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Autore: JaseyRae    01/07/2011    4 recensioni
Non esiste nessun sogno per vivere o morire.
Alessandro e Alice sono due ragazzi come tanti. Non sono nemmeno bellissimi.
Ma qualcosa di diverso e di speciale ce l'hanno: si amano da morire.
Vivono la loro vita come una sola anima in due corpi separati.
Questa è la storia di un'amicizia che non ha bisogno di troppe parole, perchè i sentimenti hanno una voce propria.
Ma un male insano è in agguato, e prosciugherà il cuore più debole scavandovi dentro una grande voragine.
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Oggi Ale mi ha portato a casa sua, il caldo è diventato talmente insopportabile che non riusciamo più a girovagare per la città sotto il sole cocente.
- Mio padre ha comprato un nuovo ventilatore, andiamo a collaudarlo! - mi ha detto sorridente prendendomi la mano e correndo sull’asfalto fino a casa sua.
Siamo arrivati che eravamo un bagno di sudore, prima di entrare Ale si è fermato davanti alla porta del suo appartamento e posando le mie mani sul suo petto ha sfoderato un sorriso malizioso dicendomi: - Sai, i miei questo pomeriggio sono al lago, in realtà non è solo il ventilatore che vorrei farti collaudare. - ridendo mi ha stampato un bacio sulle labbra accogliendo la mia pacca divertita sul fondoschiena. Quindi ecco che ha infilato le chiavi nella serratura e ha spalancato la porta.
In soggiorno però la tv era accesa e qualcuno aveva già pensato a collaudare il nuovo ventilatore al posto nostro, dato che era acceso e girava su sé stesso tirando folate d’aria in ogni angolo della stanza.
- Ma che cazz… - ha sbottato Ale incamminandosi con passo deciso verso la sua stanza e lasciandomi seduta sul divano a guardare l’ennesima puntata… dei Simpson.
- Tizi ma sei ancora lì dentro? - l’ho sentito urlare mezzo incazzato mentre sbatteva un pugno sulla porta. Non ho sentito la risposta di suo fratello, così è tornato indietro sfoderando un bel broncio.
- Che palle, e io che avevo già organizzato tutto. -
- C’è tuo fratello in camera? - gli ho chiesto con una certa perplessità, so che di solito lui è sempre in giro a cazzeggiare con gli amici.
- Già. E’ da più di una settimana che non mette piede fuori. - ha replicato lui scuotendo il capo e lanciandosi tra le mie braccia.
- Oh guarda che bello, ci sono i Simpson, che fortuna! - ha replicato subito dopo, stendendosi sulle mie ginocchia.
Per far tornare il buon umore ad Ale ci vuole così poco! Quasi me ne ero dimenticata.
- Dai scemo mi fai male alle gambe. - ho sbottato io cercando di levarmelo di dosso.
- Ma come mai tuo fratello si comporta così? Non è da lui…-
Non ho visto il volto di Ale in quel momento dato che di lui riuscivo a vedere solo i capelli spettinati ma ho avuto come la vaga impressione che il suo viso si fosse rabbuiato.
- Già, non è da lui. Ma lascia stare, è solo un coglione mio fratello. - e poi è scoppiato a ridere, ma Ale non sa fingere bene.
Ho preferito comunque lasciar perdere, ho iniziato ad accarezzargli i capelli scuri e ho lasciato correre.
- Sai Ale… Non vorrei che fare l’amore fosse una cosa programmata. - ho sbottato ad un certo momento, sicura che suo fratello non ci avrebbe sentito con quella musica a palla che arrivava dalla sua stanza.
Lui si è girato di scatto verso di me guardandomi con occhi ingenui.
- In che senso? - ha domandato corrugando la fronte.
- Nel senso che oggi avevi preparato tutto. L’hai detto tu. Vorrei fosse più naturale. Come le altre volte. - ho sorriso. Mi riferivo a tutte le coccole che ci facciamo quando siamo a casa da soli, e casa mia si trasforma nel paradiso, e i mobili, la tv, il vociare dei vicini al piano di sopra, tutto scompare.
