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Autore: _hurricane    02/07/2011    11 recensioni
C’era una volta un giovane fanciullo dalla pelle chiara, così chiara che tutti lo chiamavano Porcellana. La sua matrigna, la regina Sue Sylvester, lo costringeva a vestirsi di stracci e lavare i pavimenti del suo palazzo. Porcellana aveva un grande sogno: incontrare un bellissimo principe che lo avrebbe salvato per portarlo al suo castello e sposarlo, proprio come nelle favole che leggeva da piccolo. Ma si sa, i sogni non sempre si avverano: certe volte, la vita è anche meglio.
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“No, non devi scusarti,” – disse Porcellana, tirando su con il naso, - “io voglio farlo. Voglio che tu sappia tutto di me, Blaine. Tu…”. Alzò il viso e lo guardò. Ormai doveva dirlo. “Tu sei il mio principe” concluse, arrossendo lievemente.
“Il tuo principe?” chiese l’altro, incuriosito ma in fondo vagamente affascinato dal modo in cui suonava quella frase.
“Sì, proprio come quelli dei libri. Lo so che io non sono una principessa, però… ho sempre aspettato. E alla fine sei arrivato. Non ti sei nemmeno preoccupato del fatto che fossi soltanto un servo, mi hai salvato e basta, come nelle favole. Tu sei il mio principe, Blaine”.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Blaine Anderson, Kurt Hummel, Sue Sylvester
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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VIII – Once upon a time, like a fairytale

 

Bene ragazzi, adesso andiamo!” disse David smorzando l’euforia generale. Blaine e Porcellana si separarono per guardarlo.

“Dove andate?” chiese Porcellana curioso.

“A lavorare!” rispose il ragazzo di colore in tono stranamente entusiasta. Anche gli altri sembravano felici, infatti si misero il piccone in spalla – piccone che avevano pericolosamente mosso a tempo di musica durante “Animal” – e si disposero uno dietro l’altro, pronti a partire per la miniera.

Porcellana li guardò sorpreso e divertito mentre si allontanavano saltellanti verso i cespugli, al di là del mulino ad acqua. Poco dopo averli visti sparire tra il fogliame, potè sentire un’eco lontana che faceva più o meno così: “Can you pay my bills? Can you pay my telephone bills? Can you pay my automo’bills?”

Si portò una mano alla bocca e fece una risatina, tendendo l’orecchio per sentire ancora un pò, ma ormai si erano allontanati troppo. Si girò verso Blaine e lo trovò intento a guardare verso di lui… anzi, a guardare lui. Il principe distolse velocemente lo sguardo, attaccando subito discorso: “Sono grandiosi vero? Non so come avrei fatto se non li avessi incontrati”. Porcellana lo guardò intenerito: anche se amava prenderli in giro, era evidente quanto fosse affezionato a loro.

“Ma quando torneranno?” chiese poi, anche per sapere se dover cucinare per pranzo oppure no.

“Solitamente stanno in miniera quasi tutto il giorno, per questo la loro casa è un disastro. Torneranno nel tardo pomeriggio” rispose il principe.

“Oh,” – disse allora Porcellana, - “e adesso… noi che facciamo?”

Blaine sembrò pensarci un po’ su. Si guardò intorno, scrutando il prato che avevano sotto i piedi. Poi la sua attenzione venne attirata dallo scroscio dell’acqua mossa dalle pale del mulino accanto alla casetta, e sembrò illuminarsi improvvisamente.

“Facciamo un pic-nic! Devo farti vedere un posto!” disse quasi saltando, raggiante.

“Va bene!” rispose Porcellana, sorridendo al solo pensiero di poter passare un’intera giornata con lui. Sembrava tutto… perfetto. Così perfetto da terrorizzarlo: era proprio come nei suoi libri di favole. Allora, forse lui andava bene pur non essendo una principessa!

Il principe gli fece un cenno indicando con lo sguardo il suo cavallo. Si diresse verso l’animale, mentre Porcellana andò dentro casa e in pochi minuti raccolse in un fagotto pane, formaggio e vari tipi di frutta. Una volta uscito, lo ripose nella tracolla che prima aveva contenuto il suo regalo e se la mise addosso. I due partirono verso il luogo sconosciuto, rituffandosi nella folta boscaglia.

Passarono pochi minuti, forse una decina, e gli alberi davanti a loro si aprirono di nuovo in uno spiraglio di luce. Blaine fece frenare il cavallo, permettendo a Kurt di gustarsi lo spettacolo. Era una radura molto simile a quella che avevano appena lasciato, ma la sua bellezza era incomparabile. Era più scoperta, e per questo sicuramente inadatta a tenere Porcellana al sicuro, ma il sole la illuminava più facilmente così che tutto sembrava brillare. Una distesa erbosa si stagliava davanti a loro per concludersi in un grande specchio d’acqua cristallina, increspata da una cascata non molto alta che cadeva da un ammasso di rocce biancastre.

