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Autore: DarkLightRose    01/07/2011    2 recensioni
Nel regno di Amory, piu' precisamente nel villaggio di Eldel, viveva un principe di nome Cedric che per colpa della maledizione di una strega si trasformava in una bestia al calar delle tenebre. Nel villaggio di Eldel, pero' vive anche un giovane di nome Athel che dalla nascita ha una certa empatia nei confronti degli animali. Le storie di questi due personaggi e di tanti altri si intrecceranno e daranno vita a questa dolce favola dal lieto fine assicurato.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il bello e la bestia'
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Cap 2- Uno strano incontro



Una settimana dopo la guarigione del cavallo, Athel venne a sapere che il principe Cedric avrebbe organizzato una festa al villaggio per festeggiare il proprio ventunesimo compleanno. La festa sarebbe iniziata di mattina e sarebbe finita a pomeriggio inoltrato per fare in modo che il popolo potesse festeggiare assieme al principe senza perdere ore di sonno, essenziali per riprendere le proprie attività il giorno dopo. Il popolo era molto felice che il principe fosse così attento ai loro bisogni e lavorò con più energia del solito in vista della festa. Anche Athel si impegnò molto per aiutare nei preparativi per la festa e quando giunse il fatidico giorno partecipò alla festa indossando il suo abito migliore, un pantalone ed una camicia bianchi di fine cotone con sopra una maglia verde lunga fino alle cosce con dei bordi dorati. Anche gli altri uomini erano vestiti in maniera simile, perciò Athel non si sentiva troppo imbarazzato, mentre le donne indossarono i vestiti delle feste. Athel si scostò la frangia che di solito usava per coprirsi gli occhi, per proteggersi dal mondo esterno, per poter ammirare il magnifico spettacolo che aveva di fronte. Nella piazza principale del villaggio era affluito tutto il popolo, c’era gente che rideva e scherzava e i bambini giocavano a rincorrersi. A quella vista ad Athel si strinse il cuore poiché pensava che in fondo lui non faceva parte di tutto questo.  All’improvviso tutti tacquero e Athel si voltò come tutti verso la strada che dal castello conduceva alla piazza per ammirare il principe in tutto il suo splendore. I suoi lunghi capelli neri erano tenuti da un elegante coda e colpiti dal sole diffondevano riflessi blu, per l’occasione il principe aveva indossato i vestiti tradizionali, come il resto del popolo, indosso a lui, però, questi vestiti acquistavano un aspetto regale .-  È per me motivo di grande gioia vedere che state partecipando in così tanti alla mia festa. Come ogni anno sarà per me un grande onore danzare con ogni dama che me lo chiederà. Che le danze inizino- disse il principe guardando tutti gli invitati. Athel sentì uno strano tuffo al cuore quando, per un istante incrociò gli occhi del principe, non sapeva spiegarsi il perché, ma gli occhi del principe gli sembravano velati dalla malinconia. Non diede peso, però, a questa sensazione e continuò a conversare con la figlia del panettiere, Liz, che quel giorno era veramente graziosa con la sua gonna colorata- Dubito che qualcuno mi inviterà a ballare oggi, ci sono un sacco di ragazze bellissime- sospirò sconsolata - Non dire così Liz, sei bellissima e sono sicuro che riceverai un sacco di inviti, a cominciare dal sottoscritto- disse Athel sorridendole per incoraggiarla. – Tu lo fai solo perché sono una tua amica, ma dubito che qualcun altro si accorgerà di me con tutta questa folla. In ogni caso visto che sei stato così gentile da proporti danzerò con te finché nessun’ altro mi chiederà di ballare- disse Liz con un sorrisino furbo. – Sarà per me un grande onore- disse Athel allegro, così, quando il principe diede inizio alle danze, i due iniziarono a ballare assieme agli altri invitati. Nonostante le apparenze, Athel non era goffo ed impacciato, anzi, anni di duro lavoro nelle stalle avevano reso il suo corpo mingherlino più muscoloso, perciò