A Izzy.
Perché oggi sono due
anni che ti conosco, e sei sempre la migliore.
Perché ancora non ti
sei stufata dei miei saluti affrettati su messenger
alla sera.
Perché facciamo
ancora a gara per chi vuole più bene all’altra.
Perché tu mi hai
fatto conoscere il mondo delle fanfiction.
Perché hai sostenuto
tutte le mie strane idee, dal “Vodkafone è tutto
intorno a te; ubriachiamaci” al leopardo a pois.
Perché tu sei la mia
Izzy, e tra sedici giorni potrò finalmente dire a
tutti che sei la mia carpo-trota fattona preferita.
Ti voglio bene, maniacaH della porta accanto. ♥
Se non
riuscissi a risvegliarmi, posso restare qui con te?
Dove mi trovo?
No, è una domanda stupida, io questi posti li so a
memoria.
Forse li conosco meglio anche della mia stessa casa.
Decisamente senza il forse: la mia mente ha viaggiato ed abitato in questi
luoghi più di quanto abbia vissuto nel mondo reale.
La domanda giusta è: come
ci sono finita qui?
Provo a pensare all’ultima cosa che mi è successa. Mi
sembra di essermi appena svegliata da un lungo sonno, e il ricordo più recente
che ho è la cena con mio padre. Non mi sentivo molto bene.
Probabilmente sto sognando. Anzi, è di sicuro così.
Già che ci sono, però, mi conviene approfittare di questo
sogno.
Così apro un portone enorme di fronte a me, e mi ritrovo a
passeggiare nella Sala Grande.
Ricordo ancora le parole che
Sorrido, non posso fare altro. Sorrido perché sono entrata
nel suo mondo, che ora è anche il mio.
E poi – non riesco ancora a crederci – lo vedo.
È lì, seduto al suo tavolo – quello dei Grifondoro – che
mi guarda.
Quasi quasi vado lì a dirgli: “Sei identico a tuo padre,
tranne che per gli occhi. Hai gli occhi di tua madre” solo per il gusto di
prenderlo in giro. Insomma, per sette libri hanno saputo dirgli solo quello,
povero ragazzo.
Mi avvicino, trovo il coraggio di sedermi vicino a lui, e
lo squadro da cima a fondo.
Sì, è proprio lui. Harry
Potter.
« Tu sei… » comincio, e lui mi interrompe subito.
« Sì, Erica » sorride.
« Come sai il mio nome? » lo guardo scettico. Appena
arrivata e già mi applicano il Legilimens? Forse è meglio che me ne torno da
dove sono venuta.
« Noi ti conosciamo da sempre » mi risponde divertito.
Ah, già. Sono un po’ ossessionata effettivamente, me lo
ripetono tutti. Probabilmente anche lui si è stancato di sentirsi nominare
dodicimila volte al giorno da parte mia. Pazienza.
« Cosa ci faccio qui? » gli chiedo allora, magari a questo
sa darmi risposta.
« Sei in coma, Erica » mi dice una voce conosciuta.
Mi giro di scatto, e davanti a me ho Hermione Granger. Di
fianco, c’è Ron. E poi Ginny.
Mi guardo in giro in cerca di una persona, ma prima che
possa sbracciarmi e chiedere dov’è, Ron mi anticipa.
« Fred non è ancora arrivato ».
Ok, non è ancora arrivato. Ma arriverà. Ne sono certa.
Dopotutto, se io sono in coma, questo è tutto un mio sogno, quindi lui… Oh, no,
aspetta.
« Coma?! » domando preoccupata.
« Da tre giorni » mi risponde Hermione.
Ed ora ricordo. La meningite. Una corsa all’ospedale, il
corridoio bianco, il camice dei medici, e poi… Buio. Devo proprio essere andata
in coma.
Bizzarro. Non mi sento per niente male dentro a questo
sogno.
Anzi, mi sembra di non essere mai stata così in forma.
