Libri > Il diario del vampiro
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Autore: iosnio90    30/06/2011    10 recensioni
Nonostante i demoni siano stati sconfitti, le cose a Fell's Church non sono mai tranquille e un giorno, al pensionato, si scatena una furiosa lite.
Elena, confusa sui sentimenti che prova per Stefan e Damon, decide di lasciare Stefan e dare una chance a Damon.
Stefan la prende malissimo e, furioso, inveisce contro Elena e Damon.
L'unica che riesce a placarlo è Bonnie.
Stefan e Bonnie cominciano a passare sempre più tempo insieme finendo, addirittura, col diventare indifferenti alla relazione tra Damon ed Elena.
E se Stefan, deluso e arrabbiato a causa di Elena, scambiasse per amore il sentimento di grande affetto che lo lega a Bonnie?
E se tra Elena e Damon le cose cominciassero a prendere una brutta piega?
Riusciranno a riportare le cose alla normalità? Oppure arriveranno tardi e Stefan e Bonnie finiranno con l'innamorarsi per davvero? Damon riuscirebbe a sopportare una cosa del genere, se accadesse?
Qui non ci saranno mostri da combattere, ma solo loro e i loro sentimenti.
Naturalmente, da Donnie convinta, non può che essere una storia su di loro e chi mi conosce sa che adoro il lieto fine quindi...ma se avessi cambiato idea?
Leggete per scoprirlo....BACIONI...IOSNIO90!
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bonnie McCullough, Damon Salvatore, Elena Gilbert, Stefan Salvatore
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Clandestinità

I dieci giorni successivi passarono in un lampo.
Durante il giorno Bonnie aiutava con l’organizzazione del ballo di beneficenza e, di solito, pranzava con Meredith e Stefan.
Di nottte, invece, veniva rapita da Damon.
Il vampiro, infatti, mantenne la sua promessa e la notte dopo il primo sogno si ripresentò. Poi tornò ancora e ancora….
Alla fine Bonnie ci fece l’abitudine.
Doveva ammettere, però, che durante i primi due giorni aveva ardentemente sperato in un’insonnia improvvisa che la tenesse sveglia per notti intere e, per aiutare la sorte, aveva bevuto così tanto caffè da essere apposto per i successivi vent’anni, ma ogni sforzo era stato inutile.
Puntuale come un orologio svizzero, Damon continuava a tornare ed era così insistente  e così snervante che Bonnie cominciò seriamente a credere che sarebbe stato anche capace di colpirla con un grosso oggetto contundente pur di spedirla nel mondo dei sogni.
Dopotutto non era di certo una bugia che il giorno in cui Bonnie si era riempita di caffè, Damon le avesse rifilato con l’inganno e con la super velocità una compressa bella forte di sonnifero che le causò il sogno più lungo della sua intera esistenza.
Così Bonnie si era arresa, non aveva fatto più storie e aveva cominciato a dare corda a Damon.
Alla fine ci aveva preso gusto.
Damon, nei sogni, non si risparmiava in niente e creava ogni notte un mondo diverso in cui lei poteva liberamente immergersi.
E quando non si trattava di mondi fantastici e di pura invenzione, Damon la portava in città lontane che lei aveva sempre desiderato vedere e che lui ricostruiva stando attento ad ogni minimo dettaglio.
Una notte Bonnie si ritrovò in Egitto, sul dorso della Sfinge e tutto intorno a lei il deserto, le oasi, le carovane, le guide turistiche e gli scorpioni giganti.
Bonnie non aveva idea se qualla roba degli scorpioni fosse vera o no, ma non le importava. Ogni notte le si apriva davanti un modo intero di cui lei era l’unica e incontrastata esploratrice ed era fantastico.
Per non parlare poi dei vestiti che Damon le metteva addosso.
Si, perché dato che il sogno lo creava lui, allora ad ogni cambio di scenario Bonnie era vestita in modo diverso anche se lui restava sempre uguale.
Così una notte era un’ esploratrice con tanto di completo kaki e capello di tela, un’altra notte era un’odalisca, un’altra notte era una dama parigina alla corte di Maria Antonietta, una notte era una diva del cinema nell’Italia degli anni cinquanta e una notte era stata addirittura una delle guardie dei reali inglesi.
Bonnie si divertiva da matti.
Certo, al risveglio era tutto parecchio complicato.