quando iniziò a danzare con Liz attirò l’attenzione di varie fanciulle, anche se non agli stessi livelli del principe. Questi, con la sua grazia acquisita dopo anni di allenamenti di scherma e di danza, faceva sembrare ogni fanciulla con cui danzava una principessa e le ragazze facevano la fila per danzare con lui. Dopo un paio d’ore, in cui si passò da danze popolari a walzer, le danze smisero per dare spazio al banchetto. Dato che il principe aveva dichiarato che l’unico regalo che voleva dal popolo era la sua partecipazione alla propria festa di compleanno, gli abitanti avevano deciso di arricchire come potevano la festa e, dopo ore di discussioni, avevano deciso di portare ognuno un piatto tradizionale per arricchire il banchetto. Il principe rimase colpito dalla gentilezza del suo popolo e, in cuor suo, si disse che non era stato poi così male rinunciare al ballo serale che fino all’anno scorso aveva tenuto nel suo palazzo. In quell’anno, in cui ogni sera era si trasformava in una bestia, aveva dovuto fare molti sacrifici ed era diventato meno superbo. Tutto questo però gli aveva fatto guadagnare il rispetto del suo popolo, che aveva apprezzato il suo impegno per migliorare le condizioni di vita nel villaggio. Perso nelle sue riflessioni, il principe non si era accorto dei bambini che correvano vicino a lui e si risvegliò bruscamente dai suoi pensieri quando uno di loro gli finì addosso. Subito i bambini si scusarono preoccupati e le loro madri corsero a scusarsi col principe, ma questi disse calmo- Non c’è bisogno di scusarsi, i bambini stavano solo giocando. L’importante è che non si siano fatti male-. Osservandolo da poco lontano Leoris pensò che il comportamento del principe era migliorato notevolmente da quando aveva iniziato a trasformarsi. Questo lo riempiva di gioia, ma non poteva fare a meno di intristirsi pensando che per il principe sarebbe stato arduo, se non impossibile, trovare una compagna in quelle condizioni. Con questi pensieri nella testa Leoris sospirò tristemente e sobbalzò dallo spavento quando Febos gli arrivò alle spalle. – Smettila di sospirare come una fanciulla sconsolata, il principe riuscirà a trovare una compagna che lo ami nonostante le sue trasformazioni- gli sussurrò questi all’orecchio con un tono rude. Nonostante il tono rude con la quale Febos aveva parlato, Leoris sapeva che in realtà anche Febos era preoccupato e apprezzò il fatto che volesse rassicurarlo. – Hai ragione Febos, è solo questione di tempo- gli rispose Leoris appoggiandosi impercettibilmente alla schiena di Febos, per comunicargli che ora era più tranquillo. Quando Leoris si appoggiò a lui, Febos venne attraversato da un brivido, erano anni, infatti, che Febos era interessato a Leoris, ma non si trattava di una semplice attrazione fisica. Ogni volta che vedeva Leoris sospirare tristemente Febos non poteva fare a meno di rassicurarlo, ogni volta che Leoris rideva felice anche Febos diventava felice. Febos era arrivato al punto che seguiva con lo sguardo ogni singolo movimento di Leoris, come attratto da una calamita. All’inizio Febos non voleva ammettere a se stesso quale fosse la vera natura di questo sentimento e giustificava a se stesso il proprio comportamento dicendosi che lo faceva solo per assicurarsi che Leoris non rivelasse a nessuno il segreto del principe. Ma dopo mesi passati ad osservarlo di nascosto, aveva dovuto ammettere a se stesso che dedicava tutte queste attenzioni a Leoris perché si era innamorato lui. Ma questo non lo avrebbe mai rivelato all’oggetto dei suoi desideri, perché riteneva che questi fosse innamorato, senza essere corrisposto, del principe Cedric e non voleva subire l’umiliazione del rifiuto. Fu per questo che, quando Leoris si appoggiò a lui, Febos si allontanò dopo poco con la scusa di dovere controllare che le guardie facessero il proprio dovere. Leoris, da canto suo, non credette alle parole di Febos, dato che era da settimane che, con una scusa o con un'altra, questi si allontanava da lui lasciando i discorsi