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Autore: d r e e m    30/06/2011    4 recensioni
«E sapresti dirmi anche il motivo di questo mio gesto?» chiese corrugando la fronte e armeggiando all’interno dei pantaloni per trovare il pacchetto di sigarette.
La rossa strinse le labbra e assottigliò bene gli occhi cercando di dare maggior carico alle sue parole.
«Perché sei uno stronzo, egocentrico, insensibile, bastardo e perché non c’è niente al mondo che ti renda più felice di far diventare la mia vita un inferno!»

L&S
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Lily Luna Potter, Scorpius Malfoy | Coppie: Lily/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Sky’s still blue-

Un altro lampo squarciò il cielo di inizio Giugno con il rimbombo di un tuono al seguito.
Lily non amava affatto i temporali improvvisi, per di più se questi rovinavano una così bella giornata.
Ricordava di essersi svegliata col sole, il fastidio che aveva provato quando i raggi avevano fatto capolino da sotto la tenda invadendo la stanza e facendole strizzare gli occhi e il naso coperto di lentiggini.
L’intera Hogwarts aveva sbadigliato alzandosi dal letto sotto un assolato cielo di quasi estate. Quel giorno Lilian aveva inspirato profondamente e già, prima di guardarsi allo specchio e affondare la spazzola in quella chioma vermiglia, aveva deciso che si sarebbe recata al campo per il suo ultimo allenamento di Quidditch prima delle vacanze estive.
Si era lavata con cura i denti e aveva indossato direttamente la sua divisa da cercatrice in cui i colori oro e rubino sfavillavano sotto i raggi dorati. Con noncuranza aveva messo nella sacca un paio di jeans scoloriti di ricambio e un maglioncino verde largo, un regalo di nonna Wesley dello scorso Natale.
Era di ottimo umore quella mattina e questo non poté passare inosservato ai suoi cugini  Hugo e Rose riuniti in sala comune prima di andare a fare colazione.
La rossa ingurgitò di gusto la colazione a base di uova strapazzate e bacon, bevve tutto il suo succo d’arancia e poté sentirsi soddisfatta quando sbirciando oltre la spalla della Wesley non notò alcun ghigno e alcuna chioma platinata.
Aveva congedato i due cugini i quali uno aveva preferito tornarsene in sala comune, l’altra si era diretta verso la biblioteca per completare le ultime ricerche prima degli esami finali.
Lily invece aveva puntato dritto verso il campo da Quidditch dove era sicura di trovare Alice Baston che con le sue urla incitava i ragazzi della squadra ad essere più reattivi; anche a metri di distanza poteva sentire il frusciare delle scope e i fischi dei bolidi che sfrecciavano a grande velocità, persino il continuo battere d’ali del boccino d’oro.
Lily attraversò il prato verde del castello mentre con un elastico tentava di raccogliere i capelli in una coda di cavallo. Non aveva notato che in lontananza cumuli di nuvole bianche e soffici si avvicinavano, cariche di pioggia e di guai.
E così era arrivata agli spogliatoi dove era sicura di trovare le divise dei grifoni appese o sparse dappertutto così come le sacche e gli zaini. Invece regnava un silenzio quasi spettrale a cui Lily non fece molto caso.
Posò la sacca. Si tastò i pantaloni per recuperare la sua bacchetta che ripose accuratamente all’interno della borsa insieme ai vestiti. Impugnò la sua fedele Nimbus 3000 e si avviò verso il verde prato del campo.
Lo scenario che le apparve non era esattamente come lo aveva lasciato: l’azzurro del cielo era stato momentaneamente oscurato dal passaggio di quei nuvoloni grigi e una forte brezza si era levata portando con se il tipico odore di pioggia. Dove era andato a finire il sole di quella mattina? Lily aveva sbuffato, aveva calpestato il terriccio con le guance ancora rosse dalla rabbia e senza ulteriori indugi aveva preferito cavalcare la sua scopa per un’ultima volta. Volare era divertente e le faceva dimenticare qualsiasi frustrazione anche se quella volta il vento e la pioggerellina le offuscavano la vista facendola irritare più di quanto non lo fosse già. Il vento le premeva i vestiti e lo sentiva quasi gridare tra le orecchie; sentiva quella sensazione finché non si accorse che qualcuno realmente stava gridando e per di più il suo nome.
Madama Bum con le mani sui fianchi e piegata in avanti quasi a sovrastarla l’aveva rimproverata dichiarandole che gli allenamenti erano stati già sospesi e che sarebbero ripresi al rientro al castello dopo le vacanze estive. Lily a quel punto si era morsa la lingua per non imprecare in faccia alla professoressa. Aveva serrato i pugni e si era diretta di gran fretta negli spogliatoi per recuperare i pochi oggetti che teneva ancora conservati nell’armadietto.
