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Autore: Valeriaep    02/07/2011    2 recensioni
Questa è una storia collocata dopo la settima stagione. House e Cuddy hanno avuto la loro storia d'amore, ed è anche finita, House è entrato con la sua auto nel salone di Cuddy e..
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Greg House
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Settima stagione
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Il tempo passa, inesorabilmente passa. Non c'è modo di fermalo. Corre, corre e va sempre più veloce e non rilascia rimborsi, non si torna indietro, niente retromarcia, si può solo andare avanti..
2 MESI DOPO
"Cory, va bene un muffin ai mirtilli?"
"Veramente lo preferirei al cioccolato"
"No, perchè poi diventi grasso e brufoloso"
"papà, lo divento lo stesso con quello ai mirtilli"
"No, diventi solo grasso e mirtilloso!
Entrò nel primo Starbucks  New yorkese che si ritrovò 
 davanti. C'era troppa gente, ma entrambi avevano fame,ed entrambi decisero di aspettare.
Una donna ad un tavolino affianco si girò di scatto sentendo quella voce, accanto a lei un caffè, ed un cornetto mangiato a metà e dimenticato sul tavolo, un portatile davanti, probabilmente era impegnata in affari di lavoro.
"House?"
L'uomo all'udire di quella voce, di voltò di scatto. La vide a pochi metri da lui, nel suo splendore, nella sua eleganza, nella sua semplicità. Si avvicinò sorridendole
"Cuddy"
 La donna si alzò, per salutarlo, si sistemò velocemente la gonna, che si era leggermente alzata, mostrando le gambe perfette.
"Sei tornato?"
Quel piccolo abbraccio aveva provocato dei brividi ad entrambi, e mentre lei accarezzava Cory
"Si, siamo ritornati due giorni fa"
"Perchè sei a New York?"
"Sto cercando casa qui, e tu che ci fai?"
"Ho una conferenza domani sera."
Lui, si limitò a fare un cenno con il capo.
"Ti trovo bene" Aggiunse lui
"Grazie" era imbarazzata, rivederlo, le provocava sempre una grande emozione, dopo l'ultimo incontro poi.. "anche voi state bene."
C'era imbarazzo, troppo imbarazzo.
"Papà, hai intenzione di farmi divorare qualcosa, o mi farai morire di fame?" Il piccolo Cory, con la sua voce, con le sue parole, mise fine a quel gioco di sguardi che stava avvenendo.
Lei sorrise, accarezzandogli nuovamente la testa, e scompigliandogli i capelli.
"Si, andiamo." House, afferrò il piccolo tra le mani "Arriviamo subito."
Quando House ritornò al tavolino con la colazione, di Cuddy, neanche l'ombra. Sul tavolino però, c'era un piccolo foglio.
"Se rimanete a New York, passate alla conferenza, domani. Chiedi di me, e riuscirai a trovarmi facilmente."
La sua scrittura, perfetta, sicura, sensuale.
Non doveva rimanere a New York, ma non poteva rifiutare quell'invito...

Era bella da morire, avvolta in un abito nero, elegante, che risaltava ogni centimetro del suo corpo. Era bella da paura, gli uomini la guardavano desiderandola, le donne, invidiandola. Il suo sorriso irradiava, i suoi movimenti, così lenti, imbarazzavano. Li vide, sorrise, una mano si mosse leggermente verso di loro, voleva farsi raggiungere.
"Ciao Lisa" esordì Cory, era ammaliato anche lui da quella donna.
"Ehy, piccolo"Lei si inchinò mostrando la gamba perfetta, libera da uno spacco vertiginoso. Lo abbracciò, dandogli un leggero bacio sulla guancia. Si rialzò con estrema facilità, si avvicinò ad House. "Complimenti per l'eleganza" disse, sistemandogli la cravatta.
"Tu sei favolosa", era incantato, meravigliato, ammaliato.
"troppo gentile" disse lei, leggermente imbarazzata, cercando di nascondersi dietro ad un ciuffo di capelli. "ma sei arrivato in ritardo."
"non mi avevi specificato l'orario, dottoressa!"
Sorrise, erano belli insieme, erano terribilmente belli, e quel quadretto era così perfetto, da sembrare impossibile.

Una leggera brezza accarezzava il suo volto, scompigliandole i capelli, mentre le mani, tentavano di sistemarli, i suoi piedi giocherellavano con l'acqua di quella piscina, cercando di non rovinare il vestito.
"Sembri un pescatore" disse lei, guardando l'uomo al suo fianco.
La giacca di House, ricopriva Cory, che dormiva su una sedia sdraio, anche House giocherellava con i piedi nell'acqua.
"Effettivamente..ma mi manca la canna" disse lui, guardandola.
"Saresti comunque, un bel pescatore" disse lei, i suoi occhi, si immersero in quelli di Lui. Era terribilmente bello, e quel momento così perfetto. Lo vide avvicinarsi lentamente. Il loro volti erano sempre più vicini. La voglia di baciarsi sempre più viva.
Ma lei si fermò, ad un passo da lui, ad un passo da loro.