Insomma, non poteva parlare con nessuno di quei sogni, neanche con Stefan, e non aveva voglia di sentire le ovazioni di Meredith se le avesse raccontato qualcosa del genere.
Inoltre c’era il fatto che ogni volta che vedeva Elena si sentiva sempre più in colpa e quando incontrava Damon nella realtà era così imbarazzata che le veniva seriamente voglia di andarsi a nascondere dall’altra parte del mondo per non farsi vedere mai più.
Continuava a ripetersi che era una persona orribile e che aveva sparato tante sentenze su Elena quando lei stava facendo esattamente la stessa cosa.
A quel punto, di solito, arrivava una voce dentro di lei che le diceva che non era vero che era così cattiva visto che tra lei e Damon non era successo niente, ma poi Bonnie ripensava ai sogni, a ciò che si diceva con Damon, a ciò che facevano insieme, al segreto che condividevano in silenzio e allora malediceva se stessa dicendosi che forse sarebbe stato meglio che tra loro due fosse davvero successo qualcosa perchè almeno in quel caso sarebbe stato soltato un atto puramente fisico che non c’entrava niente con la connessione emotiva che Bonnie sentiva crescere sempre di più ogni notte che passava e che era resa più forte anche dal divieto categorico che lei aveva posto riguardo il non toccarsi.
Tutti quei giochi di sguardi, quello sfiorarsi involontariamente che avvenivano durante i sogni erano molto più intensi di qualsiasi contatto.
Ma, ormai, non c’era più tempo per le sue solite elucubrazioni, i suoi dubbi e i suoi rimorsi di coscienza: la notte era arrivata.
Bonnie si mise a letto, lanciò uno sguardo al vampiro seduto sul ramo del grosso albero di fronte alla sua finestra e poi chiuse gli occhi scivolando dolcemente nel sonno.

Stare con Elena era difficile.
Di solito era già piuttosto complicato stare con lei quando erano tutti in gruppo, ma passare delle ore da solo con Elena era veramente un grosso problema.
Nonostante questo, però, Stefan non riusciva a riniunciarci.
Dopo quella loro prima uscita notturna che li aveva condotti a casa Gilbert, Stefan ed Elena avevano comincito ad uscire insieme ogni notte per passeggiare lungo le strade buie e deserte della città.
Elena gli diceva che le mancava Fell’s Chuch e il potersi muovere liberamente per quelle strade e allora Stefan l’accontentava e la portava fuori a tarda notte, quando ormai non c’era più nessuno che potesse riconoscerla…..esattamente come faerebbe un bravo amico.
Stefan si alzò dalla poltrona nel salottino del pensionato su cui, ancora una volta, si era seduto ad aspettare Elena e cominciò a girare per la stanza, nervoso e irritato.
Lui non voleva essere amico di Elena, non voleva la sua amicizia, non voleva stare lì a sentirla parlare del fratello, non ci riusciva.
Ma come poteva dirlo a lei!?!
Era vero che non accettava di essere soltanto un amico per Elena, ma era altrattanto vero che non sarebbe mai stato capace di rinunciare a lei adesso che sembrava averla ritrovata.
- A volte l’amore è una vera rottura! - pensò Stefan prima che un tocco delicato sulla sua spalla lo costringesse a voltarsi.
E lei era lì….Elena….
Era così preso dai suoi pensieri che non l’aveva sentita arrivare.
Elena lo guardò leggermente confusa.
“Tutto bene, Stefan?” - gli chiese.
- Tutto bene??? Tutto male, vorrai dire!!! - pensò in risposta il vampiro prima di rispondere: “Certo! Perché me lo chiedi?”.
“Nulla è che…mi sembri…non so…arrabbiato, ecco!” - fece Elena.
- Soltanto arrabbiato? - pensò Stefan mentre diceva: “E perché mai dovrei essere arrabbiato, scusa? Sto benissimo!”.
Ultimamente gli riusciva così bene mentire e dissimulare che non sapeva più se farsi chiamare Stefan o Damon.
Elena annuì lentamente
“Ok! Se lo dici tu! Forse sarà stata una mia impressione…” - gli disse.
“Sbagliata!” - fece Stefan.
“Come, scusa?” - chiese Elena, confusa.
“L’impressione….era sgaliata! Hai avuto un’impressione sbagliata!” - chiarì Stefan.