Era uscita di lì e ciò che la mandò letteralmente fuori di testa fu il constatare che la pioggerellina si era tramutata in un vero e proprio temporale estivo con tanto di tuoni e lampi.
Lily si fece coraggio e si incamminò sotto la pioggia scrosciante verso l’entrata del castello. Quando si dice che le catastrofi non si manifestano mai da sole. Lily imprecò a mezz’aria muovendo le gambe a passo di marcia quando scivolo inevitabilmente su un punto in cui la terra era troppo molle, facendola franare e atterrando con il sedere in quella consistenza bagnata e puzzolente. Affondò le unghie nella terra facendosi leva con gambe così da poter trovare nuovamente l’equilibrio e alzarsi. Non osò osservarsi le mani e il resto della divisa, impregnato di fango fino ai gomiti e alle caviglie. Con suo triste rammaricò notò bene dove era atterrata e cosa aveva malamente calpestato e distrutto: la sua Nimbus 3000 giaceva immobile al suolo sepolta dal fango e bagnata dalla pioggia. Sgranò gli occhi e tentò di rimettere a posto i pezzi della scopa regalatele dal padre solo la primavera precedente. Pensò di poterla riaggiustare utilizzando la sua bacchetta. Si tastò la tasca dei pantaloni infangati e la maglietta, ma nessuna traccia della bacchetta. Ricordò di averla lasciata nello spogliatoio.
E così con i capelli incollati alle tempie, la divisa sporca, le unghie nere e la rabbia in testa, Lily Potter si dirigeva nuovamente a quel maledettissimo campo di Quidditch gracchiando maledizioni e minacce di morte a tutti coloro che le venivano in mente, nome ricorrente Malfoy. Giunse agli spogliatoi, ma pur avendo trovato la bacchetta si ritrovò immobile a fissare la pioggia che cadeva densa e alla leggera nebbia che era da poco calata. Optò per un cambio di vestiti e dopo essersi fatta una doccia veloce appallottolò la divisa sudicia, che mise nella sacca, e affondò le gambe nei jeans puliti e le braccia nel maglione  largo color verde pisello. Si limitò a frizionarsi i capelli con l’asciugamano: tanto poi si sarebbero bagnati nuovamente. Afferrò la sacca e si mise la bacchetta in tasca.
Si inoltrò nuovamente tra la fitta pioggia che non accennava a diminuire e camminò a tentoni a causa della nebbia che le offuscava la vista. Stava camminando da diversi minuti. ma nessun segno del dirupo dal quale era caduta. D’un tratto le sue mani vennero a contatto con una superficie ruvida e Lily pensò di essersi scontrata contro il platano picchiatore. Poggiò nuovamente la mano e camminò in parallelo a quella cosa che doveva essere per forza una parete.
Con sua enorme sorpresa si ritrovò davanti all’entrata principale del castello senza che lei lo volesse realmente. Salì i gradini marmorei per trovare conforto nella tenue luce dell’androne dove non vi era anima viva di uno studente, probabilmente erano tutti nelle rispettive sale comuni.
Lily era stizzita, delusa, amareggiata ma soprattutto furente come non lo era stata mai. Pensò che quello fosse tutta opera di Malfoy, che le avesse scagliato una maledizione solo per il semplice gusto di vederla in quello stato: poteva udire perfettamente la risata canzonatoria che avrebbe teatralmente adoperato se l’avesse vista in quello stato. Gli occhi di Lily si ridussero a due fessure a quel solo pensiero e il ricordo della sua assenza a colazione le fece ingoiare la bile che le era risalita in bocca. Si strinse nel maglione largo e inzuppato e con le converse che scricchiolavano imboccò il primo corridoio che le si presentò davanti.

Porco Godric, non solo non c’erano stati gli allenamenti, non solo aveva distrutto la sua scopa, non solo era bagnata fradicia fino alle punte dei piedi ma aveva pure la patetica voglia di sprecare le sue energia vitali nel pensare a quell’essere insulso alias Malfoy?
Senza rendersene conto era giunta nei freddi sotterranei del castello, sede da tempo immemorabile dei Serpeverde.
Faceva bella mostra il serpente intagliato in quella porta di legno da cui provenivano schiamazzi e urla generali.
