Sky’s
still blue-
Lily non amava affatto i
temporali improvvisi, per di più se questi rovinavano una
così bella giornata.
Ricordava di essersi
svegliata col sole, il fastidio che aveva provato quando i raggi
avevano fatto
capolino da sotto la tenda invadendo la stanza e facendole strizzare
gli occhi
e il naso coperto di lentiggini.
L’intera Hogwarts aveva
sbadigliato alzandosi dal letto sotto un assolato cielo di quasi
estate. Quel
giorno Lilian aveva inspirato profondamente e già, prima di
guardarsi allo
specchio e affondare la spazzola in quella chioma vermiglia, aveva
deciso che
si sarebbe recata al campo per il suo ultimo allenamento di Quidditch
prima
delle vacanze estive.
Si era lavata con cura i
denti e aveva indossato direttamente la sua divisa da cercatrice in cui
i
colori oro e rubino sfavillavano sotto i raggi dorati. Con noncuranza
aveva
messo nella sacca un paio di jeans scoloriti di ricambio e un
maglioncino verde
largo, un regalo di nonna Wesley dello scorso Natale.
Era di ottimo umore quella
mattina e questo non poté passare inosservato ai suoi cugini Hugo e Rose riuniti in
sala comune prima di
andare a fare colazione.
La rossa ingurgitò di gusto
la colazione a base di uova strapazzate e bacon, bevve tutto il suo
succo
d’arancia e poté sentirsi soddisfatta quando
sbirciando oltre la spalla della
Wesley non notò alcun ghigno e alcuna chioma platinata.
Aveva congedato i due
cugini i quali uno aveva preferito tornarsene in sala comune,
l’altra si era
diretta verso la biblioteca per completare le ultime ricerche prima
degli esami
finali.
Lily invece aveva puntato
dritto verso il campo da Quidditch dove era sicura di trovare Alice
Baston che
con le sue urla incitava i ragazzi della squadra ad essere
più reattivi; anche
a metri di distanza poteva sentire il frusciare delle scope e i fischi
dei
bolidi che sfrecciavano a grande velocità, persino il
continuo battere d’ali
del boccino d’oro.
Lily attraversò il prato verde
del castello mentre con un elastico tentava di raccogliere i capelli in
una
coda di cavallo. Non aveva notato che in lontananza cumuli di nuvole
bianche e
soffici si avvicinavano, cariche di pioggia e di guai.
E così era arrivata agli
spogliatoi dove era sicura di trovare le divise dei grifoni appese o
sparse
dappertutto così come le sacche e gli zaini. Invece regnava
un silenzio quasi
spettrale a cui Lily non fece molto caso.
Posò la sacca. Si tastò i
pantaloni per recuperare la sua bacchetta che ripose accuratamente
all’interno
della borsa insieme ai vestiti. Impugnò la sua fedele Nimbus
3000 e si avviò
verso il verde prato del campo.
Lo scenario che le apparve
non era esattamente come lo aveva lasciato: l’azzurro del
cielo era stato
momentaneamente oscurato dal passaggio di quei nuvoloni grigi e una
forte
brezza si era levata portando con se il tipico odore di pioggia. Dove era andato a finire il sole di quella
mattina? Lily aveva sbuffato, aveva calpestato il terriccio
con le guance
ancora rosse dalla rabbia e senza ulteriori indugi aveva preferito
cavalcare la
sua scopa per un’ultima volta. Volare era divertente e le
faceva dimenticare
qualsiasi frustrazione anche se quella volta il vento e la
pioggerellina le
offuscavano la vista facendola irritare più di quanto non lo
fosse già. Il
vento le premeva i vestiti e lo sentiva quasi gridare tra le orecchie;
sentiva
quella sensazione finché non si accorse che qualcuno
realmente stava gridando e
per di più il suo nome.
Madama Bum con le mani sui
fianchi e piegata in avanti quasi a sovrastarla l’aveva
rimproverata
dichiarandole che gli allenamenti erano stati già sospesi e
che sarebbero
ripresi al rientro al castello dopo le vacanze estive. Lily a quel
punto si era
morsa la lingua per non imprecare in faccia alla professoressa. Aveva
serrato i
pugni e si era diretta di gran fretta negli spogliatoi per recuperare i
pochi
oggetti che teneva ancora conservati nell’armadietto.
Era uscita di lì e ciò che
la mandò letteralmente fuori di testa fu il constatare che
la pioggerellina si
era tramutata in un vero e proprio temporale estivo con tanto di tuoni
e lampi.