Elena sorrise, imbarazzata.
“Ehmm…si..si…certo! Hai ragione….!” - balbettò - “Andiamo?”.
Stefan annuì: “Ti seguo!” - disse.
Lasciarono il pensionato silenziosamente, come ogni notte.
Stefan scandagliò tutta la zona intorno e, dopo essersi accertato che non c’era anima viva in giro, diede il via libera.
Elena uscì nell’aria fresca della notte, sorridendo e respirando a pieni polmoni.
“Ogni volta è sempre più bello!” - commentò la ragazza, raggiante.

Nel sogno il cielo era di un azzurro abbagliante con enormi nuvole bianche e un numero non precisato di rondini e farfalle che volavano libere.
Si trovava in uno sconfinato e bellissimo giardino, pieno di fiori e alberi e, in lontananza, riusciva persino a sentire il nitrire dei cavalli.
Alle sue spalle si ergeva una villa da’altri tempi, imponente e lussuosa, con lunghe scalinate e colonne davanti all’entrata, molto simile a quelle delle soap opera in costume che davano in televisione e di cui sua sorella era ghiotta.
Bonnie si guardava intorno, ammirata e meravigliata, mentre Damon, a qualche passo da lei, la osservava curioso.
“Allora, streghetta? Ti piace?” - le chiese.
“Se mi piace? E’ un posto fantastico, Damon!”- rispose, entusiasta, mentre continuava a guardarsi intorno.
“Sono contento che ti piaccia!” - fece Damon avvicinandosi a lei e affiancandola.
“Dove ci troviamo?” - chiese Bonnie.
“A casa mia!” - rispose Damon.
Bonnie rimase spiazzata da quella risposta.
Tornò a guardare il giardino e la villa con occhi nuovi e più consapevoli e si rese conto che quei luoghi corrispondevano perfettamente alla descrizione che Damon ne aveva fatto quando le aveva racconatato della sua infanzia con Stefan.
Guardò Damon e, commossa dallo sguardo nostalgico del vampiro, gli si fece più vicina e, senza esitazione, gli prese la mano.
Damon si voltò verso di lei e guardò le loro mani intrecciate, ricambiando la stretta.
“Ci vieni spesso, qui? Nei sogni, intendo!” - domandò Bonnie, guardando la villa.
“No! Questo posto non è esattamente quello che ricordo più volentieri!” - rispose Damon.
Bonnie sospirò e la converazione sprofondò e cadde nel silenzio.
Rimasero semplicemente lì, guardandosi intorno e tenendosi per mano.
Bonnie si sentiva quasi un’intrusa, era come se quel posto fosse talmente intimo per Damon che lei non avesse alcun diritto di starci.
“Perché mi hai portato qui?” - gli chiese.
Ma Damon non rispose e si limitò a guardarla.
Bonnie, avvertendo gli occhi neri del vampiro su di lei, voltò il viso nella sua direzione e i loro sguardi si scontrarono e si fusero.
Un vento leggero cominciò a solleticarle le guance e a farle ondeggiare i lunghi capelli rossi.
Ad ogni sogno quell’elettrcità che tanto cercava di allontanare sembrava stringersi sempre di più intorno a loro due e lei cominciava a perdere ogni congnizione del tempo e dello spazio. Era come librarsi in aria e Bonnie non sapeva più come sottrarsi.
Fortunatamente, Damon mise fine a quella tortura e distolse lo sguardo dai suoi occhi per andarlo a posare sulla sua intera fugura.
Gli occhi del vampiro si fecero, improvvisamente, divertiti e maliziosi.
“Devo ammetterlo, streghetta: saresti stata proprio una dama stupenda…una preda pregiata!” - commentò osservandola.
 Bonnie avvampò per l’imbarazzo e, in un primo momento, non riuscì a capire e cosa Damon si stesse riferendo.
Poi, abbassando lo sguardo, si vide e capì.
Indossava un vestito bellissimo. Era di un dolce verde pallido, con scollatura quadrata e busto stretto che si apriva in un ampia gonna che arrivava a toccare il terreno coprendole i piedi ai quali indossava della bellissime scarpe dorate con appena un po’ tacco.
Le maniche del vestito le arrivavano strette al gomito per poi aprirsi in ampi giri di tessuto leggero  e delicato simile alla seta.