"Certi amori, quelli sbagliati, lasciano il segno. Rimangono incancellabili, come l'inchiostro sui vestiti. Non si possono lavare via. Possiamo solo rinchiuderli in un armadio e scordarci di loro piano piano, lasciando fare al tempo.. non possiamo House."

Lui la guardò, quelle parole, gli facevano terribilmente male.
"Mi ripetevo così tante volte che non ti meritavo, che finivo per crederci davvero. E tu eri li, mi vedevi soffrire, spegnermi, ma stavi zitto, non ti importava. Pensavi alle tue prostitute, a chiacchierare con gli amici... Io mi allontanavo sempre di più.   Le storie sai come iniziano, ma non sai mai come finiscono. Semplicemente smetti di lottare, ti ci trovi e basta e finisce che sei talmente stanco che non hai più voglia di riprovarci. Ed anche se tu ora sei diverso da quello che eri, io non riesco a stare con te, e non ripensare a tutto ciò che mi hai fatto."
Una lacrima gli rigò il volto, dopo essere scesa silenziosa dai suoi occhi. Quel contatto fu quasi dolce, come fosse la mano di una persona, o un bacio a sfiorarlo, tanto che nel pianto sorrise...Il cuore bruciava dentro il petto, minacciando di esplodere, e le sue mani si chiusero attorno allo stomaco, cercando inutilmente di trattenere il dolore che stava prendendo il sopravvento su di lui. Ma in quel male così vero continuò a sorridere, perchè dopo tanto tempo in fondo aveva provato di nuovo qualcosa...Pensò malinconicamente che il pianto era l'unico modo in cui l'amore gli avesse mai sfiorato il volto. Le lacrime erano gli unici baci che i suoi  occhi, le sue guance, il suo collo avessero mai ricevuto.
Lei stava per avvicinare la mano a quel volto. Lui la fermò bloccando quell'azione sul nascere.
"Devo andare", si alzò, si risistemò, prese il suo piccolo tra le braccia, e scappò via. Da quella donna, da quelle emozioni. Lasciandola nel silenzio.
"House", si sentì chiamare, era scalda, a passo veloce si avvicinò a lui. Erano poco distanti.
"Io sono sposata, ho una famiglia e sono felice."
"ed io sono felice per te" le disse con freddezza e distacco, fece per andarsene nuovamente.
Ma lei lo fermò, "perchè non capisci? Ho sofferto per te. Il nostro amore era una serenata di seconda mano, suonata sotto un telo di luci riciclate in riva ad un mare nero, e noi eravamo due sconosciuti che si conoscevano da una vita. Quell'amore tra me e te non è mai esistito e non esisterà mai, ma mi è sempre piaciuto pensare ad un noi e, forse, dentro di me c'è sempre stato."
Questa volta fu lei a piangere.
"Dici di essere felice con la tua famiglia, ma non ho visto tuo marito stasera, e non vedo neanche la fede sul tuo dito. Dici di non amarmi, ma continui a usare il termino amore, quando parli del nostro passato. Lisa, entrambi siamo andati avanti, entrambi ci siamo creati delle famiglie, entrambi siamo stati sereni, poi ci siamo ricontrati, e abbiamo capito che non riusciamo a fare a meno l'uno dell'altro. Io l'ho ammesso, tu non ci riesci. Io sono qui, a dirti, che potremmo ricominciare daccapo. Iniziare una nuova vita. Ma tu continui ad avere paura. Se tu ora, guardandomi negli occhi, mi dici che mi sono creato solo dei film mentali, allora io andrò via, in silenzio, promettendoti di non"facendoti vivere la tua vita serenamente, altrimenti, afferra la mia mano, e vieni via con me."
Le lacrime le solcavano il viso, il suo cuore, le implorava di stare con lui, ma la sua razionalità le fece dire
"vai via!"
"tu non vuoi!"
"si che lo voglio"
Aveva Cory, tra le braccia, ma non era limitato, si avvicinò, la baciò. E lei non si ritirò da quel bacio. Assaporò le sue labbra..
Si distaccarono lentamente. Lei posò uno sguardo dolce su Cory, ci accarezzò il viso..
"si è fatto tardi, vieni su in camera, dormirete qui stanotte."
E' terribilmente vero, spesso Bisogna perdersi, per ritrovarsi.







  
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