimo... >> asserì lui << Mi fa piacere...Ma per la seconda parte? >>
<< Ho un'idea anche per quello >> dissi, tornando a guardare quel miracolo << E' così bello... >>
<< Lo so >> scherzò Jong-Hyun << E' uguale a me! E' mio figlio! E' ovvio che sia bello! >>
<< Mi spiace fartelo notare >> risposi << Ma lui è anche più bello di te! Bello come l'incarnazione della bellezza stessa. >>
<< E quindi? >> domandò curioso lui.
<< E quindi saluta Kim Jong-Min >> dissi sorridendo << Perchè è così che si chiamerà. >>
<< Kim Jong...Min >> sussurrò lui prendendo il bambino in braccio, gli occhi già umidi come suo solito << Affinchè tu non sia mai privato di luce, amore e bellezza... >>*
In quell'istante qualcuno bussò nuovamente alla porta, ma senza neanche aspettare il permesso per entrare questa venne spalancata e un ragazzo ansante entrò tutto trafelato nella stanza.
Io e Jong-Hyun ci voltammo all'unisono verso la porta, fissando perplessi e leggermente scossi quel ragazzo che si era fiondato come un pazzo nella mia stanza d'ospedale. Jong-Hyun sospirò e strinse più a sè il bambino e poi si rivolse gelido nei confronti di quella persona che ci stava guardando incredulo.
<< Non ti avevo espresso chiaramente di rimanere dov'eri? >>
<< Mi stavo annoiando... >>
<< Sì, immagino... >> disse Jong-Hyun sarcastico << E poi, come diavolo hai fatto ad entrare? >>
<< Mpfh... >> sbuffò Kibum, quasi come se avesse appena sentito la cosa più stupida al mondo << Hey Hyung: per caso ti sei dimenticato di chi sono? >>
<< No, purtroppo ti ricordo benissimo >> scherzò Jong-Hyun leggermente infastidito << Mi entri anche nei sogni la notte... >>
<< Oh yobo** >> rispose lui avvicinandosi << lo sapevo che mi pensi sempre! >>
<< Da dove sei scappato? >> chiesi ancora perplessa.
<< Mi sono solo preso una piccola pausa dal lavoro >> rispose scrollando le spalle << Avevo voglia di vedere la mia sorellina >>
<< Grazie, ma non dovresti fare così >> mi preoccupai << Kibum Oppa, è rischioso... >>
<< Chi se ne importa? Tanto mi annoio, non voglio più farlo >> protestò lui, facendo nascere un'espressione di contrarietà sul volto di Jong-Hyun << Piuttosto, come stai? Quello stupido del mio Hyung mi aveva detto che eri in situazioni critiche però sembri stare meglio, non è così? Sembri stare abbastanza bene, anche se sei troppo pallida... >>
<< Quello stupido del tuo Hyung deve imparare a tenere la bocca chiusa >> disse Jong-Hyun << Tanto tu non mi ascolti mai e... >>
Jong-Hyun si zittì a un cenno di Kibum, che gli si avvicinò completamente sotto shock. Lo vidi abbassarsi lentamente all'altezza del bambino che lo guardava con gli occhi socchiusi, curioso e inesperto, con lo sguardo sorpreso che sembrava essere la perfetta copia di quello di Kibum in quel momento.
Lui infatti si era appena accorto della presenza del neonato e meravigliato lo osservava, come fa un bambino che guarda attentamente il volo di una farfalla o il brillio di un oggetto lucido esposto al sole. Sembrava aver perso le parole, evento degno di nota per la sua rarità, e continuava a stare lì a fissare allibito mio figlio mentre io e Jong-Hyun guardavamo lui, perplessi.
<< Questo è vostro... >> riuscì finalmente a dire qualcosa.
<< Sì, è proprio quello a cui stai pensando >> rispose Jong-Hyun orgoglioso << Kibum, ti presento il piccolo Kim Jong-Min >>
<< Oddio! >> scattò Kibum all'improvviso portandosi una mano davanti alla bocca << E' così...vero... >>
<< Ma complimenti per l'acume... >> lo presi in giro, rilassandomi.
Lui continuava a far vagare lo sguardo incredulo da me, a Jong-Hyun, al bambino per poi guardare di nuovo me e così via.
<< Come hai detto che si chiama? >> domandò una volta assorbita parte dello shock.