Ci siamo solo io e lui.
- Ma io… - poi si è ammutolito e mi ha guardato, io però ho riso e gli ho scompigliato i capelli nonostante lui la odi come cosa.
- Non ti preoccupare, solo… Stai tranquillo e non ci pensare. - mi sono abbassata sul suo orecchio e gli ho sussurrato con malizia: - Se vuoi andiamo di là e facciamo una cosa a tre con tuo fratello… - poi gli ho morso il lobo con dolcezza mentre lui è scoppiato a ridere fino alle lacrime dicendo: - Ti piacerebbe! -
Qualche minuto dopo ha squillato il telefono e Ale si è precipitato a rispondere saltando giù dalle mie gambe e dando loro qualche attimo di sollievo.
- Pronto? -
E’ rimasto per qualche istante in silenzio poi è scoppiato in un urlo di disapprovazione.
- Ma come mister, proprio ora? Ma sono impegnato! … Ma… -
Ha sbuffato almeno quattro o cinque volte e si è ammutolito poi ha sbattuto giù il telefono dicendo: - E va bene! - rassegnato.
Mi ha guardato e ha sospirato scuotendo il capo.
- Ali, il pomeriggio è rovinato, il mister mi ha chiamato e devo raggiungerli immediatamente al campo o mi sbattono fuori. Dovrai tornare a casa da sola, mi dispiace. - sul suo viso era apparsa quell’aria da cucciolo bastonato, di chi non sa se sbattere la testa contro il muro oppure spaccare il mondo a pugni e calci.
Ho fatto spallucce e gli ho sorriso: -Non ti preoccupare, una buona passeggiata sotto il sole cocente non fa male a nessuno. - Ho ridacchiato, poi improvvisamente è apparso in salotto Tiziano.
L’ho guardato dritto in faccia, forse per la prima volta, dato che tutti gli altri giorni riuscivo a malapena a lanciargli qualche occhiata per la timidezza.
L’ho notato diverso.
Aveva gli occhi piccoli, l’aria stanca. I capelli spettinati, l’espressione insoddisfatta.
- Che cazzo urli? - ha detto ad Ale rimproverandolo.
Lui ha spiegato la situazione e Tizi ha scosso il capo.
- Tu vai. La accompagno io a casa. - mi ha indicato senza troppa cortesia e sono rimasta di sasso.
Come, lui? In macchina? Da soli?
Anche Ale sembra aver avuto gli stessi pensieri, ha guardato suo fratello perplesso inclinando appena il capo.
- Sei sicuro? -
Tizi ha annuito, Ale mi ha guardata, io ho fatto spallucce.
Siamo andati in camera e l’ho aiutato a preparare la borsa di calcio, prima di uscire dalla stanza mi ha spinto con leggerezza contro la parete bianca e mi ha baciata.
- Fai la brava. - ha sussurrato lanciandomi un sorrisino eloquente e poi mi ha riaccompagnata in soggiorno.
Ho visto Tiziano seduto sul divano ad osservare la tele spenta con le braccia incrociate sul petto.
Ale mi ha soffiato un altro bacio sulle labbra e poi è scappato via, chiudendosi la porta dietro le spalle. - Scappo che sono in ritardo! A domani Ali! - mi ha fatto l’occhiolino ed è svanito.

Sono rimasta in piedi nella stanza aspettando che Tizi dicesse qualcosa, si alzasse afferrando le chiavi della macchina dicendo che saremmo tornati a casa o cose del genere.
Invece non ha detto niente. E’ stato lì fermo, continuando ad osservare lo schermo nero. In un mondo tutto suo.
- Emh … - mi sono schiarita la voce per non sembrare troppo imbarazzata e avviandomi verso il divano mi sono seduta sull’altro lato, così che ci dividessero abbondanti centimetri d’aria. - Ciao. -
Lui sembrava essersi risvegliato, è balzato sul divano schiudendo gli occhi e girando il capo verso di me.
Tiziano è bello, terribilmente bello. Assomiglia tanto ad Ale ma Tiziano è davvero la perfezione. Alto, di carnagione chiara, occhi e capelli scuri, e quell’aria dannata e consapevole di sé che ti toglie il fiato.