Lily si fece coraggio e si
incamminò sotto la pioggia scrosciante verso
l’entrata del castello. Quando si
dice che le catastrofi non si manifestano mai da sole. Lily
imprecò a mezz’aria
muovendo le gambe a passo di marcia quando scivolo inevitabilmente su
un punto
in cui la terra era troppo molle, facendola franare e atterrando con il
sedere
in quella consistenza bagnata e puzzolente. Affondò le
unghie nella terra
facendosi leva con gambe così da poter trovare nuovamente
l’equilibrio e
alzarsi. Non osò osservarsi le mani e il resto della divisa,
impregnato di
fango fino ai gomiti e alle caviglie. Con suo triste
rammaricò notò bene dove
era atterrata e cosa aveva malamente calpestato e distrutto: la sua
Nimbus 3000
giaceva immobile al suolo sepolta dal fango e bagnata dalla pioggia.
Sgranò gli
occhi e tentò di rimettere a posto i pezzi della scopa
regalatele dal padre
solo la primavera precedente. Pensò di poterla riaggiustare
utilizzando la sua
bacchetta. Si tastò la tasca dei pantaloni infangati e la
maglietta, ma nessuna
traccia della bacchetta. Ricordò di averla lasciata nello
spogliatoio.
E così con i capelli
incollati alle tempie, la divisa sporca, le unghie nere e la rabbia in
testa,
Lily Potter si dirigeva nuovamente a quel maledettissimo campo di
Quidditch
gracchiando maledizioni e minacce di morte a tutti coloro che le
venivano in
mente, nome ricorrente Malfoy.
Giunse
agli spogliatoi, ma pur avendo trovato la bacchetta si
ritrovò immobile a
fissare la pioggia che cadeva densa e alla leggera nebbia che era da
poco
calata. Optò per un cambio di vestiti e dopo essersi fatta
una doccia veloce
appallottolò la divisa sudicia, che mise nella sacca, e
affondò le gambe nei
jeans puliti e le braccia nel maglione
largo color verde pisello. Si limitò a
frizionarsi i capelli con
l’asciugamano: tanto poi si sarebbero bagnati nuovamente.
Afferrò la sacca e si
mise la bacchetta in tasca.
Si inoltrò nuovamente tra
la fitta pioggia che non accennava a diminuire e camminò a
tentoni a causa
della nebbia che le offuscava la vista. Stava camminando da diversi
minuti. ma
nessun segno del dirupo dal quale era caduta. D’un tratto le
sue mani vennero a
contatto con una superficie ruvida e Lily pensò di essersi
scontrata contro il
platano picchiatore. Poggiò nuovamente la mano e
camminò in parallelo a quella
cosa che doveva essere per forza una parete.
Con sua enorme sorpresa si
ritrovò davanti all’entrata principale del
castello senza che lei lo volesse
realmente. Salì i gradini marmorei per trovare conforto
nella tenue luce
dell’androne dove non vi era anima viva di uno studente,
probabilmente erano
tutti nelle rispettive sale comuni.
Lily era stizzita, delusa,
amareggiata ma soprattutto furente come non lo era stata mai.
Pensò che quello
fosse tutta opera di Malfoy, che le avesse scagliato una maledizione
solo per
il semplice gusto di vederla in quello stato: poteva udire
perfettamente la
risata canzonatoria che avrebbe teatralmente adoperato se
l’avesse vista in
quello stato. Gli occhi di Lily si ridussero a due fessure a quel solo
pensiero
e il ricordo della sua assenza a colazione le fece ingoiare la bile che
le era
risalita in bocca. Si strinse nel maglione largo e inzuppato e con le
converse
che scricchiolavano imboccò il primo corridoio che le si
presentò davanti.
Porco
Godric, non solo non c’erano stati gli allenamenti, non
solo aveva distrutto la sua scopa, non solo era bagnata fradicia fino
alle
punte dei piedi ma aveva pure la patetica voglia di sprecare le sue
energia
vitali nel pensare a quell’essere insulso alias Malfoy?
Senza rendersene conto era giunta nei
freddi
sotterranei del castello, sede da tempo immemorabile dei Serpeverde.
Faceva bella mostra il
serpente intagliato in quella porta di legno da cui provenivano
schiamazzi e
urla generali.
Lily si mordicchiò il
labbro inferiore contrastando la voglia di verificare di persona la
colpevolezza di Scorpius. Sentii dei passi giungere dal lato opposto da
dove
era venuta.