a metà. All’inizio aveva pensato di stare antipatico a Febos, ma si era accorto che ogni volta che era triste lui sbucava dal nulla e gli dava una parola di conforto o si limitava semplicemente a stargli accanto senza dire nulla. Per Leoris lo strano comportamento di Febos era un mistero, ma era più che determinato a scoprirne la causa perché si era accorto da tempo che per lui Febos era diventato molto più di un amico e non voleva rischiare di perderlo. Nel banchetto furono serviti piatti a base di carne e pesce con contorni di verdure e accompagnati con dell’ottimo idromele e del buon sidro. Invece di servire una torta di compleanno i cuochi avevano deciso di servire un assortimento di biscotti al burro e alla frutta e tortini alla birra accompagnati dal tè nel pomeriggio per agevolarne la distribuzione. Dopo che tutti ebbero finito di mangiare il principe si alzo dalla sua sedia e parlò – Miei cari sudditi, passare questo giorno importante insieme a voi lo ha reso ancora più gradevole. L’anno scorso mi sono reso conto che una festa al palazzo reale era bella, ma non permetteva di esprimere al meglio lo spirito del nostro regno. Festeggiare in piazza tutti insieme, invece, mi ha permesso di conoscervi meglio, senza vincoli legati all’ambiente troppo sfarzoso o agli abiti troppo delicati per danzarci liberamente. Questa esperienza mi ha insegnato che condividere con voi le ricorrenze felici, come quelle tristi, può renderci più uniti, perciò da questo anno in poi festeggerò i miei natali qui in piazza insieme a voi-. Il popolo applaudì contento per quella decisione e anche Athel lo fece, doveva proprio ammettere che rispetto a quei noiosi balli la festa di quest’anno era stata molto più divertente e spontanea. Quando stava per calare la sera la festa finì con un sonoro applauso per il principe e tutti gli abitanti tornarono nelle proprie case per prepararsi per la giornata di lavoro che li attendeva. Athel salutò Liz, che alla fine aveva trovato altri tre cavalieri con cui danzare, e ritornò alla scuderia insieme al vecchio Mazel.  Mentre il vecchio Mazel si stava preparando per andare a dormire, Athel si accorse che stavano finendo le scorte di erbe mediche perciò pensò di andare a prenderne qualcuna prima di andare a dormire, dato che il giorno dopo non ne avrebbe avuto il tempo. Così informò il vecchio Mazel e, senza neanche cambiarsi, si avviò verso l’entrata più vicina per la foresta. Nel frattempo il principe era rientrato nel castello e stava per entrare nel passaggio segreto che lo avrebbe condotto alla grotta – Febos, inizia ad avviarti per fare la solita ronda notturna attorno alla foresta, non vorrei che qualche ritardatario rischi di incontrarmi- disse il principe a Febos col solito tono serio, ma velato di tristezza, che usava prima della trasformazione – Certamente principe Cedric, mi avvio immediatamente- rispose subito Febos non mancando di notare lo sguardo triste di Leoris. Dopo che il passaggio segreto si chiuse alle spalle del principe Febos fece per uscire dalla porta quando, senza preavviso, Leoris lo fermò – Aspetta Febos - disse Leoris bloccandolo per un braccio – Prendi queste con te, nel caso ti venisse sonno, oggi abbiamo mangiato più del solito- continuò sorridendogli gentilmente e consegnandogli un sacchettino contenente varie pillole contro la sonnolenza. Febos rimase immobile per un istante stupito da quel gesto premuroso e incantato dal sorriso di Leoris, poi però si riscosse,  afferrò il sacchettino ringraziando il medico con un cenno del capo ed uscì velocemente dalla porta per nascondere il rossore che si era diffuso sulle sue guancie. Questi minuti di ritardo permisero ad Athel di entrare inosservato nella foresta pochi prima che Febos iniziasse la sua solita ronda notturna. Athel camminava velocemente nella foresta, nonostante quella non fosse la prima volta che entrava da solo nella foresta era passato più di un anno dall’ultima volta che ci era entrato di notte e si sentiva addosso uno strano presentimento. Decise