Tutto l’abito era arrichito con ricami in oro e bianco perla e tra i capelli aveva dei bellissimi fermagli fatti con smeraldi e perle luminose.
“Oddio!”  esclamò sorpresa - “E’ incredibile! Ho sempre desiderato indossare un abito così e adesso che ce l’ho addosso non me ne sono neppure accorta!”.
Damon, a questa sua affermazione, se la rise di gusto.
Bonnie lo guardò infastidita, con un sopracciglio alzato.
“Si può sapere che cosa hai da ridere tanto?” - si lamentò - “Piuttosto mi spieghi una buona volta perché tu resti sempre vestito come al solito e non ti adegui anche tu come fai adeguare me?” - gli chiese.
“E’ un sogno, Bonnie! Non siamo davvero tornati indietro nel tempo! Qui potrei anche andarmene in giro con la mia adorata Ferrari e nessuno ci farebe caso!” - le ricordò Damon.
“Lo so che è un sogno, ma almeno potresti darmi questa soddisfazione, almeno una volta!” - ribattè Bonnie.
Damon si portò una mano al mento e fece finta di pensarci su: “Mmmh..no!” - disse.
“Oh, andiamo! Non è giusto che tu ti diverta a farmi indossare quello che ti pare come se fossi una spacie di Barbie gigante senza ricambiare il favore facendomi da Ken!” - protestò Bonnie.
Damon ricominciò a ridere a crepapelle, ma proprio mentre stava per risponderle, qualcosa colpì Bonnie al fianco facendole quasi perdere l’equilibrio.

Stefan le era mancato.
Elena non se ne era mai resa tanto conto come in quelle quasi due settimane in cui avevano preso a vedersi e a stare insieme per parecchie ore ogni notte.
Forse l’idea di essere amici non era stata una delle sue idee migliori, ma Stefan aveva accettato, dopotutto.
E poi, come poteva lei anche soltanto osare sperare che tra loro potesse esserci di più dopo quello che gli aveva fatto?
Era ovvio che a Stefan quella situazione stesse bene.
L’aria della notte era fredda e le pizzicava la pelle, ma ad Elena non importava.
Aveva passato così tanto tempo rinchiusa nel pensionato badando bene di restare alla larga da Fell’s Church perché correva il rischio che qualcuno la vedesse e la riconoscesse che, adesso, le andava bene tutto pur di restare fuori e camminare in tutta libertà e senza nessun bisogno di mascherarsi.
“Ti è mancata davvero la città, vero? Non la smetti di sorridere un attimo!” - commentò Stefan che, con le mani nella tasca del giubbotto, le camminava accanto.
“E pensare che prima di….si, insomma…di morire…davo così per scontato tutto questo che non vedevo l’ora di andarmene lontano da qui!” - fece Elena.
“E invece adesso non ci pensi nemmeno, vero?” - continuò Stefan.
Elena annuì: “E’ proprio vero che scopri il vero valore delle cose soltanto quando le perdi!” - buttò lì lanciando una rapida occhiata a Stefan mentre le guance le si tingevano di rosso.
Stefan la fissò per qualche attimo, ma poi distolse velocemente lo sguardo.
Elena lo interpretò come un segnale che la avvertiva di cambiare argomento.
“E tu? Ti manca la tua casa?” - gli chiese.
“Firenze, dici?” - fece Stefan - “No!” - rispose dopo un attimo.
“Sul serio?” - chiese Elena.
“Nel corso dei secoli ci sono tornato spesso a Firenze, ma ormai non è più quella di una volta..” - spiegò Stefan voltandosi per sorriderle.
“Capisco!” - fece Elena ricambiando il sorriso.
Calò il silenzio, ma divenne subito così pesante che era quasi insostenibile così Elena si affrettò a parlare.
“Allora? Come sta Bonnie? Ultimamente non la vedo quasi mai!” - disse.
Stefan si accigliò un attimo prima di rispondere: “Tutto bene! E’ impegnata con il ballo di beneficenza!”.
“Sarebbe bello se fosse un ballo in maschera….almeno così potrei parteciparvi anch’io!” - commentò Elena.
“Glielo suggerirò!” - rispose Stefan - “Dopotutto sono lei e Meredith che devono decidere le decorazioni, magari possono farsi carico anche del tema!”.