Fulminò con lo sguardo
tutti coloro che la osservavano da capo a piedi, come se stesse venendo
da un
altro pianeta – e forse avevano ragione, sembrava una profuga
durante la
seconda guerra magica.
Un sorriso sornione la
colpì in viso come una frustata.
«Ma guarda chi si vede da
queste parti»
«Fottiti Nott» rispose Lily
acida come non mai, scrocchiando le nocche delle mani, sentendosi
fremere dalla
rabbia.
Il ragazzo sorrise,
affiancato da Zabini e da una ragazza con i capelli biondo cenere. Si
alzò
dalla poltrona per riporre il libro, che fino a poco prima teneva sul
grembo,
nel tavolino in mogano posto davanti a lui.
«Corridoio di sinistra,
terza camera» asserì il Serpeverde squadrandola
con i suoi occhi verdi.
Lily si bloccò, aprì più volte
la bocca per ribattere, ma si limitò a schioccare la lingua
e a salire a due a
due i gradini che portavano ai dormitori freddi e bui degli studenti.
Imboccò il corridoio alla
sua sinistra e contò le porte che si susseguivano
posizionandosi esattamente
davanti alla terza. Chiuse la mano a pugno e picchiettò la
porta con le
bordature in ferro. Ad aprirgli un Malfoy confuso ed esitante che la
squadrava
con un sopraciglio alzato con lo stesso sguardo riservato ad una
stalker.
«Potter?» accennò quasi per
verificare se la rossa che aveva di fronte era realmente Lilian Luna
Potter che
conosceva e non qualche impostore che si era servito della pozione
polisucco.
«No, Mago Merlino!» rispose
sarcastica la rossa tanto da far indietreggiare Scorpius
così da permetterle di
entrare nella stanza.
Lily si scrollò dalle
spalle i capelli ancora umidi e grondanti d’acqua e con fare
disinvolto si
abbassò leggermente per strizzarli bene facendo cadere
l’acqua su tutto il
pavimento di marmo.
Malfoy la guardava
sconcertato appoggiato allo stipite della porta con le braccia e le
caviglie
incrociate attendendo che finisse quella scenetta. Quando
finì, Lily si rialzò
e fece accidentalmente ondeggiare i
capelli umidi troppo vicino alla faccia di Scorpius il quale
rabbrividì al contatto
freddo delle goccioline che gli si depositarono sul viso.
«Bene posso chiederti cosa
diavolo ci fai nella mia stanza o devo aspettare che ti faccia anche la
manicure?» chiese il biondo ripulendosi il viso e si
affacciò alla porta, come
per verificare che non ci fosse nessuno nei paraggi, per poi
richiuderla e
piantare il suo sguardo in quello di Lily.
«E’ opera tua questo
temporale non è vero? Hai pensato bene di farmi saltare gli
ultimi allenamenti
di Quidditch» lo accusò con sfrontatezza la
ragazza indicando con l’indice il
diluvio che stava imperversando fuori dal suo balconcino aperto.
Malfoy si tirò su le
maniche della felpa grigia e con fare distratto si grattò
una guancia per poi
estrarre, da una delle tasche dei
vecchi
jeans strappati, il suo caro e vecchio accendino.
«E sapresti dirmi anche il
motivo di questo mio gesto?» chiese corrugando la fronte e
armeggiando
all’interno dei pantaloni per trovare il pacchetto di
sigarette.
La rossa strinse le labbra
e assottigliò bene gli occhi cercando di dare maggior carico
alle sue parole.
«Perché sei uno stronzo,
egocentrico, insensibile, bastardo e perché non
c’è niente al mondo che ti
renda più felice di far diventare la mia vita un
inferno!» concluse riprendendo
nuovamente fiato dopo quella raffica di parole.
Il biondo poggiò la sua
sigaretta alle labbra e stava per accenderla quando scoppiò
in una grassa
risata e dovette riportarla tra l’indice e il medio.
«Ok ammetto che l’ultima
cosa che hai detto è vera – » la furia
negli occhi della Potter crebbe a
dismisura «- ma per tua fortuna la sola e unica responsabile
è Madre Natura»
decretò sedendosi sulla sua scrivania di mogano nera.
Lily era rimasta ritta in
mezzo alla stanza così a lungo da creare una sorta di conca
d’acqua ai suoi
piedi: si sentiva stupida, incredibilmente infantile e avrebbe voluto
sprofondare per il semplice fatto di essersi recata direttamente da
Malfoy e di
aver pensato senza altra eccezione a Malfoy.
