Anime & Manga > Kaichou Wa Maid Sama!
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Autore: Nereisi    02/07/2011    2 recensioni
Un passato condiviso, un segreto inconfessabile, due vite che finalmente torneranno a incrociarsi.
Riuscirà l'amore tra Misa e Usui a vincere, o il passato di lui getterà un'ulteriore ombra sulla loro storia? Chi ordisce in segreto contro i due?
Riusciranno a stare insieme?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Misaki Ayuzawa, Nuovo personaggio, Takumi Usui
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Okaerì minna-san! Bentornati nell’universo di kaichou wa maid sama! Sono veramente dispiaciuta di non aver aggiornato un bel cavolo di niente, purtroppo la scaga per gli esami era alle stelle…ma ce l’ho fatta! *faccina felice*
Bene, avevamo lasciato la nostra misaki mentre usciva di casa in pattini… ora vedrete quali insidie che il destino le ha preparato!
 
Lettore: ….guarda che sei tu la scrittrice!
Io: ….dettagli!
 
 
 Okay… dopo questo dialogo demenziale, direi che possiamo cominciare!
 
 
Pensieri e congetture
 
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Mmmm, che bella sensazione…
 
Pattinavo lentamente, non avevo nessuna fretta e mi godevo quel momento così piacevole. I raggi di sole mi accarezzavano la pelle e un vento leggero mi scompigliava i capelli. C’era un panorama stupendo: i fiori dei ciliegi ai lati del marciapiede facevano turbinare i loro petali delicati sulla brezza fine del pomeriggio. Era una scena da sogno. Non avevo preoccupazioni. Mi sentivo leggera come una piuma. Un pensiero orrendo mi fece rabbrividire.
 
Oddio.. non è che mi sento più leggera perché è la prima volta che parlo con quel don Giovanni da sola, vero?
Naaaaaa, doveva essere perché la doccia mi aveva purificata talmente tanto da togliermi anche un po’ di peso.
 
Quel sospetto del mio subconscio mi fece andare in iperventilazione. E non sapevo nemmeno il perché.
 
Beh, non è così male, dopotutto. Se non ha detto il mio segreto a tutta la scuola, deve avere per forza altri interessi, a parte le ragazze… un momento! E se stesse puntando me??? O peggio, se volesse ricattarmi?
 
Scacciai quelle supposizioni dalla testa. Volevo concedergli il beneficio del dubbio.
Per tenere la mente impegnata, mi misi a pattinare all’indietro. A pattinare veloce ero abbastanza brava e questo “numero” era il mio asso nella manica se per caso avessi partecipato ad una gara di roller. Purtroppo non ero ancora abbastanza brava a schivare le persone senza guardare, ma in quel momento sembrava che la città fosse disabitata. Somigliava ad una città fantasma. Stranamente, quel paragone non mi fece paura: la luce soffusa del tramonto donava un calore benefico che si avvicinava alla luce divina. Non potevo aver paura. Mi sentivo inspiegabilmente calma.
 
Un attimo! La luce del tramonto??? È già così tardi?? Come ho fatto a perdere così tanto tempo?? Devo tornare subito indietro!
 
Mi girai all’istante, ripristinando l’assetto iniziale. E fu come se un’incudine mi precipitasse sulla zucca.
 
Oh, no! Che razza di via è questa? Non può essere che mi sia persa! Conosco tutte le vie di questa dannata città, è impossibile che IO mi sia PERSA! 
 
IO e PERSA. Due parole che rifiutavo nella stessa frase.
 
A meno che… no… ti prego fai che non sia finita nella parte sud della città! È l’unica zona che non conosco bene ed inoltre è rinomata per essere un covo di poco di buono! Grrrrrr…Usui, è colpa tua se sono finita qui! Rimuginando su di te ho perso la cognizione del tempo……
 


<< Usui, me la pagherai!! >>
 
Arrabbiata, urlai verso il cielo, agitando i pugni.
 


<< Perché, che ti ho fatto, dolce principessa? >>
 
Quella voce! Mi girai di scatto. Eccolo lì.. colui che si divertiva ad entrare nella testa delle persone nei momenti meno opportuni… appoggiato su un palo della luce all’angolo della strada. Cosa credeva di fare con quel modo strafottente di sorridere per mettere in mostra i canini felini e la camicia quasi del tutto aperta sul petto sagomato di muscoli e quell’aria da figo da paura…..
 