Lily si mordicchiò il labbro inferiore contrastando la voglia di verificare di persona la colpevolezza di Scorpius. Sentii dei passi giungere dal lato opposto da dove era venuta. La Potter si nascose dietro una colonna marmorea, tappandosi la bocca per non far udire il suo respiro pesante. Un ragazzo con la carnagione olivastra e la tipica divisa grigio-verde si posizionò davanti alla porta. Pronunciò forte delle parole indistinte che Lily tuttavia non ebbe voglia di memorizzare e si fiondò all’interno della porta che si aprì. Lily inciampando sui suoi stessi piedi riuscì ad uscire dallo stretto spazio frapposto fra il muro e la colonna e senza indugiare varcò la soglia della sala comune dei Serpeverde.
Fulminò con lo sguardo tutti coloro che la osservavano da capo a piedi, come se stesse venendo da un altro pianeta – e forse avevano ragione, sembrava una profuga durante la seconda guerra magica.
Un sorriso sornione la colpì in viso come una frustata.
«Ma guarda chi si vede da queste parti»
«Fottiti Nott» rispose Lily acida come non mai, scrocchiando le nocche delle mani, sentendosi fremere dalla rabbia.
Il ragazzo sorrise, affiancato da Zabini e da una ragazza con i capelli biondo cenere. Si alzò dalla poltrona per riporre il libro, che fino a poco prima teneva sul grembo, nel tavolino in mogano posto davanti a lui.
«Corridoio di sinistra, terza camera» asserì il Serpeverde squadrandola con i suoi occhi verdi.
Lily si bloccò, aprì più volte la bocca per ribattere, ma si limitò a schioccare la lingua e a salire a due a due i gradini che portavano ai dormitori freddi e bui degli studenti.
Imboccò il corridoio alla sua sinistra e contò le porte che si susseguivano posizionandosi esattamente davanti alla terza. Chiuse la mano a pugno e picchiettò la porta con le bordature in ferro. Ad aprirgli un Malfoy confuso ed esitante che la squadrava con un sopraciglio alzato con lo stesso sguardo riservato ad una stalker.
«Potter?» accennò quasi per verificare se la rossa che aveva di fronte era realmente Lilian Luna Potter che conosceva e non qualche impostore che si era servito della pozione polisucco.
«No, Mago Merlino!» rispose sarcastica la rossa tanto da far indietreggiare Scorpius così da permetterle di entrare nella stanza.
Lily si scrollò dalle spalle i capelli ancora umidi e grondanti d’acqua e con fare disinvolto si abbassò leggermente per strizzarli bene facendo cadere l’acqua su tutto il pavimento di marmo.
Malfoy la guardava sconcertato appoggiato allo stipite della porta con le braccia e le caviglie incrociate attendendo che finisse quella scenetta. Quando finì, Lily si rialzò e fece accidentalmente ondeggiare i capelli umidi troppo vicino alla faccia di Scorpius il quale rabbrividì al contatto freddo delle goccioline che gli si depositarono sul viso.
«Bene posso chiederti cosa diavolo ci fai nella mia stanza o devo aspettare che ti faccia anche la manicure?» chiese il biondo ripulendosi il viso e si affacciò alla porta, come per verificare che non ci fosse nessuno nei paraggi, per poi richiuderla e piantare il suo sguardo in quello di Lily.
«E’ opera tua questo temporale non è vero? Hai pensato bene di farmi saltare gli ultimi allenamenti di Quidditch» lo accusò con sfrontatezza la ragazza indicando con l’indice il diluvio che stava imperversando fuori dal suo balconcino aperto.
Malfoy si tirò su le maniche della felpa grigia e con fare distratto si grattò una guancia per poi estrarre, da una delle tasche  dei vecchi jeans strappati, il suo caro e vecchio accendino.
«E sapresti dirmi anche il motivo di questo mio gesto?» chiese corrugando la fronte e armeggiando all’interno dei pantaloni per trovare il pacchetto di sigarette.
La rossa strinse le labbra e assottigliò bene gli occhi cercando di dare maggior carico alle sue parole.
«Perché sei uno stronzo, egocentrico, insensibile, bastardo e perché non c’è niente al mondo che ti renda più felice di far diventare la mia vita un inferno!» concluse riprendendo nuovamente fiato dopo quella raffica di parole.
Il biondo poggiò la sua sigaretta alle labbra e stava per accenderla quando scoppiò in una grassa risata e dovette riportarla tra l’indice e il medio.
«Ok ammetto che l’ultima cosa che hai detto è vera – » la furia negli occhi della Potter crebbe a dismisura «- ma per tua fortuna la sola e unica responsabile è Madre Natura» decretò sedendosi sulla sua scrivania di mogano nera.