Cos’è, le erano entrati negli orecchi alcuni
gorgosprizzi? Da quand’è che
reputava Scorpius Malfoy…beh più di Scorpius
Malfoy?
La rossa alzò lo sguardo
senza mai scontrarsi con gli occhi grigi del biondo che invece la stava
scrutando quasi divertito del suo evidente imbarazzo:
osservò attentamente i
drappeggi verdi delle tende, le lenzuola candide del letto a una sola
piazza ma
che avrebbe sicuramente contenuto più di due persone, la
cassapanca in legno
massello e la divisa pulita appesa alla parete.
Non era passato meno di un
minuto che Lily non ebbe altra scelta che affrontare lo sguardo di
Scorpius.
«Beh che hai da guardare
con quell’aria da troll?» sbottò Lily.
Il biondo aveva posato lo
sguardo sulla candida fronte per troppo tempo corrucciata, sul taglio
degli
occhi, sul profilo del mento, sulla concavità della
clavicola semivisibile, sui
seni sodi che si intravedevano a causa del maglione bagnato, sulle
gambe
legnose e tremolanti: Malfoy non si era mai degnato di pensare
«Oh merda» imprecò il
Serpeverde lasciando cadere la sigaretta e massaggiandosi le dita
scottate.
Lily si era aperta in un
ampio sorriso e aveva portato una mano alla pancia per placare i
singhiozzi a
cui si era abbandonata al ricordo della faccia di Scorpius.
Fece più passi indietro
pronunciando parole smorzate e facendo smorfie simili allo sguardo
allibito del
ragazzo poco prima. Fece un passo poi un altro in direzione del
balconcino in
cui la finestra era stata inevitabilmente aperta. Lily senti il
contatto freddo
della ringhiera premerle il fondoschiena e per un attimo perse
l’equilibrio.
Roteò gli occhi terrorizzata all’idea del vuoto
alle sue spalle e il suo cuore
perse un battito quando qualcosa la strattonò facendola
rimbalzare contro il
petto di qualcuno. Scorpius le aveva poggiato una mano sulla schiena e
quel
contatto fu quintuplicato a causa del maglione bagnato.
I loro occhi si fusero per
un solo istante il tempo di sentire un fruscio di vento e il tonfo
sordo della
porta-finestra alle loro spalle che si era chiusa.
Lo sguardo intenso che poco
prima si era scambiati a vicenda divenne truce.
«Levami quella zampa di
dosso» ringhiò Lily a denti stretti.
«Fanculo Potter» rispose di
rimando Malfoy anche se indugiò sul togliere effettivamente
quella mano dalla
schiena della rossa.
Entrambi in sincrono
sbuffarono sonoramente quando si accorsero di essere nuovamente sotto
la
pioggia battente.
«Fottiti Malfoy» disse
acida Lily sedendosi con le gambe incrociate sul piccolo balconcino
appoggiando
alle ginocchia i gomiti su cui aveva abbandonato la testa.
«Non sono io che ho una
risata sguaiata» grugnì Scorpius che
imitò
Rimasero per circa un’ora
in quella posizione: nessuno proferì parola, nessuno si
mosse e la pioggia non
accennava a diminuire.
«Cazzo. E’ Giugno no?
Perché deve piovere?» sbraitò infine
facendo sobbalzare Malfoy impegnato
com’era ad accendersi l’ennesima sigaretta bagnata.
Scorpius la osservò per un
secondo con la coda dell’occhio: era così minuta e
sembrava ancora più piccola
raggomitolata in quel modo.
Il biondo alzò gli occhi al
cielo e borbottò qualcosa con la sigaretta in bocca mentre
con le mani tirava
giù la cerniera lampo della sua felpa e gliela
lanciò in testa.
«Ahi. “Tieni” e “te la
presto” non sono parole del tuo vocabolario, vero?»
ribadì la rossa prendendo
la felpa e mettendosela sopra le spalle, sollevando il cappuccio per
coprire i
capelli.
Rimasero nuovamente in
silenzio ascoltando il rumore della pioggia picchiettare leggero sulla
ringhiera. A Lily non sarebbero bastati tutti gli allenamenti di questo
mondo
per raggiungere la serenità che adesso possedeva al fianco
di Scorpius. Inspirò
piano senza farsi accorgere e un leggero sentore di fresche sigarette
arrivò
alle sue narici facendola rabbrividire. Affondò ancora di
più le mani nelle
maniche della felpa e le portò nuovamente sotto il naso per
aspirarne il
profumo: questa volta sentii qualcosa di diverso, anche un aroma di
dopobarba e
di pino silvestre, sentiva Scorpius
e
questa bastava per farle tremare il cuore.