<< Jong-Min >>
<< Jong-Min? >> ripetè lui guardando il bambino << Ciao, Jong-Min... >>
Non fece a tempo a finire di parlare che Jong-Min scoppiò in lacrime, facendo trasalire sia me che Kibum.
Jong-Hyun invece scoppiò a ridere per la reazione che il suo Donsaeng aveva avuto, prendendolo in giro << Hey Kibum, ha già messo in chiaro che tu non gli piaci per niente >> poi iniziò a dondolarlo nel tentativo di calmarlo.
Io e Kibum lo guardavamo con gli occhi sgranati mentre coccolava Jong-Min, quando all'improvviso iniziò a cantare al bambino.
Erano mesi che non lo sentivo cantare e in quel momento pensai che tutto fosse perfetto: ero ancora viva, avevo mio figlio che era nato sano, il mio migliore amico che dimostrava quanto tenesse a noi e Jong-Hyun che finalmente cantava di nuovo. Quello era un miracolo, e la sua voce angelica che riempiva serena la stanza non fece altro che aumentare l'illusione della mia vita perfetta.
Guardando Kibum mi accorsi che era ancora più sconvolto di me. Osservava Jong-Hyun lasciando che le sue orecchie, aride e addormentate, si riabituassero al suono del canto del suo amico che da sempre considerava come un fratello maggiore.
Jong-Min si calmò e smise di piangere nello stesso istante in cui l'infermiera, forse preoccupata dal pianto del bambino, entrò nella stanza e una volta preso in braccio lo ripose dolcemente dell'incubatrice, avvertendoci che il bambino doveva tornare a riposare.
Una volta uscita portando Jong-Min con sè, sentii come se una parte di me si fosse staccata dal resto e come se non potessi essere completa senza quella parte, perchè Jong-Min era ormai diventato parte di me.
Jong-Hyun venne a sedersi sul letto accanto a me, ancora estasiato per aver tenuto il bambino tra le braccia. Ormai per noi due era diventata come una droga.
Lentamente Kibum si riprese dal suo stato di semi-turbamento e tornò a sorriderci allegro come sempre.
<< Beh ragazzi... >> disse << Si è fatto tardi, io dovrei davvero tornare al dormitorio. Giuro che torno domani! E porterò un sacco di regali per il mio bambino... >>
<< Il mio bambino, vorrai dire... >> s'intromise Jong-Hyun.
<< Ma figurati! >> rispose fintamente sconvolto Kibum << E' palese che mi ama, quindi questo lo fa diventare mio figlio! >>
<< Okay... >> Jong-Hyun gliela diede vinta << Se questo ti fa felice... >>
<< Va bene! >> quasi urlò applaudendo da solo, non so per quale motivo << Allora io vado. Ciao gente! Vi amo! >> e fece un cuore piegando le braccia sopra la testa, prima di incamminarsi verso la porta.
<< Kibum! >> lo fermò improvvisamente Jong-Hyun.
<< Cosa, Hyung? >>
<< Pensa a quello che ti ho detto mille volte e comportati bene, capito? >>
<< Certo, Hyung! >> esclamò e, fatta la combinazione occhiolino più sorriso più cuoricino con le mani, uscì chiudendosi la porta alle spalle.
<< Sembra che abbia capito la lezione >> dissi sorridendo.
<< Non ti credere... >> controbattè Jong-Hyun serio << Ho già detto che lo conosco troppo bene: può ingannare tutti con quel sorriso, ma non me. >>

                                                                                         ***

Chiusi la porta alle mie spalle, divenendo serio in volto una volta cancellato quello stupido sorriso di facciata.
Ero rimasto sconvolto per come erano riusciti a gestire bene quella situazione che si presentava come senza via di uscita. E quei bastardi facevano di tutto per metterli in difficoltà. Per cosa poi? Per i soldi. Per dei sudici e infami soldi. E quel bambino? Come potevo stare senza fare niente, lasciando che Jong-Min crescesse privato della vita a cui era destinato se fosse nato solo qualche anno dopo?