« Buffo » dico senza pensare, e subito una voce sognante
dietro di me dice: « Che cosa è buffo? »
Voglio anch’io una
collana di tappi di Burrobirra così, penso mentre mi giro a vedere Luna Lovegood. Ho davanti
a me la ragazza della saga che mi ha sempre incuriosito di più. Ci scrutiamo a
lungo, come se volessimo imprimere nella mente il ricordo di quest’incontro.
« Essere qui è buffo » rispondo.
Lei mi sorride, e ci capiamo.
« No, non è buffo, sei solo venuta a ringraziarci » mi
risponde.
E, sentendo queste parole, di colpo mi rendo conto che ha
ragione. Come sempre, d’altronde.
Li guardo tutti, uno per uno. Voglio ricordarmeli bene,
quando sarà ora di svegliarmi.
« Erica ».
Oh no, adesso svengo. Si può svenire mentre si è in coma?
Probabilmente no, ma io svengo lo stesso.
Quella. Voce.
Non mi giro nemmeno, potrei veramente prendere un infarto.
« Sei tu? » domando, con la voce che trema.
« Ogni tanto mi confondono con George, ma come vedrai, io
sono indiscutibilmente molto più bello e affascinante di lui ».
Non posso resistere oltre, devo girarmi, devo vederlo.
Dopo anni che mi presento dicendo: « Salve! Io sono la
moglie di Fred Weasley! », riesco finalmente a conoscere mio marito.
Dire che è una situazione strana è dire poco.
È come ritrovarti di fianco quel cantante o quell’attore
che ami tanto e poterci parlare insieme per davvero, non in un sogno. Puoi
dirgli tutto ciò che hai programmato della vostra vita insieme. Quanti saranno
i vostri figli, i nomi che gli darete, le vacanze che andrete a fare, la vostra
luna di miele… Ogni cosa che prima era solo frutto di un sogno.
Invece rimani zitto, immobile, senza proferire parola.
Rimani a guardarlo, perché non puoi fare altro.
E, per la cronaca, lui è bellissimo. Come sempre.
« Ho l’onore di conoscere mia moglie, allora? » mi dice
con un sorriso a trentadue denti. Cavolo, è ancora meglio di quanto avevo
immaginato.
Le alternative sono due: o muoio qui sul colpo,
nell’attimo di felicità più assoluta, oppure gli salto addosso. La seconda, a
dir la verità, mi alletta di più, non so il perché.
Mi avvicino, come se volessi assicurarmi che sia veramente lui quello di fronte a me. Sì, ormai non
ci sono più dubbi.
« Se non riuscissi a risvegliarmi, posso restare qui con
te? » gli chiedo speranzosa. È il sogno di una vita rimanere accanto a lui, a loro, per un tempo infinito, per sempre.
« Certamente, sei mia moglie! Ma purtroppo qualcosa mi
dice che ti sveglierai ». Il suo sorriso è come una droga, non sto scherzando.
Di tutto quello che ha detto ho sentito solo le prime quattro parole, e sono
cremisi.
« Grazie » gli dico abbracciandolo. Lui ricambia la
stretta, accarezzandomi leggermente la schiena per qualche secondo, e a me
vengono i brividi.
« Credo che tu debba dire grazie a tutti, e non solo a me
» risponde.
Cavolo, è anche intelligente. Cosa si può chiedere di più
dalla vita?
Sciolgo l’abbraccio e torno a guardarli uno per uno. Fred
ha ragione. Qui davanti ho tutti loro perché ognuno di loro è da ringraziare,
per un motivo o per l’altro.
Ed ora, tutto questo sta per finire. Tra pochi giorni
uscirà l’ultimo film. E dopo? Finirà anche la loro leggenda?
« Mi avete salvato tante di quelle volte » comincio a
dire, guardando il soffitto. Ho questo brutto vizio; quando faccio i discorsi
seri non riesco a guardare in faccia nessuno.
« Quando è iniziata la separazione dei miei c’eravate voi.
