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Autore: Leenadarkprincess    30/06/2011    0 recensioni
"Ora che la notte è giunta, vorrei riposare."
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ora che la notte è giunta, vorrei riposare.
Questo cielo scuro riempito di stelle è sempre stato il mio compagno. Questo blu infinito dove regna il silenzio, dove ogni stella vive della luce che può dare, consumandosi in silenzio fino a quando, stanca, si spegne lasciandosi assorbire dal buio. Ogni stella è sola, una piccola sfera di luce, che arde candida senza nessuno che la possa vedere, se non noi mortali.
Quando ero piccola e finalmente il sole si allontanava, e tutto quello che rimaneva di lui era la luna, e mio padre e mia madre finivano di sparecchiare la tavola dopo la cena e intanto discorrevano tra loro nella cucina illuminata, io silenziosamente scivolavo fuori dalla stanza. Attraversavo il salotto oscuro, in fretta, ed uscivo sul balcone. Alzavo lo sguardo e guardavo in su verso le stelle, sentivo i grilli che cantavano, e nient’altro che l’eco delle voci provenienti da dentro.
Allora pensavo che il Cielo era ovunque, e sgranavo gli occhi, pensando che l’infinito era qualcosa di eccezionale. Aprivo le braccia per abbracciare il cosmo, e mi chiedevo se ci sarei riuscita, e una parte di me ne era convinta.
E tendevo una mano verso l’alto, chiedendomi se avrei potuto toccare le stelle. Chiudevo gli occhi, e una grande energia scorreva nel mio corpo. Sentivo che avrei potuto volare. E allora riaprivo gli occhi, sentendo in me questa forza, e con tutta me stessa immaginavo di sollevarmi nell’aria fino alla Luna.
Ma i miei piedi restavano posati sulle mattonelle del terrazzo.
La Luna sembrava osservarmi, e mi chiedevo, per quale motivo non so alzarmi? In questo mondo che è così magico, perché non riesco a toccare le stelle?
Avrei voluto riuscirci. Anche io ero una stella.
 
Il peso del ricordo non si può sostenere senza impazzire. I ricordi non sono che sogni ormai irrealizzabili, riflessi di una realtà che non si può toccare, impalpabili, eppure presenti e dolorosi. Sono come la musica, emozioni invisibili che sanno di lacrime, di vertigine, di paura. Sono la tomba di un domani che svanisce in un ieri.
A volte rivivo quei momenti dentro di me, e allora grido. Mi sveglio la notte, il sudore freddo che aderisce a me assieme alla paura. L’odore di notte, di lenzuola e di sudore è l’odore della paura. Le facce ed i rumori si distorcono nel sogno in maschere orripilanti, strida oscene, tutto ciò che ho fatto si dimostra vano, e allora mi manca il respiro.
Mi tormentano quegli istanti, mi avvolgono sempre come la nebbia, ovunque mi volti non c’è che il mio passato. Sembra facile lottare contro una spada arrugginita, contro un nemico già morto. Invece sono i peggiori nemici di un uomo, i ricordi, perché neppure l’abisso della morte è capace di metterlo a tacere, non c’è un corpo da ferire se non il proprio, e non rimare che cadere a terra e piangere, la guancia contro il marmo freddo.
 
Tutto quello che volevo era sapere che contavo qualcosa. Nel cielo, le stelle sanno almeno di splendere sulle nostri notti prima di spegnersi. Io che ero caduta dal cielo e che ancora fremevo nella solitudine e nel buio, io, che custodivo la mia luce dentro il mio petto, io volevo solo illuminare i sogni di qualcuno. Volevo solo aiutare qualcuno ad orientarsi, volevo solo valere il desiderio di qualcuno.
Ma a nessuno importava di una stella caduta dal cielo. In questo mondo dove ognuno va per sé e cammina a testa bassa, senza ascoltare per paura di sentire, senza guardare per paura di vedere, la verità non esiste più. Esiste solo la propria realtà. Ognuno si crede il più luminoso, e si fa luce da solo, ma per ammirare il proprio fulgore finisce per cadere dove nemmeno la luce riesce ad arrivare. Come in un buco nero che risucchia ogni cosa, le persone finiscono inghiottite da un sogno e non si svegliano più.
E poi si muore.
Forse sono stata presuntuosa, ma il mondo che volevo non è mai esistito. Quel bel mondo fatto di noi, di noi e basta, di un universo dove tutto è tutto e tutto è armonia, quel mondo non esiste. Tutti dormono, e nessuno si attarda per vedere me, piccola stella che si sforza di ritornare nel cielo.
Tu eri l’unico. Tu eri uno di quei pochi che soffrivano d’insonnia e rimiravano il cielo notturno. Hai visto la mia luce. E vegliare in due è più facile, nella notte scura. Ho creduto davvero che sarei bastata da sola a donarti un po’ di luce; ma anziché il mio bagliore, tu guardavi le ombre che si proiettavano dietro di te. Ed avevi paura. Nel buio e nel sonno non si teme per un pericolo reale.
Ti sei allontanato, fino a che l’oscurità non ha preso anche te tra le sue fresche braccia.
E allora è calato il silenzio.
 
Ora piano, piano i ricordi di te mi sussurrano all’orecchio. Sono un demone senza alcuna pietà, senza alcun rimorso. Non hanno un cuore, non hanno anima, non hanno nulla, non sono nulla. Ogni particolare affila la lama del ricordo, ormai sono solo una bambola di porcellana di cocci rimessi assieme. Basta un soffio per distruggermi.
Forse sono le mie lacrime che mi appesantiscono. Forse sono le mie ferite che mi impediscono di spiegare le ali. Forse è il sangue che mi imbratta che offusca così la mia luce.
Sono tornata sul terrazzo di quando ero bambina. Ancora una volta, osservo il cielo. Oltre ogni cosa, quel cielo infinito ed immenso di diamanti è quello ce desidero. Se non posso brillare, almeno lasciatemi vedere la luce. Vi prego.
Alzo le braccia. Il vento freddo mi sfiora. La notte stellata mi accarezza e mi conforta.
Dove sei ora?
In fondo non importa.
Perché ti sveglierai anche tu di soprassalto, la notte. Gli incubi che non mi danno tregua prenderanno anche te. E allora, il viso bagnato di lacrime, ti sentirai solo.
Ma non devi sentirti solo.
Chiudo gli occhi, e salto. Sento l’aria forte attorno a me, afferrarmi tra le sue braccia, mentre cado.
Allora riapro gli occhi, e le vedo. Le stelle.
Non importa dove tu sia. Perché ti sveglierai madido di sudore tormentato dagli incubi e dal rimorso, e cercherai con la mano un corpo accanto a te. E non troverai nessuno. Allora ti sentirai solo, e ti guarderai attorno, il volto rigato dalle lacrime.
E guarderai il cielo blu, un tessuto di velluto scintillante che ti fa di coperta nel tuo sogno. Le stelle con la loro luce ti conforteranno. E tra di loro ci sarò anche io.
Le stelle sono l’ultima cosa che vedo. Assieme al tuo volto.
  
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