Fanfic su artisti musicali > Taylor Swift
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Autore: olor a libros    02/07/2011    1 recensioni
Taylor Swift, la superstar.
Ma tornate un attimo indietro, a quando poteva sembrare solo una semplice ragazzina. Oh, non lo era. Era speciale anche allora, il fatto è che non aveva riflettori puntati contro a mostrare al mondo quanto fosse fantastica. Dovevi essere tu, in grado di guardarle dentro. Be', questo ragazzo c'era riuscito...
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Da quel pomeriggio Taylor mi aspettava tutti i giorni all'uscita da scuola, quando non era con Abigail. E quando Drew era impegnato con la sua ragazza.
Camminavamo, parlavamo poco, passavamo del tempo insieme. Io stavo bene, credo anche lei - anche se chiaramente avrebbe voluto un altro al mio posto. Spesso la sua chitarra ci faceva compagnia.
Speravo davvero che continuasse tutto così, ma era una felicità precaria, in bilico.

Non la dimenticherò mai, la prima lacrima che vidi su quella chitarra.
Era arrivata silenziosa e invisibile, ma ai miei occhi non poteva sfuggire. Non alzai lo sguardo. Continuavo a fissare quella piccola goccia salata, mentre cercavo le parole.
Alla fine ci rinunciai, ormai avevo capito che con Taylor non servivano strambi giri di parole.
Solo una semplice domanda: "Ne vuoi parlare?"
A quel punto stava a lei decidere: fare finta di niente, oppure aprirmi il suo cuore.
Decise di parlare, o perché si fidava di me, o semplicemente perché in quel momento c'ero solo io.
E tirò fuori tutto da quel cuore, lo rovesciò come si fa con le borse vecchie piene di cianfrusaglie: ecco qui, vedi un po' se c'è qualcosa a cui riesci a dare un senso.
Come mi aspettavo c'era Drew dietro quella lacrima. Taylor mi raccontò di quanto lo amasse, mentre lui la vedeva solo come un'amica.
Parlava senza aspettare che rispondessi, io dovevo solo ascoltare. Una volta terminato lo sfogo riprese a suonare la chitarra, ma la voce ancora non era pronta per terminare la canzone.
"Non ti merita."
Le sue dita si fermarono, lei si voltò: non si aspettava che parlassi.
"Come scusa?"
"Non ti merita, lo sai."
"Perché lo dici? Come fai a saperlo, non lo conosci e..."
Non la lasciai finire, ormai avevo iniziato a parlare e non mi sarei fermato.
"Dico solo che se ti fa soffrire, se non si accorge che lo ami, allora non ti conosce veramente. E non è abbastanza attento."
"Ora basta Chris, cosa stai dicendo? Non è certo colpa sua, lui come può sapere..."
"Ma andiamo, Taylor, è uno stupido! Come può non accorgersi di quanto tu sia speciale? Se fossi in lui... Se solo io fossi al suo posto, ci penserei due volte prima di mettermi con un'altra, perché... dove la trova una come te?"
Ops.
Perché mi incasinavo sempre con le parole? Nel disperato tentativo di consolarla mi ero lasciato sfuggire troppo. Dannazione, non c'era un modo per convincerla di quanto fosse speciale senza umiliare me stesso?
Mentre mi maledicevo e cercavo disperatamente un piano per scappare senza essere visto - impossibile - lei era ancora immobile.
Infine decisi di alzarmi e andarmene, così senza una scusa e, del resto, senza più alcuna dignità da salvaguardare.
Ma quando mi ero già allontanato di qualche metro lei mi raggiunse e mi afferrò per un braccio, costringendomi a voltarmi.
Volevo solo scomparire, non avrei ascoltato le sue preghiere perché restassi, eppure lei disse solo:
"Grazie Chris, mi hai consolato più della mia chitarra."
E mi lasciò andare.
   
 
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