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Autore: N i s h e    02/07/2011    3 recensioni
L'avevano avvertita, gli spettri colorati nel suo armadio, con un sussurro ansioso fin troppo udibile: "Non dare il tuo cuore a una canzone, non crederle mai!"
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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nons Prima Nonsense della mia vita, precisiamo.
E precisiamo anche il fatto fondamentale: questa One-Shot l'ho scritta a quattro mani, insieme a fedenow che non è nuova
in questo campo ed è, decisamente, molto più brava e versatile di me. Detto ciò, enjoy it.

*

Era notte, il momento in cui si ricordò di avere una vita e le stelle non sarebbero mai state vive come allora.
E le nuvole volevano rubarle i pensieri, ma lei le aveva ignorate.
Piccoli cerchi blu e rossi ruotavano nella sua mente quando mandò giù l'ultimo sorso dell'ultima bottiglia.
Cherished dreams forever asleep, risuonò nelle sue orecchie e ci volle un battito di ciglia per farla scoppiare in lacrime addosso a uno sconosciuto: avrebbe voluto meglio morire, invece di sentirsela cantare ancora, quella frase. Aveva già dato il suo nome alle vene che aveva nel cuore. E tra le dita sbirciava un possibile miracolo.
Quello sconosciuto le sussurrò parole colorate di blu mentre la cullava tra le sue braccia: un angelo nero, i capelli lunghi al vento.
"Non posso respirare da solo. Scappiamo da qui."
Lei si sentì sollevare sempre più in alto e amò il vento, che soffiava via i suoi capelli sudati dal viso.
Azzardò ad aprire gli occhi e vide le nuvole dipingersi, nell'azzurro innaturale del cielo.
Il rumore di un ruscello cantò lieve, vicino a lei.
Si riaddormentò.

Aveva per amici uno stuolo di fantasmi, le tenevano compagnia dentro l'armadio color pece. Era così scuro di notte, quell'armadio.
Persino tenere in mano una penna diventava la cosa più importante, l'obiettivo della sua vita.
Doveva scrivere perché quell'urlo dentro se lo sarebbero portati via i sogni, quelli addormentati sul suo muro. Scriveva che un giorno se ne sarebbe andata. Scriveva che le canzoni l'avevano rapita, scavata dentro fino a farla diventare apatica e senza organi sufficienti a darle un respiro sano.
L'avevano avvertita, gli spettri colorati nel suo armadio, con un sussurro ansioso fin troppo udibile: "Non dare il tuo cuore a una canzone, non crederle mai!"

“Io… io so che non esisto. Non esistiamo.” A cosa la costringeva quella vita e quella notte dagli occhi pesanti? Un ghigno udì nel torpore del dormiveglia: “E qual è il problema?”
Il treno che avevano preso andava e andava e andava, e se voleva capire non aveva che da scendere.
Le sembrò di urlare contro il finestrino mentre si leggeva dentro, incapace di muoversi.

“Sono debole.”
“Passerà.”
“È che le canzoni a volte fanno male.”, soffiò al vento, sporgendosi a respirare la notte. Le lacrime pizzicavano il volto, asciugandosi con lentezza maligna.
“Pensi… pensi che ce la faremo? Io e te?” Lo soffocò con una preghiera.
“Penso che dobbiamo volerlo.”
Non rispondeva. Non avrebbe risposto mai, dannazione.
Si guardò le mani, e si vide vecchia e sciupata.
Stringimi.
La sua vita era quello. Una pagina bianca, le unghie del tempo e macchie d'inchiostro di una penna sbagliata.
Certe canzoni muoiono schiacciate sul parabrezza, le aveva detto una volta qualcuno, ma le sue erano ancora tutte lì, e lei poteva solo guardarle, sorridere e farci i conti.

Se avesse voluto isolare un colpevole, non avrebbe saputo come procedere.
Ricordava tutto. Lei ricordava sempre tutto.Troppo. E condiva le sue decisioni con un dolore plumbeo.
Se avesse voluto isolare un colpevole, avrebbe scelto le circostanze.

Era notte, il momento in cui si ricordò di avere una vita. E in cui, per qualche folle motivo, decise di tenersela stretta.



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Io e fedenow vi ringraziamo sentitamente, se avrete letto la nostra storia e magari, anche, se l'avrete recensita.
Grazie anche se vi prenderete il disturbo di porla tra le preferite, insomma.


N&F.



   
 
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