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Autore: bice_94    30/06/2011    7 recensioni
Beckett: allora direi che a questo punto, manca solo da definire il dettaglio finale. Cosa scommattiamo, scrittore dei miei stivali?
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sig. Jerson: vi scaglierò contro l’intero ordine dei giudici. Non sapete con chi avete a che fare. Mia figlia è innocente e voi non potete infangare il suo nome e quello della nostra famiglia in questo modo. Siete solo un branco di poliziotti da strapazzo.
Questa era stata la “diplomatica” reazione del distinto imprenditore Jerson, sotto lo sguardo incredulo di Beckett.
Castle aveva deciso di partecipare all’interrogatorio insieme alla detective, come ai vecchi tempi, ma questa volta, stranamente, era davvero rimasto in silenzio: niente domande, niente commenti, niente battute.
Era rimasto semplicemente su quella sedia a guardare come Kate si trasformasse in quella stanza: diventava una tigre, tirava fuori tutta la sua forza e i suoi occhi brillavano di una luce che quasi mai riusciva a scorcere fuori da quelle mura.
Era il fuoco che ogni giorno la portava a lavoro e la spingeva a cercare la verità, a qualsiasi costo.
Era per questo che l’aveva scelta come musa, era per questo che tanto l’ammirava e soprattutto era per questo che l’amava.
La vedeva indistruttibile, ma dopo la durezza delle parole dell’imprenditore sembrò vacillare, ma fu solo un istante, un piccolissimo istante.
Beckett allora rivolse il suo sguardo a Castle che le era rimasto accanto, come sempre.
Lo scrittore gli sorrise in maniera quasi impercettibile, ma quello bastò per rinvigorire la donna, che continuò il suo lavoro in modo impeccabile.
Appena finì l’interrogatorio, Beckett si fiondò vicino alla sua scrivania, sbattendo pesantemente sul tavolo tutti i fascicoli di quel caso che iniziava a detestare e sbuffò vistosamente.
C: sei stata fantastica.
Lo scrittore sorrideva apertamente, con occhi che sembrava pieni di.. di ammirazione. Possibile?
B: grazie Castle, ma quel pallone gonfiato mi ha tolto 10 anni di vita. È così.. così.. odioso!
C: oh credimi, tu gliene hai tolti molti di più..
Beckett sollevò lo sguardò e vide finalmente il volto luminoso di Castle, che sembrava fiero di lei, fiero di potergli essere accanto.
La detective si rilassò a quella vista e sorrise, come per ringraziarlo silenziosamente.
B: oh, me ne stavo quasi per dimenticare. Noi dobbiamo parlare di cose importanti.
La faccia di Kate sembrava essere piuttosto seria e Castle si preoccupò nel vedere quell’espressione, chiedendosi cosa avesse fatto quella volta.
Beckett scoppiò a ridere quando i lineamenti di Castle si tirarono in una smorfia.
B: ehy rilassati scrittore da strapazzo. Dobbiamo parlare del mio premio.
Le detective sorrise, mentre Castle tirò un sospiro di sollievo.
C: hai ragione. Me ne ero dimenticato.
Ok, questa era una bugia bella e buona, infatti Beckett  lo guardò inarcando un sorpracciglio, ma lo scrittore decise di ignorare quell’espressione.
C: allora, cosa devo fare?
L’uomo si avvicinò pericolosamente alla detective, fin quando il profumo di ciliegie non lo inebriò con tutta la sua delicatezza.
Beckett poggiò un palmo sul petto di Castle, bloccandolo sul posto.
La sua mano stava bruciando per quel contatto, ma si impose di ignorare quella sensazione allo stomaco che la stava torturando.
B: buono Castle. Stasera a casa mia verso le 18.30. Ci stai?
Quella donna era veramente perfida.
Aveva abbassato il suo tono di voce, fino a farlo diventare un sussurro provocante.
Castle aveva un’espressione imbambolata e, senza troppa esitazione, annuì.
B: a stasera allora.
Le detective prese la giacca e lasciò lì Castle, che continuava a seguirla con lo sguardo, sorridendo.
 