Lily era rimasta ritta in mezzo alla stanza così a lungo da creare una sorta di conca d’acqua ai suoi piedi: si sentiva stupida, incredibilmente infantile e avrebbe voluto sprofondare per il semplice fatto di essersi recata direttamente da Malfoy e di aver pensato senza altra eccezione a Malfoy. Cos’è, le erano entrati negli orecchi alcuni gorgosprizzi? Da quand’è che reputava Scorpius Malfoy…beh più di Scorpius Malfoy?
La rossa alzò lo sguardo senza mai scontrarsi con gli occhi grigi del biondo che invece la stava scrutando quasi divertito del suo evidente imbarazzo: osservò attentamente i drappeggi verdi delle tende, le lenzuola candide del letto a una sola piazza ma che avrebbe sicuramente contenuto più di due persone, la cassapanca in legno massello e la divisa pulita appesa alla parete.
Non era passato meno di un minuto che Lily non ebbe altra scelta che affrontare lo sguardo di Scorpius.
«Beh che hai da guardare con quell’aria da troll?» sbottò Lily.
Il biondo aveva posato lo sguardo sulla candida fronte per troppo tempo corrucciata, sul taglio degli occhi, sul profilo del mento, sulla concavità della clavicola semivisibile, sui seni sodi che si intravedevano a causa del maglione bagnato, sulle gambe legnose e tremolanti: Malfoy non si era mai degnato di pensare la Potter sotto quegli aspetti e il farlo gli diede parecchio fastidio, come un fuoco che divampava dentro e cresceva alimentando i battiti cardiaci; lo poteva sentire sulle punte delle dita.
«Oh merda» imprecò il Serpeverde lasciando cadere la sigaretta e massaggiandosi le dita scottate.
Lily si era aperta in un ampio sorriso e aveva portato una mano alla pancia per placare i singhiozzi a cui si era abbandonata al ricordo della faccia di Scorpius.
Fece più passi indietro pronunciando parole smorzate e facendo smorfie simili allo sguardo allibito del ragazzo poco prima. Fece un passo poi un altro in direzione del balconcino in cui la finestra era stata inevitabilmente aperta. Lily senti il contatto freddo della ringhiera premerle il fondoschiena e per un attimo perse l’equilibrio. Roteò gli occhi terrorizzata all’idea del vuoto alle sue spalle e il suo cuore perse un battito quando qualcosa la strattonò facendola rimbalzare contro il petto di qualcuno. Scorpius le aveva poggiato una mano sulla schiena e quel contatto fu quintuplicato a causa del maglione bagnato.
I loro occhi si fusero per un solo istante il tempo di sentire un fruscio di vento e il tonfo sordo della porta-finestra alle loro spalle che si era chiusa.
Lo sguardo intenso che poco prima si era scambiati a vicenda divenne truce.
«Levami quella zampa di dosso» ringhiò Lily a denti stretti.
«Fanculo Potter» rispose di rimando Malfoy anche se indugiò sul togliere effettivamente quella mano dalla schiena della rossa.
Entrambi in sincrono sbuffarono sonoramente quando si accorsero di essere nuovamente sotto la pioggia battente.
«Fottiti Malfoy» disse acida Lily sedendosi con le gambe incrociate sul piccolo balconcino appoggiando alle ginocchia i gomiti su cui aveva abbandonato la testa.
«Non sono io che ho una risata sguaiata» grugnì Scorpius che imitò la Grifondoro.
Rimasero per circa un’ora in quella posizione: nessuno proferì parola, nessuno si mosse e la pioggia non accennava a diminuire.
«Cazzo. E’ Giugno no? Perché deve piovere?» sbraitò infine facendo sobbalzare Malfoy impegnato com’era ad accendersi l’ennesima sigaretta bagnata.
Scorpius la osservò per un secondo con la coda dell’occhio: era così minuta e sembrava ancora più piccola raggomitolata in quel modo.
Il biondo alzò gli occhi al cielo e borbottò qualcosa con la sigaretta in bocca mentre con le mani tirava giù la cerniera lampo della sua felpa e gliela lanciò in testa.
«Ahi. “Tieni” e “te la presto” non sono parole del tuo vocabolario, vero?» ribadì la rossa prendendo la felpa e mettendosela sopra le spalle, sollevando il cappuccio per coprire i capelli.
