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Autore: misspepper    30/06/2011    5 recensioni
L'ultimo, straziante incontro tra Severus Piton e Lily Evans vede il primo non riuscire a dire quelle due semplici parole che avrebbero potuto cambiare tutto e salvare le anime di entrambi.
Ma quando Piton sarà in grado di esprimere i propri sentimenti, sarà ormai troppo tardi.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Lily/Severus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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« Lily! Lily, ti prego. »
La voce supplichevole di Severus Piton sembrava rimbombare su ogni muro del corridoio del settimo piano, riecheggiare in ogni angolo più nascosto, per poi tornare al suo possessore senza alcuna traccia di risposta.
« Lily, non volevo chiamarti... »
« Non volevi chiamarmi come, esattamente, Piton? »
Il tono freddo e tagliente di Lily era come una tortura per le orecchie di Severus, anche se non quanto il fatto che lei lo stesse chiamando per cognome.
« Lily. Lily, guardami, ti prego! » la scongiurò Piton « Non volevo chiamarti sporca mezzosangue. Sai che non lo penso veramente. »  
« E allora perché lo pensi di tutti gli altri? Che cosa ho io che gli altri non hanno? »
Severus non era sicuro di volerle rispondere, perché non era sicuro di possedere egli stesso una risposta soddisfacente. Per lui Lily era una creatura splendida, un angelo che non si sarebbe mai stancato di guardare; avrebbe parlato con lei per ore ed ore, perché solo lei sembrava comprenderlo a fondo. Le bastava uno sguardo per aprire il suo cuore in due, le bastava una parola per rimarginare ogni sua ferita.
L’avrebbe aspettata per ore dietro ogni angolo di Hogwarts, sperando di incontrare i suoi occhi verdi e di continuare ad illudersi, ad inebriarsi della sua bellezza speciale.
Perché Lily Evans non era semplicemente di più che gradevole aspettto: possedeva una grazia interiore, quasi divina. Aveva il raro dono di vedere il bello in ogni persona, anche quando sembrava che le tenebre del male avessero oscurato ogni minima traccia di bene residua. La sua dolcezza, il suo tatto e la sua sensibilità attraevano Piton così come i fiori ed il miele attraggono le api, stregate dal loro dolce profumo.
« Allora, vuoi rispondermi o no? » sbottò Lily impazientemente.
Ma Severus era ancora lì a boccheggiare, nel tentativo di imbastire una scusa – che non equivalesse ad una dichiarazione d’amore – che sembrasse abbastanza convincente.
« Ho capito. La verità è che non sai come rispondere, perché mi vedi esattamente come vedi gli altri: una sporca, lurida mezzosangue. » dichiarò infine Lily.
Il flusso di pensieri e fantasie di Piton si interruppe improvvisamente.
« Lily, non è vero. Io penso che tu sia una strega fantastica. » bofonchiò.
« Bel modo di dimostrarlo! Umiliandomi di fronte a tutta la scuola! »
Severus era addolorato da quelle parole. Come aveva potuto trattare in quel modo la donna che amava, seppur segretamente, da tutta una vita?
Il corridoio cadde in un silenzio cupo e desolato.
« Lily, non andartene. » implorò nuovamente Piton.
Non si sarebbe mai perdonato di averla persa in quel modo.
Lily era l’unica cosa reale nella sua vita, l’unica cosa bella e in grado di scatenare in lui sensazioni che non aveva mai provato, di fargli superare ogni limite.
« Io ti compatisco, Severus. » sussurrò Lily con la voce tremante di rabbia « Perché tu non avrai mai quello che conta di più nella vita. »
« Sei tu quello che conta nella mia vita! » esplose Piton, punto nel vivo.
Nemmeno lui sapeva quel che avesse detto: la sua bocca aveva parlato con parole poco consone alla sua indole chiusa. Per una volta, la sua mente aveva preferito tacere.
Il momento che seguì fu piuttosto imbarazzante.
Lily sembrava sinceramente commossa da quel tentativo, ma non era abbastanza.
« Severus » disse con un tono estremamente dolce e malinconico « Tu mi hai ferita profondamente. Nessuno mi ha mai fatto sentire così. »
Adesso Piton era sul punto di piangere.
Lanciò uno sguardo colmo di dolore alla ragazza di fronte a lui.
Sapeva che se non le avesse detto la verità, non l’avrebbe più rivista.
Era una donna orgogliosa, Lily Evans. Troppo orgogliosa per cedere alle lusinghe di quel maledetto James Potter. Troppo orgogliosa per perdonare quel suo amico che aveva preferito dare ascolto al lato più oscuro di se stesso.
« Io me ne vado. » disse infine Lily, dirigendosi verso il quadro della Signora Grassa.
« NO! » urlò Piton in preda al terrore « Lily, io » tentò di dire « Io ti … »
Ma l’ultima parola gli morì in gola.
E in quel momento seppe di averla persa per sempre.
Guardò per un ultima volta quegli occhi verdi che per anni avevano riempito le sue giornate e che – ne era sicuro – lo avrebbero potuto salvare da ogni male.
In una frazione di tempo estremamente dolorosa, Lily Evans si voltò, privando Piton di quella incantevole visione, e si rifiugiò nella sua Sala Comune.
E quando il quadro della Signora Grassa si chiuse con un tonfo sordo, le ginocchia del ragazzo cedettero e Severus si accasciò al suolo inerme, in lacrime, in preda ad un dolore straziante.
 
Erano passati tanti anni da quella serata.
Ma il dolore non era cambiato.
Severus Piton era in piedi di fronte alla residenza dei Potter, a Godric’s Hallow.
Era completamente distrutta.
Il suo cuore non battè ciglio: aveva smesso di battere da tanto tempo ormai.
Eppure un dolore indicibile lo avvolse come il freddo gelo di una nottata invernale.
« Lily » sussurrò flebilmente. Ma le sue parole agonizzanti morirono nel vento.
« Lily, perdonami » tentò di parlare più forte, anche se ogni lettera pronunciata era una tortura per la sua anima. E l’anima di Lily, così bella e piena di magia, si era persa nel buio della notte, scacciata dal mondo dei vivi dalla bacchetta del padrone di Piton.
Lord Voldemort non aveva avuto pietà della donna che Severus amava.
Un urlo agghiacciante squarciò il silenzio.
La sofferenza stava straziando ogni singolo atomo di Piton, mentre i dolci ricordi del suo tempo trascorso con Lily giungevano alla sua mente. La creatura più gentile che avesse mai incontrato. E adesso era morta per colpa sua.
« Ti amo. » riuscì finalmente a dire.
Quelle due piccole, immensamente grandi parole che non era mai riuscito a rivolgerle, forse non avrebbero salvato soltanto lui. Forse avrebbero salvato anche lei.

 

  
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