“Sarebbe fantastico!” - disse Elena, sorridendo - “Anche se, quasi sicuramente, dovrò implorare Damon per giorni prima di convincerlo!” - agginse - “A proposito: lo hai visto in questi giorni? Ultimamente sparisce spesso e non so dove se ne va!”.
“Se non lo sai tu!” - fece Stefan.
“Quando gli ho chiesto spiegazioni mi ha detto che ultimamente è parecchio stanco e che se ne va a dormire! Io non gli credo e sono un po’ peoccupata! Insomma te lo vedi Damon che passa tutta la serata più la notte a dormire? Io no! Insomma…non è il tipo e poi….”.
“Ok! Adesso basta!” - la interruppe bruscamente Stefan alzando la voce.
Elena si fermò all’istante e lo guardò stranita.
“Stefan….che…che succede?” - gli chiese, timorosa.
Stefan le si parò davanti e scosse la testa: “Senti….questa idea dell’amicizia non funziona, quindi finiamola qui!” - le disse.
“Che? Cosa? No!” - fece Elena - “Stefan? No! Insomma…noi due siamo amici e…” - non sapeva più cosa dire.
“Noi due non siamo mai stati amici, Elena! E non lo saremo mai!” - la interruppe Stefan.
“Perché?” - fu l’unica cosa che riuscì a dire mentre sentiva gli occhi riempirlesi di lacrime.
“E me lo domandi anche?” - fece Stefan - “Basta…ok?…Basta!”.
E nel momento in cui Stefan le voltò le spalle e fece per andarsene, Elena scoppiò in lacrime e lo raggiunse bloccandolo per una mano.
“Io non voglio perderti, Stefan! Mi sei mancato così tanto! Io ho bisogno di te nella mia vita!” - gli disse tra le lacrime.
“Ma io non posso, Elena! Non posso esserti amico, non lo capisci? Io…a me non basta esserti amico, io voglio di più e tu non puoi darmelo, quindi…perché dovrei continuare a farmi del male inutilmente?” - fece Stefan riprendendo a camminare.
Quella rivelazione diede una scossa al cuore di Elena e, in quel momento, non le importò più nulla.
Corse da Stefan e gli si gettò addosso, chiudendogli le braccia sul petto e abbracciandolo mentre posava la testa sulla sua schiena.
“Resta con me!” - gli disse, piangendo - “Io ti amo, Stefan!”.
Stefan si irriggidì all’istante e si liberò dalla sua presa.
Le prese le mani e gliele baciò entrambe.
Elena sorrise.
“Vorrei tanto crederti!” - sospirò il vampiro.
“Fallo, perché è la verità!” - lo incitò Elena.
Stefan sorrise e scosse la testa: “No, non lo è! La verità è che tu sei confusa, Elena, ancora confusa! Ed è sempre la stessa storia che si ripete!” - le disse - “Prima stavi con me e nel frattempo volevi Damon perché sapevi che, a causa della mia presenza, non potevi averlo! Adesso è lo stesso soltanto che le posizioni mie e di mio fratello sono invertite: adesso stai con Damon, ma vuoi me perché sai che, a causa della presenza di Damon, non puoi avermi!” - a quel punto le prese il viso tra le mani e la guardò dolcemente - “E questo non è amore, Elena! E’ capriccio! E nonostante io continui ad amarti con tutto me stesso….non posso cadere di nuovo nel solito gioco che tanto ti piace fare!”.
L’ennesima lacrima lasciò gli occhi di Elena e le rigò una guancia.
Stefan le si avvicinò e gliela rubò con un tenero bacio.
Elena chiuse gli occhi, godendosi a pieno le sensazioni magnifiche che quel casto contatto stavano scatenando in lei.
Quando riaprì gli occhi Stefan era tornato a guardarla.
“Addio!” - le sussurrò, prima di lasciarla andare e di allontanarsi da lei.
Elena lo guardò andare via senza muovere un muscolo.
Voleva dirgli così tante cose….
Voleva urlargli che questa volta non era un capriccio, che questo era amore vero, che lo sentiva parte della sua anima, che aveva capito che quello che provava per Damon era solo affetto e nulla più perché non le importava davvero cosa faceva Damon quando le era lontano o con chi passava il suo tempo oppure a chi pensava quando si perdeva a guardare il cielo.
Ma non riusciva a muoversi.
