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Autore: Acqua Efp    30/06/2011    7 recensioni
Alissa ha nove anni. Il suo eroe è suo padre e la sua vita è perfetta: va bene a scuola ed è fidanzata con l'amore della sua vita Michele. Alissa ha diciotto anni e disprezza suo padre da quando nove anni prima lo ha trovato a baciare la sua maestra preferita delle elementari. Alissa non crede all'amore di Sergio, suo compagno di classe. Alissa non crede all'amore in generale, ma il suo cuore batte di nuovo, per un solo attimo quando rivede Michele. Alissa ha ventisette anni, non ha perdonato suo padre, non del tutto, ma sarà lui ad accompagnarla all'altare il giorno delle sue nozze con l'amore dellla sua vita Michele, esattamente diciotto anni dopo.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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9, 18, 27 Una premessa è d'obbligo a questa one-shot.
E' nata per partecipare al concorso "Sarete Scrittori" ma non ha passato il secondo turno e avevo deciso inizialmente di non pubblicarla, poi ho pensato a quelle 31 persone che l'hanno votata e mi sono detta che non era giusto non proporgliela di nuovo completa.
La ripetitività che troverete in alcuni punti è voluta, così come il modo di parlare inizialmente infantile.
E' una storia di speranza, la storia di come la vita a volte ti proponga degli ostacoli che sembrano insormontabili, ti riservi dolori ma di come poi, in qualche modo, ti dia l'occasione di essere di nuovo felice.
Non sono sicura del fatto che fosse adatta o meno per il concorso, semplicemente questo è quello che ho scritto.
Buona lettura, nella speranza che vi piaccia almeno un po'!



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9, 18, 27



Mi chiamo Alissa, ho nove anni, ed oggi sarà il giorno più bello della mia vita. Oggi darò il mio primo bacio a Michele, il mio unico vero amore. Siamo in classe insieme da anni e io lo amo da morire, da grandi ci sposeremo.
Ho già pensato a tutto: io sarò una professoressa di matematica e lui un grande scienziato, avrò il mio splendido abito da sposa bianco e papà, il mio eroe, mi accompagnerà all’altare. L’ho detto anche alla mia maestra preferita, gliel’ho scritto nel tema su “il mio eroe” che abbiamo fatto ieri.
Scendo dall’auto e do un bacio a papà, poi corro in classe. La maestra non è ancora arrivata e nemmeno Michele.
Appoggio la cartella e apro la tasca della merenda, devo prendere un fazzoletto ma mi accorgo che la merenda non c’è. Corro in cerca della maestra, devo chiamare papà e dirgli di tornare. Giro l’angolo e mi blocco.
Sento qualcosa di bagnato sulla guancia, mi arriva alle labbra ed è salato. È una lacrima. Una lacrima perché davanti a me c’è il mio papà che bacia una donna sulla bocca. Una donna che non è la mia mamma ma la mia maestra preferita. Non mi hanno vista. Faccio un passo indietro e torno in classe. Farò finta che oggi non esista.

