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Autore: LylaBaudelaire    29/06/2011    1 recensioni
Appresa la notizia della morte di sua figlia, Priscilla Corvonero si abbandona al dolore. Da questo momento di sofferenza nasceranno le stelle che decorano il soffitto della sala comune dei Corvonero.
Questa storia ha partecipato al 'Be a Judge!' contest indetto da Fabi_ e Payton, classificandosi settima.
la leggenda di una figlia che, invidiosa della propria madre, ha voluto impadronirsi con la forza di ciò che la Fortuna non le aveva ancora dato. E la Fortuna l’ha ripagata con la stessa moneta.
No, nessuno dei tuoi allievi doveva subire una sorte simile.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Eccomi qui, tornata per pubblicare :D In attesa della partenza per il mare e della realizzazione (ce la farò mai?) della mia prima long cui dedicherò la scrittura estiva, vi lascio un'altra storia partecipante ad un contest della sessione (fa tanto esame universitario xD) primaverile, il 'Be a Judge' . Sebbene (con mio grande dispiacere) questa one-shot sia stata oggetto di numerose difficoltà nella valutazione alle giudici per alcune questioni relative alla trama, io ho deciso di non apportarvi alcuna modifica (eccezion fatta per un errore di battitura) e di lasciarla così com'è... alla vostra mercè xD
Che dire, buona lettura e buone vacanze... ci vediamo tra una settimana!!

Always yours,
Ly.

 

p.s.: il brano latino citato è tratto dall'omonimo brano dei Carmina Burana, di Carl Orff.


 Fortunae Plango Vulnera



Fortune plango vulnera
stillantibus ocellis,
quod sua mihi munera
subtrahit rebellis.
Verum est, quod legitur,
fronte capillata,
sed plerumque sequitur
occasio calvata.

In Fortune solio
sederam elatus,
prosperitatis vario
flore coronatus;
quicquid enim florui
felix et beatus,
nunc a summo corrui
gloria privatus.
[Piango le ferite di Fortuna con occhi colmi di lacrime:
spietata mi sottrae i suoi doni.
Vero è quel che si legge : porta i capelli in fronte,

ma quasi sempre segue la calva Occasione.
In alto io sedevo sul trono della Fortuna, cinto dai variopinti fiori del successo;
ma se un tempo fiorivo prospero
 e felice, ora son caduto dalla cima privo di ogni gloria. ] 


Quattro respiri profondi prima di mettere mano alla bacchetta. Ti davi il tempo per pensare prima di agire. Il tuo cervello ha sempre ammaestrato il tuo potere. Anzi, esso non sarebbe mai esistito se tu non avessi saputo come controllarlo.
Vedevi Godric piegarsi sotto la forza della sua stessa magia mentre attaccava come una fiera selvatica. Vedevi gli occhi freddi di Salazar mentre muoveva la bacchetta in modo talmente elegante da disorientare chiunque. Vedevi Tosca dispiacersi nell’infliggere incantesimi ai suoi avversari.
E ora vedi te stessa vagare per il castello buio e solitario, incapace di controllare le tue emozioni. Come un mago in fasce, le cose che ti circondano improvvisamente prendono fuoco o esplodono.
Helena ha portato via con sé il tuo autocontrollo, entrambi sono stati strappati con forza dalle tue braccia. Il dolore si muove ad ondate, ti fa soffocare e urlare, non riesci a sopportarlo.
 
BUM! Un’armatura si accascia a terra al tuo passaggio.
 
Il rumore rimbomba nella tua testa, che sembra avere ancora spazio vuoto per altra sofferenza. Infuriata con te stessa e il resto del mondo, inizi a correre attraverso i corridoi vuoti. Sali le scale della tua torre, le mura sentono il fruscio della tua gonna sul pavimento e le lanterne si accendono seguendo il tuo passo. Arrivata in cima, trovi la porta spalancata, che attende solo il tuo passaggio. La sala circolare è illuminata da grosse torce, ma il soffitto sprofonda in un nero indefinito, quasi opprimente. Schiacciata da un peso invisibile, ti accasci sul pavimento di legno scuro e porti le mani sulle tempie, cercando di frenare la testa che gira vorticosamente.
 
Piegando la fronte, il diadema ti scivola tra le mani.
 
Finalmente ti abbandoni alle lacrime guardando ciò per cui tua figlia è fuggita ed è morta. Filtrati attraverso lo sguardo umido, i diamanti della piccola corona sembrano stelle che cercano di illuminare i tuoi occhi spenti e tu ne rimani ammaliata, sgomberando la mente da ogni tormento. Ti chiedi se Helena abbia avuto il tempo di indossare quella meraviglia prima di morire o se sia semplicemente rimasta incantata allo stesso modo la prima volta che l’ha stretta tra le mani. Con un’ondata di rammarico pensi che quel diadema sarebbe dovuto andare a lei sin dalla nascita, avrebbe dovuto coronare la sua bellezza scura e fiera, intrecciarsi ai suoi capelli color della notte e regalarle tutto il sapere del mondo, più di quanto tu stessa avessi mai potuto apprendere. Le avresti dato anche l’anima, se soltanto l’avesse chiesto: hai sempre pensato che Helena sarebbe diventata la migliore.
 
Ora cosa sarebbe rimasto di lei?
 
Soltanto la leggenda di una figlia che, invidiosa della propria madre, ha voluto impadronirsi con la forza di ciò che la Fortuna non le aveva ancora dato. E la Fortuna l’ha ripagata con la stessa moneta.
No, nessuno dei tuoi allievi doveva subire una sorte simile. Avresti insegnato loro a diventare padroni della loro sorte, capaci di scegliere autonomamente la strada della loro vita.
Decisa e determinata come non sai mai stata, ti rialzi dal pavimento e punti la bacchetta verso l’alto.
Un movimento circolare del polso e tutta la sala si riempie di stelle, centinaia e centinaia, che ricoprono le pareti e il soffitto.
Tu non durerai in eterno ma Helena Corvonero resterà per sempre qui.
 

Fortune rota volvitur:
descendo minoratus;
alter in altum tollitur;
nimis exaltatus
rex sedet in vertice
-caveat ruinam!-
nam sub axe legimus
Hecubam reginam.

[Si volge la ruota di Fortuna : sempre più giù discendo;
un altro sale in alto; esaltato oltre ogni misura

sopra tutti un re siede sul trono - 'stia attento alla caduta!'-
sotto il mozzo della ruota leggiamo 'Ecuba regina'.]

   
 
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