Quando ho cambiato scuola c’eravate voi. Quando volevo smettere di scrivere mi
avete convinta a tornare dalla mia penna blu. Quando è accaduto l’incendio a
casa mia siete venuti a sorreggermi. Per non parlare di mia madre… »
« Non parlarne se non vuoi, noi sappiamo di cosa parli »
mi dice Luna. « La mancanza di una vera figura materna ti fa sentire perso,
tante volte ».
La mia Luna. Le
sorrido, con le lacrime agli occhi. Lei
sa di che cosa parlo.
« Continuerete a salvarmi? » chiedo con un nodo alla gola.
« Io non voglio che finisca tutto qui. Questa è la mia casa, io qui ci abito
più di quanto faccia nel mondo reale…
»
« Noi ci saremo sempre » mi conforta Ginny.
Hermione accanto a lei annuisce cercando di darmi
coraggio.
Il coraggio che serve per risvegliarsi.
« Sei pronta? » mi chiede Harry.
Non sono sicura di voler annuire, ma lo faccio lo stesso.
Loro ci saranno. Me l’hanno promesso.
« Quando tornerai fuori dalla Sala Grande ti risveglierai,
tutto qui » dice Hermione.
Ron non sembra così convinto, e si incanta a guardare gli
orecchini di Luna.
« Lo sapete vero che nella mia testa voi due non state
insieme? » chiedo indicando Hermione e Ron.
Loro scoppiano a ridere.
« Certamente – dice Hermione – Ron secondo te è l’uomo
perfetto per Luna ».
« Sono contenta che l’abbiamo messo in
chiaro » dico sorridendo.
« Era meravigliosa la storia del leopardo a pois » mi
sostiene Ron. « Però potevi anche evitare di far morir Hermione ».
« Era necessario ai fini della fanfiction
» ribatto, « e poi non lamentarti, io ti affiancherò sempre a Luna ».
« E non dovrei lamentarmi?! » si sdegna lui, indicando i
capelli biondo sporco della ragazza.
« No, decisamente » rispondo con un sorriso.
« A proposito – la voce di Luna è ancora più sognante di
quel che pensavo – quella su “Accio mamma” era a dir poco azzeccata.
Complimenti ».
Arrossisco. Non posso farne a meno; adoro scrivere di lei,
e sentirmi fare i complimenti da lei stessa è tanto bizzarro quanto
meraviglioso.
« Forse è meglio che tu vada ora » mi dice Hermione. «
Sono tutti preoccupati i tuoi amici ».
Ripenso a ciò che mi sono lasciata alle spalle. Non mi
sembra di così vitale importanza, ma non dico nulla. Sapevo anche io che non avrei mai potuto restare lì per sempre.
« Prima di andare… » comincio, ma mi fermo imbarazzata.
Fred mi guarda con un sorriso, mi prende per mano e mi
accompagna al portone.
« Sarai mia moglie per sempre » mi sussurra dandomi un
piccolo bacio.
Ora posso morire felice. O risvegliarmi, se preferite.
Apro la porta. Mi giro a guardarli un’ultima volta,
saluto, ed esco.
Risvegliarsi da un coma è strano.
Primo, perché non ti rendi conto di esserci mai entrato.
Secondo, perché tutti ti sono attorno a chiederti come
stai e ti viene solo gran voglia di riaddormentarti, oltre che un gran mal di
testa.
Ma non ascolto nemmeno quelle duemila voci che si
sovrastano e mi parlano.
No, ora ripenso a loro.
Che continueranno ad esserci per sempre, e che mi aspetteranno.
Che continueranno a salvarmi,
almeno altre duemila volte.
Ne sono sicura.
E quando ritornerò da loro non solo avrò Fred tutto per
me, ma riuscirò anche a far innamorare Ron di Luna, ne sono certa.
{
Spazio HarryJo.
Ecco
qui questa… Cosa…
A me è
piaciuto scriverla. Perché c’ero io, perché c’era Fred, perché era per la mia Izzy.
Fatemi
sapere che cosa ne pensate se volete.
A
presto, un bacio,
Erica ♥