Era fiera di sé.
L’aveva comprata per lui.
Il colore si sarebbe intonato perfettamente con i suoi occhi e sperava di aver preso anche la misura giusta.
Le 18.30 precise e il campanello squillò e squillò ancora.
Beckett pensò immediatamente all’espressione di Castle quando gli aveva dato quegli indizi.
Era veramente irrecuperabile quell’uomo.
Lei non gli avrebbe mai e poi mai proposto una cosa del genere.
Come aveva potuto anche solo pensarlo?
La detective si trovò a sorridere, ammettendo che probabilmente non gli sarebbe poi dispiaciuto.
Si diresse velocemente alla porta e Castle la guardava con un sorriso veramente meraviglioso.
Era molto elegante e decisamente affascinante e quasi si pentì di doverlo far cambiare.
C: buonasera.
B: ehy, entra.
La donna lo osservò, mentre faceva un’analisi veloce del suo appartamento.
C: allora?
B: allora.. eccoti qua.
Gli porse un pacco, mentre Castle continuava a guardarla, spiazzato.
C: un regalo? Mi sbaglio o il premio era per te? Se è così scommetterò con te mooolto più spesso.
B: fossi in te lo aprirei.
Lo scrittore, da gran curioso quale era, fece tutto con un gran entusiasmo, finchè non vide il contenuto.
Una tuta.
Una bellissima tuta blu e nella mente di Castle si spiegarono chiaramente le parole di Beckett.
Come era stato così stupido da farsi accecare dal suo desiderio?
La sua espressione fu impagabile e Beckett scoppiò in una fragorosa risata.
B: non fare quella faccia! Paura di non riusicire a starmi dietro in una bella corsa nel parco?
A questo punto la frittata era fatta, tanto valeva seguire il suo gioco.
C: ti piacerebbe detective. Dove mi cambio?
 
E così stavano correndo per quel parco meraviglioso vicino casa di lei.
Beckett doveva ammettere che vedere quel fisico scolpito che traspariva chiaramente dalla maglietta bianca, ora completamente sudata, le aveva fatto uno strano effetto.
C: visto.. lo sapevo.. che.. non eri poi così veloce..
Lo scrittore era veramente sfinito, ma era troppo orgoglioso per arrendersi.
L’unica consolazione era poter vedere Kate così rilassata e così bella.
B: ma che dici? Mi sono dovuta fermare ben tre volte per non lasciarti indietro.
Castle non rispose.
B: Castle?
Niente.
B: Castle?
La detective si fermò e lo vide sdraiato sul prato, ansimante e con il petto che si alzava e si abbassava in maniera irregolare.
Beckett si mise a ridere e lo raggiunse.
B: sei uno sfaticato.
C: e tu sei un’assassina. Il mio cuore è fragile.
E lo scrittore, con aria innocente, portò una mano in prossimità del suo cuore.
Beckett lo guardò profondamente e si mise seduta accanto a lui.
B: ti do 5 minuti e ripartiamo. Ok?
Quando si voltò però, il viso dello scrittore era più vicino del previsto, molto più vicino.
B: Castle? Che stai facendo?
C: niente.
Lo scrittore si avvicinò ancora e lasciò che la sua mano si posasse una guancia leggermente arrossata di Beckett.
C: dovresti sapere che non mi piace perdere, quindi, ho appena deciso che mi prenderò comunque la mia ricompensa.
La detective perse un battito, ma per una volta decise di abbandonarsi a quelle mani così calde e di lasciare che la sua irrazionalità prendesse il sopravvento.
B: chi ti dice che te lo lascerei fare?
C: me lo impediresti?
Castle la guardò ancora negli occhi, l’accarezzò di nuovo e, quando ricevette quel sorriso luminoso dalla donna, la baciò, come se una calamita li attirasse inesorabilmente.
La baciò come non aveva mai fatto, lasciando che con quel contatto i loro animi si toccassero e diventassero una cosa sola.
Dolcezza, amore e passione.. perfezione. 




bè siamo arrivati alla fine!!
spero tanto vi sia piaciuta..
è la prima fanfic che sono riuscita a finire su efp, quindi direi che sono abbastanza soddisfatta.. ;)
grazie a tutti per aver continuato pazientamente a leggere.. :D
un bacione grandissimo!!!
Bea:)

   
 
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