Il
libro
Lo
osservo da lontano non sicura di dover essere dove sono. Nascosta
da uno scaffale riesco a vedere il suo volto illuminato dai raggi del
sole, ha
un espressione così strana. È triste, pensieroso
ma con una punta di
malinconica allegria. Chissà cosa pensa. Fissa un libro
accarezzandolo in
maniera così affettuosa da risultare fuori luogo, ma a me
non sembra strano. Io
sono la prima ad essere sempre fuori posto con le mie stranezze che mi
hanno
comportato nomignoli cattivi e offensivi. Non ci ho mai dato peso,
credo che le
persone siano troppo superficiali per essere reali, non capiranno mai
chi sono
veramente io se prima non mi conosceranno quindi li lascio parlare, in
fin dei
conti è un modo per essere ricordata.
Decido
di avvicinarmi a lui. Sembra così assorto che mi sento
quasi in colpa, però so che quando si chiude in se
è il momento in cui ha più
bisogno di qualcuno. Lui è riuscito ad andare oltre la mia
apparenza, lui è mio
amico, lui mi vuole bene ed ora ha bisogno di me. Gli poggio una mano
sulla
spalla, sussulta preso alla sprovvista. Mi fissa un attimo con gli
occhi
lucidi.
-Luna-
sussurra schiudendo le labbra.
Più
che la pronuncia del mio nome è l’appello di
conforto il
suo. Lo abbraccio stringendolo forte mentre lo sento singhiozzare
contro la mia
spalla. Non voglio sapere perché sta male, non gli
chiederò niente ma cercherò
di farlo stare meglio. Si stacca da me fissandomi con sguardo perso.
È lo
stesso sguardo che abbiamo tutti, è lo sguardo che ti porta
la visione della
morte, della sofferenza, della guerra. Stiamo combattendo anche da
dentro la
scuola noi piccoli maghi e streghe ancora incompleti ma siamo solo
adolescenti
e la morte è una cosa che nessun uomo, babbano o mago,
saggio o ingenuo, riesce
ad accettare del tutto .
Mi
cade lo sguardo sul libro che prima fissava. Ha la
copertina blu con gli angoli leggermente consumati. Non ha un titolo ma
dei
foglietti colorati ogni tanto fuoriescono dalle sue pagine.
-Aprilo-
Mi dice Neville senza alcun timore. Lo prendo tra le
mani con delicatezza e aprendolo non trovo caratteri stampati ad
inchiostro
nero su bianco ma tante carte di caramelle colorate disposte in ordine
con grande
cura e attenzione. So la storia di queste carte.
-Anche
io voglio bene a mia madre- dico piano spostando lo
sguardo su di lui -e sono sicura che la tua sa quanto ne vuoi a lei-
gli
sorrido.
La
guerra finirà un giorno e tutto quello che si sta portando
via troverà il modo di tornare a noi. Dobbiamo solo
aspettare. Ne sono sicura.