Come poteva biasimare Stefan per il fatto che pensasse quelle cose di lei?
Come poteva biasimarlo per non crederle?
Ma le aveva detto che l’amava ancora e, per quella notte, se lo sarebbe fatto bastare.
Elena si riscosse e si incamminò verso il pensionato.
L’unica cosa che doveva fare adesso era riposare e cercare di capire qual era il modo migliore per far capire a Stefan cosa realmente provava per lui.

“Ahiii!” - gridò Bonnie recuperando per puro miracolo l’equilibrio.
Qualcosa l’aveva urtata senza il minimo riguardo e le aveva pure fatto male.
Si voltò accigliata alle sue spalle e vide due bambini giocare a rincorrersi sul prato verde.
Ridevano felici e le loro urla di gioia le fecero scaldare il cuore e addolcire lo sguardo.
Non avevano la stessa età, ma sembravano molto affiatati.
Erano vestiti in maniera decisamente strana per Bonnie, ma che dovesse essere del tutto normale per l’epoca in cui si trovavano in quel fantastico sogno.
Stava per dire quanto li trovasse carini e stava anche per chiedere a Damon chi fossero, quando il bambino più piccolo ricominciò a correre e quello un po’ più grande, per rincorrerlo, inciampò su un ramo spezzato e cadde, urlando di dolore.
Bonnie si allarmò subito e gli corse incontro.
Gli si inginocchiò di fianco e lo aiutò a mettersi seduto.
“Stai bene, piccolino? Tutto apposto? Ti sei fatto molto male?” - gli chiese preoccupata.
Fu a quel punto che il bambino si voltò verso di lei e la guardò con due occhi neri e profondi….inconfondibili.
A Bonnie mancò il respiro.
“Si, signorina, sto bene! Grazie!” - le rispose, educatamente, il bambino.
Bonnie restò a guardarlo immobile mentre il bambino si massaggiava una caviglia.
“Ehmm…sei sicuro? Ti..ti fa male la gamba?” - gli chiese.
Il bambino si guardò il piede destro, attentamente, e poi si voltò verso di lei con un gran sorriso.
“Sicurissimo, signorina!” - disse.
Bonnie non potè fare a meno di rispondere a quel sorriso così aperto e luminoso.
Lo aiutò ad alzarsi e gli tolse con le mani la polvere che gli si era accumulata addosso dopo la caduta.
“Come ti chiami?” - gli chiese, timorosa.
“Damon Salvatore, signorina!” - rispose il bambino con un profondo inchino.
Bonnie restò ulteriormente sconcertata mentre gli occhi le si riempivano di lacrime.
Il piccolo Damon se ne accorse sibito e si preoccupò per lei.
“State bene, signorina? Perché piangete?” - le chiese.
Bonie ingoiò il groppo che le si era formato in gola e rispose: “Non preoccuparti per me…sto bene!”.
E mentre diceva queste cose il bambino più piccolo tornò indietro e si fermò a diversi metri da loro.
“Damon? Stai bene? Andiamo a giocare!” - urlò.
Il piccolo Damon si voltò e rispose: “Arrivo, Stefan!”.
Subito dopo lanciò un ultimo sorriso a Bonnie e corse via, scomparendo alle spalle della villa.
Bonnie rimase lì, in ginocchio, con le lacrime che le rigavano il viso.
Damon le si avvicinò e l’aiutò ad alzarsi.
“Perché mi hai portata qui?” - chiese di nuovo, Bonnie - “E rispondimi questa volta!”.
Damon le si parò davanti e le asciugò le lacrime.
“Perché volevo che mi conoscessi!” - disse.
Bonnie dovette respirare profondamente per un paio di volte prima di poter parlare di nuovo.
“Il bambino…perché me lo hai mostrato?” - chiese.
“Per lo stesso motivo! Quella è la parte umana di me, Bonnie…..dovevi vederla!” - rispose Damon tenendole le mani.
Bonnie ritirò in fretta una mano e si asciugò le lacrime.
“Tutto questo…è triste!” - sussurrò.
Ed era vero.
Bonnie trovava infinitamente triste che Damon credesse che quel bambino, dimenticato nel tempo, fosse l’unica cosa umana e pura che ancora aveva dentro, persa chissà dove e raggiungibile soltanto attraverso i sogni.