Rimasero nuovamente in silenzio ascoltando il rumore della pioggia picchiettare leggero sulla ringhiera. A Lily non sarebbero bastati tutti gli allenamenti di questo mondo per raggiungere la serenità che adesso possedeva al fianco di Scorpius. Inspirò piano senza farsi accorgere e un leggero sentore di fresche sigarette arrivò alle sue narici facendola rabbrividire. Affondò ancora di più le mani nelle maniche della felpa e le portò nuovamente sotto il naso per aspirarne il profumo: questa volta sentii qualcosa di diverso, anche un aroma di dopobarba e di pino silvestre, sentiva Scorpius e questa bastava per farle tremare il cuore.
Aprì gli occhi che non ricordava di aver chiuso e si meravigliò di quanto vicine fossero le loro mani. La pioggia adesso era diventata flebile e prometteva di voler smettere presto.
«Brava Potter il premio imbecillaggine lo daranno sicuramente a te» mugugnò lanciando la cicca consumata oltre le sbarre della ringhiera.
«Non è colpa mia se oggi hai avuto voglia di essere il supereroe di turno»
«E chi è che stava cadendo giù come una babbana?»
«Beh sei tu quello che mi ha fatto ridere»
«E sono io quello che ti ha fatto entrare. A proposito sei tu che sei venuta da me» concluse con un sorriso in faccia: anche quella volta aveva fottutamente fottuto Lily.
La rossa boccheggiò non riuscendo ad organizzare una risposta concreta e nuovamente fu soppiantata dalle parole di Malfoy.
«Perché tu mi vuoi, non è così?» le alitò dolcemente in faccia.
«Però, potrei farti la stessa domanda?» cercò di rispondere con lo stesso tono suadente ma ciò che le uscì fu solo un rantolio.
Si sporsero tutte e due con una tal foga che scontrarono le loro fronti imperlate d’acqua e sudore freddo procurandosi un dolore atroce.
«Potter» si lamentò Scorpius massaggiandosi la fronte e scostandosi alcuni fili biondi.
«Malfoy» sbuffò seccata Lily caricando un pugno per fargliela pagare.
Malfoy bloccò il polso di Lily prima ancora che potesse sfiorargli la guancia e premette le sue labbra alle sue. L’unica cosa che Lily riuscì a concepire un attimo prima che le esplodesse il cuore era che lo odiava, lo avrebbe odiato come quella fottuta pioggia che le aveva rovinato la giornata, lo avrebbe odiato perché una Potter odiava sempre un Malfoy e poi quando tutto quest’odio fosse finito e avesse avuto il cuore un po’ più vuoto, non avrebbe avuto altra scelta che amarlo come solo loro due sapevano fare: a colpi di morsi, tanti baci e qualche schiaffo.
Lily dischiuse la bocca per assaporare ancora di più il sapore di quel bacio e quando finì non restò loro che guardarsi dritti negli occhi trafiggendosi e amalgamandosi.

Non una parola sembravano dire entrambi dai loro visi pallidi anche se le labbra scottavano ancora e fremevano nell’attesa di un altro ricongiungimento.
Il silenzio regnava sovrano e solo qualche pesante goccia continuava a scendere producendo il classico plin scontrandosi con le conche d’acqua sul terreno.
«Era ora che smettesse!» ruppe la quiete, Malfoy che si alzò e si allontanò di gran fretta da Lily nascondendo le mani in tasca.
La rossa era ancora a terra e un tenue rossore le ricopriva le guance mentre tentava di riprendere controllo dei battiti cardiaci.
Inspirò quanto più aria che poteva e inarcò la schiena all’indietro aspettandosi il contatto freddo del vetro. Ma il suo peso fu abbastanza da far aprire la finestra e Lily si ritrovò distesa sul freddo pavimento della stanza di Malfoy.
«Era aperta quindi?!» esclamò stridula quasi come se la botta che aveva preso in testa le avesse ridato l’uso della parola.
Gli occhi della Grifondoro si specchiarono in quelli di Scorpius e all’istante entrambi capirono: quella porta-finestra era rimasta sempre aperta ma nessuno dei due si era mai preoccupato di aprirla perché in fondo nessuno dei due voleva rinunciare alla compagnia dell’altro.
Quando Lily di tutta fretta lasciò la stanza di Scorpius, i vestiti erano quasi del tutto asciutti e il cielo si estendeva limpido e azzurro sopra di lei, dimentico del temporale di poco prima.
Quando Scorpius rimase nella sua stanza senza Lily, si cambiò la maglietta ancora umida per poi affacciarsi nuovamente al balconcino il tempo di un’altra sigaretta.
Quando Lily e Scorpius si ritrovarono quello stesso giorno il cielo era ancora azzurro e loro ancora la Potter e il Malfoy di sempre, con il tempo però di un altro bacio.

   
 
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