di ignorare momentaneamente quella sensazione, infondo sapeva meglio di tutti che la foresta non era popolata da animali pericolosi e anche se ne avesse incontrato uno lo avrebbe calmato con i propri poteri, inoltre raccogliere le erbe era un impegno troppo importante per poter essere rinviato a causa di una strana sensazione. Percorse lo stesso sentiero che faceva ogni volta ed arrivò nei pressi del lago e, nonostante avesse visto quella zona molte volte, non poté fare a meno di restare a bocca aperta per lo spettacolo che aveva di fronte. Illuminato dalla luna, il lago aveva acquistato riflessi argentati e la brezza notturna faceva  muovere le fronde degli alberi che lo circondavano , da quel punto poi sembrava che il cielo stellato abbracciasse il lago. Era passato davvero tanto tempo dall’ultima volta che aveva potuto ammirare quello spettacolo meraviglioso e non riusciva a staccare gli occhi dal cielo. All’improvviso però avvertì una presenza pericolosa che gli si stava avvicinando velocemente, ma non fece neanche in tempo a voltarsi che si ritrovò a terra sovrastato da una strana creatura. Essa aveva l’aspetto di un lupo ma era grande quanto un essere umano, aveva un folto pelo blu notte liscio come la seta, i suoi occhi erano due zaffiri lucenti che brillavano di ferocia animale, ma erano così belli che Athel si soffermò a guardarli senza neanche pensare al pericolo che stava correndo. Oltre all’apparente ferocia della creatura Athel riusciva a percepire una profonda tristezza, così profonda che gli fece scendere dagli occhi una lacrima e, senza pensarci un secondo, lo spinse ad abbracciare quella creatura e a sussurargli all’orecchio – Tranquillo, non sei più da solo, non soffrire così tanto-. Dopo avere raggiunto la grotta segreta il principe aveva assunto le sembianze della bestia e la sua coscienza aveva ceduto il posto a quella della bestia. Questa lasciò la caverna per fare un giro quando avvertì un odore che non sentiva da mesi ormai, odore di essere umano. Senza pensarci due volte iniziò a correre in direzione della sua preda, erano mesi che non sbranava umani per colpa del principe, finché giunse nei pressi del lago. Lì vide un ragazzo di spalle intento a guardare la luna, non resistette più e si lanciò contro di lui pronto a sbranarlo, sembrava, però, che in qualche modo l’umano si fosse accorto di lui, ma con la sua velocità la bestia riuscì ad atterrarlo prima che provasse a scappare. Si fermò ad osservare la sua preda prima di sbranarla per assaporare quel momento atteso da mesi ma quello che vide lo bloccò, il ragazzo, infatti, non aveva un espressione terrorizzata come tutte le altre prede ma, anzi, lo fissava negli occhi tranquillo e concentrato, come se stesse cercando di capire cosa stesse pensando. Poi all’improvviso lo sguardo del ragazzo si rattristò e dai suoi magnifici occhi verdi uscì una lacrima, la bestia rimase stupita da questo strano comportamento ma rimase ancora più stupita da quello che successe dopo. Il ragazzo lo aveva abbracciato all’improvviso e gli aveva sussurrato all’orecchio – Tranquillo, non sei più da solo, non soffrire così tanto-. Sentendo quelle parole la bestia provò una strana sensazione, era come se quel ragazzino fosse stato in grado di leggergli nel pensiero. No, era impossibile si disse, come poteva un semplice umano capire i suoi sentimenti quando neanche il principe Cedric li capiva?. Il ragazzo, percependo la confusione della bestia gli disse – Io sono in grado di percepire i sentimenti degli animali e, a volte, di leggere i loro pensieri-. La bestia non credeva a ciò che sentiva, possibile che il ragazzo stesse dicendo la verità?, lo guardò negli occhi, quei magnifici occhi verdi, e non vi lesse tracce di menzogna. A quel punto la bestia non sapeva cosa fare, da una parte il suo istinto animalesco gli diceva di sbranare il ragazzo senza pensarci ma da un’altra parte lo stesso istinto gli diceva di non fare del male a quel ragazzo che era in grado di capirlo. Il ragazzo, per calmarlo, gli