Misaki: Aaaaa, mamma mia cosa vado a pensare! Cervello, smettila!
Cervello: mi dispiace ma devi prendertela solo con te stessa. Sei una femmina sedicenne con un’esplosione di ormoni in piena pubertà, quindi non dare a me la colpa dei tuoi istinti adolescenziali… e poi, che è un figo è un dato di fatto.
Misaki: zitto tu! Smettila di parlare nella mia testa! E poi non è per niente figo!
Cervello: ah, no? Allora perché ti luccicano gli occhi e ti sta uscendo la  bava? 
E poi, io SONO la tua testa, idiota. (nds, ci si può auto insultare nella propria mente??? Mistero…)
 
 


<< Adesso tu e io facciamo un discorsetto! Mettiti comodo, perché sarà una cosa abbastanza lunga! >>
<< Ma certo, principessa! >>
<< Senti, sono capace di farti soffrire più di quanto pensi, perciò non farmi arrabbiare!  >>
<< Va bene, va bene, calmati! Mamma mia quanto urli! Comunque non credo che sia questo il posto migliore per parlare…  andiamo via. >>
<< E da quando tu decidi per me?? >>
<< Da quando sei finita davanti ad uno strip club! >>
 
Coooosa??
 
La mia testa ruotò meccanicamente e a scatti, incrociando lo sguardo decisamente poco ortodosso di due uomini grandi come armadi che bloccavano l’accesso ad un locale con insegne al neon rosse, recanti la dicitura “ hot ‘n fun”
La mia mandibola precipitò a terra. Tornai a fissare Usui.
 


<< Mi sa che per questa volta mi tocca darti ragione…  >>
<< Questo quartiere è famoso per il girovagare di individui non proprio interessanti, quindi faresti meglio a fare qualcosa per quella scollatura. >>
<< In che senso? >>
<< Come in che senso??? Vuoi che ti faccia un disegnino?! >>
<<….ah! Dannazione!! >>
 
Nella testa di Usui
Ecco fino a che punto può arrivare l’ingenuità femminile…
 
Si mise a ghignare sotto i baffi, mentre le mie guance assunsero una colorazione porpora. Mi vergognavo profondamente della mia stupidità. Incrociai le braccia sul petto, cercando di coprirmi, ma lui fu più svelto e mi girò intorno con una specie di piroetta. Quando tornò al suo posto, avevo una sciarpa avvolta intorno al collo, che mi pendeva esattamente nel punto che doveva celare.
 


<< E questa? Da dove sbuca? >>
<< Non è importante. Ma mi spieghi perché diavolo non ti sei coperta, principessa? >>
<< Avevo solo questo addosso.. non pensavo che mi sarebbe servita la giacca, dopotutto è primavera inoltrata… >>


<< Ma guarda te…. >>
<< Cosa? >>
<< A scuola sei tanto temibile che sembri un demone, mentre adesso sei uno scricciolo di ragazza…. Che scherzi che fa il destino… >>
<< Come un demone???? Brutta moffetta bionda che non sei altro! E smettila di chiamarmi principessa! >>
 
Restò un attimo paralizzato, preso alla sprovvista dal mio insulto, se si poteva definire tale. Ci squadrammo per un lasso di tempo indeterminato. Poi si riscosse all’improvviso. E gli scappò una risata.
Era la prima volta che lo sentivo ridere. Era un suono strano. Non era né sgradevole, né piacevole. In quel frangente sembrava… una persona normale. Alzai lo sguardo. Non so perché, ma quel viso improvvisamente angelico, quasi da bambino, mi fece sorridere.
Alla fine mi misi a ridere anch’io. Era da molto che non mi lasciavo andare ad una risata liberatoria, e fu stranissimo condividere quel momento. Sembravamo due bambini delle elementari che si prendevano in giro con nomignoli stupidi e infantili. In quel momento mi chiesi se noi due saremmo mai potuto essere amici. Ci ritrovammo appoggiati alla ringhiera di una casa a ridere come matti, tenendoci la pancia dolorante per lo sforzo. Sembravamo davvero due poppanti alle prese con una barzelletta irresistibile. Si fermò per un momento, asciugandosi una lacrima dagli occhi verdi come smeraldi. Poi si mise a fissarmi e ricominciò a ridere.
 


<< Cosa c’è di tanto divertente? >>
<< Ma dico, ti sei guardata allo specchio prima di uscire? >>
<< Perché? >>
 
oddio, scommetto che ho della panna sul naso! O peggio, magari mi sono sbrodolata con la cola mentre la bevevo…se osa andare a dire in giro a dire che sono golosa, non basteranno due secoli di permanenza all’inferno per scordare quello che gli farò!
 
Si avvicinò e allungò la mano, verso il mio viso.
 
Allarme rosso! Attenzione! Stato di allerta! Una forma di vita basata sul carbonio corrispondente al cromosoma Y sta allungando le zampe verso di te!!IN UN VICOLO ALLA PERIFERIA DELLA CITTA’! TUTTO QUESTO E’ MOLTO POCO SICURO! Preparazione degli schemi di autodifesa!
 
Ripassai mentalmente tutte le mosse di judo che sapevo, mentre lo spirito cintura nera che risiedeva in me si animava.
All’improvviso la sua mano cambiò traiettoria, spiazzandomi per un secondo.
 