Porcellana si staccò lentamente dalla schiena del principe e si mise le mani sul petto per l’emozione. Si rese finalmente conto di quante cose meravigliose si era perso in tutti quegli anni, segregato nel castello. Avrebbe potuto incontrare il suo principe molti anni prima, ed esplorare insieme a lui quei luoghi che sembrava conoscere così bene, avendo avuto tutto il tempo di vagare libero e di scoprirli.

“E’ bellissimo” disse incantato, senza scollare gli occhi dalla cascata limpida.

“Lo so,” – disse Blaine sorridendo, - “per questo ti ci ho portato!”

Dopo aver sistemato l’animale, i due si diressero al centro del prato e Porcellana vi poggiò sopra la tracolla. Poi ne uscì una piccola tovaglia a quadretti e la distese in modo meticoloso, sistemandone ogni piega e spazzando via i fili d’erba di troppo.

“Voglio vedere la cascata più da vicino!” disse rivolgendosi a Blaine, per vedere se era d’accordo. Il principe annuì tranquillo, e insieme raggiunsero il bordo dello specchio d’acqua. Porcellana si accovacciò in ginocchio e con una mano carezzò la superficie dell’acqua, sorprendendosi di quanto fosse calda nonostante fosse ormai inverno. Poteva intravedere qualche pesce nuotare serenamente sopra il basso fondale, tra pietre lisce e perfettamente levigate. La cascata era proprio di fronte a loro, e riempiva l’aria con il suo rumore per niente fastidioso, seppur incessante.

D’un tratto, sentì due mani poggiarsi con forza contro la sua schiena e perse l’equilibrio. Fece un piccolo urlo, prima di cadere rovinosamente nell’acqua con un tonfo sordo. Quasi sbattè il naso contro le pietre, tanto l’acqua era bassa; si rialzò subito allarmato e si voltò, la bocca aperta per lo sconcerto e l’avvilimento per come dovevano apparire i suoi capelli. Il principe stava in piedi davanti a lui, a pochi passi dall’acqua, ridendo come un matto.

“Avevi detto che volevi vedere la cascata più da vicino!” disse tra una risata e l’altra, quasi piegato su sé stesso per il divertimento.

“Ah, è così?!” disse Porcellana con voce acuta, quella che non riusciva a controllare quando qualcosa lo irritava. Infilò le mani aperte dentro l’acqua e la rialzò con forza, investendo Blaine con due potenti schizzi. Il principe chiuse gli occhi e alzò le mani in segno di resa, i riccioli zuppi che gli gocciolavano sulla fronte ampia. Sorrise, e senza aggiungere una parola si precipitò dentro l’acqua.

I due iniziarono a schizzarsi a vicenda, ridendo e rincorrendosi per tutto lo stagno. Kurt continuava a fare gridolini di tanto in tanto, cercando di sfuggire a Blaine. Essendo più magro e più agile, certe volte ci riusciva: guardava il principe per qualche secondo, poi si spostava nell’esatto momento in cui l’altro alzava l’acqua per gettargliela contro. Andarono avanti così per mezz’ora, forse di più. Alla fine si guardarono e si resero conto di essere entrambi stremati. Si fermarono e si sorrisero l’un l’altro, intenti a riprendere fiato.

“Sei proprio veloce!” disse il principe mentre si avvicinava lentamente a Porcellana. Ma puntò un piede contro un sasso del fondale e accorciò in un secondo la distanza tra loro, arrivando praticamente in braccio all’altro che, essendo troppo leggero, non resse il peso e cadde all’indietro. Porcellana appoggiò istintivamente i gomiti sulle pietre sotto di lui, in modo da rimanere con il viso fuori dall’acqua e il corpo disteso.

“Scusami tanto” sussurrò Blaine ad un centimetro dal viso di Porcellana, le braccia poggiate sul suo petto per attutire la caduta e la gamba destra incastrata tra quelle del ragazzo immobile sotto di lui.

“Non fa niente” rispose quello con il fiato corto, e non per la corsa appena conclusa. Strinse i pugni sott’acqua, pietrificato. Stavolta non era il profumo di Blaine a creargli problemi: era il suo respiro. Affannato ed irregolare, soffiava sulle sue labbra come se sapesse di doverlo tentare. E chissà, forse era così. Porcellana alzò istintivamente il viso, inarcando il collo. Sentì il corpo del principe irrigidirsi, e le mani stringersi intorno alla stoffa della sua tunica nuova di zecca.

“Blaine, io…” sussurrò senza sapere come continuare la frase, ma per fortuna non ne ebbe bisogno.