Ovviamente non sono innamorata di lui, è solo la figura del mio ragazzo ideale.
Sì beh, ho pur sempre sedici anni, e a sedici anni anche se sei fidanzata non puoi non sbavare dietro a tipi così, anche se mi imbarazza tantissimo ammetterlo.
- Ciao Ali! Scusa, mi ero incantato… - mi ha sorriso cortese facendomi subito dimenticare il suo brusco comportamento iniziale.
- Già, il programma alla tv prende tanto eh? - ho indicato lo schermo nero sorridendo. Incredibile come in alcuni momenti riesca addirittura a sparare una battuta senza senso. Stupida timidezza.
- Già, molto. - ha ridacchiato lui piegandosi in avanti e appoggiando i gomiti sulle proprie gambe, unendo le mani e intrecciando le dita tra di loro.
- Ti dispiace se rimaniamo un po’ qui prima di andare? -
Come richiesta era un po’ bizzarra, ma se non volevo tornare a casa a piedi sotto il sole cocente dovevo solo aspettare, così ho accettato annuendo con il capo.
- Allora la scuola com’è andata? - mi ha chiesto lanciandomi qualche veloce occhiata, non pensavo che si imbarazzasse anche lui. Mbah.
- Oh bene, sono uscita con la media del sette e qualcosa… - ho bofonchiato.
- Uao, sei proprio una secchiona allora! -
- Beh anche tuo fratello non scherza! -
Tiziano ha sorriso addolcendosi un po’, qualcosa però mi è sembrato triste nel suo sguardo.
- Ale è sempre stato il più bravo dei due. A scuola… E anche a calcio, dopo che io mi sono sfracellato il ginocchio.-
C’è stato qualche attimo di silenzio. Ale mi aveva spiegato mesi prima che suo fratello qualche anno fa era una giovane promessa del calcio, a causa dell’incidente al ginocchio però ora è costretto solamente ad allenare.
Ho provato a immaginare come possa sentirsi Tizi e mi è venuta addosso una grande tristezza. Era il suo sogno, qualcosa però gliel’ha portato via.
Mi sono venuti i brividi.
- A proposito, come va con mio fratello? -
Credo di essere arrossita, ho chinato lo sguardo e ho alzato le spalle mascherando un sorriso beato.
- Oh benissimo. Lui è speciale. Davvero. -
Tiziano ha sorriso, è rimasto qualche attimo in silenzio.
Io non so che cosa passi per la testa di Tizi, io so solo che non ci ho mai parlato veramente, ma che la nostra prima conversazione non la immaginavo affatto così. Forse non la immaginavo e basta.
Però c’è una cosa che devo ammettere.
Mi fa un po’ paura.
Tiziano ha risollevato lo sguardo e mi ha puntato le pupille addosso, con quel suo solito sorrisetto fin troppo consapevole del proprio fascino. Non era la prima volta che si comportava così, l’estate scorsa ero entrata a casa di Ale per qualche istante dato che doveva prendere i soldi per il gelato. Entrando mi ero trovata davanti Tiziano in costume e a petto nudo, in preda al caldo. Mi aveva guardata e mi aveva sorriso lanciandomi un’occhiata spavalda dicendomi: - Ciao Ali. -
In quel momento mi ero sentita semplicemente una bambina trascinata dalle onde, avevo frenato il rossore delle mie guance e l’agitazione che sbatteva le porte della mia anima.
Anche oggi mi sono sentita così.
Sapevo di essere completamente in balia di Tiziano, e l’ho ripetuto più volte a me stessa: un po’ di paura ce l’ho.
- E hai paura? - mi ha chiesto lui di punto in bianco risvegliandomi da quel torpore nervoso. Ma come diamine… ?
- Di cosa? - ho chiesto risollevando gli occhi a fatica, e lui mi è sembrato mortificato.
- Non so, che accada qualcosa e mio fratello possa decidere di lasciarti. - ha detto con un tono più basso, cambiando posizione sul divano, quasi innervosito.