Che voglia prendermi per  i capelli? 
 
Invece no. Afferrò qualcosa tra i miei capelli, tirò e poi me lo mise davanti al naso. Erano petali di ciliegio. Probabilmente si erano impigliati mentre pattinavo all’indietro. Si rimise a ridere.
 


<< Ma insomma smettila! >>
<< Non so se hai visto che faccia avevi un secondo fa, ma sembrava che stessi per attaccarmi. Ti sembro forse uno stalker? >>
 
occhiataccia.
 


<< Eddai principessa, non dirmi che lo pensi davvero perché mi sento offeso! >>
<< Beh, forse hai ragione. In effetti da come ti comporti a scuola mi sei sembrato di più un pervertito. >>
<< E perché scusa? >>
<< Perché prima adeschi le ragazze poi le lasci e le fai piangere. Come se fosse solo un gioco, un passatempo. Solo un individuo senza cuore potrebbe farlo!! >>
<< Mi sa che hai perso gran parte della storia, principessa. >>
<< In che senso? >>
<< Io e le “ indifese ragazze” che dici tu non siamo mai stati insieme. Venivano LORO da me e io, semplicemente le respingevo. Non ho accettato nessuna delle loro dichiarazioni perché non sentivo niente di speciale tra loro e me. >>
 
Esitai per un attimo.
 
Non avrei mai pensato di vederla in quella maniera: l’avevo sempre immaginato come un sadico che si divertiva a far soffrire le ragazze; come la maggior parte degli uomini. Come… mio padre.
 
Mi rabbuiai, ed in un attimo la mia corazza anti – cromosoma Y si riattivò.
 


<< Va bene, però avresti potuto essere più gentile. E poi è impossibile che non te ne sia piaciuta nemmeno una. C’erano ragazze molto carine tra di loro. Un maschio qualunque sarebbe saltato addosso alla prima che capita. >>
<< E con questo? Io non sono un ragazzo qualunque. >>
<< Certo, certo. Vuoi farti prete per caso? Cos’hai che non va? Aspetta.. se fidanzato, vero? >>
<< No. Però mi sono innamorato. >>
<< Seee! Un uomo non si innamora. O almeno, non a questa età. Che persona è? Tipo Pamela Anderson? >>
 
mi fissò negli occhi e rispose
 
<< Tipo Xeena. >>
 
Ammutolii.
 
Oh. Oh mamma. No! Non può essere….! 
 


<< E’ Jane della terza G vero? Lo sapevo! Hahaha, con me non la fai franca! Ho sempre saputo che a quelli come te piacciono le bellezze esotiche e lei è americana!!! >>
 
nella testa di usui:
mi sbagliavo. L’ingenuità di questa ragazza non ha limiti. O lo fa apposta, oppure alle elezioni per il presidente del consiglio studentesco ha corrotto i prof.
 


<< Certo che sei un bel tipo, eh? >>
<< Perché? Aspetta… c’è qualche significato nascosto che dovrei cogliere? Un doppio senso? >>
<< Santi e madonne aiutatemi voi! Ma ti vuoi rilassare? Ti comporti come se fossi ad un esame dove ti fanno domande trabocchetto! >>
 
aiuto, perché sono così nervosa? Devo fare qualcosa…
 


<< Oh, mamma com’è tardi devo andare! A mamma verrà un infarto se non mi trova a casa! >>
<< Ok. >>
 
mi girai, pronta a pattinare verso casa. Mi fermai di botto.
 
<< Ehm… Usui? >>
<< Sì? >>
<< Io… io….ecco… mi sono persa >>
<< Eh? Perché bisbigli? >>
 
Arrossii di vergogna
 


<< Vedi.. io.. mi sono persa. Non conosco questa parte della città. >>
<< E quindi? >>
<< Beh, ecco…. Mi puoi riportare a casa? >>
 
Si girò, dandomi le spalle e incrociando le braccia in maniera teatrale. Poi mi sbirciò da sopra la spalla.
 


<< Non ho sentito. >>
<< Mi puoi riportare a casa… per… favore? >>
 
Si girò con un sorriso furbesco.
 


<< Ad una condizione, però! >>
<< E sarebbe? >>
<< Ti posso chiamare principessa? >>
<< E Perché? Come mai ci tieni tanto? >>
<< Niente domande. O così o nisba. >>
<< Oh… allora… va bene… >>
 
arrossii. Ancora una volta.
 


<< Allora… andiamo? >>
 
santo cielo, perché sono così agitata? Però è strano… anche se prima mi faceva arrabbiare, ora quel nomignolo mi rende felice… chissà perché…
 


<< Okay, principessa, il tuo castello è da questa parte. >>
<< Ora però stai esagerando con questa storia. Giuro che se lo racconti a scuola ti scuoio vivo. >>
<< Ma certo! Tutto quello che vuoi! >>
 
E, prendendomi per mano, mi fece strada.
  
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