Blaine lo interruppe poggiando le labbra sulle sue. Porcellana trattenne il respiro e chiuse gli occhi, gustandosi il sapore dell’acqua dolce dello stagno misto a quello della pelle morbida del principe, che gli tolse una mano dal petto per spostarla sotto il suo collo, in modo da sorreggerlo. In questo modo, il ragazzo dalla pelle chiara potè rilassare di più i muscoli tesi e lasciarsi andare.

Ricambiò il bacio, leggermente incerto: era il suo primo bacio, e nei libri di favole nessuno aveva mai parlato di come fare. Senza contare che in nessuna favola che potesse ricordare un principe e una principessa si erano baciati in quel modo così “poco consono”, bagnati fradici e distesi l’uno sull’altro. Il più delle volte succedeva in groppa ad un cavallo bianco, o addirittura il giorno delle nozze. Porcellana ci pensò all’inizio, dispiaciuto all’idea che non fosse andata così, ma poi capì. Finalmente, se ne rese conto.

La sua vita non sarebbe stata una favola: sarebbe stata meglio. Quasi se ne compiacque: nessuna principessa al mondo poteva essere fortunata quanto lui in quel momento. Le labbra carnose e morbide del principe schioccavano ogni volta che si separavano dalle sue, per poi riprendere in un altro bacio, ancora e ancora. Porcellana sperò che quel momento non finisse mai, perché a lui sarebbe andata bene anche così. Avrebbe volentieri rinunciato a vivere in un castello, a riavere un guardaroba che potesse definirsi tale e a sposarsi su una carrozza bianca come le protagoniste dei suoi racconti. Avrebbe rinunciato a qualsiasi cosa per poter continuare a baciare Blaine all’infinito.

Ma alla fine i due si separarono, dopo aver a lungo indugiato, le labbra leggermente divise incerte se continuare o meno. I nasi bagnati si sfiorarono, prima di allontanarsi quel tanto che bastava per guardarsi negli occhi. Il principe si alzò lentamente, lasciando a Porcellana lo spazio per fare lo stesso.

“Dovremmo asciugarci adesso che c’è ancora il sole, altrimenti prenderemo freddo” disse con gli occhi bassi verso l’acqua.

“Si, hai ragione” rispose Porcellana ancora intontito. Si alzò in modo quasi meccanico e uscì dall’acqua, seguito da Blaine. Raggiunsero ciò che avevano lasciato sul prato e si sedettero a gambe incrociate accanto alla tovaglia, ormai piena di fili d’erba che il vento vi aveva trasportato sopra.

“Sdraiamoci, così il sole asciugherà i vestiti più facilmente” disse il principe senza guardare Porcellana. Lui accolse l’invito, ed entrambi si distesero a pancia in su sull’erba, le braccia dietro la testa. I gomiti stavano a pochi centimetri l’uno dall’altro, e tutti e due sembravano decisi a non farli toccare, imbarazzati.

“Blaine…” disse Porcellana ad occhi chiusi, respirando il profumo dei fiori intorno a loro.

“Sì?”

“Io… non sono pentito di quello che è successo” continuò senza accennare ad aprire gli occhi. Dirlo senza poter vedere la reazione dell’altro era molto più semplice.

“Perché dici così?” disse Blaine ruotando il viso verso di lui. Porcellana se ne accorse, e decise di fare lo stesso per correttezza.

“Beh, ecco… volevo solo fartelo sapere” rispose guardandolo intensamente. Blaine lo fissò, senza aggiungere nulla. Porcellana capì che stava pensando a cosa rispondere, ed incrociò le dita sotto la nuca. Sbattè le ciglia e fece un profondo respiro, ma non vedendo una nuova reazione nell’altro si preparò a continuare: “Se pensi sia stato un errore, basta dir-“

“No” rispose allora il principe, senza distogliere gli occhi da lui neanche per un istante. “Non sono pentito”.

Porcellana sorrise e si voltò nuovamente, lasciando che il sole illuminasse completamente il suo viso.

Quello era l’inizio della sua favola.

 

 

* * *

 

 

Drabble n°3: "I know you get me, so I let my walls come down"

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=750786


Note di _hurricane:

- E alla fine, è successo! Il tanto atteso bacio ** Spero proprio di aver reso giustizia alle vostre aspettative! E adesso, cosa succederà? Blaine e Porcellana riusciranno a vivere il loro amore sereni e felici?

- Pubblicità molto-poco-anzi-per-niente-occulta: io e mia sorella ci siamo date alla traduzione con due one-shot americane molto carine e Klainose, andate a leggerle se vi va! Vi lascio qui i link:

"Babysitting Kurt": http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=750026&i=1

"Babysitting Blaine": http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=750744&i=1

Beh, che altro dire... grazie a tutti quelli che seguono la storia e che recensiscono! Vi amo profondamente <3

   
 
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