Non so che cosa mi sia passato per la testa. Ale aveva intenzione di lasciarmi e Tiziano stava cercando solo di avvisarmi per tempo? O forse Tiziano aveva qualcosa in mente? O forse nessuna di queste cose, e Tiziano era un po’ più scemo di come io l’avessi immaginato?
- No, non ho paura. Non ho paura di niente. - ho detto con fin troppa decisione, e come una statua mi sono irrigidita, rimanendo ferma e immobile sul divano.
- Di niente? - ha chiesto lui quasi stupito.
- Di nulla, qualsiasi cosa accada. - ho detto troppo, troppo convinta.
Tiziano ha sospirato, si è alzato, ha afferrato le chiavi della macchina.
Tutte cose che avrebbe dovuto fare almeno un quarto d’ora fa.
Mi sono alzata e l’ho seguito verso la porta.
- Andiamo? - ha detto lui con un sorriso.
- Andiamo. - ho risposto io con un sorrisetto altrettanto tirato.
Tra di noi non c’era una bella atmosfera, sentivo come una nebbiolina grigia sfiorarmi le spalle e farmi rabbrividire.
Tiziano non è come Ale.
E purtroppo o per fortuna non è come me lo aspettavo io.
L’ho capito solo oggi.
Siamo scesi e quando Tiziano ha acceso il motore della macchina è partita subito una musica dance a palla che ha fatto tremare i vetri dell’auto.
- Scusami. - ha detto lui spegnendo il tutto subito, evidentemente imbarazzato.
Quello è stato il momento in cui mi è sembrato più umano.
Anche se non era il supereroe forte e coraggioso che mi ero sempre immaginata.
Ho trattenuto una risatina, poi per tutta durata del viaggio siamo rimasti in silenzio.
Quando siamo arrivati davanti al cancelletto di casa mia Tiziano ha fermato l’auto e prima di farmi scendere mi ha detto: - Grazie per la chiacchierata di prima Ali, sei stata molto simpatica. -
Quelle parole mi hanno non poco stupita, mentre parlavo con Tiziano non mi riconoscevo. In alcuni momenti non mi sentivo molto a mio agio, devo ammetterlo.
Io non sono così.
E sono convinta che il ragazzo con cui ho parlato questo pomeriggio non sia il vero Tiziano.
Mi sono limitata a sorridere e poi sono scesa dall’auto, Tizi mi ha guardata tenendo sempre le mani sul volante.
Quando finalmente ho sentito i miei piedi toccare l’asfalto mi sono voltata verso di lui e prima di andarmene ho detto: - Comunque c’è qualcosa che non va, vero? -
Tiziano ha sgranato gli occhi ed è rimasto a guardarmi pieno di stupore, con l’aria di chi era appena stato beccato in pieno.
Ha schiuso le labbra per dire qualcosa ma io non l’ho lasciato parlare.
Ho chiuso la portiera con un tonfo e con una giravolta ho iniziato a correre verso il cancelletto di casa mia.


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Grazie a tutte le persone che sono arrivate fino a questo punto.
Spero che questo capitolo non sia stato noioso, diciamo che la prima parte era un po’ quotidiana, e mi servivano questi dialoghi e questi pensieri per andare avanti con la storia.
Spero di non avervi annoiato davvero.
Mi aspetto molte recensioni, perché sapete che amo leggervi, quindi fatevi sentire e scrivetemi tante cose, belle o brutte, sapete che io accetto le critiche costruttive.
Un grazie ancora a tutte le persone che sognano con me.
E grazie ad Alessandro (il bellissimo fratellone del mio ragazzo, con cui però non ho mai parlato :P) e Matteo (il mio ragazzo) che hanno ispirato molto i miei personaggi.
Un bacione e al prossimo capitolo!

Jasey o Fede

Ps: credete di aver capito qualcosa della storia? Quali sono i problemi di Tiziano, ecc.? Se sì, scrivetemi nella recensione cosa pensate che stia accadendo ai personaggi, sono curiosa di vedere che cosa immaginate ;)
   
 
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