accarezzò il muso vicino ai denti per dirgli che non aveva paura di lui e gli sorrise con il suo sorriso più dolce. Quando la bestia si sentì accarezzare digrignò automaticamente i denti, ma quando vide il dolce sorriso di quell’umano ebbe un tuffo al cuore e non poté  non abbandonare il proprio muso contro quella mano delicata, chiedendo altre carezze. A quel gesto il sorriso dell’umano si ampliò maggiormente e questi iniziò ad accarezzarlo sulla schiena anche con l’altra mano. Rimasero in questa posizione per un tempo imprecisato, forse pochi minuti, forse ore, ma alla fine la bestia scese dall’umano permettendogli di alzarsi e si allontanò di qualche passo, Athel ne approfittò per alzarsi, ma prima di raccogliere le erbe, scopo della sua venuta nella foresta, disse alla bestia – Ti dispiace se raccolgo delle erbe?, è per questo che ero venuto nella foresta-, vedendo che la bestia rimaneva immobile gli sorrise e si voltò per raccogliere le erbe. La bestia intanto era sempre più stupita, non solo quel ragazzo non aveva paura di lui e capiva i suoi sentimenti, ma lo trattava come se fosse un essere umano. Non riuscendo a comprendere quel ragazzo lo osservò mentre si piegava per raccogliere con cura delle strane erbe sul bordo del lago e mettersele in tasca, dopo averle avvolte in un panno bianco. Quando Athel ebbe finito di raccogliere le erbe si voltò e si diresse verso la bestia e quando fu abbastanza vicino gli si inginocchiò accanto per guardarlo negli occhi – Il mio nome è Athel, scusa se non mi sono presentato prima. Ah, le erbe che ho raccolto sono delle erbe mediche molto efficaci, sono le erbe di Mizar - gli disse sorridendo. La bestia lo fissò per un po’ ormai rassegnatasi a non capire completamente quello strano umano e si mise ad escogitare un modo per dirgli che lui non aveva un nome. Ancora una volta quel ragazzino, anzi Athel, sembrò leggergli nel pensiero perché disse – Visto che non hai un nome, che ne dici di Yoru (notte in giapponese)?-, la bestia provò uno strano calore nel cuore, era la prima volta che qualcuno si riferiva a lui senza chiamarlo bestia e quel ragazzino gli aveva addirittura dato un nome. Non sapendo come esternare la propria gratitudine, anche se aveva il sospetto che Athel avesse di nuovo capito quello che provava,  Yoru gli si avvicinò maggiormente e strofinò il proprio muso sulla guancia del ragazzo come una carezza. Athel fu felice di leggere gratitudine negli occhi di Yoru e sperò con tutto il cuore di essere riuscito a diminuire almeno di poco la tristezza che attanagliava il cuore di quell’essere così dolce, perché Athel riusciva a percepire che oltre a quell’ aspetto feroce si celava qualcosa di più, un qualcosa che non riusciva a spiegare, ma riusciva ad avvertirne la dolcezza. All’improvviso, però, la bestia si irrigidì perché si era accorta che stava per diventare giorno e avrebbe dovuto lasciare il posto al principe, non gli andava, però, di perdere l’unico umano che lo avesse veramente capito. Athel capì che c’era qualcosa che tormentava Yoru – Che succede Yoru?- gli chiese preoccupato, Yoru vedendo la preoccupazione di Athel gli indicò il cielo che si stava schiarendo per lasciare posto al giorno. In qualche modo Athel capì che la preoccupazione di Yoru era legata al sole – Non preoccuparti, verrò qui anche domani, e dopodomani e finché potrò-  gli disse accarezzandogli dolcemente il muso. Dopo quella carezza, con la certezza nel cuore che Athel sarebbe venuto la notte seguente, Yoru si diresse di corsa nella caverna perché sapeva che, se il principe si fosse svegliato all’esterno, avrebbe mandato Febos a controllare che nessuno fosse entrato nella foresta e se avesse trovato Athel non gli avrebbe più permesso di vederlo. Athel, invece, realizzò solo in quel momento quanto tempo fosse passato e si diresse di corsa nelle stalle, per sua fortuna, anche se lui non lo sapeva, Febos era tornato al castello poco prima perciò non fu visto da nessuno.

 
  
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