Mi chiamo Alissa, ho diciotto anni, ed oggi sarà il peggior giorno della mia vita. Quello che mi sconvolge così tanto è un banalissimo compito in classe di matematica. Mi chiedo da quando ho cominciato ad essere così scarsa in questa materia, e pensare che una volta pensavo fosse il mio futuro. Una volta credevo tante cose di cui ora almeno la metà mi sembrano ridicole.
Entro in classe e appoggio lo zaino, poi mi lascio cadere sulla mia sedia. Stanca delle monotone e ripetitive giornate di scuola. Il cellulare mi vibra in tasca, leggo il messaggio. Ancora una volta è Sergio. Se non la smette penso che potrei arrivare ad ucciderlo. Gli ho spiegato che per me l’amore è sopravvalutato, anzi che io ne faccio proprio a meno, ma questo baldo giovane non cede, sembra che si diverta ad essere rifiutato. Dice che mi ama, che non può stare senza di me, francamente credo che appena un’altra lo degnerà di attenzione si dimenticherà della sottoscritta in men che non si dica.
La mia compagna di banco si siede e mi saluta. Non posso fare a meno di sorriderle perché è anche la mia miglior amica. L’unica che sa tutto: sa di mio padre e di quanto lo disprezzi per ciò che ha fatto; sa che ogni tanto i miei occhi si fissano a guardare il cancello della scuola in attesa che Michele ritorni, ma Michele è a Londra da nove anni, da quando quella mattina non si è presentato a scuola; sa che a volte sorrido anche se non ne ho la forza.
Oggi, però, qualcosa è diverso. Oggi la classe è agitata. Chiedo alla mia amica se sa cosa sta succedendo ma lei si limita ad alzare le spalle. Giusto il tempo di un’occhiata e poi la professoressa entra dalla porta, c’è qualcuno con lei.
Capelli castani tendenti al biondo, spalle larghe, la figura di un ragazzo che riconoscerei tra mille anche se l’ultima volta che l’ho visto aveva nove anni: Michele. È tornato.
Il cuore perde un battito quando lui sorride alla classe. E basta quel sorriso perché il mio cuore ritorni a credere, a battere di nuovo come se quel giorno non fosse mai accaduto nulla. Tuttavia è solo un attimo e la speranza se ne va come è venuta perché io non credo all’amore. Non ci credo più da troppo tempo.
Quando lui si siede dandomi le spalle concedo al mio sguardo di scivolare su di lui. so che la mia amica mi ha vista ma non importa. Non importa perché i suoi occhi hanno incrociato i miei e so che mi ha riconosciuta.  Una lacrima mi solca il viso. Come farò a fingere che oggi non esista?

Mi chiamo Alissa, ho ventisette anni, ed oggi sarà il giorno più bello della mia vita. La mia miglior amica mi sta aggiustando i capelli, aggiungendovi qualche fiore in mezzo. L’abito bianco è scomodo e mi intralcia ma non ha importanza.
Bussano alla porta e mio padre entra, si blocca un attimo quando mi vede e poi mi abbraccia, mi stringe a sé come non fa da quel giorno di diciotto anni fa, e io mi trovo a ricambiare l’abbraccio.
Mi dice che sono bellissima e mi allunga la mano. Tentenno un secondo ma alla fine l’afferro e mi faccio trascinare in chiesa. Gli invitati sono già tutti seduti. Vedo mia madre sorridere e stringere la mano al mio patrigno, mia sorella mi attende pronta a farmi da testimone, di fianco a lei la nostra sorellastra di cinque anni ha in mano il cuscino con gli anelli.
Indugio un altro secondo sulla folla di amici e parenti, poi entro a braccetto con mio padre preceduta dalla mia miglior amica.
Davanti all’altare Michele sta ritto e mi guarda sorridendo come se esistessi solo io, come se fossimo solo noi due. Incontrare il suo sguardo mi fa tremare le gambe e mi fa sentire di nuovo l’adolescente di nove anni fa, quando l’ho rivisto, quando è entrato dalla porta della classe e io l’ho riconosciuto. Il mio cuore rallenta, i battiti si fanno più intensi man mano che mi avvicino. Infine mio padre prende la mia mano e la posa su quella di Michele, l’amore della mia vita. “Amala, rispettala e non farla soffrire mai” gli dice. Qualcuno potrebbe sarcasticamente far notare che non è la persona adatta a fare certe affermazioni, ma non io. Non io che l’ho tanto odiato e disprezzato, non io che un po’, davanti al suo pentimento sincero, l’ho perdonato.
Ci scambiamo i voti, pronunciamo il nostro ‘sì’ e sono felice come non mai, perché so amare e sono amata.
Prima di baciare mio marito uno sguardo cade su mio padre, è solo un frammento di tempo ma lo vedo distogliere gli occhi da me e guardare triste mia madre che, invece, raggiante intreccia le dita a quelle del nuovo compagno. E mentre bacio mio marito una lacrima scende e mi riga una guancia. Oggi esiste e non potrò, né vorrò, mai fingere che non sia così.
   
 
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