Aprì gli occhi che non
ricordava di aver chiuso e si meravigliò di quanto vicine
fossero le loro mani.
La pioggia adesso era diventata flebile e prometteva di voler smettere
presto.
«Brava Potter il premio
imbecillaggine lo daranno sicuramente a te»
mugugnò lanciando la cicca
consumata oltre le sbarre della ringhiera.
«Non è colpa mia se oggi
hai avuto voglia di essere il supereroe di turno»
«E chi è che stava cadendo
giù come una babbana?»
«Beh sei tu quello che mi
ha fatto ridere»
«E sono io quello che ti
ha fatto entrare. A
proposito sei tu che sei venuta da me» concluse con un sorriso in
faccia: anche
quella volta aveva fottutamente
fottuto Lily.
La rossa boccheggiò non
riuscendo ad organizzare una risposta concreta e nuovamente fu
soppiantata
dalle parole di Malfoy.
«Perché tu mi vuoi, non è
così?» le alitò dolcemente in faccia.
«Però, potrei farti la
stessa domanda?» cercò di rispondere con lo stesso
tono suadente ma ciò che le
uscì fu solo un rantolio.
Si sporsero tutte e due con
una tal foga che scontrarono le loro fronti imperlate d’acqua
e sudore freddo
procurandosi un dolore atroce.
«Potter» si lamentò
Scorpius massaggiandosi la fronte e scostandosi alcuni fili biondi.
«Malfoy» sbuffò seccata
Lily caricando un pugno per fargliela pagare.
Malfoy bloccò il polso di
Lily prima ancora che potesse sfiorargli la guancia e premette le sue
labbra
alle sue. L’unica cosa che Lily riuscì a concepire
un attimo prima che le
esplodesse il cuore era che lo odiava,
lo avrebbe odiato come quella fottuta pioggia che le aveva rovinato la
giornata, lo avrebbe odiato perché una Potter odiava sempre
un Malfoy e poi
quando tutto quest’odio fosse finito e avesse avuto il cuore
un po’ più vuoto,
non avrebbe avuto altra scelta che amarlo come solo loro due sapevano
fare: a
colpi di morsi, tanti baci e qualche schiaffo.
Lily dischiuse la bocca per
assaporare ancora di più il sapore di quel bacio e quando
finì non restò loro
che guardarsi dritti negli occhi trafiggendosi e amalgamandosi.
Non
una parola
sembravano dire entrambi dai loro visi pallidi
anche se le labbra scottavano ancora e fremevano nell’attesa
di un altro
ricongiungimento.
Il silenzio regnava sovrano
e solo qualche pesante goccia continuava a scendere producendo il
classico plin
scontrandosi con le conche d’acqua sul terreno.
«Era ora che smettesse!»
ruppe la quiete, Malfoy che si alzò e si
allontanò di gran fretta da Lily
nascondendo le mani in tasca.
La rossa era ancora a terra
e un tenue rossore le ricopriva le guance mentre tentava di riprendere
controllo dei battiti cardiaci.
Inspirò quanto più aria che
poteva e inarcò la schiena all’indietro
aspettandosi il contatto freddo del
vetro. Ma il suo peso fu abbastanza da far aprire la finestra e Lily si
ritrovò
distesa sul freddo pavimento della stanza di Malfoy.
«Era aperta quindi?!»
esclamò stridula quasi come se la botta che aveva preso in
testa le avesse
ridato l’uso della parola.
Gli occhi della Grifondoro
si specchiarono in quelli di Scorpius e all’istante entrambi
capirono: quella
porta-finestra era rimasta sempre aperta ma nessuno dei due si era mai
preoccupato di aprirla perché in fondo nessuno dei due
voleva rinunciare alla
compagnia dell’altro.
Quando Lily di tutta fretta
lasciò la stanza di Scorpius, i vestiti erano quasi del
tutto asciutti e il
cielo si estendeva limpido e azzurro sopra di lei, dimentico del
temporale di
poco prima.
Quando Scorpius rimase
nella sua stanza senza Lily, si cambiò la maglietta ancora
umida per poi affacciarsi
nuovamente al balconcino il tempo di un’altra sigaretta.
Quando Lily e Scorpius si
ritrovarono quello stesso giorno il cielo era ancora azzurro e loro
ancora