Voleva guardarlo negli occhi e urlargli che non era così, che quel bambino e lui erano la stessa identica persona, che i sentimenti puri e la gentilezza d’animo di quel bambino erano i suoi e che sarebbe bastato poco per far tornare tutto a galla.
L’odio che Damon provava inconsciamente verso se stesso le spezzava il cuore.
Damon le accarezzò una guancia e la costrinse a guardarlo.
“Non è triste….è giusto! Strano, ma giusto!” - le disse.
Gli occhi di Bonnie si colmarono nuovamente di lacrime e un’intensa sensazione di calore le si propagò dentro quando Damon le cinse la vita e l’attirò dolcemente a se senza staccare gli occhi dai suoi.
Le mani di Bonnie scivolarono, come animate da coscienza propria, sulle spalle di Damon e vi si aggrapparono.
Damon le asciugò l’ultima lacrima e avvicinò il suo viso a quello di Bonnie che chiuse gli occhi non appena avvertì il contatto gelido tra le sue labbra e quelle di Damon.
E lì, nel sogno, davanti alla villa che aveva fatto da sfondo all’infanzia umana di Damon, il bacio crebbe e prese possesso dei loro corpi che si fusero in un tutt’uno come se fossero sempre stati destinati a quello.
Non era il loro primo bacio, ma questa volta era diverso perché entrambi sentivano crescere dentro una consapevolezza che prima non avevano.
Scintille luminose esplosero dietro le palpebre chiuse di Bonnie e il suo cuore, tanto ferito e martoriato, sembrò che le rinascesse nel petto.
Sapeva che quello era soltanto un sogno, ma sapeva anche che quel sogno era reale.
Lì non si trattava di lei che sognava di baciare Damon.
Lì si trattava di loro due, coscienti e consapevoli di quello che facevano e dicevano, rinchiusi in un mondo fantastico e parallelo.
Quando la presa di Damon diminuì, Bonnie avvertì lo strano formicolio che percepiva ogni qualvolta che il sogno cominciava a svanire.
E quando aprì gli occhi era ormai l’alba ed era nella sua stanza, stesa a guardare il soffitto sul suo letto.
Si alzò lentamente e si toccò le labbra.
La casa era nel silenzio assoluto e la camera era rischiarata dai primi raggi di sole che annunciavano l’arrivo del nuovo giorno.
Bonnie si alzò e si avvicinò alla finestra splalancata, appoggiandovisi a guardando all’esterno.
Aveva bisogno di un segno concreto che le dicesse che quel sogno era stato opera di Damon e non un semplice frutto della sua fantasia.
E il segno arrivò.
Un corvo nero e lucente le si poggiò delicatamente su una spalla e le sfiorò il viso con un’ala prima di spiccare il volo e scomparire nel cielo.







NOTE:
Ciao a tutte!!!!
Ebbene si, signore e signori, è successo: Damon e Bonnie si sono baciati!!!XDXDXDXDXD
So che in tante aspettavate questo momento e spero di averlo reso bene e di non avervi deluse!!!!
Beh...direi che questo capitolo si commenta da solo...
Essenzialmente vediamo da vicino cosa succede durante le serate clandestine delle nostre coppie clandestine!!!
E da entrambi i fronti c'è stata una svolta: il bacio per la coppia Donnie e la dichiarazione seguita dall'addio per la coppia Stelena!!!
Forse dovrei sentirmi un pò dispiaciuta per Elena...ma non ci riesco e poi vi avevo avvertito che l'avrei fatta patire le pene dell'inferno fino all'ultimo!!!XDXDXDDD
Quindi, eccoci qui: lei si rende conto di aver fatto uno sbaglio colossale e Stefan non le crede...ma, dopotutto...come biasimarlo? E' di Elena che stiamo parlando...cioè un'oca che non spicca per niente per quanto riguarda l'intelligenza!!!!XDXDXDXDXD
Beh...nel prossimo capitolo si vedranno le conseguenze di ciò che è accaduto in questo capitolo, le nostre care vecchiette e Meredith torneranno a far danni e ci saranno un bel pò di scontri, chiarimenti, addii....tutta roba confusionaria, comunque!!!!
Detto questo..vi lascio....
Ci vediamo lunedì sul mio blog per lo spoiler, invece per il capitolo...
A giovedì....BACIONI...IOSNIO90!!!

   
 
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