Mi venne voglia di mettermi a urlare per la rabbia: era stato come essere finito in paradiso, tutto tra loro tre appariva così perfetto nonostante le mille difficoltà. E la voce di Jong-Hyun, dio quanto mi era mancata. Ormai non ricordavo neanche più com'era sentirlo cantare. Jong-Hyun era stato cacciato via a forza dalle nostre vite. Non c'era più la sua spensierata figura a girovagare per il dormitorio cantando canzoni inventate sul momento che parlavano di quanto bello fosse essere tutti insieme o su quanto fossero tosti gli SHINee. Un debole sorriso fece capolino al ricordo dell'assurdo testo di "Siamo i più fighi del jet-set", inventata da quello sconsiderato in persona.
Sorrisi amaramente al pensiero che il più sconsiderato tra i due con grande probabilità ero io. Mi aveva ripetuto di nuovo di comportarmi bene neanche trenta secondi prima, eppure presi comunque il cellulare dalla tasca e feci partire la chiamata. Dovetti aspettare neanche due squilli a vuoto prima di sentire il nostro manager rispondere con un tono più che infuriato.
<< Kibum, dove sei? >>
<< Scusami Hyung, ma devo farlo... >>
<< Di cosa stai parlando? >>
<< Io lascio il gruppo >>
<< Cosa? Sei impazzito? >> urlò nella cornetta << Senti, torna immediatamente al dormitorio che i dirigenti sono tremendamente arrabbiati perchè hai saltato l'impegno >>
<< No Hyung, perdonami... >> dissi deciso << Ma devo farlo per Jong-Hyun >>
<< Cosa c'entra adesso Jong-Hyun? Sei da lui? Dimmi dove sei che vengo a prenderti prima che tu finisca in qualche guaio! >>
<< Ma non ti manca? >> urlai deciso a scaricare la mia rabbia su di lui << Dici che siamo come tuoi figli dopo tutti questi anni insieme, eppure quando ti hanno portato via un figlio tu non hai battuto ciglio! Jong-Hyun è un bravo padre! Non hai idea di cosa significa essere una famiglia! Nessuno, nessuno là dentro lo sa! >>
<< Kibum >> lo sentii cambiare tono di voce << Certo che mi manca, manca a tutti, ma ormai la decisone è stata già presa tempo fa. Io ho fatto tutto il possibile: ho cercato di far ragionare Jinki, i dirigenti e anche il presidente in persona, ma non c'è stato niente da fare. Non hanno cambiato idea. E adesso, per favore, non complicare ancor di più le cose, dimmi dove sei che vengo a prenderti >>
<< No, Hyung >> m'impuntai << Mi dispiace che i tuoi sforzi siano stati vani, ma ora è il mio turno per provare a ribaltare la situazione. Se non ascoltano le tue richieste, allora dovrannoaffrontare i casini che avranno da ora in poi perchè come ho già detto, io lascio il gruppo >>
<< Sai cosa significa questo, vero? >> mi chiese con il tono di voce che quasi m'implorava di desistere << Sai cosa accadrà se lo fai? >>
<< Sì, lo so >> risposi serio << Per favore Hyung, fai sapere alla dirigenza la mia decisione: o tutto torna come prima o gli SHINee perderanno un altro membro >>
<< Va bene >> disse, concludendo la telefonata.
Sì, sapevo benissimo a cosa andavo incontro, ma sapevo anche a cosa mettevo di fronte l'intera SM. Era come la scommessa della vita, una di quelle scommesse in cui ci giochi l'anima. Eravamo tutti barcollanti sul filo del rasoio, ma era rimasto l'ultimo appiglio a cui aggrapparsi.
Come si dice in momenti come questi: o la va, o la spacca. E io pregai affinchè tutto andasse liscio secondo i miei piani, perchè se avessi fallito da adesso sarebbero stati guai amari per tutti.

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*I nomi coreani vengono dati scegliendo dei caratteri cinesi i quali poi vengono trasformati in parole coreane. I caratteri da cui deriva il nome di Kim Jong-Min possono avere tra le varianti il significato di Kim=Luce (in coreano significa anche oro), Jong=Affetto e Amore, Min=deriva dal carattere cinese "Mi" che significa "Bellezza"; la n finale indica un nome maschile. Se infatti fosse stato Jong-Mi avrebbe indicato un nome femminile.
**Yobo significa "tesoro" ed è uno tra i tanti nomignoli con cui Key si diverte a chiamare Jong-Hyun nella realtà. L'ho inserita per far piacere alle amanti della JongKey e per divertimento personale! :P
  
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